Oggi non ho seriamente voglia di fare un cavolo. A parte rannicchiarmi sotto una coperta, con un po' di musica e un paio di libri. In momenti come questo vorrei, non so, un po' di neve e un caminetto acceso. E un gatto nero che fa le fusa. I Marmocchi di Agnes è un bel libro, mi sta trasmettendo un belsenso di calore e familiarità e, sinceramente, sto adorando il rapporto che c'è tra Mark e Dermot (in più Derm è un ragazzino amabile).
La 2x04 di GG è stata una sorpresa. Odio Dan e non è una novità. Pare, invece, che il mio amore per Chuck sia destinato a non aver fine e lo stesso discorso vale per Blair.
Bah. Comunque oggi ecco l'ultimo capitolo di Houses. Finalmente.
Titolo: Houses
Titolo capitolo: Profumo di torta
Autore: Io XD
Fandom: Original
Personaggi: Rebecca, Jake, Claire, Lysa
Rating: PG13
Conteggio Parole: 1073 (W)
Genere: Introspettivo, Generale
Avvertimenti: Long-fic
Note: Ecco. Dopo troppo tempo la conclusione di questa storia è qui. Mi dispacerà lasciara andare, mi dispiacrà lasciare andare Bex, ma del resto era un quacosa di terminato da troppo tempo ed era ora di lasciarlo uscire dalla cartella delle storie concluse.
Il primo capitolo:
http://hohner-07.livejournal.com/10014.html#cutid1 Il secondo capitolo:
http://hohner-07.livejournal.com/15353.html#cutid1Il terzo capitolo:
http://hohner-07.livejournal.com/18738.html#cutid1 Il taxi si ferma proprio davanti al vecchio palazzo non troppo lontano dalla Old State House e Rebecca, mettendo la mano in tasca alla ricerca del portafogli, respira l’aria della sua città.
Non fa ancora terribilmente freddo, grazie al cielo. Non dubita che, presto, le temperature scenderanno sotto lo zero e allora la nebbia milanese sarà solo un bel ricordo (nonostante, magari, sarebbe stato meglio andarci d’estate, in Italia). Per ora c’è solo un vento leggero e non sembra quasi d’essere a Novembre.
Non vede l’ora che nevichi, in realtà. Il bianco della neve dà sempre un’aria speciale alla strada davanti casa. Le è sempre piaciuta. Ride al pensiero dei lamenti di Claire, riguardanti strade intasate e possibili scivoloni su presunte lastre di ghiaccio. Chissà se qualcuno le darà ancora retta. Sicuramente non Jake.
L’ascensore arriva subito e interrompe le chiacchiere del portiere, Rebecca lo saluta con un gesto della mano invitandolo a bere una caffè più tardi, sempre che ne abbia voglia. Lo osserva annuire allegramente, mentre le porte dell’ascensore si chiudono davanti a lei.
Le è mancato tutto questo e non se n’è nemmeno accorta fino a quando non ha riavuto tutto indietro. Il mondo è strano, pensa. Prima era stato diverso. Non passava giorno senza chiedersi se fosse stata la cosa giusta e continuava a rimpiangere la sua casa, le sue amiche e la sua vita. Avrebbe avuto bisogno di loro, allora, per superare la morte di Cristina, ma aveva preferito affrontare tutto da sola.
Era stata la scelta giusta, adesso ne è sicura.
Ora, infatti, la sua casa è qui -proprio dietro la porta marrone in fondo al piano, quella che vede dall’ascensore ormai arrivato- e non c’è proprio nulla da rimpiangere. Se non quello che si è rotto (eppure Rebecca crede che si possa aggiustare. Ne è sicura. In questo frangente, perlomeno, la vita le ha insegnato molto).
Arianna, Irene e Sofia hanno avuto il loro percorso e. È giusto così. È fondamentale. Ma da qui, da questo punto che appare senza ritorno ma non lo è si può tranquillamente ripartire.
Del resto Sofia verrà quest’inverno, a Gennaio. Irene farà un salto in primavera, di ritorno da un viaggio nella regione dei Grandi Laghi. E Arianna ha la sua vita -per quanto Rebecca speri che, anche con lei, tutto possa tornare a posto, sa che non sarà affatto facile.
Ma non è questo il momento di ripensare a tutto quello che ha appena vissuto. Per ora appoggia la valigia per terra e suona il campanello.
*
Dopo due settimane di scoperte, cose nuove e certezze infrante contro i muri della realtà è bello ritrovare qualcosa esattamente come lo aveva lasciato (o quasi. Pare che Lysa abbia rotto con Daniel, di nuovo. Claire sta raccontando la storia con l’aria di una comare euforica).
L’abbraccio di Jake, che l’ha quasi sollevata da terra quando è entrata, le fa scricchiolare le ossa al ricordo. Poi le chiacchiere di Claire e i
“Non è vero. Non crederle” di Lysa l’hanno sopraffatta prima che potesse dire alcunché.
Ora sono tutti seduti al tavolo trasparente davanti alla finestra -quello che il padre di Jake ha regalato loro a Natale e che stona drammaticamente con il resto della casa, non facendo altro che renderla ancora più perfetta-, Claire ascolta dipingendosi le unghie di rosso con quella smorfia strana che ha sempre quando lo fa, Lysa con la testa appoggiata sulle mani intrecciate sotto il mento e Jake è distrattamente piegato all’indietro con la schiena appoggiata al muro.
Sul tavolo una torta pere e cioccolato. La sua preferita. Ride ancora quando pensa a quante sere ha impiegato per insegnare loro a prepararla. Se volesse essere pignola farebbe notare che c’è troppo cacao e che la scritta We miss you è alquanto storta. Invece si riempie di nuovo il piatto e riprende a parlare.
Attorto a lei la casa è immersa nel solito disordine: sono solo cambiati i disegni per terra e mancano i suoi articoli. Mentre le parole fuggono dalle sue labbra, guarda la cucina caotica ancora sporca qua e là di farina e cioccolato, osserva il divano e l’onnipresente coperta e non vede l’ora di sdraiarsi, con le mani di Jake che le accarezzano i capelli, come succede ogni volta che Claire li obbliga a guardare un film romantico.
Poi c’è la libreria che, se potesse, vomiterebbe fuori metà dei libri che contiene -Rebecca ne è certa. Lampade etniche danno tono alla stanza e ricorda il momento in cui le hanno comprare -lei e Lysa- in uno splendido negozietto in centro. Dietro, nascosta da una grande pianta c’è l’angolo dei tifosi -come lo chiama Claire storcendo il naso. Magliette dei Chicago Bulls e dei Boston Celtics, a testimonianza di epiche battaglie a proposito delle fedi sportive.
Non sarebbe incredibile se Jake per la sua squadra del cuore.
E, dopo aver girovagato senza meta con lo sguardo, regala un po' d'attenzione alla foto di loro quattro, tutti sorridenti, il primo giorno di convivenza nell’appartamento. Non c’era disordine, quel giorno: tutto era pulito. Adesso c’è vita.
“Quindi. Come stanno?” fa alla fine Lysa.
“Bene” risponde Rebecca e non è una bugia. A modo loro stanno bene (per quanto probabilmente non capisca Arianna, le manchi Irene e si chieda da dove venga fuori la strana saggezza di Sofia). “Arianna ha due figlie, sapete. Belle bimbe. Sofia fa esattamente quello che voleva fare. Mentre Irena, beh. Lei conosce il mondo”
Dietro quella frase c’è molto altro. E se loro lo colgono non ne danno l’impressione.
Solo dopo un po’ Jake si arrischia a chiedere. “È stato difficile?”
Rebecca si volta a guardarlo. Si passa una mano sugli occhiali, sposta un ciuffo di capelli. Lo è stato? Ripensa ai sorrisi strani di Arianna, alle parole malinconiche di Sofia a alle rassicurazione di Irene. Lo è stato, sì.
“Già. Ma io dovevo. Era importante andare. E vedere. Mettere a posto quello che avevo lasciato. Alcune cose non le potrò mai sistemare, altre sì. In ogni caso è stato un bene averlo fatto”
Nessuno chiede altro. Claire fa vertere il discorso sullo shopping e Lysa si lancia in una conversazione sulle nuove frontiere di design e entrambe si beccano perché le loro parole si accavallano. Tutto finisce con due sbuffi e un sorriso.
Solo dopo, quando dichiara di aver bisogno di dormire, Jake la guarda e sorride.
“È bello riaverti qui” dice.
Rebecca si guarda attorno ancora. Prende un bel respiro e sente che l’aria odora di casa.
“È bello esserci”