Match point
2005, di Woody Allen
con Jonathan Rhys Meyers, Scarlett Johansson, Brian Cox, Emily Mortimer
Da tempo oramai immemorabile il thriller è divenuto un genere stantio, putrido, inutile e prevedibile. Insieme ai film d'azione (che già godono comunque di scarsa dignità) si è ridotto ad essere mero prodotto da videonoleggio, o da supermercato, il concetto è lo stesso. Non è il caso del film di Woody Allen, a mio avviso il miglior film del 2005 assieme a "Manderlay" di Lars von Trier. Io ho una teoria: quando un ottimo regista si cimenta in un genere che non è il suo sforna quasi certamente un capolavoro. "Match point" conferma il mio ragionamento: Allen ha abbandonato la commedia sopra le righe, che oramai cominciava a maleodorare, per il noir. Forse sarebbe meglio definirlo post-noir, perchè il vero noir è solo in bianco e nero e ricopre prevalentemente il periodo 1940-1959. Anche la storia è fortemente dark. A Londra un giovane e poco abbiente insegnante di tennis, Chris Wilton (Jonathan Rhys Meyers), sposa una ragazza ricca (Emily Mortimer). E' però anche tremendamente attratto da Nola (Scarlett Johansson), fidanzata del cognato e aspirante attrice. La relazione con Nola sembra portarlo alla rovina, ma Chris è disposto a tutto per mantenere il suo nuovo status sociale.
Il film è uno dei migliori di Woody Allen, nonostante alcuni lo definiscano 'noioso' o troppo diverso dai suoi canoni. Noioso? Assolutamente no, se non ci si vuole annoiare esistono sempre i trenini di Maurizio Costanzo. Di certo non è un per tutti, come qualsiasi opera di Woody Allen e come qualsiasi film d'autore. Sorprende che quelli che criticano questa pellicola, e che vorrebbero un Woody Allen alla commedia, sono gli stessi che paradossalmente criticano aspramente le sue commedie. Per quanto riguarda la diversità rispetto agli altri suoi film è in parte vero. D'altra parte un autore non può fare sempre le stesse cose. Diciamo che si discosta più nella forma che nel contenuto, e cioè è più freddo, meno scanzonato, sia nello stile che nell'ambientazione (Londra, non più Manhattan). E' a tutti gli effetti un film molto inglese, con lunghe scene girate in interni. Il tema principale, se si vuole scavare un po' più a fondo nella trama, è l'ateismo. Questo è il film più ateo e cinico di Allen. E' basato sul concetto che il Caso e la Fortuna dominino il mondo, non un Dio marionettista. Senza un Dio non esiste neanche una punizione divina, nè sulla terra nè in cielo. Questo fatto è sottolineato dal bellissimo prologo iniziale e dai diversi dialoghi sparpagliati all'interno della pellicola, fruibili ma di grandissimo spessore filosofico. "Match point" è costellato di citazioni letterarie, cinematografiche e teatrali. La più evidente, e a cui è ispirata l'intera pellicola, è "Delitto e castigo" di Dostoyevsky. Per palesarne il riferimento Allen ci mostra Chris che legge il libro prima citato. I primi piani e la composizione delle scene, e cioè prevalentemente ambientate in sontuosi interni, sono di chiara concezione bergmaniana, oltretutto Allen ha più volte dichiarato di amare molto il regista svedese. Sempre a livello di soggetto, è inevitabile l'accostamento a "Barry Lyndon": Chris Wilton è infatti un arrampicatore sociale. In ogni caso "Match point" non è un trionfo di noia come il film di Kubrick, è molto più digeribile e non distrugge 'fisicamente' lo spettatore. Le citazioni teatrali, a parte i siparietti d'opera, sono evidenti soprattutto verso il finale, dove le citazioni da Sofocle e Shakespeare sono piuttosto evidenti. La sceneggiatura è ottima e magnificamente giocata in crescendo, un po' come "Delitto perfetto" di Hitchcock. Infatti si può dividere in due parti: la prima, che serve a introdurre i personaggi e a creare il climax necessario, e la seconda, dove la tensione è resa spasmodica.
Jonathan Rhys Meyers è un bravissimo attore, anche se ovviamente non sarà mai Marlon Brando. In ogni caso dubito che voglia esserlo, ogni attore deve aver una sua individualità e non ricalcare le orme dei predecessori. Spesso è stato criticato perchè alcuni critici credono ancora che se un attore è bello non può essere anche bravo. Scarlett Johansson ha un magnetismo molto forte, sia perchè è un personaggio cardine sia perchè il suo indiscusso talento la porta ad interpretare il suo personaggio quasi come le dive degli anni Quaranta (mi ha ricordato Barbara Stanwyck). Dimostra di conoscere bene il cinema classico.
Da notare la splendida colonna sonora composta interamente da brani di musica classica e pezzi d'opera, che formano un interessante parallelismo tra classico e moderno. Bellissimo il finale sulle musiche di "Otello".