[AU X] Ritorno a casa

Jun 13, 2009 20:41


Titolo: Diario di un segreto - Ritorno a casa
Fandom: X
Personaggi: Fuma Monou, Seishiro Sakurazuka,Yuto Kigai, Subaru Sumeragi, Kamui Shiro, Kanoe e Kotori (citate)
Prompt: X(AU Diario di un segreto)- I magnifici quattro, Vacanza, per michiru-kaiou7 al One True Writing Meme
Rating: PG
Riassunto: ...La Shinsengumi si prendeva un momento di riposo dai tumulti e dalla guerra imminente e tornava a casa per l'ultima volta.
Note: VIII Side story legata al mondo di "Diario di un segreto", ambientata dopo la serie regolare ed Estranei, nell'autunno del 1865. Non c'è beta, perciò le virgole fanno come gli pare e non solo loro...


Diario di un segreto - Ritorno a casa
Mibu, autunno del 1865

Galoppavano nel sole e nella polvere, il sole negli occhi e lunghe ombre nere sul terreno; erano tre dei più valorosi samurai che mai avevano calpestato il suolo di Yamato. Tornavano al villaggio nativo, nelle loro divise nere e blu, con le spade al fianco e le insegne militari: capeggiava il corteo il comandante della Shinsengumi, Seishiro Sakurazuka, a fianco il suo vice, Yuto Kigai, e il capitano della prima unità, Fuma Monou; seguivano molti altri soldati che avevano i natali nel villaggio di Mibu, la tana dei lupi.
La Shinsengumi si prendeva un momento di riposo dai tumulti e dalla guerra imminente e tornava a casa per l'ultima volta. Li avrebbero accolti le grida di gioia dei bambini e le lacrime delle donne, li avrebbero ricevuti da eroi e avrebbero imbandito per loro banchetti sontuosi, per salutare quei valorosi uomini che tornavano a casa. Sarebbe stata l'ultima volta che Mibu vedeva i suoi tre figli più illustri assieme, felici e quasi incoscienti di star scrivendo, sì la Storia, ma anche il proprio testamento.
Per ora erano solo tre pellegrini, coperti di polvere e di stanchezza, tre samurai che tornavano a casa, che sognavano il fiume della loro infanzia, un piatto prelibato che solo la vecchia madre sapeva cucinare e il conforto delle mogli, delle sorelle e di tutti gli amici che erano rimasti.
Tre cavalli - uno nero e possente per il comandante Sakurazuka, due marroni per i subalterni - avanzavano nella campagna, costeggiando risaie, saltando fossi, inerpicandosi per le colline che conducevano a Mibu. E loro tre, ritti sulla sella, una mano sulle redini, una sulle spade, lo sguardo lontano, un sorriso accennato sul volto stanco per il viaggio; intorno il brusio della carovana, lo calpestio degli zoccoli sulla terra, il cigolare delle ruote dei carri, i versi delle gru che migravano a sud, in quello scorcio di fine autunno.
Certo, quel ritorno a casa non era tutto rossa e fiori come si poteva credere, i rancori, i problemi, i pericoli di sempre viaggiavano con loro, ma per una volta sembravano esser stati chiusi assieme ai bagagli, caricati sui carri che chiudevano il corteo.
In più di due anni, che durava la loro relazione, era la prima volta che Seishiro Sakurazuka portava il suo padre spirituale, come veniva ironicamente chiamato dal capitano Monou, Subaru Sumeragi, a Mibu, tra la sua gente, in mezzo alla sua famiglia. E quel viaggio coincideva pure con il primo incontro di Kamui con il villaggio di Mibu, di cui aveva tanto sentito parlare. In effetti quella specie di vacanza era nata per un capriccio di Shiro, che, volendo ad ogni costo evitare che il capitano Monou si stancasse, lo aveva convinto a fare un piccolo viaggio. Fuma aveva allora deciso di tornare a Mibu da sua sorella e fare le presentazioni ufficiali, per così dire. Alla fine si era unito al viaggio Yuto Kigai, che aveva escogitato un modo per poi proseguire verso Edo e andare a trovare Kanoe, e quindi Seishiro, vagamente in colpa per non andare mai a trovare la moglie e la famiglia, ma inaspettatamente Sakurazuka aveva deciso di portare anche Sumeragi, il che aveva mandato fuori dalla grazia del cielo Fuma.

“Ma perché quello deve venire con noi?” aveva tuonato il capitano della prima divisione nelle sue stanze dopo che Seishiro aveva annunciato la tabella di viaggio e la presenza di Subaru.
“E' una vacanza, no? Anche il comandante Sakurazuka avrà piacere di trascorrere qualche giorno in pace con chi gli pare” Kamui cercava di calmare le acque, evitando accuratamente di nominare Sumeragi, ma Fuma continuava a sbracciarsi e inveire sul malcapitato e su Sakurazuka.
“Ci farà solo perdere tempo, Kamui-kun! Non sa cavalcare come si deve e, in caso di un assalto, non sa difendersi: sarà la nostra rovina!”
“Ma dai, Fuma-san, come sei categorico... Lui... Sakurazuka-san sa quel che fa”.
Fuma gli lanciò un'occhiata di sbieco molto perplessa. Kamui ridacchiò appena e lo convinse a mettersi a letto.
“E poi basta parlare di quei due o devo pensare che sei ancora geloso di loro?”
“Geloso io?” si risentì Monou. “Io mi preoccupo per l'incolumità dei miei uomini”
Kamui conosceva a memoria tutte le scuse che Fuma usava per dare addosso a Sakurazuka e il suo compagno, ma era divertente vedere come continuasse a sprecare il fiato, nonostante Sakurazuka non gli avesse mai dato retta e non lo avrebbe fatto in futuro.
“Adesso, cerca di non agitarti troppo, altrimenti finisci per avere una crisi delle tue” lo rimproverò Kamui e la questione sembrò risolta, ma poco dopo, che Shiro già si trovava nel dormiveglia, tenendo, come al solito, un lembo dell'obi dello yutaka da notte del compagno tra le mani, Fuma si girò di scatto e lo strattonò.
“Cosa?” biascicò nel sonno il ragazzo.
“Tu... Noi dobbiamo tenere un atteggiamento irreprensibile a Mibu, dovremo essere l'esempio di come due samurai perseguono realmente la via del guerriero. Che quei due facciamo pure i pavoni in giro, con i kimono di seta e ventagli, che si facciano ridere dietro dalle donne e dai bambini camminando fianco a fianco lungo il fiume. Io e te saremo un monito per tutti, cioè, come due uomini si dovrebbero davvero comportare. Perciò non ti lamentare per il caldo o il viaggio”
“L'ho mai fatto?” rispose piccato Kamui, già era contrariato ad esser stato svegliato, poi gli toccava pure la ramanzina perché Fuma ancora si ostinava a credere che, per il solo fatto che andava a letto con lui, doveva essere peggio di una donnetta.
“L'amore virile è quanto di meglio si possa auspicare per un guerriero, ma non si deve cadere in atteggiamenti effeminati: siamo samurai non attori di kabuki!”
“Fuma-san, mi sembra quanto mai fuori luogo”.
“Tu sei migliore di lui, assolutamente. Altrimenti non mi sarei innamorato di te”
Kamui rimase a bocca aperta, con quella frase Monou lo aveva fregato: invece di una vacanza rilassante, sarebbe stata l'ennesima guerra contro Sakurazuka e il suo stile di vita e Fuma ne doveva uscire vincitore. In qualità di suo scudiero e amante, Kamui era così tenuto ad avere un atteggiamento di spiccata moralità; d'altra parte amava Fuma proprio per la sua rettitudine e il suo atteggiamento stoico: sembrava uscito da una scena di guerra dipinta su un rotolo ed era bello che lui fosse davvero convinto che il Bushido non fosse una filosofia, ma un modo reale di vita.

Cavalcavano, dunque, verso Mibu gli uomini della Shinsengumi, i tre comandanti in testa, gli altri a breve distanza. Kamui affiancava Subaru, che effettivamente non era abituato a viaggi così lungi a cavallo, e cercava di evitare che si attardasse. Subaru gli sorrideva grato di tante premure, anche se immaginava che erano atte solo ad evitare di creare conflitti con il capitano della prima unità. Non gli importava granché dell'etichetta e della via del guerriero e non se la prendeva se gli uomini della Shinsengumi lo ritenevano un incapace, infondo per loro il valore si dimostrava in battaglia, non stando a casa ad aspettare. Era contento di poter finalmente vedere Mibu, anche se le occasioni di stare da solo con Seishiro, una volta giunti a casa, sarebbero state assai poche, ma ancora di più era curioso di vedere come se la sarebbe sbrigata Fuma, che blaterava tanto, ma poi era il primo a non muovere un passo se Kamui non era con lui: ormai erano diventati inseparabili.
Quanto a Seishiro, lui aveva ben altri problemi da risolvere: la guerra con Choschu, l'avanzata degli stranieri, il potere montante della fazione imperialista; non aveva tempo per i capricci di Fuma o le lamentele di Yuto, il quale, a sua volta, lo aveva fulminato con lo sguardo non appena aveva dichiarato di voler portare il suo amante a Mibu.

“Sumeragi-san viene con noi?” aveva ripetuto Fuma, sgomento.
“Perché poi?” era stato il laconico commento di Kigai “Beh, se le cose stanno così, allora io me ne vado ad Edo”.
“Torniamo a casa tutti insieme” aveva risposto Seishiro seccato.
“Voi vi portate gli amanti e io non posso vedere Kanoe-san?”
“Quale amante?” si era risentito Fuma “Kamui è un membro della Shinsengumi, è un samurai, lui”
Seishiro aveva alzato gli occhi al cielo e contato fino a mille prima di sguainare la spada e tagliare la lingua ad entrambi. Possibile che la cosa più bella della sua vita, l'aver incontrato Subaru, doveva diventare la sua dannazione a causa di quei due?

Il viaggio giungeva a termine e già si scorgevano i tetti del villaggio, case di legno intorno ad un piazzale dove sorgeva il dojo, di proprietà della famiglia di Seishiro; poco più su un tempio shinto, che era stato gestito dal padre di Fuma, prima che questi si trasferisse definitivamente ad Edo. Il fiume scorreva lento ad est, lungo i campi e le risaie. Questo era Mibu, qui erano nati il comandante Sakurazuka e molti altri uomini della prima ora della Shinsengumi, per cui ancora adesso erano detti i lupi di Mibu. Kamui non si aspettava nulla di più, era simile al villaggio dove era nato lui e a molti altri villaggi nella campagna intorno alla capitale. Subaru invece rimase deluso, immaginava che il luogo dove Seishiro era nato fosse più ricco, più nobile, più simile a lui, invece era un fazzoletto di terra con delle semplici case intorno. Naturalmente, le cose non stavano proprio come sembrava a prima vista, in molti a Mibu si erano arricchiti grazie alla Shinsengumi, e le case all'interno era molto più lussuose che all'esterno; Kamui ebbe la stessa sensazione di stordimento di quanto era entrato la prima volta nella casa di Kanoe-san.
La compagnia si sciolse all'ingresso del paese ed ognuno si diresse verso la propria dimora. Yuto sarebbe rimasto solo qualche giorno a casa della sorella, la quale spiccava nella folla per quei capelli rossicci che contraddistinguevano il loro essere per metà gaijin.
“A domani” si congedò Sakurazuka, dando ad intendere che non voleva vedere nessuno di loro almeno fino al giorno successivo. Subaru scese da cavallo e lo seguì nella casa a fianco al dojo, dove lo attendeva un bagno ristoratore, un buon pasto e una notte di riposo.
Fuma diresse il cavallo verso il tempio, dove sua sorella Kotori e il marito vivevano, Kamui gli andò dietro, girandosi appena a salutare Sumeragi, e questi ricambiò con un sorriso, per entrambi sarebbe stata una vacanza diversa dal solito.
Kotori, suo marito e i loro figli attendevano sotto al tori rosso, all'ingresso del recinto sacro. Lei era bella così come lo era stata la madre, Saya-san, famosa cortigiana di corte. I bambini, un maschietto ed una femminuccia, corsero in contro allo zio festanti; Fuma fece appena in tempo a smontare e si lasciò travolgere dalla loro esultanza. Kotori fissò Kamui per un istante, poi, da sposa morigerata, abbassò lo sguardo. Kamui capì che la donna sapeva tutto quel che c'era da sapere su di lui, Kanoe-san gli doveva aver raccontato qualcosa e il resto lo doveva aver dedotto da sé.
“Non ci presenti il tuo ospite, fratello?” disse infine, allontanando i bambini dal capitano.
“Ah, lui? E' Kamui-kun” rispose distrattamente Fuma.
Kotori trattenne appena una risatina maliziosa “Questo lo avevo capito, fratellone! Onorevole samurai, benvenuto nella nostra umile dimora” La padrona di casa si inchinò con la massima referenza.
“Ma Kotori-chan, ho detto che è Kamui!” la rimproverò il fratello, il che voleva dire che doveva averla informata, almeno in parte, su quale fosse la loro relazione, pensò il diretto interessato.
“Perché ti arrabbi, fratellone? Non mi hai, forse, detto che dovevo trattare il tuo ospite con tutti i riguardi e la massima cura?”
“Io ho detto di essere carina con lui e di farlo sentire a casa. Come fa a sentirsi a casa, se lo saluti come se fosse un estraneo?”
“Immagino che allora non si scandalizzerà a dover dividere la stanza con te, Fuma-kun, visto che è uno di casa” rispose piccata la sorella.
“Nessun problema, Kotori-san, grazie per aver ospitato anche me” si affrettò ad aggiungere Kamui, prima che la donna sparisse all'interno della casa. “Scusa, Fuma-san, ma ti preciso cosa hai detto a tua sorella, di noi?”
Fuma lo fissò di traverso “Le donne capiscono sempre tutto al rovescio. Ho detto solo che sei uno di famiglia”.
Il che probabilmente, nella contorta testa del capitano, equivaleva a dire che riteneva Kamui il suo compagno. Kamui scrollò la testa e lo seguì nelle stanze interne, dove i nipoti lo chiamavano a gran voce per mostrargli i loro giochi.

Fu invece molto formale la cena a casa Sakurazuka, dove la famiglia aveva fatto preparare un ricco pasto: Subaru rimase in silenzio per gran parte del tempo, evitando di mostrare imbarazzo o fastidio alle occhiate insistenti delle donne, la sua bellezza lo aveva anticipato e ora la sposa di Seishiro aveva modo di vedere da sé per chi il suo letto era stato dimenticato. Nonostante fosse normale per un uomo avere più mogli, o amanti uomini, la sposa principale poteva sempre fare delle rivendicazioni al marito, o ai figli, ma nel caso di Seishiro, che non dava orecchio neanche a Yuto e Fuma, la sposa non aveva alcuna possibilità, se non di far buon viso a cattivo gioco.
Dopo cena, Seishiro si attardò con l'anziano padre e gli altri uomini del clan, motivo per cui Subaru fu invitato a ritirarsi nella sua stanza. Prese un testo di religione e provò a leggere un po', poi calcolò il suo oroscopo per i giorni a seguire, ma la noia lo assaliva e non sapeva come fuggirvi. Quando era a Nishiongen, e capitava che Seishiro era molto preso, usciva a fare una passeggiata nel quartiere, oppure a Gion, o ancora andava al tempio, ultimamente poi mandava a chiamare Kamui per fare una partita a dama cinese, ma nulla di tutto ciò era fattibile a Mibu. Si sdraiò sul futon immacolato e attese che il sonno lo cogliesse, Seishiro non sarebbe venuto a fargli compagnia: sarebbe stata una lunga vacanza.

Subaru si ridestò di colpo, si era addormentato senza accorgersene: fuori era notte fonda. Un rumore di shoji scostati lo aveva svegliato, nel buio il ragazzo chiese chi fosse.
“Sono solo io, Subaru-kun, ti ho spaventato?”
“Seishiro-san, non credevo che...” La frase gli morì sulle labbra, chiuse in un bacio da Sakurazuka.
“Shh, credono tutti che stia dormendo in camera mia, ma che vacanza è se non possiamo stare insieme?” Subaru sorrise, se ci fosse stata luce Seishiro avrebbe visto le sue gote avvampare. I due si sdraiarono l'uno accanto all'altro, abbracciati.
“Speriamo che Fuma stia bene, il viaggio è stato lungo per tutti” disse ad un tratto Seishiro, più a sé che al suo compagno “Chissà dove ha mandato a dormire il ragazzino, figurati se trovava il modo di dire alla sorella che loro due...”
“Sta' tranquillo che quei due stanno assieme adesso” sbuffò Subaru “Kamui non lo lascia da solo un secondo e Fuma... beh, avrà trovato una scusa di ferro, come se ci credesse ancora qualcuno alla storia dello scudiero”
Seishiro ridacchiò “Ha ripreso il gusto del sotterfugio da Yuto-san e quello per i bei ragazzini da me!”
“Bei ragazzini?” si risentì Subaru.
Seishiro fece spallucce e lo baciò sulla fronte. “L'importante è che stia bene e che sia felice. Buonanotte, Subaru-kun!”
“Buonanotte, Seishiro-san!” Subaru attese che il respiro del suo uomo si facesse pesante e rimase nel buio a vegliare il suo sonno. Da quando lo conosceva, Seishiro aveva sempre trattato Fuma come un bambino, anche adesso affrontava la relazione del suo protetto con Kamui con la stessa leggerezza dei padri che scoprono i primi amori dei figli. Ogni tanto, e quella notte era un esempio, Subaru si chiedeva che razza di vita avrebbero potuto fare quei due come amanti, come Seishiro aveva potuto nutrire delle passioni per un giovane che, seppur inconsapevolmente, considerava alla stregua di un figlio. Era una questione irrisolta e tale sarebbe rimasta, Fuma non ne parlava, Seishiro nemmeno, probabilmente per entrambi era chiaro che non avrebbe mai funzionato, coltellata a parte, ma era rimasta quella tensione irrisolta tra di loro, e Subaru faceva da parafulmine: una delle tante cose che aveva accettato di essere per amore di Seishiro.

Il giorno seguente, Mibu era riscaldata da un pallido sole autunnale che però rendeva ancora gradevole stare all'aria aperta e fare una passeggiata tra i campi o lungo il greto del fiume, ancora parzialmente in secca. Seishiro si era alzato di buon'ora e si era allenato nel dojo, dove lo aveva raggiunto Yuto e solo più tardi Kamui.
“Fuma-kun non viene?” aveva chiesto il comandante Sakurazuka, ancora non del tutto abituato al cambio di abitudini del suo ex allievo. Di fatti Shiro lo aveva fissato di traverso e risposto con una scrollata di spalle “Siamo venuti a riposare”, aveva aggiunto prima di iniziare gli esercizi quotidiani. Se non c'era Fuma a far casino, gli allenamenti erano monotoni, perciò in breve Seishiro si stancò e lasciò perdere. Scese al fiume come immaginava trovò i fratelli Monou lungo la sponda che giocavano a tirar sassi con i figli di Kotori-chan.
Kotori-chan aveva già dei bambini? Come passava il tempo.
“Hey là!” chiamò il comandante, la giovane gli sorrise e si inchinò rispettosamente, Fuma lo degnò appena di un cenno del capo, era molto preso dall'insegnare al nipote la tecnica per far rimbalzare i sassi sul pelo dell'acqua. Era una giornata così bella che ben presto anche Yuto lasciò perdere gli allenamenti o lo raggiunse al fiume.
“Guardalo” esclamò scocciato Kigai “Quand'è che cresce?”
Seishiro si limitò a farsi una breve risata, Fuma non sarebbe cresciuto, avrebbe conservato sempre quell'aura da bambino capriccioso e non gli dispiaceva che le cose fossero andate così.
“Tu dimmi che senso ha avuto continuare questa battaglia perso, amico mio” aggiunse inaspettatamente il suo vice “Fuma non avrà tempo di esser padre e io e te non vedremo crescere i nostri figli”
“Noi perseguiamo un'ideale più grande, Yuto-san!”
“Noi dovremmo perseguire la felicità, Seishiro-san”
“Perché non sei felice?”
“A farti da moglie e correre dietro a quel disgraziato?” rispose ghignando il biondo.
Seishiro sorrise. Yuto, Fuma e Subaru, la Shinsengumi tutta, loro erano la sua famiglia, l'unica a cui tenesse e per la quale si battesse. Il destino aveva voluto che fosse così, in questa vita erano stati uniti come soldati, nella prossima magari sarebbero stati uniti da altro, ma sapeva che di vita in vita la sua esistenza era legata a quelle persone. Subaru e Kamui giunsero poco dopo, l'uno in uno splendido kimono di seta verde, come i suoi occhi scintillanti, e l'altro nel karateji bianco; entrambi belli e affascinanti e unici agli occhi di chi li amava.
“Buongiorno alla buon'ora!” esclamò Yuto, che si sentiva sempre escluso da quel quadretto idilliaco che i quattro uomini aveva creato, lui che era costretto ad amare da lontano la sua donna.
“Buongiorno, Kigai-san” rispose affabile Subaru, benché meno rumorosa, l'ostilità di Kigai era più insidiosa di quella di Monou, e se il secondo veniva rimesso al suo posto da Sakurazuka, Subaru cercava sempre di non innervosire troppo Yuto-san, che era il braccio destro di Seishiro e il secondo uomo più importante della Shinsengumi. “Buongiorno anche a te, Seishiro-san!”
Ma i convenevoli furono interrotti dalla scenata che Kamui riservò al suo capitano.
“Cosa cavolo credi di fare tu, con i piedi a mollo in pieno inverno?”
“Non sbraitare come una vecchia domestica, Kamui-kun! Sto giocando con i bambini” rispose stizzito Fuma.
“Non ti lamentare poi se non ti riesce di dormire per la tosse, se hai così poca cura di te stesso, non meriti neanche che io perda il tempo a preoccuparmi!”
“Allora non ti preoccupare, no? Sto bene”
“Adesso stai bene, poi lo so io...” A sua volta Kamui entrò in acqua e trascinò via il capitano, per quel che la sua statura gli permetteva. “Ma come si fa ad essere così incoscienti” Fuma lo fece fare senza porre gran resistenza, ormai ci aveva fatto il callo ai modi da infermiera acida di Kamui. Sul greto del fiume Kotori ridacchiava senza farsi vedere dal fratello, ma Subaru la notò e trattenne a stento una risata caustica.
“Perché ridi?” gli chiese Seishiro.
“Gli sta bene a Fuma-kun, a tanto rotto l'anima con la morale e il contegno e adesso è il primo a comportarsi come due vecchi sposi litigiosi”.
“Vuol dire che si vogliono bene, no?” rispose Seishiro.
“Vuol dire che quel moccioso è una piaga” ribatté Kigai al posto di Subaru, e Sumeragi fu lieto di sapere che anche Kamui, nel ruolo di amante di Fuma, non riscontrava grandi simpatie nel cuore del vice-comandante.
“Subaru-san, io e Fuma torniamo al tempio per cambiarci. Dopo possiamo andare a fare una passeggiata nei dintorni, Fuma-san ci fa da guida, vero capitano?” Kamui fissò Fuma con due occhioni supplici e questi sbuffò vistosamente.
“Solo se vengono pure Seishiro-san e Yuto-san”.
“Oh, una gita tutti insieme, ci sto!” esclamò il comandante.
“Ah, che piaga che siete!” sbottò Kigai “Che dovrei venire a fare io con voi quattro?”
“Moglie, amante, figlio e amichetto, lo hai detto tu, Yuto-san, è come un matrimonio ben riuscito” lo sfotté Sakurazuka.
“Quale moglie?” saltò su Subaru.
“Figlio di chi?” aggiunse al contempo Fuma.
“Amichetto ci sarai...” mugugnò imbestialito Kamui, ma, come ogni volta d'altronde, Seishiro ignorò le proteste della sua variegata e strampalata famiglia e proseguì dritto per la sua strada. Gli altri lo seguirono, come sempre.

meme, x, shinsengumi, tabù

Previous post Next post
Up