Tea Time @
michiru-kaiou7 - Seconda edizione
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Famiglia Rocca: Cesare e Michele, 09. "Sono secoli che non mi prendo un malanno"
“Ok, fratellino, è ufficiale: ho la febbre” esordì Cesare entrando nel soggiorno della casa che dividevano a Torino, dove l’uno cercava di laurearsi in ingegneria e l’altro di spendere i soldi dell’Onorevole nei modi più svariati.
Michele alzò controvoglia il naso dal pesante volume d’Analisi II e fissò il fratello maggiore: doveva essere rientrato all’alba, quando lui dormiva, e doveva aver dormito per tutto il giorno mentre lui era all’università.
“Ah, sì?” disse in modo monocorde: odiava essere disturbato mentre studiava, odiava essere disturbato da quello scioperato di Cesare. Questi gli mostrò il termometro, che effettivamente indicava una temperatura di 38°C, cosa che non succedeva da non sapeva più quanto. Cesare non si ammalava mai, da bambini era lui quello che finiva sempre a letto con il raffreddore.
“Beh, direi che il termometro non mente, Miche’!”
“Prendi un’aspirina e mettiti a letto”
“Come sei freddo e crudele” Cesare si gettò bocconi sul letto sfatto e inscenò una scena madre degna di Liz Taylor.
“Non morirai per un po’ di febbre”
“Tu dici? E se così non fosse? Mi avrai sulla coscienza” e prese a tossire insistentemente sui libri e sugli appunti di Michele.
“Deficiente, così infetti anche me. Ho l’esame la prossima settimana!”
“Cof cof. Sei noioso quando studi. Dai ammaliamoci insieme!”
Michele gli diede uno spintone e lo fece ricadere sul letto, poi afferrò il cellulare e digitò un messaggio: “Isabella, è un’emergenza. Cesare ha la febbre e io l’esame d’Analisi II. Devi venire a Torino”.
Isabella lesse il messaggio un’ora dopo, appena uscita dalla lezione di Storia Antica, e fissò lo schermo incredula per un secondo, ma con i fratelli Rocca c’era poco da stupirsi.
Il telefono suonò una, due, tre volte, lei iniziò a preoccuparsi ma alla fine qualcuno rispose.
“Pensi che io sia la vostra colf filippina”
“No, Isa, tranquilla. Flor è vecchia e ha le gambe gonfie, tu sei molto meglio” Era al voce di Cesare, anche se alterata dal raffreddore.
“Cesare, che succede? Tu fratello mi ha scritto un messaggino piagnucoloso, gli stai dando fastidio come al solito? Lo sai che è intrattabile sotto esame”.
“Isa, sto male! Vieni a farmi da infermiera?”.
Isabella contò fino a dieci prima di mandarlo al diavolo, ma da dove gli usciva quella vocetta mielosa da gattino annaffiato? Una voce che si adattava così male all’immagine che Isabella aveva del maggiore dei fratelli Rocca: capelli lunghi, barba incolta, kefia al collo.
Mentre cercava di far combaciare i pezzi, sentì che dall’altra parte era in corso una discussione movimentata: “Idiota, chi ti ha detto che puoi usare il mio cellulare?” sbraitava Michele.
“È Isabella, mi pare ovvio che rispondo” ribatteva Cesare con quella strana voce da zombie.
“Ha chiamato me, non te”
“Ha chiamato te perché tu ti sei messo a fare la lagna per un po’ di febbre”
“Stronzo”
“Frignone”
“Ok, ragazzi, se mi sentite, sappiate che in serata sarò a Torino, indi per cui non uccidetevi nel frattempo”.
Isabella riagganciò incerta se chiamare il 113 per separarli o se lasciarli alle loro beghe da ragazzini mai cresciuti, ad ogni modo andò dritta a casa a fare la valigia: il biglietto lo avrebbe addebitato all’Onorevole!
AU X (Kamui: il volto dell’amore) - Fuma e Kamui, 10. "Ecco cosa succede a camminare sotto la pioggia senza ombrello!"
Pioveva a dirotto quella notte, un temporale terribile con tanto di lampi e tuoni che faceva tremare i vetri della camera da letto e il povero Kamui, avvolto nel soffice piumone e vigilato da Consuelo, il leopardo, che in assenza di Fuma gli faceva da guardia del corpo.
Nel dormiveglia il fan numero uno delle telenovelas sudamericane sentì il suo compagno rientrare, fece appena in tempo a lanciare un’occhiata alla sveglia per sapere che ora fosse e si riaddormentò. Stava sognando il matrimonio di Consuelo con l’amato Johnny, quando delle goccioline iniziarono a picchiettare sulla sua guancia, cercò di allontanare la fonte di disturbo con le mani ma quando capì che anche il cuscino si stava bagnando e così il piumone, si svegliò di soprassalto temendo che si stesse allagando la casa. Accese la luce e vide Fuma chino su di lui, zuppo fradicio, che lo fissava.
- Ce ne hai messo a svegliarti, pulcino!-
- Chiamarmi, no? Ma che ti ho successo? Sei tutto bagnato e stai bagnando anche me-
- Ah, sì, non credo di aver mai usato un ombrello in vita mia ma sta volta è successo qualcosa di strano-
- Tipo?-
- Ho mal di gola, un forte mal di testa e un gran freddo-
Kamui ci mise un attimo a realizzare, ma la pozza d’acqua lasciata da Fuma in terra, il temporale esterno e i suoi occhi lucidi…
- Fuma, non ti sarai mica ammalato?-
- Dicono che succede così a camminare sotto la pioggia senza ombrello!-
Kamui iniziò ad urlare in preda al terrore, correndo intorno al letto ed invocando Santo Palombo. Consuelo, il gatto si spaventò a sua volta e corse a nascondersi dietro le gambe del suo padroncino.
- Pulcino, che si fa in questi casi? Credo tipo si debba prendere qualcosa, no?-
- È la Fine del mondo, è l’Apocalisse!-
- No, stupido pulcino, non può essere la Fine del Mondo, sia io sia tu siamo qui seduti a non far nulla, o meglio io non faccio nulla, tu sembri indemoniato. Ma non dovrei essere io quello a star male?-
Kamui fissò Fuma come se avesse davanti il suo fantasma e poi fece l’unica cosa sensata da fare.
- Pronto, Subaru? Corri, le porte dell’Inferno si sono spalancate!-
- Kamui, che cav…- bofonchiò lo sciamano svegliato nel cuore della notte.
- Fuma, ha la febbre, ti rendi conto?-
- Kamui, sono le tre di notte, che vuoi che me ne importi se il serial killer ha la febbre o il colera. Dagli un’aspirina e non telefonarmi mai più per una cosa del genere-
- Subaru ci ha abbandonato- piagnucolò Kamui.
- E allora? Senti, io mi metto a letto, se puoi evitare di urlare, io avrei mal di testa-
Kamui restò fermo ad osservare il suo compagno che si sdraiava con Consuelo che si acciambellava contro il suo petto e capì che doveva agire con calma e sangue freddo se non voleva ritrovarsi un Fuma malato in giro per casa con la convention sui divi delle soap alle porte.
- Ok, prima cosa: asciugarsi. Poi massiccia dose d’aspirina, infine latte e miele-
Fuma sghignazzò divertito mentre il pulcino cercava di spostare di peso lui e il leopardo, glielo avrebbe detto poi che non era altro che un raffreddore e che non stava morendo, per adesso era divertente così.