metrotulipani

Mar 11, 2011 00:40

milano, linea metro M2, è un venerdì sera di marzo, fuori fa freddo, la gente torna a casa o va a un aperitivo.

nella carrozza riscaldata d'aria secca, sarà stato a loreto, entra un ragazzo nordafricano.
i jeans, il giubbotto i capelli ricci: sarà tunisino, marocchino: nordafricano.
è ubriaco.
l'ho già visto fare agl'africani: ascolta la musica dal suo telefonino. l'altoparlantino stremato distorce una nenia fastidiosa, lui balla dimenandosi, talvolta urla.
la scena è un po' spiacevole ma niente di grave, totale indifferenza nel vagone. un paio di fermate dopo scende cantando esaltato.
una signora seduta accanto a me è stata zitta come tutti; si sarà guardata, come tutti, le scarpe:
"povera italia", la sento commentare.
qualcosa di strano nella voce.
mi volto a guardarla
è evidentemente peruviana.

ma che cazzo vuoi?!

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napoli, una settimana dopo.
fermata garibaldi: salgo sulla metro

entra uno con una chitarra, normale, e fa un discorsetto
signori miei voi lo sapete, la vita è dura,
io mo' sto facendo questo lavoro per necessità
vi canto una cosa che se vi piace poi mi lasciate una moneta e mi aiutate.
si mette
e svogliatissimamente canta: io te voglio bene assaje
quando finisce dice grazie, grazie.
e commenta
io però me so' scucciàt e fa' sta vita
io continuo fino a settembre
poi a settembre cambio lavoro. è vero prufessò? faccio bene?
e, la chitarra a bandoliera, si siede accanto a uno, presunto prufessò, il quale prende a parlargli, distaccatamente.
ma se po' fà sta vita?
e pure o' prufesso' non gli dà torto.

mentre così,
a una fermata si aprono le porte
ed entra un complessino caraibico:
uno con la fisarmonica
uno con la chitarra
uno coi bonghi
uno con un flauto
e uno col contrabbasso

col contrabbasso!
alto quanto a lui, giallo!

e iniziano caravànpetrol in versione cubana: una festa nel vagone: ritmi, canzoni, donne di sogno banane lamponi.

quando il treno arriva a piazza amedeo se ne scendono suonando suonando

il posteggiatore, con la chitarrina a tracolla sta ancora seduto accanto al professore.
li guarda con un poco di fastidio.

travelling without moving, petite cosmogonie portative

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