May 08, 2011 21:38
“Anna” dici, ricacciandoti indietro i capelli che, dannazione, sono cresciuti fin troppo per i tuoi gusti. Lui assume quest’espressione stupita e ripete il tuo nome, guardandoti come se sulla tua faccia si trovasse la risposta a tutte le domande del mondo. E’ buffo pensi -lo penserai molte altre volte nei prossimi mesi, ma ancora non lo sai.
“Anna, sì, perché?” chiedi, respingendo una risata in gola, quando lui si sporge verso di te, ignorando tutti gli altri che lo guardano un po’ così, perplessi, ma nemmeno troppo, perché ha proprio l’aria di essere sempre così questo ragazzo che per te non significa nulla.
“Anna Accordi?” ritorce, prendendoti una mano. Annuisci, incapace di parlare, perché, beh, la scena sta assumendo un tono fin troppo ridicolo. Ti piace, pensi distrattamente, guardando la sua faccia piegarsi di nuovo in un’espressione sorpresa ai limiti del comico.
“Ommiddio!” esclama, mentre un sorriso enorme sgomita per illuminare tutto il suo viso, riuscendoci nel giro di un secondo e facendo sorridere anche te. “Ma lo sai che giocavamo assieme da piccoli? Mi chiamo Alberto Gazza”.
E mentre l’immagine di un bimbetto mingherlino che ti rubava tua cugina alle feste di compleanno si fa largo nella tua testa, lui continua a parlare e parlare e parlare -e dopo cinque minuti, semplicemente, ti sembra di conoscerlo da sempre. Come, in effetti, è.
Quando il pullman accosta, Alberto ti fissa per un attimo quasi deluso, come se il viaggio fosse durato cinque secondi e non due ore e in ogni caso non abbastanza per tutte le cose che aveva da raccontarti. “Quindi” dice e non aggiunge nulla, probabilmente ritenendo di essere stato perfettamente chiaro.
“Quindi” ripeti, sorridendo questo sorrisetto tra il vezzoso e il divertito. Alberto ride, ti posa una mano sulla spalla e sembra lì lì per attirarti in un abbraccio, ma cambia idea a metà strada e decide di darti un pugnetto che non ha proprio senso, eccetto che ha tutto il senso del mondo per motivi che ti resteranno completamente oscuri fino alla fine dei tuoi giorni.
“Ci vediamo” dice.
*
La storia potrebbe finire in molti modi. Del resto, sai, non è una storia così originale e incredibile, ma proprio per questo ha così tanti sbocchi da rendere difficile elencarli tutti.
*
Potreste non rivedervi più. Questo resterebbe semplicemente l’incontro casuale di una giornata qualsiasi, e tu te ne dimenticheresti nel giro di un mese. O forse lo ricorderesti, forse lo racconteresti ai tuoi figli, dicendo qualcosa di divertente con un sorrisino piccolo piccolo sulle labbra e tua figlia minore ti chiederebbe qualcosa sul quel sorriso, ma più tardi, non davanti a papà, e tu non le risponderesti, senza scoprire tutta la verità, ma il sorriso diventerebbe sempre più grande fino ad occupare tutto il tuo viso. Lei
si addormenterebbe abbracciata al suo pupazzo e sognerebbe un ragazzo strano che non avrebbe proprio nulla a che fare con Alberto Gazza (di cui, a questo punto, non ricorderesti affatto il nome).
Potreste incontrarvi una volta o due e salutarvi nel modo in cui si salutano i conoscenti, scambiando due parole e scappando subito dopo, assorbiti dai rispettivi impegni. Lui ti direbbe qualcosa di buffo su Garibaldi e tu annuiresti, garbata, pensando non è poi così divertente. Vi salutereste impacciati, gli occhi bassi, e probabilmente non vi parlereste mai più.
Oppure potresti tornare a Cernusco, dopo le vacanze, e trovarlo abbracciato a Rebecca -e il tuo cuore farebbe una cosa strana, appesantendosi di colpo e lasciandoti lì un po’ perplessa, senza capire bene la situazione. Scacceresti via il tutto però, scuotendo con decisione la testa, e i dubbi svanirebbero in un plof e loro sarebbero la coppia più bella del mondo.
Potreste odiarvi. Lui sarebbe la persona peggiore sulla faccia della terra, egocentrico, stupido, vanitoso e saccente. Non faresti altro che sparlare di lui e lui non farebbe altro che guardarti, indicandoti ai suoi amici che scoppierebbero inevitabilmente a ridere al suono di chissà che battuta. I vostri amici non capirebbero, continuando ripetutamente a raccontarvi i vostri rispettivi pregi, cercando di riconciliare qualcosa che si è rotto prima di cominciare. Alla fine l’odio diventerebbe astio e l’astio indifferenza e non resterebbe nulla se non qualche smorfia insofferente nel caso lo incontrassi in un bar.
Potreste ricontrarvi a Madrid, tra dieci anni. Potrebbe succedere davanti ad un quadro di Goya, magari davanti alla Maja Desnuda, e tu saresti così affascinata dal sorriso dipinto sulla tela da accorgerti a malapena della mano che ti ticchetterebbe la spalla. Dovrebbe chiamare il tuo nome per farsi notare e tu ti riscuoteresti con un sobbalzo, girandoti spaventata e riconosceresti il suo sorriso. “Alberto” diresti e il suo nome suonerebbe dolcissimo sulla tua lingua, quasi più dolce del ricordo di quel pomeriggio. Lui ti verrebbe al fianco, restando in silenzio. “Bel dipinto. Lei ha un sorriso che parla più di qualsiasi testo scritto” direbbe alla fine, rompendo di nuovo il silenzio. Finireste in un bar a parlare di arte e letteratura e di mondo e tu penseresti mille cose che si rifletterebbero sul suo volto e alla fine vi lascereste i numeri, promettendo di rivedervi. Questa volta lo fareste.
Potreste finire per fare l’amore una sera e pentirvi, perché siete amici e ommiddio, scusa, cacchio. Sarebbe tutto strano e tu ricorderesti il sapore dei suoi baci durante la lezione di latino e Rebecca ti tirerebbe una gomitata, chiedendoti in un tono sottile sottile: “Che c’è?”. Rimettendo a fuoco il mondo, te lo chiederesti a tua volta, dandoti della stupida. “Niente” diresti, tornando a scarabocchiare qualche appunto su Catullo (baci, baci e baci. Baci dappertutto. E il sapore di quelli di Catullo nella tua testa diventerebbe il suo e il mondo sarebbe perso un’altra volta). Vi rivedreste il giorno dopo e Alberto arrossirebbe un po’ e tu troveresti la cosa estremamente carina e lo diresti ad alta voce prima di potertelo impedire. Lui alzerebbe un sopracciglio e, in un battito di ciglia, sarebbe di fianco a te, le dita sulla tua guancia e il respiro a mischiarsi col tuo. “Posso?” chiederebbe, perché Alberto è il tipo di persona che chiede sempre e comunque e per qualsiasi cosa. Tu annuiresti senza parole e sarebbe il bacio più bello di tutti.
Potreste, potreste, potreste.
*
Ma a dirla tutta nessuno di questi scenari si realizzerà. Non vi dimenticherete l’uno dell’altro, non vi odierete e nemmeno vi ritroverete a Madrid.
*
Vi frequenterete tutta l’estate, diventando sempre più amici giorno dopo giorno. Alberto scherzerà su tua cugina, decantando le sue lodi senza averla vista una volta negli ultimi cinque anni, e tu ridacchierai, stravaccata sulla fontana a bere una granita rubata dalle sue mani.
Proverai a farli conoscere, fallirai e a metà dell’opera ti accorgerai che non ti dispiace. Fingerai di non capire perché, però, dal momento che rovinerebbe tutto quello si sta costruendo piano piano.
Lui ti manderà un messaggio su quel calcio che proprio non riesci a fargli piacere e tu sentirai un nodo formarsi nello stomaco. Ovviamente negherai ogni tipo di sentimento, perché, via, Ari, è destinato a stare con te!
Non succederà e alla fine tu non riuscirai più a negare. Smetterai di farlo col sorriso, però, consapevole del fatto che la sua faccia scaccerà quella di Oliviero dai tuoi pensieri -e cosa ci potrebbe essere meglio di questo? Vi troverete di nuovo a Settembre, tu coi capelli corti e una gonna a cui non sei abituata e lui ti osserverà con la bocca teatralmente aperta, correndo ad abbracciarti subito dopo.
Spererai, aggrappandoti ad ogni tocco, ad ogni sguardo, ad ogni parola.
Le tue speranze s’infrangeranno sotto la pioggia, in una sera né fredda né calda, quando lui ti dirà di essersi preso una cotta per Elena; all’inizio tu non capirai, o forse ti rifiuterai di farlo, perché non è per niente giusto, proprio per nulla, sei tu quella che lo capisce, quella che lo apprezza. Non dirai nulla di tutto ciò: costruirai un sorriso fasullo e fragile come un castello di carte e borbotterai qualcosa su turchi tedeschi dagli occhi a palla, vertendo su un discorso cui non può partecipare. Non piangerai, non subito, ma eviterai ogni suo tocco, perché sarebbe impossibile fare altrimenti, e lui non capirà, perché ci sono cose che ad Alberto fa comodo ignorare ed è diventato bravissimo a farlo.
Tenterai in ogni modo di dimenticarlo, augurandogli di essere felice, perché alla fine sarà quello a importare e questa cosa ti stupirà non poco. Elena verrà con gli occhi bassi a spiegarti la situazione, inciampando sulle parole, e tu ti chiederai cattiva cosa ci trova in lei, cos’ha lei che tu non possiedi -non ne farai parola; al contrario alzerai le spalle, non parlando finché non sarai sicura al cento per cento di riuscire a farlo senza piangere.
Non durerà, tu tornerai a sperare timidamente, senza osare dirlo ad alta voce.
Diventerete l’uno il diario segreto dell’altra, e non andrà bene, per nulla, ma sarà tutto quello che potrai avere e andrà bene, dovrà andare bene -e comunque ci terrai troppo a lui perché importi sul serio.
L’unica persona che vedrai, quando lui entrerà nella stanza sarà lui. Alberto, Alberto, Alberto. I tuoi pensieri saranno impossibili da controllare e vorticheranno sempre fino a lui, lasciandoti indietro, accartocciata dietro a un banco o accoccolata su una poltrona.
Innamorata, quella sarà la parola da usare, ma saprà di definitivo e non avrai mai il coraggio di pronunciarla. In effetti, arrossirai solo a pensarci. L’inglese sembrerà più formale, così dirai a te stessa I love him, yes, but non lo amo. Sarà una delle cose più inutili della storia delle cose inutili.
E poi un giorno lui non ci sarà e tu berrai una birra di troppo e riderai, riderai e riderai fino a quando la sua testa non spunterà nel pub e a quel punto -chissà per quale motivo assurdo- scoppierai in lacrime e tutti ti guarderanno stupiti, in un pot-pourri di bocche mezze aperte e sopracciglia inarcate. “Scusate” dirai, spostando la sedia e scappando verso l’uscita. Alberto ti rincorrerà nel parco e ti chiederà i perché e i percome; per tutta risposta gli chiederai un abbraccio che arriverà puntuale, perché forse per Alberto non sarai quello che vorresti essere, ma ti vorrà comunque un bene dell’anima (anche se tu ne dubiterai in ogni occasione, rifiutando di fidarti con tutto il tuo cuore, perché farlo e venire delusa farebbe troppo male). Alla fine dovranno essere i tuoi amici a portarlo via, spiegandogli la situazione. Quando cercherà di salutarti, dopo, ti ritrarrai come scottata, rifiutandoti di guardarlo negli occhi.
Ti chiederà di vederti e tu saprai all’istante -come sempre succederà- cosa vuole dirti. “Non mi piaci” e suonerà quasi spietato e tu dovrai prendere il respiro non una, non due, ma tre volte prima di trovare una voce abbastanza ferma per commentare. Dirai qualcosa di stupido, d’insensato e ogni parola sarà un piccolo miracolo. Più tardi, a casa, ti appallottolerai sul letto e Marina ti abbraccerà da dietro, non dicendo nulla e intendendo tutto.
Gli scriverai ti amo, alla fine, e anche se come al solito non arriverai da nessuna parte, non te ne pentirai. “Dovevo farlo” confiderai in un sussurro piccino picciò alle tue amiche che ti osservano preoccupate, “dovevo farlo”.
La sua risposta sarà urlare due giorni dopo in piazza che ha fatto un errore con Elena, che la vuole ancora, che dopotutto è lei l’unica. I tuoi amici non sapranno come, quando, dove, se dirtelo -lo scoprirai comunque e all’inizio riderai, perché Elena non può essere così stupida da ricascarci, no? E i tuoi amici annuiranno più convinti di te e nel guardarli il tuo cuore salterà un battito, perché sai che non andrà così. Nel corso di tutta questa storia non ti sbaglierai mai una volta in questo genere di previsioni.
“Vai via” gli sussurrerai alla fermata del bus il giorno del suo compleanno, senza guardarlo nemmeno per sbaglio (arrivata a quel punto, saprai perfettamente che incrociare i suoi occhi ti farebbe crollare come un castello di carte dimenticato su un terrazzo all’alzarsi del vento). “Perché?” domanderà lui. La tua voce sarà flebile, la sua rotta.
Proverai a togliertelo dalla testa, in tutti i modi. Proverai, proverai e proverai. Non ci sarà nulla da fare.
Non riuscirai a disinnamorarti. Il disamore non potrà semplicemente applicarsi ad Alberto.