Storia di Natale per i miei giocatori...
C'era una volta un uomo d'affari avido e arido, di nome Patrice, che passava il tempo a fare sempre più soldi, grazie alle sue imprese e alle sue compagnie commerciali, e grazie anche alla sua tendenza a finanziare cose poco etiche, tipo centrali energetiche gestite da esorcisti turchi.
Era la vigilia del Natale del 2142, e nell'hotel di Almiressa in cui risiedeva Patrice arrivò il capitano Vladimir Pandolfini.
- Salve, sono venuto a portarti la mia bellissima relazione sugli spettri di Istanbul!
- Gratis? Non mi fido!
- Ma nemmeno a Natale riesci a goderti la vita e a fare qualcosa di divertente?
- Io odio il Natale!
Quel pomeriggio sembrava non voler finire mai: prima nell'hotel entrò una mendicante muta con una lavagnetta con su scritto: Mi lascerebbe arraffare il suo portafoglio? Per favore! È Natale!, e Patrice la fece buttare fuori. Poi fu la volta di una donna con i capelli rossi e un vecchietto etiope, che vennero a chiedergli una donazione a favore degli alberi abbandonati, con la scusa del Natale e della bontà e tutte quelle sciocchezze. Naturalmente furono cacciati. L'unica consolazione di Patrice era che quella notte sarebbe ripartito per la Normandia sulla sua nave, lasciandosi alle spalle quella città così caotica e plebea.
Al momento della partenza però la nave ebbe un guasto, e Patrice fu costretto a chiamare un meccanico. Si presentò un giovane dall'aria affidabile e dalla mano lesta, che gli riparò la nave e gli sgraffignò l'argenteria. Mentre il meccanico terminava i lavoro e Patrice sonnecchiava nella sua cabina, ebbe l'impressione di vedere qualcuno di fronte a sé...
- Patrice! Sono lo spettro del tuo vecchio socio in affari, Jacob Tahlberg! Sono venuto ad avvisarti: stanotte verranno da te tre spiriti, che ti riempiranno di panzane! Non fidarti di loro! Non fidarti di nessuno! Neppure di me!
- Maledetti spettri di Istanbul! Guarda tu che sogni stupidi mi fanno fare!- Borbottò Patrice, e uscì dalla cabina per ordinare a uno dei suoi 58920 servi di fargli un caffè.
Invece si trovò davanti il meccanico, che teneva in mano una borsa piena di attrezzi da lavoro.
- E tu che vuoi?- Chiese Patrice. Lui non rispose, ma dalla borsa si levò una luce azzurrina, e all'improvviso comparve lo spirito di una vecchietta sconclusionata e un po' sbruciacchiata.
- Salve! Sono il Fantasma dei Natali Passati.
- Non so cosa tu voglia da me, ma se continui a farmi perdere tempo, te lo metterò in conto.
- Voglio solo farti vedere qualcosa che hai dimenticato!
- Non ho assolutamente intenzione di ascoltarti.
La vecchietta lo ignorò alla grande. Tutt'intorno a loro comparve un nebbione che nemmeno in Valdarno nel 2015, e all'improvviso Patrice si ritrovò in un luogo familiare: il vecchio castello del suo patrigno, in Slovacchia, molti anni prima, quando lui aveva dodici anni e giocava con il suo adorato fratellino Mirick, che all'epoca aveva quattro anni.
- Non ricordi quei giorni felici?- Gli chiese la vecchietta. - Non ti viene un po' di nostalgia?
- No. Mi viene solo una lieve irritazione al pensiero di mio fratello che si è fatto traviare dalle cattive compagnie. Ora riportami a casa.
Patrice si ritrovò sulla nave. Vecchietta, meccanico e argenteria erano spariti.
- Che razza di nottata!
- E non è ancora finita.- Gli disse una voce quieta. - Ascoltami bene, Patrice: io sono Zian Xin, il Fantasma dei Natali Presenti. Sono pacifico, ma se mi farai arrabbiare, ti zotterò.
Patrice guardò con estrema seccatura la nuova apparizione: un monaco tibetano con un mandala sbrilluccicante sulla pelata.
- E tu che vuoi?
- Condurti in giro con me, per mostrarti come festeggia il Natale la brava gente di Almiressa!
- Pensi che la cosa mi interessi?
Ma ormai Zian Xin lo aveva preso sottobraccio e saltava di tetto in tetto e correva sull'acqua, zig-zagando per la città illuminata.
- Oh, no! Portami subito via da qui!- Protestò Patrice, quando ebbe capito qual era la prima sosta.
Si trovavano sulla Nour, la nave sulla quale abitava un dipendente di Patrice, Dara, insieme alla sua famiglia. Attorno al tavolo della famigliola sedevano Dara, con indosso un grembiule da cucina (e basta), il fratello di Patrice, Mirick, poi una donna, un ragazzino e infine il “figlio (chiamiamolo così) “problematico” di Dara: Awan. Nonostante gli abitanti della nave fossero squattrinati, si godevano un Natale multireligioso secondo il loro stile, ovvero tra esplosioni involontarie e battute triviali di pessimo gusto.
- Certo che mio fratello è davvero un essere umano orribile!- Sospirò a un certo punto Mirick.
- Ma dai, è Natale. Almeno per oggi, cerchiamo di essere gentili.- Rispose Dara.
- CHE COSA? MA STAI SCHERZANDO? GENTILI CON PATRICE?- Esplose Awan, e andò avanti a rantare per un quarto d'ora.
Poi Zian Xin lo portò giro per mostrargli altre scenette natalizie. Lo condusse da Tuya, una giovane egiziana che tra le vie in festa della città sperava di trovare l'amore - ma continuava a trovare vecchi ex pieni di aneddoti imbarazzanti. A un certo punto però passò accanto a lei un cane somigliante ad Anubi, e lei perse la testa.
- Non vorresti essere anche tu una persona capace di entusiasmarti per le piccole cose, come una bestiola?- Domandò Zian Xin a Patrice.
- No.
Si spostarono dietro le finestre di un ristorante di lusso e raggiunsero il capitano Vladimir, a cena fuori con la nobile Viktoria.
- Capitano, sono lusingata del fatto che tu abbia deciso di trascorrere la vigilia di Natale con me!
Considerato che l'altra opzione era portare Awan dal kebabbaro Aziz..., pensò Vladimir.
- Ma quanto ci mettono a servirci?- Protestò Viktoria, e fermò un cameriere, ipnotizzandolo per velocizzare le portate.
- Non vorresti anche tu essere a cena fuori con una bella donna?- Chiese Zian Xin.
- Detto da te, che sei un monaco, non è credibile.
Zian Xin fece un ultimo tentativo. Si fermarono dalla giardiniera Ozoro, che trascorreva il Natale in compagnia delle piante, facendo crescere abeti per accontentare la clientela di nonno Addis.
- Guarda la felicità di una misantropa che passa la vigilia insieme alle sue adorate piante!
- Se non mi porti subito a casa ti faccio diventare combustibile per la centrale di Istanbul.
Allora Zian Xin saltò su un palazzo altissimo e si mise a meditare, lasciando Patrice da solo. Ma per poco. All'improvviso dalle ombre comparve una figura ammantata di nero, con una bara sulle spalle...
- Io sono Victor, il Fantasma dei Natali Futuri!
- Oh, che paura.- Brontolò Patrice. - E scommetto che quella che porti con te è la mia bara, eh?
- No, assolutamente: è la mia Elizabeth! Elizabeth...- Il Fantasma si assentò per una decina di minuti buoni, poi finalmente tornò in sé, ed evocò una visione del futuro: il giorno della morte di Patrice.
- Guarda, guarda cosa ti succederà!
- Morirò vecchissimo e ricchissimo. Non chiedo di meglio.
- Ma non senti i commenti della gente? Sono tutti felici della tua dipartita!
- Dicono le stesse cose su di me anche da vivo. Possiamo andare a casa? Comunque quella bara portatile è davvero ridicola. E poi, si può sapere che ne fai?
- Oh, fatti i cazzi tuoi!
Victor e la visione disparvero e Patrice si ritrovò sulla sua nave, in viaggio verso la Francia. Decise che tutto quello che aveva visto era solo uno scherzo di qualche spettro incazzato per lo stabilimento di Istanbul, e che quindi la cosa migliore era dimenticare tutto e continuare a essere lo stronzo di sempre. E così fu. Fine.
***
(Grazie a Vale, Nico, Fede e Bila per aver contribuito al delirio - in particolar modo per gli abbinamenti Patrice/Scrooge, Dara/Bob Cratchitt, Awan/Timmy e Jacob Marley/Tahlberg.)