Fandom: Originale
Personaggi: Aida e Dudo di Monte Frondoso, Okita Soji, Kamui-chan
Parte: racconto autoconclusivo
Rating: G
Conteggio Parole: 1808 (Word dixit)
Riassunto: Ludovico Maria Vitaleschi, duca di Monte Frondoso, è stato uno dei primi jazzisti non di colore del XX secolo; molto apprezzato all’estero, specialmente in America, dove gli affibbiarono il sopranome “Dudo Goodfellow”...
Note: I personaggi sono miei; per scriverre questo racconto mi sono ispirata ai background che ho immaginato per le mie bambole da collezione. Ho citato anche altri miei racconti, in particolare "Tre foglie nel vento".
Una tranquilla mattina come tante, mentre l’ignara Haruka era a lavoro, la sua allegra famigliola di bambole si impadroniva, come al solito, della stanza, compreso computer e connessione internet. La proprietaria ormai si era rassegnata all’idea che qualcuno, in sua assenza, spostasse gli oggetti o li nascondesse, piccole alterazioni nel suo ordine compulsivo tali da metterla in allarme: lei lo chiamava il “lenghero” e in cuor suo dava la colpa a sua madre, che era solita ficcanasare spesso in camera.
Uno dei passatempi preferiti della bambole era appunto internet, una finestra sul mondo esterno, che conoscevano solo per le uscite che facevano con Haruka.
Soji, che era il primo della famiglia ad essere arrivato, aveva capito presto come funzionava un computer, e da quando Futuro Marito ne aveva comprato uno detto “laptop” era il massimo, perché era in scala con l’ometto di quarantatre cm e accedervi era semplicissimo: Haruka lasciava il portatilino sul comodino.
Uno dei passatempi preferiti di Soji era cercare video musicali delle band hard rock o heavy metal, e segretamente delle boy band giapponesi. Aida, invece, amava la musica classica e lirica, essendo lei stessa un soprano di talento, e quindi preferiva cercare i video delle rappresentazioni operistiche.
Così, quella mattina fatidica, Soji stava gironzolando in cerca di video interessanti, quando, passando da un link ad un altro, saltò fuori la performance di un musicista jazz: un ragazzo giovane, bianco, che suonava la tromba. Era un video fatto da immagini d’epoca, in bianco e nero, montate a loop, l’audio non era ottimo e, di norma, il jazz non era un genere che nessuno dei due apprezzava, ma qualcosa bloccò Aida a tal punto da spingerla a guardare se nei commenti qualcuno parlasse del trombettista del video.
- Lo conosco - disse a mezza voce la ragazza - Soji caro, cerca su Wikipedia “Dudo Goodfellow”, vedi se dice qualcosa.
Soji ubbidì e sul video apparve la pagina dell’enciclopedia libera dedicata a Dudo Goodfellow, musicista jazz italiano. C’era una foto in bianco e nero del tipo con la sua amata tromba. La voce enciclopedica continuava con la biografia dell’artista.
Nato a Monte Frondoso, provincia di Perugia, Ludovico Maria Vitaleschi, duca di Monte Frondoso, è stato uno dei primi jazzisti non di colore del XX secolo; molto apprezzato all’estero, specialmente in America, dove gli affibbiarono il sopranome “Dudo Goodfellow” (Dudo brava persona). Proveniente da un’antica famiglia nobile umbra, si era prima arruolato nell’esercito italiano, partecipando alle guerre di colonizzazione e poi, nella nascente aviazione, come pilota nella Prima Guerra Mondiale, per poi fuggire in Francia, terra nativa della madre, con l’avvento del Fascismo…
Aida continuava a fissare interdetta la videata, leggeva e rileggeva la biografia, una vita avventurosa e complessa. Nella sezione “Opere” si accennava ad un componimento per tromba e pianoforte che Dudo aveva scritto in onore della sorella Aida, scomparsa misteriosamente dalla tenuta di Monte Frondoso al culmine della sua carriera di cantante lirica; il titolo era “Quo vadis, lady?”
- Ma Aida-san, che significa? - osò chiedere ad un tratto Soji.
- È mio fratello Ludovico, noi lo chiamavamo Dudo e lui odiava quel nomignolo. Non capisco…
Solo allora Kamui-chan, l’ultimo elemento della famigliola di resina, abbandonò i suoi giochi e si avvicinò allo schermo.
- Quando tu sei finita all’incrocio dei Mondi possibili, il tempo del tuo mondo ha continuato a scorrere e la tua famiglia ha continuato a vivere senza aver più tue notizie.
- Cioè?- chiesero perplessi gli altri due.
- Cioè, noi siamo qui perché ad un tratto ci siamo ritrovati all’incrocio di tutti i luoghi e tutti i tempi: da lì si può andare dove si vuole, ma non possedendo il dono dell’ubiquità, non possiamo continuare ad esistere sia nel mondo di partenza che in quello di arrivo. Tu, Aida, venivi da un mondo ed un tempo specifico: l’Italia di fine Ottocento, Soji dal Giappone dell’era Tokugawa, io da Tokyo nel 1993, Haruka vive nell’Italia degli anni Duemila. Per vari motivi ora siamo qui. Tuo fratello ha continuato la sua vita nel suo mondo e nel suo tempo, così che ora c’è la sua biografia su internet. I mondi e i tempi scorrono indipendentemente l’uno dall’altro, a volte s’incrociano e si può passare da l’uno all’altro.
- E tu come le sai queste cose, Kamui-chan?
- Le so perché me le ha spiegate una signora strana che si chiama Yuuko, fa la strega e aiuta le persone che vogliono viaggiare. Ad esempio, io sono arrivato qui per cercare Fu-chan, ma lui non è ancora arrivato.
- Ma allora forse trovo anche notizie del mio maestro? - chiese speranzoso Soji.
Infatti, nella versione in lingua giapponese di Wikipedia, c’era una pagina dedicata a Sato Masanori, samurai del clan Tokugawa e feudatario del castello di Akaoka. Un suo ipotetico dipinto lo ritraeva con l’armatura; nella sezione “Curiosità”, si citava un dramma del teatro kabuki ispirato ad un episodio della vita di Sato, intitolato “Tre foglie nel vento”, in cui appariva anche un famoso attore onnagata dell’epoca, Sasaki Ranmaru. Al che, Soji chiuse di colpo la pagina facendo una smorfia.
- Che c’è?
- Lasciamo stare - rispose l’adolescente indispettito.
Nei giorni seguenti, Aida scaricò l’intera discografia di Dudo Goodfellow e, nonostante non fosse un amante del jazz, ascoltava i brani con un senso di orgoglio fraterno.
Si ricordava Dudo come un ragazzino un po’ viziato, adorato da sua madre e da suo padre per il solo fatto di essere nato maschio, un moccioso che le tirava le trecce da bambina e poi un adolescente antipatico che vagheggiava di guerre e conquiste come di una cosa romantica. Lesse tutti gli articoli che parlavano di lui e delle sue imprese: aveva viaggiato in lungo e in largo, aveva avuto molte donne, beh era un dongiovanni anche da ragazzo, e aveva dissipato il patrimonio di famiglia, fatto sul quale Aida non nutriva dubbi fin da quando viveva ancora a Monte Frondoso. Aveva pure trovato una foto di casa sua, ora trasformata in un albergo di lusso, c’era rimasta male; ma era una vecchia casa enorme, piena di cimeli di famiglia, con busti di parenti morti da secoli in ogni corridoio o stanza, a Dudo non era mai piaciuta, la chiamava “il museo delle cere” e in fondo anche a lei era sempre sembrata più il negozio di un antiquario che un posto dove vivere.
- Aida-san - l’apostrofò un giorno il piccolo Kamui - Vorresti parlare con tuo fratello?
- Non si può, Kamui tesoro!
- Invece sì, io posso. Posso andare nel posto dove sta lui, ho questo potere - rispose il bambino serio serio.
- Allora è vero che sei un folletto? - intervenne Soji, mollando il suo esercizi di kendo.
- No, sono un bambino, ma posso farlo perché io sono Ka-mu-i e posso esaudire dei desideri degli altri! - si risentì il piccolo.
- Tu? - sghignazzò Soji malevolo - Guarda che ho letto X, Haruka-san lo tiene nella libreria, è l’altro quello che esaudisce i desideri.
- Però io posso viaggiare tra i mondi, non hai letto Tsubasa?
- Quello non conta, Tsubasa è stato pubblicato solo per fare soldi, è un’opera priva di senso.
- Però io posso farlo!- sbottò ancora Kamui-chan.
-Bambini, basta così - intervenne Aida - Se Kamui tesoro dice che può farlo, Soji caro non è carino da parte tua contraddirlo. Scriverò una lettera a Dudo e tu una al tuo maestro e Kamui-chan le consegnerà, se riporterà indietro le risposte, allora avremo la prova che quel che dice è vero.
- Scemo com’è, si perde - concluse Soji mettendo il broncio.
Si decise di approfittare dell’assenza di Haruka durante la settimana di Pasqua per compiere i viaggi tra i mondi, così che la ragazza non si sarebbe accorta dell’assenza del piccolino. Haruka sistemò le bambole nelle loro scatole, come al solito quando partiva per periodi lunghi, e si richiuse la porta dietro, uscendo.
Kamui-chan sgattaiolò fuori, ringraziando il cielo che la ragazza non lo avesse di nuovo avvoltolato nella carta a bolle, e, prese le lettere, s’incamminò verso l’incrocio dei Mondi Possibili. Trovata l’indicazione giusta, letteralmente piombò a casa di Dudo Vitaleschi, nel bel mezzo di una festa.
- E questo bambino da dove salta fuori? - chiese uno degli ospiti, stupito dagli strani abiti che indossava il pargolo.
- Porto una lettera per il signor Ludovico Maria da parte di Aida - disse porgendo la lettera al tipo che aveva visto in foto. Questi lo fissò interdetto, poi scoppiò a ridere.
- Che scherzo di cattivo gusto - osservò una donna - La povera Aida è morta anni fa!
- No, no, sta a casa con me, dalla signorina Haruka. Ha visto un tuo video che suonavi su internet e mi ha chiesto di portarti una lettera, così quell’antipatico di Soji starà zitto.
- Ma che ‘l dice sto freghino? - esclamò sconvolto un uomo presente alla festa.
- Ma come ha fatto ad entrare? - chiese un altro.
- Mandatelo via, chiamate i gendarmi - incitò una donna bionda.
- Che vuoi chiamare i gendarmi, è solo un moccioso, semmai chiamate i genitori - rispose un altro signore e, ad un tratto, fu un gran vociare e un muoversi convulso di persone. Kamui cercò di non farsi calpestare e ad un tratto si sentì strattonare. Il fratello di Aida lo aveva preso in braccio e lo stava portando in un’altra stanza.
- Da’ qua - gli disse sgarbato quando lo mise a sedere su un divano.
Kamui allungò la lettera e aggiunse contento - Devi risponderle, così Soji-kun crederà alle mie parole.
Ludovico non disse nulla per alcuni minuti, lesse la lettera con calma, la rigirò tra le mani più volte, la lesse di nuovo.
Aida gli raccontava di come si era ritrovata in un’altra epoca, a dividere la casa con un bambino giapponese del passato e uno del futuro, di come aveva scoperto che suo fratello era un musicista, di quanto era commossa per il brano che le aveva dedicato e di come fosse possibile nonostante tutto parlarsi e ritrovarsi.
“Un giorno, nel tuo mondo, uno scienziato di nome Einstein scoprirà la “teoria della relatività” e questo cambierà il modo di pensare il tempo e lo spazio. Tutto ciò, qui dove sono ora, è già successo. So che ti sembrerà incredibile, ma altrimenti come avrei potuto sapere che hai scritto un’opera a me dedicata e che tra qualche mese suonerai al Cotton Club assieme a Duke Ellington?…”
- Puoi aspettarmi, mentre scrivo la risposta? - chiese in fine il padrone di casa allo strano bambino venuto dal nulla. In vita sua non aveva mai dubitato di sua sorella, Aida non aveva mai detto bugie, anche quando erano bambini, e quindi non c’era motivo per credere che se ne fosse inventata una così assurda adesso, dopo tanti anni di silenzio.
Si sedé alla scrivania, prese la penna e il calamaio e iniziò a scrivere. Kamui-chan si accoccolò contro i cuscini del divano e nell’attesa si addormentò.
Note:
Lenghero: folletto della tradizione popolare laziale, famoso per fare degli scherzi ai proprietari della casa che lo ospita, per lo più nascondendo piccoli oggetti.
Freghino: nel dialetto perugino significa bambino, ragazzo.
Cotton Club: famoso night club di New York, dove si suonava musica jazz, attivo tra gli anni ’20 e’30 del XX secolo.