Fandom: Supernatural.
Pairing: Dean/Castiel.
Rating: Pg.
Genere: Angst, Introspettivo Romanico.
Warning: Flash-fic, Missing Moment, Pre Slash, Spoiler 6x20.
Words: 621 (
fiumidiparole ).
Summary: Spin-off dell’episodio 6x20: Dean è ancora su quel divano, Castiel non ha intenzione di arrendersi tanto presto.
Note: Questo episodio mi ha distrutta ed uccisa in così tanti modi che ho sentito il bisogno psico-fisico di scrivere qualcosa subito dopo averlo visto, perché sono certa - certissima - che Dean è ancora lì su quel divano, con la testa china e le mani tra i capelli.
Dedica: Alla dolcissima
_izu_ per il suo compleanno. Tanti Auguri e 100 di questi giorni, cara!
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
Stupid Kid
Andato.
Castiel se n’era davvero andato.
Dean contemplò il punto in cui era sparito senza riuscire a vederlo davvero, mentre il silenzio della casa addormentata gli riempiva le orecchie.
Era finita. Piombò a peso morto sul divano sgangherato, accolto da un terribile cigolio di molle. Castiel gli aveva davvero voltato le spalle. Chinò il capo, puntando i gomiti sulle ginocchia e s’infilò le dita tra i capelli.
Castiel era in combutta con Crowley. Per quanto continuasse a ripeterlo, non acquisiva più senso. Cas, il suo Cas, che diventava il nuovo Lucifer e guidava una ribellione angelica contro i propri stessi fratelli. Fino ad ora non l’aveva mai vista così, ma questo in effetti era. E aveva mentito, manipolato, ucciso, per portare avanti il suo geniale piano.
E lui avrebbe dovuto combatterlo, ora? Combattere Castiel, il suo angelo? Non aveva senso, tutto quello semplicemente non aveva senso.
Aveva l’impressione che i pensieri gli ronzassero in testa troppo lenti, che il suo respiro fosse troppo pensante, i battiti del cuore troppo distanti gli uni dagli altri. Non aveva idea di quanto tempo rimase lì a rimuginare, forse un’ora intera, poi un nuovo frullio d’ali lo mise in allerta e due piedi sotto l’orlo di un trench entrarono nel suo campo visivo. Alzò la testa per incontrare lo sguardo blu dell’amico, trovandolo ancora più disperato ed afflitto.
«Sei di nuovo qui?» chiese Dean incredulo. Rischiare così tanto due volte nella stessa notte non era da Castiel, avrebbe potuto trovarlo ad accoglierlo con torce e forconi e lo sapeva. Un momento… perché era lì? Aveva deciso di mettere subito fine a tutto ed ucciderlo?
Cercò di mettersi in piedi per fronteggiarlo ad una altezza più dignitosa, ma l’angelo gli posò gentilmente le mani sulle spalle, e poi fu lui ad accovacciarsi a terra per raggiungere la stessa linea del suo sguardo.
«Per favore ascoltami» sussurrò con voce strozzata. «Solo ascoltami» lo implorò.
«È troppo tardi» Dean scosse il capo, sfinito. Nonostante tutto, non riusciva a sentirsi minacciato dalla presenza di Castiel e questo, se possibile, lo faceva sentire ancora peggio.
«Hai detto che sarei dovuto venire da te. L’ho fatto, ma non ho avuto il coraggio di parlarti e così ho finito per fare un… gran casino. Ora sono qui e sto cercando di spiegare» quasi supplicò.
«Avresti dovuto pensarci prima» non poté fare a meno di ringhiare il cacciatore.
L’angelo abbassò il capo per la vergogna. «Non volevo gettarti sulle spalle un altro peso. Non volevo farvi soffrire tutti di nuovo così tanto» mormorò affranto.
Dean deglutì a fatica, sentendo un nodo enorme occludere la propria gola e la voce uscire irriconoscibile quando replicò: «Cos’hai fatto, Cas?» perché, proprio no, non riusciva a capacitarsi di come fossero arrivati a quel punto.
E poi Castiel iniziò a raccontare, sempre lì, in ginocchio davanti a lui, come un servo fedele davanti al suo padrone. Parlò e parlò, una creatura così piccola, così fragile, così antica, così esausta, come lui non l’aveva mai vista prima.
Ad un certo punto ebbe l’impressione che qualcun altro li stesse ascoltando in silenzio, rimanendo fermo dietro la porta chiusa della stanza. Se si trattasse di Sam, di Bobby, o di entrambi, Dean non avrebbe saputo dirlo, ma nessuno venne ad invadere il loro spazio.
«Ho chiesto un segno a mio Padre…» bisbigliò infine Castiel «ma non ha voluto concedermelo, o forse non mi ha ascoltato. Non so cosa fare. Cosa devo fare, Dean?» continuò alzando su di lui due occhi blu enormi, ancora così innocenti, ancora così sperduti, carichi di lacrime non versate. Forse Castiel non poteva piangere, forse gli angeli non avevano lacrime.
«Stupido moccioso» gracchiò Dean, circondandogli le spalle con le braccia. «Sei un tale stupido moccioso» gemette quasi senza fiato, chinando il viso tra i suoi capelli. Magari poteva piangere lui per Castiel.
FINE.
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Fire&Blade;