Wicked Game

Mar 13, 2011 15:51

Fandom: Originale - Soft Nightmare;
Pairing: Charles/Hikaru/Septienne;
Rating: NC17;
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale;
Warning: Sesso descrittivo, Slash, Three-some, Vampirismo.
Words: 3315 (fiumidiparole ).
Summary: Charles si guardò attorno con fare assorto […]Ancora non gli sembrava vero che, da lì a poco, sarebbero partiti per Parigi.
Un altro rumore, però, lo riscosse: lo scatto della serratura di una delle portefinestre che davano sul portico, proprio dietro di lui. Poi, sul vetro della teca vide il riflesso di un ragazzo - o per meglio dire, quello che una volta, più di trecento anni prima, era stato un ragazzo - alto, dai capelli corvini.
Note: questa storia è scritta per il progetto della community snightmare  e per la quinta settimana della COW-T di fiumidiparole  e maridichallenge , Missione 1: Tre personaggi.


DISCLAIMER: Personaggi, luoghi citati e quant’altro appartengono a me, quindi serve il mio esplicito consenso per usarli; sono tutti miei tranne Charles de Temperance, che è di proprietà di Narcissa63 e Septienne, che è di proprietà di queenseptienna, le quali ne detengono i pieni diritti e me li hanno “prestati” per l’occasione.

Wicked Game

Il mondo era in fiamme
e nessuno oltre a te poteva salvarmi
é strano come il desiderio rende pazze le persone
non ho mai sognato che avrei incontrato qualcuno come te
non ho mai sognato che avrei perso qualcuno come te.*

La casa era arredata in modo sobrio e lineare, impreziosita qua e là da cimeli che avevano un valore personale, oltre che storico. Charles si guardò attorno con fare assorto, ammirando quel piccolo ma elegante appartamento. Tutto, intorno a lui, sembrava sussurrare il nome del suo Novizio: la collezione di katane affisse ad una delle pareti, la libreria che ricopriva un altro muro, il bonsai posato s’un davanzale, gli origami che scendevano dal soffitto con fili di nailon.
Si fermò di fronte ad una piccola vetrina che conteneva un ombrello di carta di riso blu e si perse nelle trame delle decorazioni bianche - piccoli fiori dai rami sottili, che ricamavano tutto l’orlo. In lontananza, il suo udito finissimo percepiva il fruscio del tessuto dei vestiti che Hikaru stava sistemando in valigia. Ancora non gli sembrava vero che, da lì a poco, sarebbero partiti per Parigi.
Un altro rumore, però, lo riscosse: lo scatto della serratura di una delle portefinestre che davano sul portico, proprio dietro di lui. Poi, sul vetro della teca vide il riflesso di un ragazzo - o per meglio dire, quello che una volta, più di trecento anni prima, era stato un ragazzo - alto, dai capelli corvini.
Il templare non aveva bisogno di domandare il suo nome, il cuore del nuovo arrivato cantava per lui come una sirena ammaliatrice - come solo quello di un consanguineo può fare.
«Tu devi essere Septienne… o devo chiamarti Scassinatore Occasionale?» esordì voltandosi e guardando in faccia il Novizio del suo Vampiro.
«Non litigate. Accomodatevi» lì raggiunse la voce del padrone di casa.
Il più giovane seguì il consiglio e si coricò con familiarità su alcuni cuscini che attorniavano il basso tavolo giapponese, continuando a scrutare Charles con palese curiosità. «Ti figuravo… diverso» ammise.
«Hikaru non ti ha mai parlato di me» un sorriso sbilenco tirò le labbra dell’altro, sottolineando quella che non era affatto una domanda, bensì un’affermazione.
«Non parla volentieri del suo Master» confermò l’italiano.
«Non parla volentieri nemmeno con il suo Master» ironizzò l’immortale più anziano.
«Siete in partenza?» domandò allora Septienne.
«Oui» asserì il francese.
«Lo immaginavo, tre Vampiri Anziani sono troppi per questo piccolo paese e Hikaru non mi chiederebbe mai di lasciare la mia città» sospirò il corvino, puntellandosi s’un gomito e poggiando la testa sulla mano.
Charles osservò affascinato quel corpo atletico fasciato di pelle. L’abbigliamento, la postura, la sottile cicatrice sull’occhio, persino la voce roca e bassa… tutto in lui aveva l’aria da “duro”. Il creolo si chiese divertito se quel bellimbusto fosse uscito dal musical Bulli e Pupe o dal film Blade. «Sei l’Anziano della città?» ribatté scettico.
«Si, sono il cattivone che rimette in riga i giovinastri quando combinano casini» un sorriso sensuale arcuò lentamente le labbra dell’italiano ed il biondo scosse il capo, incredulo. Che razza di gusti aveva Hikaru Ryu, per essersi scelto un simile pupillo?
«Un Sedentario, s’è innamorato d’un Sedentario!» borbottò contrariato.
«Anche tu, come lui, sei un Ramingo?» domandò Septienne.
«La maggior parte dei Vampiri lo sono, in pochi scelgono di restare sempre nello stesso posto… anche perché è pericoloso».
La loro razza era attirata dalle cose belle, dalle novità, dalle diversità… per questo, chi poteva, viaggiava. Oltretutto, stare più di qualche decennio nello stesso luogo li esponeva all’inopportuna attenzione dei mortali.
«Tu non vuoi che Hikaru se ne vada, giusto?» intuì, scrutandolo con diffidenza «E’ per questo che sei qui, vuoi trattenerlo».
Per tutta risposta, il milanese scoppiò a ridere. «Molto divertente. Lo dici come se fosse davvero possibile trattenerlo dove non vuole stare» sogghignò e lo sguardo del cavalieri s’incupì.
«E’ impossibile trattenerlo con la forza, io lo so bene, ma si da il caso che lui sia particolarmente sensibile alle richieste di alcune persone» ribatté quest’ultimo.
Il sorriso scomparve di colpo dal viso di Septienne, nella maniera inquietante tipica dei Non-morti; semplicemente un momento c’era e l’attimo dopo era sparito, come se fosse stato cancellato da un colpo di spugna.
«Voglio solo assicurarmi che lui stia partendo perché lo vuole, non perché è la cosa più giusta da fare o perché è sotto la tua influenza» dichiarò impassibile.
«E’ tu pensi che io sia in grado d’influenzarlo? Credimi, ho perso questo dono svariati secoli fa. E poi - se così fosse - cosa vorresti farmi, Messier Cattivone? Pensi di potermi scacciare dalla tua città?»
«Si, effettivamente potrei farlo, soprattutto se a non volerti qui fosse lo stesso Hikaru» confermò il più giovane.
«Sei arrogante» lo apostrofò l’altro.
«Io direi, piuttosto, che sono sicuro di me».
«Che è il modo in cui si definiscono tutti gli arroganti».
«Com’è che dite, in questi casi, voi francesi? Ah, si! Touché» sorrise beffardo l’italiano «Ho sentito cose poco lusinghiere sul tuo conto, Charles De Temperance» aggiunse poi, nuovamente privo d’allegria.
«Posso immaginarlo. Hikaru tende a ricordare i miei lati peggiori ed ignorare tutto il resto» sospirò teatralmente il più anziano.
«Mi preoccupo per il mio Master. Puoi biasimarmi?» replicò Septienne.
«No, non posso davvero fartene una colpa, Hikaru affascina chiunque incroci la sua strada. E sono certo che è stato molto buono con te, altrimenti non si spiega tanto potere, data la tua età».
«E’ vero, è il miglior Master che si possa desiderare, mi ha guidato passo dopo passo, sostenuto e coccolato… si può dire che mi abbia viziato. Lui, invece, il potere ha dovuto conquistarselo con le unghie e con i denti - letteralmente».
Il templare si strinse nelle spalle «Errori di gioventù» ammise. «I Vampiri sono creature capricciose, io ho preso ciò che desideravo e ho fatto tutto il possibile per tenermelo accanto. Puoi biasimarmi?» gli rigirò la domanda.
«Per amare Hikaru? No. Per averlo incatenato? Si. Direi che non lo conosci affatto».
«Ero giovane, credevo di poter conquistare il mondo» sorrise Charles. «Il guaio di noi Succhiasangue, ragazzo mio, è che ci blocchiamo: non invecchiamo, quindi - nonostante il passare dei secoli - non maturiamo e, anno dopo anno, diventiamo sempre più testardi, come la resina che s’indurisce sino a divenire ambra… come i fossili. Questa è la fregatura dell’immortalità, le scritte in piccolo a pie di pagina, e capiamo i nostri errori quando è ormai troppo tardi» sussurrò, seguendo con gli occhi le travi a vista del soffitto. «Hikaru, per me, è un enigma… lo è sempre stato. Ed era proprio questo ciò che maggiormente m’intrigava e, tuttora, mi intriga di lui» concluse.
«E’ normale che abbiate difficoltà a relazionarvi, siete Master e Novizio, dopotutto. Sarebbe strano il contrario» sbuffò Septienne.
«Che intendi dire?» domandò il cavaliere, piuttosto confuso.
«Pensi che Hikaru ed io non abbiamo avuto i nostri attriti? Succede a tutti, perché quando diventiamo Vampiri, rinasciamo in questo mondo come neonati e nel momento in cui, a nostra volta, decidiamo di Trasformare qualcuno, ci assumiamo una grossa responsabilità… diventiamo padri. Hai mai visto un genitore ed un figlio andare sempre d’amore e d’accordo? Hikaru per me non è mai stato solo un compagno; era al contempo un amico, un amante, un fratello ed un padre. Spesso lui mi guarda con l’indulgenza di un genitore ed io lo cerco con l’esigenza di un figlio. Lui non ha mezze misure, ha sempre dato tutto a suo figlio e pretendeva il massimo da suo padre, come la maggior parte dei bambini».
Charles lo guardò come se all’improvviso gli fossero spuntate due teste, ma il più giovane lo ignorò e continuò: «Senti… Hikaru non è tanto difficile da capire, davvero» gli assicurò. «Devi solo lasciargli la possibilità di scegliere, assicurargli che c’è sempre una porta aperta che gli permette di andare e venire, ed allora sarà lui a decidere di stare con te, per suo volere. Devi farti desiderare, non corteggiarlo» spiegò, come se fosse la cosa più ovvia.
Il francese rimase per un po’ in silenzio, sbattendo le palpebre incredulo e boccheggiando come un pesce fuor d’acqua, poi esclamò: «Oh cielo, è proprio una primadonna, non è così?»
«Sì, a volte sì,» ridacchiò l’altro «ma sempre molto affascinante e virile» ammiccò all’indirizzò della camera da letto, da dove proveniva un lieve trambusto di oggetti smossi.
Con sua sorpresa, il biondo si mise ad armeggiare con i bottoni dei polsini. Con movimenti lenti e misurati scoprì l’avambraccio e glielo offrì tacitamente.
Il corvino lo guardò sgomento, spostando lo sguardo dalle vene pulsanti sotto la pelle candida a gli occhi azzurri dell’altro Vampiro.
«Saprai che non è un offerta che sono solito fare» lo incitò quest’ultimo.
«Appunto, perché a me?» chiese Septienne.
«Consideralo un ringraziamento» rispose ed attese qualche secondo, ma l’italiano non si mosse. «Sai, non mi è mai capitato di dover convincere un Novizio a prendere il sangue di un Master» soggiunse allora, quasi offeso.
«Tu non sei il mio Master» replicò il suddetto “Novizio”, afferrandogli il polso, senza tuttavia portarselo alle labbra.
«No, hai ragione, sono la Fonte: il mio sangue è ancora più puro e potente di quello di Hikaru» asserì e finalmente vide la Bramosia tingere di scarlatto le iridi argentee del più giovane. Poco dopo, i canini aguzzi affondarono nella sua carne lattea, ed una lunga scarica d’intensa eccitazione e sottile dolore attraversò tutto il suo corpo. Mon Dieu, aveva quasi dimenticato quanto fosse dannatamente piacevole quella pratica! Si abbandonò sui cuscini, accarezzando con la mano libera i suoi capelli sottili e permise a Septienne di sopraffarlo, ma proprio quando si lasciò sfuggire un gemito lussurioso, la porta scorrevole si aprì.
Hikaru rimase immobile, aggrappato con forza eccessiva allo stipite della porta.
C’era una tacita regola di cortesia che vietava ai Vampiri di origliare le conversazioni dei propri simili e lui ci si era attenuto per tutto il tempo, perché sapeva che quei due avevano bisogno di confrontarsi. A richiamarlo era stato l’odore del sangue e si era mosso temendo che i suoi due idioti preferiti si fossero letteralmente saltati alla gola, ma quello… non era ciò che si aspettava.
Il solo vedere le mani di Charles su Septienne lo face quasi ammattire e c’era qualcosa di sbagliato - oh, così orrendamente sbagliato! - nel fatto che il suo Master stesse offrendo con tanta disinvoltura un dono che aveva concesso pochissime volte persino a lui!
L’intimità e l’erotismo della scena lo colpì in tutta la sua crudezza, facendolo sentire un intruso, ed il profumo denso e sensuale del sangue risvegliò con prepotenza la sua Fame. Si sentì sopraffare da rabbia, gelosia e frustrazione tutte insieme… sentimenti ben poco onorevoli per un samurai. E dovette costringersi a stare lì, fermo, immobile - quasi scorticando lo stipite con le unghie - per impedirsi di fare qualcosa di terribile. Si ripeté che tutto quello non significava assolutamente nulla, che le loro decisioni non avevano niente a che vedere con lui e che il fatto che lo stessero facendo a casa sua - casa SUA, Kami-sama! - non aveva nessuna importanza.
Nel frattempo i due si separarono e Septienne ebbe la decenza di asciugarsi la traccia di sangue dalle labbra, mentre Charles si riabbottonava il polsino.
“Ecco, questo è imbarazzante… un po’ come essere beccato da papà a pomiciare sul divano con un ragazzo appena conosciuto”, pensò il più giovane e si guadagnò un’occhiataccia dal creolo, che percepì distintamente i suoi ragionamenti.
A quanto pareva anche Hikaru l’aveva sentito, perché inarcò un sopracciglio, prima di entrare a passi lenti - e minacciosi - nella stanza. «Mi sono perso qualcosa?», domandò freddamente.
«D’accordo, sei arrabbiato, ma non ne hai motivo» esordì il suo Novizio e, quando vide il giapponese rimanere immobile e zitto, cominciò a preoccuparsi. Sapeva che, orgogliosamente, il suo Master non aveva confermato per non dargliela vinta, ma non aveva nemmeno smentito, perché detestava le menzogne. Ergo: era furioso.
«Oh avanti, non essere ridicolo, questa gelosia è immotivata! Sai benissimo che noi ti apparteniamo entrambi» sbottò, ma lo scintillio minaccioso di quegli occhi corniola lo avvertì che aveva fatto una pessima scelta di vocaboli. Mai dare del “ridicolo” ad un Vampiro incazzato con più di mezzo millennio sulle spalle.
Per un momento ebbe il timore che Hikaru potesse sfoderare una delle katane appese in bella mostra alla parete e tagliargli la testa, ma il suo Master era un uomo troppo disciplinato per agire così d’impulso. Con sua sorpresa, infatti, si mise a ridere - una risata fredda, sommessa e tutt’altro che rassicurante.
«Voi sareste miei? Divertente… davvero divertente. Ho davanti il ragazzo a cui ho donato tutto me stesso, che mi ha fatto perdere la testa con un solo sguardo, e l’uomo che mi ha catturato più di seicento anni fa, del quale non sono ancora riuscito a liberarmi. Ecco, questo sì che è ridicolo!», replicò il suo Master, calcando pesantemente l’ultima parola.
«Cherì, sai bene che la cosa è reciproca» lo blandì il biondo.
Hikaru si voltò verso quest’ultimo e lo fissò in silenzio per alcuni attimi, poi una luce fredda e pericolosa parve impregnare i sui occhi scuri. «Dimostratemelo» li sfidò. «Vi voglio - adesso - entrambi» scandì, assaporando la consapevolezza del significato di quelle parole che lentamente si faceva spazio nelle loro menti, permeando i loro visi.
«Di-dici sul serio?» biascicò l’italiano, scambiando con Charles uno sguardo incredulo.
Per tutta risposta, Hikaru cominciò a slacciarsi la fascia del kimono, lasciando poi che la seta dell’abito scivolasse lungo le sue spalle, frusciando sino a toccare terra. Il corpo latteo e scolpito del ventenne guerriero che era stato in vita emerse dalla stoffa, ammaliando i suoi ospiti, ed il primo a muoversi fu proprio colui che l’aveva costretto per sempre in quella forma.
Charles gattonò sino a raggiungerlo, si mise in ginocchio e, posando le mani sui suoi fianchi, baciò il suo ventre, poi allungò una mano e lo afferrò dietro alla nuca, invitandolo ad inginocchiarsi a sua volta, prima di catturare le sue labbra.
“Aspetto questo momento da così tanto tempo…” quel pensiero struggente si riversò sul giapponese, mentre il suo Master gli inclinava il volto ed i suoi capelli dorati gli piovevano sul viso. Le braccia robuste del creolo lo strinsero con forza e, quasi a premiarlo per tanta attesa, il samurai gli cinse il collo, attirandolo maggiormente a sé e lasciandosi stendere sotto di lui.
Septienne rimase per qualche secondo a guardare, quasi morbosamente attratto dalla scena, mentre il Vampiro più anziano accarezzava lussuriosamente il suo Master, poi si decise a muoversi e raggiunse gli altri due. Intrecciò le dita tra i capelli biondi del primo e, con un leggero strattone, lo costrinse a separarsi dal secondo. Un momento dopo, senza sapere nemmeno come, si ritrovò sotto Hikaru, con la sua bocca sul collo; nonostante il passare dei secoli, il suo creatore riusciva sempre a stupirlo ed a sopraffarlo.
Le mani grandi e forti di Charles, invece, studiarono attentamente la schiena del suo Novizio, scostandogli i capelli lunghi dalle spalle, poi le sue labbra scesero a saggiare la spina dorsale, solleticando ogni vertebra.
«Charles…» sospirò il giapponese, inarcandosi leggermente «ti do un solo avvertimento: mordi il mio Novizio e sei morto» concluse, prima di affondare i canini nella giugulare di Septienne, che gli si avvinghiò addosso per l’eccitazione.
In seguito, tutto si fece frenetico.
Il templare, incurante dell’avvertimento del giapponese, continuò a tracciarne la schiena, scendendo sino alle natiche, ed Hikaru fu costretto a staccarsi dal collo di Septienne, quando la lingua del proprio Master s’insinuò nel suo orifizio. L’italiano ne approfittò per affondare i denti nella sua spalla, spedendo un’ulteriore scarica di eccitazione in quel corpo provato, e catturò la sua erezione nel proprio palmo.
Hikaru ansimò e serrò le palpebre, sentendosi già sul punto di venire, quindi obbligò il Vampiro più giovane a fermarsi, prima di portarsi le sue gambe sulle spalle e porgergli due dita da succhiare. Il Novizio sorrise maliziosamente, accettò quell’offerta e gli restituì le falangi solo quando furono debitamente inumidite. Allora il samurai le portò alla sua fessura, cercando di concentrarsi per preparalo con calma, nonostante il trattamento eccitante che gli stava riservando il proprio Master.
«Non così in fretta» lo frenò quest’ultimo, scostandosi da lui.
Hikaru, contrariato, lo osservò avvicinarsi a Septienne ed accarezzare il suo volto. Il milanese parve capire in fretta cosa desiderava il più anziano, perché si rimise dritto e poi si portò in ginocchio, studiando il membro del francese, che ora era all’altezza del suo viso. Leccò minuziosamente l’asta dura e tesa, prima di accoglierla in bocca e succhiarla con talento tale da far rovesciare indietro il capo del biondo, il quale arcuò la schiena per l’intenso piacere.
Tuttavia il giapponese riprese le proprie intenzioni e preparò con rapidità il suo Novizio, prima di affondare in lui il proprio sesso, facendolo mugolare costretto tra i loro corpi.
I due Vampiri più anziani accordarono i propri movimenti, spingendosi alternativamente nel più giovane e portandolo ben presto sull’orlo dell’orgasmo.
«Non ancora, amore mio», lo fermò però il samurai, chiudendo il suo membro nel proprio palmo e serrandolo in una morsa che ricacciò indietro il suo piacere, facendolo gemere dolorosamente attorno all’uccello del creolo.
Charles si scostò da Septienne, mentre Hikaru lo faceva voltare, per poi possederlo nuovamente. Quindi si portò alle spalle del proprio novizio: «Sei pronto?» sussurrò al suo orecchio e questi annuì, prima di cercare le sue labbra. Poi il biondo seppellì i canini nel suo collo ed il pene nel suo corpo, spianando in lui un sentiero bruciante di piacere e dolore.
Istintivamente il giapponese si scostò, affondando ancor di più nel Vampiro più giovane, che ansimò attirandolo a sé e baciandolo avidamente.
Ci volle qualche attimo perché tutti e tre accordassero i propri movimenti, ma infine trovarono un ritmo che li accompagnò in un crescendo costante, sino al culmine del piacere.
Esausto, Charles crollò sulla schiena del proprio Novizio, baciando dolcemente sulla nuca, e fu solo allora che Hikaru - cercando si sostenere il peso di entrambi - si accorse che Septienne stava tremando, con il viso nascosto nel suo collo e le braccia aggrappate ai suoi fianchi.
«Ehi, piccolo, che succede?» sussurrò tra i suoi capelli, cercando di comprendere quell’improvvisa fragilità, con una dolcezza che lasciò il francese esterrefatto. Ma la mente dell’italiano era insondabile, così il suo Master si rivolse all’ultimo Vampiro: «Potresti lasciarci un momento soli, per favore?» chiese gentilmente ed all’interpellato non rimase altra scelta che accondiscendere a quella preghiera.
Una volta soli, il samurai si stese sulla schiena, portando Septienne sul proprio petto, e ravviò le sue ciocche corvine con carezze rassicuranti. «Stai bene?» domandò dopo qualche minuto, quando il più giovane si acquietò.
«Tra quanti secoli ci rivedremo, stavolta?» replicò questi con voce roca.
«Che vuoi dire?» ribatté lui perplesso.
«Stai per andartene con quello, no?» rispose Septienne, sputando “quello” come fosse un insulto.
«E’ solo un viaggio» lo rassicurò il suo Master. «Credi davvero che riuscirò a sopportarlo per molto? Tempo un paio di settimane e mi avrà fatto saltare i nervi tante di quelle volte che desidererò incendiarlo» sorrise poi.
«Non voglio che tu sparisca di nuovo,» ammise il Novizio «soprattutto se è lui a portarti via».
«In primis, non c’è nessuno al mondo capace di portarmi via» lo redarguì il più anziano «ed in secundis, quand’è che sarei sparito? Sei stato tu a volertene andare, Daniele. Io ti ho lasciato libero, ma non credere che sia stato facile. Fosse per me, ti terrei sempre al mio fianco, ma so bene che non ti basto, quindi non farmi sentire in colpa se cerco di renderti felice o di essere felice a mia volta» continuò severamente, permettendosi di usare il suo vero nome, una volta tanto - in fondo era una delle poche persona al mondo a conoscerlo.
«Io…» biascicò il più giovane.
«Lo so» lo interruppe l’altro.
«Non…» ritentò, scuotendo il capo.
«Lo so» ripete Hikaru, posando un palmo dietro la sua nuca ed attirandolo a sé per un bacio. «Telepatia, tesoro mio, te l’ho insegnata secoli fa. Invoca il mio nome, ed in un minuto sarò da te» gli promise poi.
«Okay» mormorò Septienne sulle sue labbra. «Okay,» aggiunse più convinto, catturando nuovamente la sua bocca «ma per tutto il resto della notte sei solo mio» pretese.
«D’accordò» acconsentì volentieri il suo Master, sigillando con il proprio potere ogni accesso alla casa e, più specificatamente, alla stanza.
“Buonanotte, Charles” congedò con il pensiero il cavaliere templare.
Il giorno dopo si sarebbe dedicato al proprio creatore, ma per il momento aveva il suo piccolo a cui badare. Tutto il resto - che a gli altri andasse bene o meno - poteva attendere.

Che gioco malvagio da giocare, farmi sentire cosi
che cosa malvagia da fare, lasciarmi sognare te
che cosa malvagia da dire che non ti sei mai sentito cosi
che cosa malvagia da fare, lasciarmi sognare te.*

FINE.

La strofa d’introduzione e quella conclusiva sono tratte dalla splendida canzone che da anche il titolo alla fic, l’arcinota “Wicked Game” di Chris Isaak, reinterpretata anche dagli H.I.M.

Potete trovarla anche su:
EFP;
Fire&Blade;

serie: soft nightmare, original, maridichallenge: cow-t

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