And I'd give up forever to touch you

Feb 26, 2013 10:03

Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/Dean - Mr.Gennaio&Prof.Novak ‘verse.
Rating: NC17.
Beta: nessuna, causa tempo tiranno /0\
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico.
Warning: AU, Crossdressing, PWP, Sesso descrittivo, Slash, Spin-off.
Words: 1410 (fiumidiparole).
Summary: Ovviamente, quando capita qualcosa di imbarazzante, la colpa è sempre di Balthazar. Anche se stavolta Dean sì è un tantino fregato da solo.
Note: Spin-Off di “I just want you to know who I am” e “When Everything Feels Like the Movies”. Il titolo della fic, come quelli della storie che la precedono, è un verso di “Iris” dei Goo Goo Dolls. Scritta sul prompt Crossdressing di coralines per la Notte Bianca di maridichallenge.

DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù

And I'd give up forever to touch you

Era colpa di Balthazar, ovviamente. Perché da che Dean aveva incontrato Castiel, qualunque situazione imbarazzante in cui inciampava era sempre colpa di quel cazzone.
E okay, magari ‘sta volta era anche un po’ colpa sua, perché la situazione imbarazzante era andata a crearsi a causa del regalo che il suddetto cazzone aveva fatto a Castiel, però era stato Dean a incularsi tutto da solo. Ma comunque.
Il punto è che era stata una bella cena di compleanno, nella loro casa acquistata di recente, con tutti gli amici e i parenti stretti attorno allo stesso tavolo. Una volta che gli amici erano tornati tutti a casa e loro avevano infilato i piatti nel lavello, Cas si era occupato di riordinare tutti i doni ricevuti, e lui aveva tirato fuori dalla confezione quelle: un paio di deliziose - sì, okay, lo stronzo aveva buon gusto - mutandine in pizzo e satin blu.
«Non le proverò» aveva dichiarato il suo angelo, prevenendo qualunque battuta stesse per rotolare fuori dalle sue labbra sogghignanti.
Il problema era- il problema era che Dean non stava esattamente pensando a Cas con quelle indosso. E lui dovette intuire qualcosa, perché inclinò il capo, guardando con interesse il suo volto prendere colore, le lentiggini spiccare come canditi sulla pelle arrossata.
Dean si schiarì la voce, sfregando con nervosismo i palmi sulle cosce inguainate dai jeans.
«Vorresti che le indossassi?» chiese il suo compagno, con una certa cautela, ma non più in tono tanto categorico.
Lui senti il calore salire fino alle orecchie e si umettò le labbra. Castiel sbatté le ciglia, incuriosito; sapeva che se si fosse trattato di quello, Dean avrebbe semplicemente gettato lì una battuta invitante, lo conosceva troppo bene. Oh, era fottuto, così tanto fottuto.
«Dean?»
«E se-» si schiarì di nuovo la voce, «E se fossi io a, uhm- sai-» scrollò le spalle e la sua lingua guizzò ancora fuori, inumidendo il labbro inferiore.
Castiel non disse nulla, ma i suoi occhi si scurirono e appannarono, e dal suo petto risalì un basso ringhiare che soffocò contro il collo di Dean. «Spogliati» ordinò, in quel tono che si schiantava dritto sul suo uccello.
«V-Vuoi che-»
«Abbassati i pantaloni e piegati sul tavolo» disse, stringendo il cavallo dei suoi jeans. «Domani mattina indosserai quelle sotto i vestiti da lavoro».
Il vigile del fuoco sentì tutto il sangue affluire verso il basso e chiuse gli occhi, mentre l’altro lo tirava in piedi.«N-Non ci vedremo fino a sera» ricordò, cercando di fare mente locale sui loro orari di lavoro.
«Sì» rispose semplicemente Castiel, spingendo i suoi fianchi contro il bordo della tavola.

*°*°*°*°*

«Ehi, bello, tutto bene?» gli chiese Ash, schiaffando una mano sulle sue spalle, le carte da poker strette fermamente nell’altra.
Lui annuì, assente.
Era una giornata tranquilla e perfino Ruphus si era unito al loro gruppo, borbottando per buona misura che se non fossero schizzati in piedi appena fosse arrivata una chiamata, avrebbe rotto il culo a tutti loro.
Dean si agitò sulla sua sedia, cercando di pensare alla prossima mossa. Dovette trattenere un gemito quando sentì l’orlo di pizzo strusciare sulla piega delicata del suo inguine. Il suo uccello pulsò dentro le mutandine, al ricordo degli ordini di Castiel, dello schiocco dei suoi fianchi mentre lo scopava, duro e veloce, la sera prima.
«Non hai una bella cera, amico» osservò Gordon.
Lui si umetto il labbro superiore, sentendo la pelle umida di un sottile strato di sudore sopra la bocca e sulla nuca. Stava perdendo miseramente perché non riusciva a concentrarsi. «Sì, uhm- devo aver mangiato qualcosa che non andava, ieri» riuscì a tirare fuori, dopo quasi un minuto.
Finì che Ruphus lo mandò via qualche ora prima del previsto. Guidando verso casa - e infrangendo qualunque limite di velocità mai inventato - Dean sentiva il proprio uccello crescere dentro il satin liscio, premendo contro la zip dei pantaloni; Cas doveva essere già rientrato, forse era già sotto la doccia, o magari lo stava aspettando in camera da letto.
Le sue mani tremavano, quando cercò d’infilare la chiave nella toppa. La porta si aprì dall’interno, fermando i suoi inutili tentativi, e venne tirato subito dentro da due mani prepotenti, investito da una lingua calda che cercò subito l’accesso alla sua bocca.
Dean si ritrovò schiacciato contro il pannello, la maglietta strappata via dalle sue spalle giaceva a terra, insieme alla giacca, e i jeans gli stringevano ancora le caviglie, ma non aveva nessuna importanza, perché il suo professorino gli stava accarezzando il cazzo avvolto dal pizzo, su e giù, succhiando la punta che usciva fuori dall’orlo delle mutandine, appena più a destra del piccolo fiocco di raso nel centro.
«Cristo. Oh, Cristo, Cas- Cas» gemette, aggrappandosi agli stipiti della porta per tenersi in piedi; le ginocchia semplicemente non lo reggevano più.
«È presto» soffiò lui, leccando il suo interno coscia.
«Ruphus mi ha buttato fuori» ansò, incontrando gli occhi blu del compagno. «Ero troppo fuori di me».
Castiel accarezzò con i pollici le sue ossa iliache, leccando la scia di peli che portava giù verso il suo inguine. «Pensavi a questo?» domandò in un sospiro, stringendo i suoi fianchi, incorniciando il suo pene tra i pollici, succhiando le sue palle attraverso la stoffa.
Come se non lo sapesse, cazzo. «Figlio di puttana» gorgogliò, senza fiato. Aveva passato tutto il fottuto giorno con un erezione nelle mutande, mentre il pizzo stuzzicava zone troppo intime a ogni passo, costantemente arrapato.
Il suo angelo lo ignorò. Slacciò i suoi anfibi e li tirò via, liberandolo anche dalle calze, e aspettò che lui scalciasse via i jeans. Poi si rimise in piedi, staccando Dean dalla porta e premendolo contro di sé, le natiche strette nei suoi palmi, l’uccello schiacciato contro il suo attraverso la stoffa dell’abito.
Lui gli affondò la lingua nella bocca, aggrappandosi alle sue spalle, troppo dannatamente eccitato; voleva che Cas tirasse fuori il cazzo dai pantaloni e glielo mettesse dentro, subito. «Scopami. Scopami e basta».
Castiel lo spinse in ginocchio, abbassando la zip e schiacciando il suo viso su di essa. Dean lo aiutò, quasi strappando via il bottone e tirando giù i boxer. Il membro di Cas saltò fuori, duro, grosso, perfetto in ogni suo centimetro, e la punta bagnata si spinse subito tra le sue labbra.
Dean gemette deliziato, la bocca troppo piena per lamentarsi sul serio.
«Specifica meglio dove vuoi che ti scopi- la prossima volta» suggerì il professore, pompando dentro e fuori da lui.
Dean rilassò la gola, docile, lasciando che arrivasse fino in fondo; era diventato più bravo in questo, anche se non quanto Cas. Avere un ragazzo paziente aiutava a migliorare. Succhiò fino ad incavarsi le guance, ingoiando attorno alla corona gonfia, macchiandosi le mutandine con le prime dense gocce.
Castiel lasciò cadere la testa indietro e spinse ancora in profondità un paio di volte, prima di allontanarlo gentilmente da sé. Lo aiutò a tirarsi su e lo spinse contro lo schienale del divano, divaricando le sue gambe con un ginocchio. Gli accarezzò la schiena e i fianchi, baciandogli la nuca.
Dean mormorò ancora il suo nome, ma venne ignorato. Poi sentì il compagno inginocchiarsi dietro di lui e giocare con l’orlo degli slip, prima di tirarli giù dal suo culo. Comprese cosa stava per succedere quando sentì il primo guizzo umido sulle fossette sopra i suoi reni.
Venne nelle mutandine, con la sua lingua piantata dentro, tutto il corpo che tremava e gli occhi ciechi. Poi il cazzo di Castiel premette ed entrò, e finalmente lui cominciò a scoparlo sul serio.
Non fu gentile, ma Dean non voleva che lo fosse. Si piegò ancora di più, spingendosi contro di lui, gemendo mentre Cas sbatteva contro la sua prostata ad ogni affondo. Tornò duro, troppo presto, e faceva male, ma era tutto troppo dolorosamente perfetto, Cristo.
Sentì Castiel cominciare a tremare, il suo ritmo diventare erratico. Dean cercò di artigliare la stoffa dei suoi pantaloni, tenendolo contro di sé, ma lui gli girò il braccio dietro la schiena, immobilizzandolo. Quasi urlò, ma non per il dolore; Cas si era allontanato da lui.
E poi- sì, cazzo sì. Sperma bollente colò lungo le sue natiche, macchiando anche il retro delle mutandine, mentre lui si strusciava con violenza contro la pelle del divano e si spegneva di nuovo dentro di esse.
Castiel lasciò andare la presa sul suo braccio molto lentamente, poi cinse il suo corpo con attenzione, riposando la testa sulla sua schiena. «Ti ho fatto male?» mormorò, ancora ansimante.
Dean rise, senza fiato, aggrappandosi al sofà e alle sue braccia per tenersi in piedi. «Dovrai dire al tuo amico che ho rovinato il suo regalo» sussurrò, e sorrise quando sentì un bacio soffice tra le proprie scapole.

FINE.

Potete trovarla anche su:
EFP.

serie: iris (mr gennaio 'verse), supernatural, maridichallenge: notte bianca

Previous post Next post
Up