Revolver

Aug 22, 2006 15:20

Click. Faccio girare il piccolo tamburo nella tasca. I jeans non sono stretti quindi non si vede. La luna esce dal mare, è piccola, ha un diametro di pochi centimetri. Da dietro mi gridano: "Sembri Il vecchio e il mare!". Ho il revolver nella mano destra e la tempia ha freddo perchè tocca il metallo. Click. Roulette russa. Non è lì non è lì. Riprovo, ancora. Click. Non è lì. Uno due tre quattro. Click. Sento il proiettile che mi attraversa il cervello. Quando esce è un casino tra i pezzi di cranio, sangue e cervello. Sono fuochi d'artificio quelli? Stasera non li faranno, a quanto pare. Ah, forse li faranno domani, siamo venuti un giorno prima. Il mio corpo si accascia e un grosso pezzo di cranio cade sulla sabbia. Potrebbe diventare un bel posacenere. Qualche pesce si affolla verso dei grumi di sangue. Tanto, a chi cazzo frega. La sabbia scotta e ho dodici anni. Lei è così bionda, così magra, ha i capelli lunghi. Che nome strano che hai. Mia madre è tedesca. Ah, già. In acqua sembra una sirena. E dire che gli antichi navigatori pensavano che le foche fossero sirene. Lei non era una foca. Anni più tardi si tagliò i capelli e li tinse di rosso. La vidi su una rivista di moda. Dicevano che si drogasse. Forse mi piaceva, era molto bella. Non so, maschi femmine maschi. Sì sì maschi. Girano strane voci. Dicono che batta. Mh, tempo fa faceva la morale a me. Mi mi spiava tra i negozi. E' psicopatico. Non saprei. Non voglio entrare in questi discorsi. Oramai non so più giudicare le persone. Cerco solo di tenerle distanti senza annoiarmi troppo. E' dura essere corretti. Il vino aiuta, eccome. No, i superalcolici non mi soddisfano. La bottiglia è ferma lì, vuota. E' la prima della giornata, o la seconda? Ora è piena vuota piena. Piccole bolle si fanno strada nel chiarore del liquido fino alla lunga e stretta cima. Riesco a trattenere il fiato. A toccare il fondo e a portare della sabbia. Il sole scotta. Ho voglia di fumare. Ho voglia di fumare. Ho voglia di. Sigaretta, una. E' sottile e c'è un gatto nero. Mi fa caldo. Spalliere rosse. Luce blu. Risate, ma sono solo. E ossa e cervello sono sulla sabbia, mentre qualcuno fa un falò. Altri cantano canzoni fastidiose. Qualcuno insiste ed è insopportabile. C'è chi ruba bottiglie di spumante. E io lo bevo. "E' il nostro bottino di guerra!". Si fa tutti, indiscriminatamente. Bella è bella. Non sono abituato così. "Sii selettiva". Ci sono ci sono delle ombre nella mia camera. Alcune spuntano da dietro la terrazza. Sono dei nani informi, alcuni sono violacei. Ho avuto un amante del nord, beh, non esattamente avuto. Parlano al contrario forse, non lo so. E' freddo cazzo. Non capisco perchè mi hai dormito addosso tutta notte. Dici e dicevi e dirai un sacco di cose stupide. Vorrei solo raggiungerti nella tua stanza mentre dormi. Svegliarti di soprassalto e fracassarti più volte un manubrio sul volto. Schizzerai ovunque e la smetterai di fare il superuomo del cazzo. Ecco il mio corpo cade mollemente e il revolver mi sfugge di mano. Sarebbe così confortante morire in questo modo nel gelo di questa estate. Un giorno pagherai per questi pensieri, e dei nani ridacchiano da qualche parte. E' scuro e informe. Brucia il dolore dai miei occhi. E cola. No, perchè non c'è niente dopo questo corpo mortale. Ed è così consolante che qualcuno piangerà. Ma è solo una questione di ore, tutti dimenticano.
Io ho sia il pane che i denti, ma non ho molta fame, grazie.
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