Titolo: Human Nature, parte 2
Fandom: Glee
Pair//Chara: Blaine Anderson/Kate Hummel
Rating: PG-13
Avvertimenti: prostituzione, genderbender, AU
Conteggio Parole: 1300
Note:
1) Scritta per il prompt "Altrove" della terza settimana del COW-T 2 di
maridichallenge :D negli avvertimenti c'è tutto, è una fic particolare, non solo AU, ma tratta anche del tema della prostituzione e mostra un Kurt Hummel al femminile! Siete avvertiti ;)
2) Il prossimo capitolo probabilmente sarà su Blaine, se qualcuna di voi lo leggerà XD
“Ti piace?” chiede Joe, un uomo sulla quarantina, l’ultimo cliente di quella notte per Kate, mentre si infila la camicia nei pantaloni di velluto.
“Cosa?” risponde lei, sovrappensiero perché, davvero, chi porta più i pantaloni di velluto?, si dice, lievemente confusa.
“La neve, ti piace?” precisa, indicando il vetro appannato della finestra.
Già. D’inverno, New York non tradisce mai i suoi abitanti, che sia dicembre o febbraio, la neve è d’obbligo.
Kate emette un piccolo sbuffo sommesso nel guardare la finestra e fuori, dove la luce arancione dei lampioni illumina i fiocchi di neve che danzano nel vento, posandosi silenziosamente sulle macchine ferme, sui tetti, sull’asfalto solcato dai pedoni.
No, a Kate non piace la neve. Le ricorda il passato, l’Ohio, Lima, ciò che è stato, ciò che si è lasciata alle spalle.
Eppure si gira verso Joe e sorride, annuendo mentre si copre con il lenzuolo, scossa da un brivido di freddo.
“Mi piace molto. A te piace?” chiese, appoggiandosi tra i cuscini.
“Sì. Sarà divertente fare a palle di neve con i miei figli domani mattina,” ammette, sfregandosi le mani coperte dai guanti di pelle “allora buonanotte Porcelain, grazie per…beh, grazie” dice sbrigativo, ed esce.
Kate sente lo stomaco stringersi dolorosamente, cercando calore nel lenzuolo.
Ha gli occhi stupidamente lucidi al pensiero di quei bambini che dovranno crescere con accanto un padre bugiardo e così orribile da passare la notte con una puttana, piuttosto che stretto nel letto con sua moglie.
Si porta la coperta fin sopra le spalle, mentre la neve cade sempre più fitta fuori; la seta, però, non riesce minimamente a riscaldarla e, come tante altre volte, Kate chiude gli occhi e sogna di essere da tutt’altra parte.
*
La mattina dopo, Kate si sveglia nella stessa identica posizione nella quale si è addormentata qualche ora prima, ha mal di schiena ma un sorriso sulle labbra.
Inizialmente non riesce a capire perché; dopotutto è rimasta a dormire lì, in quel posto, in quel letto, senza avere la forza di prendere un taxi e tornare a casa, e fuori è tutto pieno di neve. Quindi perché?
Poi, in un secondo, ha un flash di ciò che ha sognato, e sorride ancora di più, sentendosi così sciocca, ma piena di calore. Una testa riccioluta, denti perfetti e un sorriso ammaliante.
Sono passati solo pochi giorni da quel momento, ma per Kate, oh, per Kate è ancora tutto così vicino e dolce. Forte, incredibilmente forte.
Probabilmente non avrebbe più rivisto Blaine Anderson in vita sua, ma il fatto che affollasse i suoi sogni la riempiva di tranquillità.
Scendendo dal letto e rabbrividendo nel poggiare i piedi per terra, Kate decide, e ne è fermamente convinta. Fa di Blaine il suo ‘altrove’, il suo posto felice, il pensiero che la fa sorridere quando è triste, o stanca.
Semplicemente, lo idealizza.
*
Quando esce in strada, Kate rabbrividisce e affonda nella neve.
Ama New York ma al contempo la odia così tanto, e non solo per le nevicate invernali. Ringrazia il cielo di essersi messa gli stivali, il giorno prima, anche se sa perfettamente che saranno da buttare -o quasi- dopo questa traversata nel gelo e nel freddo. Peccato, erano i suoi preferiti.
Senza accorgersene è uscita dal lungo vicolo ben nascosto nel quale c’è il suo posto di lavoro, e si ritrova nella familiare strada più ampia, piena di gente nonostante siano solo le otto di mattina. Dopotutto, New York è soffocante a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Si sistema le cuffie del lettore mp3 nelle orecchie e si alza il colletto del cappotto, per coprirsi bene dal gelido freddo invernale. Prima di tornare a casa vuole passare dalla sua caffetteria preferita, piccola e sconosciuta, per questo strategicamente mai affollata; nessuno conosce il frastuono in quel luogo, e Kate ha bisogno solo di rilassarsi.
“Oh Kate! Buongiorno! Mattiniera come sempre,” la accoglie Margaret, la padrona del delizioso locale.
“Buongiorno! Il solito cappuccino, te ne prego, fuori si congela!”
Kate sorride ed entra sicura, facendo danzare le balze del suo vestitino variopinto, che spuntano da sotto il bordo del cappotto pesante.
Nessuno conosce la sua professione, tanto meno quella simpatica signora, o Marco, il cameriere di origini italiane che serve ai tavolini con zelo e precisione. Nessuno al di fuori del suo gatto siamese che lo aspetta a casa, nel tepore nella sua confortante cuccia, e che, spesso e volentieri, viene stretto con forza durante le sue crisi di pianto. Perché Kate di certo non ne nega di averle, come non nega di desiderare un’altra vita, prima o poi.
“Buongiorno signore, cosa posso servirle?” dice Margaret mentre Kate si toglie il cappotto per sistemarlo nell’appendiabiti, e inizialmente non fa a caso a quel saluto cordiale, consueto.
“Buongiorno a lei. Un espresso, per favore. Ho sentito che il vostro è davvero delizioso”
Kate si gira di scatto, ed eccolo lì, con il suo stupido sorriso cordiale, tanto che la signora Margaret arrossisce nel mettersi prontamente al lavoro.
Il suo altrove.
Si lascia andare ad un piccolo gemito imbarazzato e il cappotto le sfugge di mano, cadendo per terra con un tonfo.
Blaine si gira nel sentire il rumore -perfettamente udibile nel locale ancora deserto- e il sorriso gli si allarga ancora di più sulle labbra.
“Tu…” mormora, avvicinandosi per raccoglierle il cappotto.
Lei è ancora immobilizzata, con le mani strette a pugno “C-Ciao…” esala e si lascia andare ad un sorriso tirato.
“Kate” dice, dopo aver scandagliato velocemente nella propria memoria “Kate ciao. Come stai?”
“Bene!” sussurra con un filo di voce e alle proprie orecchie suona quasi isterica; forse lo è e si deve arrendere alla cosa “Infreddolita,” aggiunge, ridendo piano “tu?”
“Altrettanto bene, forse un po’ di fretta, devo andare all’università” spiega Blaine, incamminandosi verso il bancone.
Kate lo segue silenziosamente “Studente?”
“Laureando, in realtà” incrocia le dita e sorride, ancora, ed è così bello per lei “speriamo accada molto presto”
“Ecco a voi, ragazzi. Espresso e cappuccino” dice Marco, servendoli con un gesto veloce e pulito, senza versare neanche una goccia di liquido profumato.
Kate avvicina le mani un po’ rosse per il freddo alla tazza, e la afferra avidamente per riscaldarsi. Tende le labbra, rilassandosi istintivamente, e Blaine non può fare a meno di osservarla, quasi con delicatezza.
Non vuole rovinarla, ai suoi occhi è così perfetta.
“Sei…appena uscita di casa?” chiede lui, bevendo un sorso di caffè.
“Dal lavoro,” mormora, senza specificare, ma poi si gira verso di lui, improvvisamente allarmata, come per dirgli ‘no, non aggiungere nulla, non commentare, nessuno lo sa, nessuno lo sa’.
Blaine sorride rassicurante e, prima di finire il suo espresso, scuote la testa.
Chi era lui per rivelare qualcosa che lei, per prima, non voleva dire a nessuno? Infondo, aveva tutti i motivi per farlo.
Kate riprende a sorseggiare il suo cappuccino, mandando via la tensione dalle spalle. Sa che Blaine non può rimanere molto, sa che deve scappare -lo capisce da come dondola nervosamente sui piedi- ma non sa che dire per bloccarlo. Non ha un solo motivo per trattenerlo.
“Io devo andare, Kate” dice infine Blaine, come da copione, lasciando cadere sul bancone la banconota giusta per pagare “è stato bello rivederti…verrò presto a trovarti. Te lo prometto”
“Non devi, ma grazie” risponde Kate, poggiando la tazza per avere le mani libere, anche se non sa esattamente per che cosa.
“Buona giornata Kate” sussurra Blaine, accarezzandole il braccio mentre si avvia verso la porta.
“Sta attento! Fuori fa molto freddo e…potresti raffreddarti!” esclama Kate, per non lasciarlo andare via con un silenzio che voleva riempire a tutti i costi.
Blaine sorride mentre apre la porta, facendo così entrare una folata di vento gelido “Mi piacciono le frasi con cui ci lasciamo. Farò in modo di sentirne molte altre” e, esattamente come la prima volta, esce e se ne va.
Kate rimane innegabilmente intontita per qualche secondo, sentendosi così calda all’improvviso, senza una ragione precisa ed evidente.
Eppure è lì, sotto la sua pelle, dentro il suo cuore, e quando riprende la tazza di cappuccino tra le mani tremanti, con un piccolo sorriso, lo capisce.