Glee. Burt, Kurt. Coming of age

Mar 04, 2012 22:47

T​itolo: Coming of age
Fandom: Glee
Pair//Chara: Burt Hummel, Kurt Hummel
Rating: PG
Avvertimenti: 5+1, angst
Conteggio Parole: 1712
Note: Scritta per la penultima settimana del COW-T per il prompt "Anno/i"!

1.

La prima volta che Burt Hummel inizia a sospettare che suo figlio sia un bambino particolare, Kurt ha solo due anni e mezzo.
Non sono i modi di fare, perché è adorabile e troppo piccolo per rendersene conto o per avere un carattere formato, né tanto meno il camioncino dei pompieri che gli ha regalato per il compleanno, con cui ha giocato solo per una trascurabile mezz’oretta, prima di abbandonarlo senza rancore o ripensamenti, no.
Sua moglie Elizabeth sta scendendo dalle scale con passo elegante e lento; ed è bellissima, fasciata da un meraviglioso abito da sera color blu scuro che si intona perfettamente con i suoi occhi, pronta per uscire con lui, mentre il loro Kurt sarebbe rimasto a casa con una babysitter fidata.
Il bimbo spalanca gli occhi nel vedere la madre avvicinarsi a lui per dargli un ultimo bacio sulla fronte, e batte le manine felice, quasi volesse allungarsi per toccarne la stoffa così lucida ed estranea, come per capire se possa piacergli fino in fondo oppure no.
Elizabeth va ad accogliere la babysitter e Burt ne approfitta per salutare Kurt con goffa dolcezza, ma il bimbo è ancora così tanto preso dal vestito svolazzante della madre che non sente neanche la mano ruvida del padre che gli sfiora una guancia.
Nell’uscire di casa, il cuore di Burt trema al pensiero, ma poi viene distratto da un bacio dolce di Elizabeth, e, per il momento, può smettere di preoccuparsi.

2.

Quando Burt si rende pienamente conto che Kurt è diverso dagli altri, ha quasi quattro anni e non è passato molto dall’inizio dei suoi sospetti.
Burt sa che i bambini amano giocare, improvvisare, costruire mondi fantasiosi semplicemente sotto un lenzuolo ben piazzato, o indossare il camice del padre per sentirsi grande e improvvisarsi dottore. Ma non è ancora pronto quando, aprendo la porta della sua camera, trova Elizabeth che gioca con Kurt, quest’ultimo con i piedini infilati in un paio di scarpe della madre.
Salta e ride, mettendo a dura prova i tacchi, ma questi non si rompono e reggono il peso effimero del bimbo. E’ solo un gioco, si dice Burt, sorridendo in modo tirato, è solo un gioco, si ripete, guardando Elizabeth per capire quanto in là si possa spingere quella cosa.

“Papà! Papà!” esclama Kurt, tendendo le braccia verso di lui “Papà me le compri? Le voglio della mia misura! Ti prego papà! Sono così comode!”

Burt ride, accarezzandogli velocemente i capelli, e scappa dalla stanza facendo finta di niente. Si porta una mano sul cuore non appena è lontano, e si rende conto che non è pronto per affrontare una cosa del genere.

3.

Kurt ha otto anni quando Burt capisce che deve fare di tutto per sforzarsi ad accettare la diversità di suo figlio.
E’ tormentato dal passato, da come fosse non curante dell’omosessualità da giovane, da come trovasse divertente chiamare ‘frocio’ un suo compagno della squadra di football che sbagliava un passaggio dannatamente facile, che anche un finocchio sarebbe riuscito a fare.
Quella parola sembra marchiata a fuoco sulla sua pelle, e si fa strada dolorosamente ogni volta che pensa a Kurt, al fatto che sia ancora così piccolo e inconsapevole. Forse non ha neanche mai sentito parlare dei gay, eppure Burt ormai lo sa, l’ha capito.
Ma che fare? Accettare il tutto senza dire una parola? Sorridergli? Approvarlo?
Ogni suo più piccolo dubbio svanisce quando Kurt torna a casa da scuola piangendo; ha le ginocchia ferite e il colletto della camicia a quadri strappato, le mani strette a pugno, spinte contro gli occhi.
Elizabeth gli è subito vicino, abbracciandolo forte mentre gli chiede insistente che cosa sia successo. Kurt singhiozza e non riesce a parlare, ed Elizabeth decide che non è il caso di forzarlo. Lo accompagna in bagno, dove gli fa fare il bagno, come sa che piace tanto a Kurt, e gli disinfetta la ferite con amore, soffiandoci sopra per alleviargli il fastidio.

“E’…è stato Jack…” sussurra infine Kurt, stropicciandosi ancora gli occhi “ha detto che non potevo essere un maschio perché sembro una femmina e sono strano e…e poi mi ha buttato per terra…” dice, ed è di nuovo in lacrime.

Burt apre la porta del bagno proprio in quel momento e ascolta tutto ciò che suo figlio confessa alla mamma, che ora lo sta abbracciando di nuovo.
Quella sera ha una lunga discussione con Elizabeth, mentre Kurt sta già dormendo.

“E’ se fosse davvero…gay?”
“Noi lo ameremmo allo stesso modo, Burt!”
“Non lo so, non lo so, Liz, sono confuso, non mi aspettavo una cosa-”
“Kurt è nostro figlio, Burt, gay o no, lui è il nostro bambino”

Burt sospira e stringe sua moglie in un abbraccio che non vorrebbe mai spezzare, facendosi forza a quel modo, traendo energie dai suoi ‘ti amo’ appena sussurrati e dai suoi baci leggeri.
Appena un mese dopo, Elizabeth muore in un improvviso incidente, e Burt si sente completamente perduto.

4.

Quando Burt capisce che forse non è adatto ad affrontare tutto questo da solo, Kurt ha quattordici anni.
Non importa quanto Burt abbia tentato irrazionalmente di aiutarlo, Kurt preferirà sempre andare a vedere una terza volta lo Schiaccianoci a teatro, piuttosto che una partita di football con il suo vecchio, e lui deve farsene una ragione ormai.
Un giorno, tornando dall’officina per una breve pausa pranzo, trova la porta di casa aperta, segno che Kurt è già tornato da scuola, ma non capisce come sia possibile visto che è soltanto mezzogiorno e le lezioni solitamente non finiscono prima delle quattro. Gli si stringe il cuore al pensiero di Kurt con un improvviso attacco di febbre e scende giù per le scale che portano al seminterrato, da poco trasformato in enorme stanza del figlio.
Kurt è seduto sul letto, immobile, e l’unica cosa che Burt afferra subito è il pungente odore di spazzatura che sembra provenire proprio da lui.

“Kurt,” dice, per attirare la sua attenzione “che cosa è successo?”

Il ragazzo si gira con cautela, ignorando di avere ancora una buccia di mela incastrata nei capelli, e sorride mentre si asciuga distrattamente le lacrime.

“Mi hanno gettato in un cassonetto, durante la pausa pranzo,” sussurra, con voce flebile e acuta “non-” si blocca “non so neanche perché. L’hanno fatto e basta. Tutta la squadra di football insieme”

Poi Kurt si alza, lasciando cadere per terra la borsa che ancora aveva stretta al petto, e, senza dire altro, sorpassa il padre, dirigendosi verso il bagno.
Burt non sa cosa fare o dire mentre si lascia andare a sedere su uno degli ultimi gradini della scalinata, e, semplicemente, il silenzio lo soffoca.

5.

Quando Kurt partecipa alla sua prima partita di football ha 16 anni, e Burt è stupidamente fiero e al contempo preoccupato nel vedere sul figlio -piccolo, così piccolo- calciare in quell’enorme campo, circondato da ragazzi grandi il doppio di lui.
Eppure ce la fa, la palla ovale schizza in aria e loro vincono. Lui vince. Burt ha quasi voglia di piangere di gioia nel tragitto di ritorno verso casa, ma Kurt, al contrario, è stranamente silenzioso, a parte per un sorriso di piena soddisfazione sulle labbra.
Burt lo vede schizzare verso il bagno non appena mettono piede dentro casa, perché Kurt deve ancora farsi la doccia, dal momento che ha evitato di farla a scuola; lui sostiene per questioni igieniche, scusa che lui non si è mai bevuto fino in fondo.
Mentre ancora l’adrenalina scorre veloce nelle vene di Burt, l’uomo scende le scale per raggiungere la camera di Kurt e dargli la buonanotte come sempre. Lo trova intento a spalmarsi qualche strana crema sul viso ma, per una volta, non ci fa caso.
Ormai sta cominciando ad accettare il mondo per com’è. Ragazzi senza calzini e ragazze che fanno wrestling sono all’ordine del giorno, no? Uno sforzo in più per suo figlio è praticamente un obbligo.
Parlano un po’, poi Kurt si alza e lo rincorre. Trema visibilmente e a Burt ricorda quand’era ancora un bambino e veniva da lui per confessargli, con le lacrime agli occhi, di aver rotto qualcosa involontariamente.

“E ciò che sono io…” si blocca, prendendo fiato “sono gay”

In quel momento, tutto ha senso, i pezzi del puzzle si incastrano perfettamente tra di loro e il sorriso di Elizabeth torna di fronte ai suoi occhi solo per un attimo, per poi svanire, come uno spettro, e rimane solo Kurt, rosso in viso e in attesa di una risposta dal padre.

“Noi lo ameremmo allo stesso modo, Burt!”

“Lo sapevo” dice Burt, vedendo il sollievo nello sguardo di suo figlio.

Finalmente, è pronto per accettarlo del tutto.

+1

Burt è alla finestra da più di mezz’ora, andando avanti e indietro senza sosta. Inutilmente Carole gli consiglia di calmarsi, sedersi e aspettare il ritorno di suo figlio con calma, come ogni padre normale.
E quando la macchina di Kurt frena nel vialetto di fronte casa, Burt corre alla porta, ma si blocca con la mano sul pomello. Sa che quella non è una serata come tutte le altre, sa cosa sta per accadere, lo sa, anche se Kurt non gliel’ha ancora detto esplicitamente.
Suo figlio ora è cresciuto, ormai ha 17 anni e sembra felice. Eppure, rimane sempre il suo bambino, dentro di lui lo sarebbe sempre stato.
Quando sente le voci allegre di Kurt e Blaine avvicinarsi, Burt fa uno scatto all’indietro, avvicinandosi con finta noncuranza verso la propria poltrona. La porta si apre e proprio in quel momento lui apre il giornale, fissando senza il minimo interesse il titolo di un articolo sportivo.

“Papà? Carole?” chiede Kurt, arrivando in salotto con un sorriso ampissimo.

Blaine è dietro di lui, una mano in tasca e l’altra che non sa esattamente dove posizionarla, quindi la lascia cadere lungo il fianco, segretamente vicina a quella di Kurt.
Burt abbassa il giornale con nonchalance e alza le sopracciglia nel vedere il volto del figlio genuinamente felice. Sorride a più non posso, e se non ci fosse stato lui probabilmente ora starebbe saltellando per tutta la stanza; o starebbe baciando Blaine, perché Burt è tutto fuorché stupido, né tanto meno un cattivo osservatore.

“Com’è andata la serata?” dice Burt, ma Kurt ha intenzione di saltare i convenevoli e raggiunge la mano di Blaine, stringendola dolcemente.
“La serata è andata benissimo ma papà, noi vogliamo dirti una cosa importante” dice Kurt, con il fiato sospeso nel petto.

Burt si mette comodo, aspettando il grande annuncio con tranquillità, divertendosi nel lanciare piccoli sguardi torvi a Blaine, nel frattempo.
Dopotutto, Kurt è finalmente felice, ed è questa l’unica cosa che conta, per lui.

challenge: cow-t 2, chara: kurt hummel, fandom: glee, chara: burt hummel

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