A parte che, rendiamoci conto, è dal 17 dicembre che non posto un original (e la maggior parte della roba che scrivo è original, per dire), ma comunque.
Titolo: Leave me dreaming on the bed
Autore:
hohner_07 Fandom: Original
Personaggio/Coppia: Dario/Filippo e Ada
Genere: Malinconico
Rating: PG13
Conteggio Parole: 377 (W)
Avvertenze: Slash, flash-fic
Disclaimer: I personaggi sono miei **
Note: Non ho idea del perchè abbia abbia scritto questa cosa, o meglio, lo so benissimo ma è meglio non dirlo perchè non volete davvero sapere da chi ho tratto ispirazione. E' una cosa corta e magari non ha nemmeno troppo senso ma mi piace per come è venuta fuori e per la facilità con cui è uscita. E, dei, mi serviva un po' di tristezza perchè il fluff mi sta uccidendo!
Si sarebbero potuti amare per tutta la vita. Avrebbero potuto viaggiare, scoprire il mondo assieme -mano della mano- e quando Filippo si fosse girato, Dario avrebbe sorriso -tutte le volte- e non ci sarebbe mai stato nulla di brutto. Sarebbero potuti andare in moto fino alla fine dei loro giorni, fregandosene del lavoro e delle responsabilità, e restando solo assieme, senza curarsi del resto (perché il resto è sopravvalutato). Sarebbero potuti essere felici.
Dario lo pensa ancora -e come non pensarci, del resto? È tutto quello che gli rimane. Una mezza manciata di sogni appassiti; è un po’ patetico, lo sa, ma sarebbe potuto essere così e forse potrebbe essere ancora così e allora Dario ci pensa -e rimbalza addosso ai ricordi e alle promesse fatte tutte le volte, facendosi sempre più male.
Dario ci crede ancora, nonostante tutto, e sta solo aspettando il momento buono per ricordarlo a quell’idiota del suo migliore amico che pare essersene dimenticato.
Sì, se tutto fosse andato come Dario voleva, ora potrebbero essere in Irlanda, seduti nella veranda di una vecchia casa, a parlare di niente e di tutto, ascoltando il rumore della campagna nelle pause del discorso -che in ogni caso sarebbero così poche! Perché loro hanno sempre parlato tanto ed è sempre stato difficile fermarsi-; purtroppo però qualcosa è andato storto e una mattina Dario s’è alzato e accanto a lui c’era solo il suo migliore amico -che era solo quello, d’improvviso, e non più tutto il resto- e allora ha capito che non sarebbero andati da nessuna parte. Non insieme, almeno.
E adesso che è qui, davanti alla stupida porta rossa della stupida casa di quello stupido di Filippo, Dario raccoglie le parole da dirgli non appena aprirà quella porta -parole intelligenti, in grado di fargli capire la portata del suo errore- ed è sicuro che, dopo averle ascoltate, Filippo afferrerà la prima borsa, ci ficcherà dentro un po’ di vestiti e lo seguirà in capo al mondo -come sarebbe dovuto succedere tanto tempo fa. Poi la porta si apre e non è Filippo ad aprire -è Ada.
Dario la guarda e tutte le sue parole si disperdono nell’aria (sempre pronte, mai pronunciate) -non sono più ragazzini. Dario lo sa, ma fa finta di scordarselo tutte le volte.