Titolo: Fair Game
Beta:
p_will <3
Disclaimer: Pete mi ha chiesto di scrivergliela e mi ha pagato profumatamente.
Non sono miei, non è mai successo, nonono, giuro, non ci guadagno niente.
Raiting: nc17…?
Pairing(s)/Personaggi: Jonden \O/
Sommario: C’erano poche certezze, nel folle mondo di Pete Wentz: Patrick non si sarebbe mai tolto dalla testa un dannato cappello di sua spontanea volontà, mai dubitare del Cobra in presenza di Gabe, e Jon Walker non era fair game.
Tutto stava nello spiegare a Brendon cosa volesse dire 'fair game' e cosa ciò comportasse.
Parole: 6699. Giuro, non scherzo. Contatele, se non ci credete. >_>
Note: E’ chilometrica, è cretina, e scriverla è stata un parto. Ed è nata da prompt di
faechan Brendon/Jon, "Ti voglio" "Eh?" "Nella band, intendo" XD
E tutta la faccenda del fair game è sempre merito suo X3
All'inizio, non ci aveva seriamente pensato. Aveva sempre preso come dato acquisito che ai maschi piacessero le femmine e viceversa. O, quantomeno, per la maggior parte dei casi. Non che fosse un gretto ignorante che considerava gli omosessuali un abominio contro natura o un'invenzione dei media per vendere di più.
Si limitava ad averne preso coscienza con gli anni - e, beh, il suo coinquilino che un giorno gli piantò la lingua in gola lo aiutò notevolmente - e considerare il tutto come una cosa tranquilla ed estranea. Insomma, l'idea di trovarsi in un letto con un altro maschio non lo faceva andare in visibilio. Soprattutto non, beh, non di certo il suo coinquilino. Era basso, con le gambe storte e ben poco sex appeal. Niente che gli ispirasse pensieri di un certo genere.
Poi ci fu la musica. E con quella, beh, tutto quanto iniziò a girare vorticosamente. Ogni cosa, qualsiasi dettaglio, andava a velocità doppia rispetto al mondo normale. Si incontravano persone che entro poche ore si dichiaravano i tuoi migliori amici - ed era così, era veramente così - o a volte conoscevi la tua anima gemella, con cui ovviamente ti fidanzavi e ti sposavi nel giro di qualche settimana. Lui ne ha incontrate due o tre, di sue anime gemelle. Ma non le ha sposate, non la considerava una mossa saggia legarsi a vita con una ragazza che conosceva da appena tre giorni.
E poi, dopo la musica, arrivò Pete Wentz. Ed in quel momento, quando Pete gli strinse la mano e gli sorrise gentilmente, poté sentire lo scratch del mondo che si arrestava. E subito dopo, oh, sentì il mondo riprendere a girare. Solo, al contrario.
Con Pete tutto girava per il verso opposto, voglio dire, era una persona che non si adattava alla normalità. Lui costringeva la normalità ad adattarsi ai suoi standard. Ed i suoi standard, come minimo, prevedevano due ragazzi che sul palco si strusciavano addosso.
Era- beh, il suo primo incontro con lo stage-gay ed il fanservice in generale fu un po' traumatico. Perché c'era questa pertica di due metri e mezzo con i boccoli che gli si era avvicinata e lo aveva abbracciato e fin là okay, insomma, era solo un ragazzo molto espansivo; poi però lo baciò, e decisamente la cosa sforava dal 'semplice espansivo' fino a raggiungere il 'questa cosa è bizzarra'. Ma dopo qualche minuto di confusione - sclero, è il termine che ha usato Pete - si sono capiti perfettamente. E da allora, molto semplicemente, la pertica si è preoccupata personalmente di chiarire ai suoi compagni di band o altro che 'ehi, no, lui non è fair game'.
Infine, dopo Pete, dopo la pertica - William, per essere precisi - e dopo tutti gli altri, sono arrivati loro. Quattro mocciosi alle prese con il loro primo tour, un chitarrista che ricorda da vicino un pulcino tanto è magrolino e spaurito, un batterista stronzo più di una donna in piena sindrome premestruale - ma quando è tranquillo è piacevole stargli accanto, è simpatico -, un bassista che si da alla macchia e abbandona gli altri nei momenti meno indicati - è già il quarto concerto che deve sostituirlo, porca vacca. Non conosce questo Brent, ma sa già che dovrà prenderlo a cazzotti sul naso perché se li merita tutti - ed il cantante, che è un cosino esaltato e caffeinomane e Jon sospetta seriamente che la sua sia una malattia perché non si è mai visto un moccioso con tante energie in corpo e no, non è fissato con lui. E' solo che è carismatico, okay? E' normale fissarlo durante i concerti. Normalissimo. Perfettamente normale. E' un cosino carismatico, ecco.
"Jon! Jonjonjonjon!" suddetto cosino gli corre incontro, battendo le mani ad ogni 'Jon' e fermandosi pochi millimetri prima di travolgerlo e spaccargli il naso.
"Brendon," lo saluta amichevolmente, facendogli qualche grattino sulla nuca per farlo placare prima che a furia di saltare non gli atterri su un piede, "come mai qui?"
Sottotesto: cosa vuoi dalla mia vita? Perché questa rottura di scatole inattesa?
"Ryan è cattivo con me." Le spalle e la testolina del cantante si abbassano visibilmente, in chiara posa da cane bastonato e mal nutrito.
"…Um. Ed io cosa c'entro?"
"Difendimi, JonWalker!" ulula con tono accorato Brendon, prima di buttarglisi addosso e cercare riparo ai mali del mondo tra le braccia del pover'uomo.
Ora. Jon non è abituato a venire chiamato per nome e cognome, è una cosa che facevano i professori delle superiori o sua madre, quando dovevano chiamarlo all'ordine per qualcosa di indescrivibilmente sbagliato che aveva fatto. Non è che gli evochi ricordi piacevoli.
"Uh- Brendon, perché mi chiami anche per cognome?"
Brendon alza la testolina dalla sua spalla e lo guarda con occhioni vacui, senza realmente capire. "Perché suona meglio, no?"
"…Se lo dici tu," bofonchia contrariato, assestandogli qualche pacca sulla spalla per consolarlo, "beh, cosa ti ha fatto Ryan?"
"Mi minaccia! E mi ha nascosto le RedBull!"
Oh cielo, allora c'era effettivamente il trucco per tanta iperattività indesiderata.
"E tu non puoi… comprartene altre?" propone con aria vaga, senza vedere realmente il problema.
"Ryan mi ha sequestrato anche i soldi." Confessa, prima di tirare su col naso in maniera abbastanza rumorosa. Jon lo guarda con un sopracciglio alzato, mentre una parte remota gli manda in rapida successione i seguenti messaggi:
1) Lo hai abbracciato. Perché lo hai abbracciato?
2) WIIIIH!
"Se vuoi te ne offro un paio…" tenta, stringendosi nelle spalle. Immediatamente dopo un paio di mani gli arpionano le spalle e sente qualcosa travolgerlo e quasi farlo cadere - sì, è Brendon che gli è salito in braccio.
"Oh, JonWalker, sei il mio eroe!" trilla il ragazzo - ragazzino, per essere precisi - prima di scendergli di dosso e dirigersi verso il bar a passo trotterellante. Jon lo osserva allontanarsi e sorride senza realmente accorgersene.
Ne prende coscienza solo quando sente i muscoli del viso fargli un po' male. Circa dieci minuti dopo.
Dopo un po', Jon se ne rende conto - più precisamente, gli sbattono la notizia in viso come se fosse una cosa ovvia. E' dopo il loro settimo concerto, quando scendono dal palco e Brendon lo aspetta pazientemente nel backstage nonostante sia stato il primo ad andarsene - non ha strumenti da sganciare e riporre, grazie tante. Lo guarda, gli sorride leggermente impacciato e bofonchia "Uh, bel concerto. Sei- sei bravo a suonare."
E prima ancora che Jon possa solo pensare di rispondere, se ne va a passo svelto senza voltarsi indietro, scuotendo di tanto in tanto la testolina. Ryan lo raggiunge e gli mette una mano sulla spalla.
"Amico," dice, guardando Jon con un mezzo sorriso, "non l'ho mai visto così interessato a qualcuno."
"Cosa?" chiede con voce strozzata, ottenendo a malapena una scrollata di spalle. "Ci sta provando? Con me?"
Ryan annuisce. "Parecchio, direi." Aggiunge, prima di andarsene, lasciando Jon da solo a fissare il nulla cosmico indefinito davanti a sé.
Non che non ci abbia pensato, ogni tanto. E' un po' lento in queste cose, okay, ma quando una persona inizia a ronzargli attorno notte e giorno chiedendo coccole, abbracci e grattini inizia a nutrire anche lui qualche vago sospetto in merito. Sentirlo direttamente da Ryan, però, gli ha fatto un altro effetto.
Perché se mentre prima pensava 'ehi, forse Brendon ci prova con me' e immediatamente dopo si dava dell'idiota da solo per vari motivi tra cui, uno su tutti, che Brendon è un maschio, ora che ne ha la certezza il suo cervello gli manda l'informazione 'guarda che Brendon ci sta provando con te' ed immediatamente dopo il suo stomaco si annoda, per poi snodarsi solo in presenza di suddetto ragazzo.
E' strano. Niente di preoccupante o altro. Solo, strano.
Poi ovviamente tutto inizia a degenerare e il fatto che il mondo giri a velocità doppia non aiuta. Jon lo avverte distintamente, il vorticare degli eventi. Vede le cose che si susseguono, Brent che molla - o viene allontanato, non sa dirlo - e lui ormai lo sostituisce senza nemmeno bisogno di confermare ad ogni concerto, dato che è semplicemente ovvio, vede Brendon che gli sta sempre vicino e la cosa gli fa piacere; e poi vede il tour finire e teme, teme veramente tanto che troveranno un altro bassista, perché lui è provvisorio, no?
Poi il suo cellulare squilla, come raramente capita da quando è tornato a Chicago, ed è Brendon. Jon fa un paio di cenni ad i suoi amici, ed esce dal locale per riuscire a sentire qualcosa.
"Ehi," bofonchia, rabbrividendo un po' per il freddo, "come va?"
"Mi annoooooio." Strepita con voce petulante Brendon, facendolo sorridere. "Tu cosa stai facendo, JonWalker?"
"I- uh, niente di che. Sai, mi annoio anche io." Balla! Gigantesca, inenarrabile balla!
…E' solo che non sente Brendon da qualche settimana e lui non ha mai una scusa abbastanza valida per telefonargli e quindi non gli dispiace sentirlo, okay?
Può sentire una risata, dall'altra parte del telefono. "Ma dai, ed io che pensavo fossi ad una festa."
Adesso la voce non è dall'altra parte del telefono. E' alle sue spalle.
Jon si volta e deglutisce a vuoto e si tiene ancora il telefono sull'orecchio. Fissa con occhi sgranati Brendon, e l'unica cosa che riesce a dire è "Tu? Qua? Perché?", che non è esattamente l'apoteosi dell'intelligenza, ma ha comunque la sua ragion d'essere.
Brendon ridacchia. "Volevo dirti una cosa. Sai, riguardo noi."
"Oh. Cosa?"
Sottotesto: Chi o cosa sarebbe 'noi'?
Il cantante si schiarisce la voce, prende un po' di tempo e sbuffa un po', visibilmente nervoso. "Ti voglio."
Jon perde dieci anni di vita. "Eh?" chiede con voce isterica, arretrando istintivamente di un paio di passi, dandosi subito dopo del coglione e recuperando lo spazio perso con un saltello.
"Nella band, intendo."
"…Oh."
"Allora?"
"Uh, sì. Sì, certo, volentieri." Jon ci prova. Ci prova davvero a sorridere, ma non gli riesce. Ha come qualcosa che lo blocca, una strana via di mezzo tra rabbia, gioia e frustrazione. Non è deluso, no, perché in fin dei conti era questo quello che voleva, no? Entrare nella band.
Quei ragazzi gli stanno simpatici.
"Bene." Commenta Brendon, fissandosi i piedi e cercando a fatica di nascondere un sorrisone.
"Bene." Fa coro Jon, prima di riscuotersi leggermente e fare cenno al ragazzo di entrare nel locale, che i suoi amici lo avranno dato per disperso e fa veramente un freddo boia, fuori.
Ovviamente, gli amici di JonWalker sono fantastici come JonWalker. Sono tutti simpaticissimi e disponibilissimi e gli hanno offerto un sacco da bere. Brendon sente di amarli tutti. E lo fa anche presente, un numero svariato di volte, drappeggiato sulla schiena di un amico diverso per ogni volta che dichiara il suo affetto per il mondo intero.
"Brendon, quanto hai bevuto?" Jon lo guarda preoccupato, e Brendon gli ride in faccia.
"Poco!" esclama, ed è tristemente vero. Solo quattro drink. Uno a base di vodka, uno a base di rum, uno a base di whisky ed un bicchiere di assenzio. Una simile dose di roba stroncherebbe un cavallo, pensa Jon quando Brendon gli si drappeggia addosso e gli fa secco un timpano urlando ai presenti che li ama tutti, tuuuutti, dal primo all'ultimo compreso JonWalker.
La serata, inevitabilmente, si conclude quando Brendon viene colto da nausea improvvisa e si fionda in bagno, ma sbaglia porta e finisce a vomitarsi l'anima in un angolino del ripostiglio. Jon lo raccoglie, tremante, pallido, con la fronte imperlata di sudore e gli angoli degli occhi bagnati di lacrime, e lo trascina di peso fuori dal locale, rivolgendogli tutti gli insulti che si ricorda sul momento.
Arrivare a casa non si rivela un problema, se non fosse che Brendon è un polipo con più braccia di quante Jon se ne potesse aspettare che non perde un minuto per abbrancarlo. Anche mentre guidava, anche mentre rischiavano un frontale contro un palo della luce prima e un albero poi. Scendere dalla macchina nemmeno, perché Jon si limita a scivolare fuori e Brendon, ancora appolipato al suo braccio, lo segue docilmente.
I problemi arrivano in ascensore.
Arrivano in ascensore perché Jon preme l'apposito pulsante - il penultimo - e dopo aver messo un piede in fallo Brendon si schianta di spalla contro la pulsantiera, col risultato che tutti i pulsanti vengono premuti e loro devono fare tappa ad ogni piano.
E poi arrivano davanti alla porta di casa, perché Brendon non ha ancora abbandonato le sue velleità da polipo e continua a compiere la scalata alla schiena del povero bassista, impedendogli egregiamente di aprire perché - duh - la chiave cade in terra tante di quelle volte che dopo un po' Jon apre la porta da seduto e striscia dentro di sedere, imitato da Brendon.
Brendon non è ridotto tanto male da non poter camminare da solo come invece vuole far credere. E' più scena che altro.
La stupidera invece, oh, quella è genuina.
"JonWalker, Jon…" lo chiama con urgenza, "prima- prima mentivo, 'kay? Non è la band, non è per la band-"
Non è normale che Jon senta qualcosa battere forsennatamente all'altezza della gola. Ne è quasi certo. "Cosa?" Si arrischia a chiedere, venendo tirato giù per un polso sul divano, a far compagnia a Brendon.
"Non…" si blocca, alzandosi a sedere con un colpo di reni e salendo su Jon. A cavalcioni. Letteralmente. "Non parlavo della band. Non ti voglio nella band- cioè, sì, ti ci voglio eccome, ma prima dicevo- intendevo altro. Ti voglio, punto."
Jon lo osserva a bocca aperta e tossisce via tutto l'ossigeno che ha nei polmoni e probabilmente anche qualche anno di vita. Brendon si china su di lui - sulla sua bocca. Sulla sua bocca ancora aperta - e lo bacia.
…Per essere precisi, intendendo un bacio come due paia di labbra che si poggiano l'una sull'altra, nemmeno si baciano. E' Brendon che gli lecca la lingua. Jon non riesce nemmeno a trovare una sola cosa da dirgli, per cui si limita ad alzarsi facendolo cadere di sedere per terra e si allontana a grandi passi. Brendon si sdraia sul pavimento trovando piacevole il fresco delle mattonelle contro la guancia, chiude gli occhi ed inizia a maledirsi. Perché ha mandato tutto a puttane, perché è uno scemo, perché è ubriaco a casa di Jon, perché Jon è eterosessuale e lui è veramente patetico, perchè- …Perché Jon lo sta guardando dall'alto con in mano una bottiglia di dubbia origine?
"Cos-"
"Bevi." Gli dice, aiutandolo a rialzarsi e mettendogli tra le mani suddetta bottiglia. Brendon osserva il liquido verde con un sopracciglio alzato, lo odora e trova che abbia un profumo veramente buono.
"Altro alcol! Wii, JonWalker!" bercia, prendendo una sorsata eccessivamente generosa di quello che dopo poco identifica non come altro assenzio ma come colluttorio. Che brucia da morire, oltretutto. "Ma co-"
"Puzzavi di vomito." Si giustifica Jon con la stessa espressione indecifrabile di prima, sporgendosi verso di lui fino a sovrastarlo, puntellandosi con le mani ai lati del divano e baciandolo. Questa volta è un vero bacio, con tanto di labbra e profumo di menta e le mani di Brendon che gli percorrono lentamente la schiena e Jon che lo tiene stretto per i fianchi dopo essergli franato addosso con ben poca grazia. "Potrebbe essere," inizia con un accenno di affanno dovuto a tutta quella apnea, "potrebbe essere che mi piaci. Tipo, tanto."
Brendon lo bacia, le labbra tese in un sorriso, e poi muove il bacino verso l'alto un paio di volte e Jon è quasi sicuro che domani riceverà lamentele per tutto il casino che stanno facendo. "Aspetta," dice dopo un po', riuscendo ad imporsi un po' di calma, "andiamo- cristo- andiamo in camera." Brendon non è del suo stesso parere, per cui fa bellamente finta di non averlo sentito e continua a muoversi contro di lui e, okay, magari potrebbe anche dargli retta, no? In fin dei conti il divano non è così scomodo.
…Se non fosse che non possono muoversi perché poi rotolerebbero in terra ed il pavimento è freddo.
Decisamente, camera.
"Brendon, cristo, andiamo in camera." Mugugna con un po' di convinzione in più di prima.
Per andare in camera impiegano un quantitativo indefinito di tempo, perché non è tanto far mettere in piedi Brendon - a Jon è bastato alzarsi, il resto è venuto da sé - quanto più raggiungere il letto. E muoversi per casa mentre Brendon fa cose con la sua bocca su quella di Jon non è granché facile, ecco. Adesso ha come il sospetto di sapere perfettamente com'è fatto ogni spigolo di casa, perché ha sbattuto su di ognuno con una parte più o meno delicata del corpo.
Raggiungono la camera dopo qualche tentativo andato a vuoto, dopo che finalmente Jon ha deciso che no, Brendon, non puoi fare certe cose mentre ci stiamo muovendo, è il caso che ti limiti a seguirmi. Il bassista apre la porta e subito dopo si tira addosso il ragazzo e lo bacia. Baciare Brendon si rivela la cosa più facile e esaltante che Jon abbia mai fatto. E' facile perché Brendon è là, lo è sempre stato, solo che Jon non se n'è mai accorto. E' esaltante perché… beh, perché è Brendon. Jon non trova spiegazione più calzante. E' Brendon ed in quel momento sono su un letto grossomodo nudi, lui gli sta sopra e lo bacia ed ha ripreso a muovere i fianchi e Jon può sentirlo fremere e ripetere il suo nome - solo il suo nome, stavolta, niente cognome - prima di gemere un'ultima volta e venire, seguito poco dopo da Jon.
Brendon lo guarda con un sorrisino sonnacchioso e soddisfatto - e gli ricorda maledettamente un gatto -, gli sfrega la guancia contro il viso come tante volte ha fatto in tour e gli chiede, con la voce già impastata dal sonno, "E' un problema se dormo qua?"
Jon sorride e gli dice di no, scostando le coperte per fargli spazio - pulirà domani, proprio non ha voglia di pensarci ora che ha un Brendon assonnato nel letto. Ha come il sospetto che tutto l'alcol che il cantante ha in corpo aiuti notevolmente il suo status di assonnato, ma preferisce non chiederselo. Poi il respiro di Brendon lo culla un po', e bastano pochi minuti di pace prima che anche lui si addormenti.
Quando Jon e Brendon aprono gli occhi - pressoché in sincrono - passano diversi istanti a fissarsi attoniti.
"Ehi-" inizia Jon con un accenno di sorriso, bloccato subito da Brendon.
"Mi scappa la pipì." Il cantante rotola via da sotto le coperte e si trova a quattro zampe sul pavimento, si alza e si avvia barcollante verso il bagno.
Jon ci pensa su un po', prima di scuotere la testa leggermente ed alzarsi a sua volta, un sorrisetto scemo che non vuole decisamente andarsene. Quando passa davanti alla porta del bagno, si limita a bussare e chiedere "Caffè?" ad alta voce, ricevendo in risposta un grugnito che suppone sia un sì.
L'entrata di Brendon in cucina, è qualcosa di impagabile. Cammina con la testa appiccicata al muro, strusciando la nuca ed arruffandosi i capelli, gli occhi chiusi e la bocca semi-aperta. Prende posto buttandosi di schianto sulla prima sedia che gli capita sotto mano, battendo la fronte sul tavolo al fianco della tazza che Jon gli ha porto.
"Ddddddio," geme, "sto morendo. Morirò. Giurami che la prossima volta che vorrò bere così tanto mi gonfierai di cazzotti."
Jon gli si siede davanti e sorride. Per l'ennesima volta. E' solo che Brendon lo mette di buon'umore. "Promesso." Lo rassicura, bloccando l'impulso di sporgere la mano ed arruffargli i capelli più di quanto già non siano devastati di loro.
"Cosa- ho fatto cose orribili, ieri. Lo sento nell'ordine cosmico."
Jon scrolla leggermente le spalle, poggiandosi col mento su una mano, "Non eccessivamente. Hai solo vomitato in un ripostiglio."
"Ohccristo." Mugugna, mentre prende a testate il tavolo, "Sono una persona orribile."
"No, non lo sei." Lo conforta meccanicamente Jon, con un mezzo sorrisino compassionevole.
"Ti ho rovinato la serata."
Questa volta, la risposta impiega un po' di più ad arrivare. "…No, non l'hai fatto." E purtroppo Brendon tiene gli occhi bassi, sennò potrebbe vedere chiaramente un JonWalker imbarazzato, e non è uno spettacolo che si ripete tanto spesso.
"Io- ho fatto cose imbarazzanti?"
Jon ci pensa su qualche secondo, ridacchiando mestamente, "Non esageratamente."
"…Cristo, non- non ci ho provato con, tipo, la ragazza di qualcuno, vero?"
"No, figurati, sia-"
"Oppure- oddio, JonWalker, dimmi che non ci ho provato con la ragazza che ti piace. Ti prego, dimmi che non ho fatto una cosa simile."
In quel momento Jon realizza. E' una consapevolezza immediata, che va di pari passo con il suo cuore che inizia a mancare qualche battito e l'improvviso gelo che sente un po' ovunque. "Tu… non ricordi cos'è successo ieri?"
Brendon alza la testa, finalmente, e lo guarda, quasi scocciato da quella domanda. "Se ti sto chiedendo dettagli vuol dire di no, non credi? Ho un buco dal terzo giro di bevute in poi."
"…Oh." Dice Jon, pallido come uno straccio.
"Beh, io è il caso che vada, penso. Devo avvisare Ryan e Spencer che accetti - perché hai accettato, no? - e rimediarmi un biglietto aereo per tornare a casa." Annuncia tranquillamente Brendon, saltellando in piedi con rinnovata energia e dirigendosi verso il salotto, alla ricerca dei suoi vestiti.
Il padrone di casa non dice nulla. Si limita ad aspettare che la porta si chiuda definitivamente e poggia la fronte sul tavolo con gli occhi socchiusi ed un disperato bisogno di tornare a dormire per poi svegliarsi e magari accorgersi che è stato tutto un orribile incubo.
Brendon non si ricorda minimamente di cosa è successo, e non sarebbe un gran problema rinfrescargli la memoria se non si fosse messo a parlare costantemente dei suoi timori circa l'averci provato con ragazze.
E la cosa ridicola è che Brendon ha mentito, e Jon non si è nemmeno accorto del suo tono forzatamente allegro.
La verità? Brendon non ha una memoria schifosa come lascia che la gente creda. La cosa fenomenale del suo organismo è che elevate quantità di alcol mandano la centralina in corto circuito, okay, ma comunque riesce sempre a ricordare ogni dettaglio.
Non riesce ad impedirsi di compiere cazzate, sul momento, però se le ricorda tutte.
Ed il problema è, Jon non è fair game, per citare William. Lo sanno tutti, Jon è etero e quindi c'è da evitare di provarci con lui.
L'unica spiegazione che Brendon riesce a trovare alla serata appena trascorsa, è che Jon era ubriaco. E- beh, probabilmente lo ha pure scambiato per una ragazza, per quel che ne sa. Non è molto lusinghiero da pensare, ma è la realtà dei fatti.
Jon era ubriaco e probabilmente è lui a non ricordare o voler comunque cancellare la nottata. Per cui, Brendon deve solo limitarsi ad evitare il discorso vita natural durante.
Non sarà difficile.
Deve solo tornare a casa il prima possibile e tenersi lontano da Jon.
Il problema delle prove con un bassista di Chicago, è che vanno pianificate con giorni di preavviso, per poter trovare a suddetto bassista un posto per dormire in una delle case degli altri tre membri del gruppo. Fin'ora sono andati a rotazione, ovviamente. Prima è stato il turno di Spencer, poi quello di Ryan… e poi nuovamente Spencer.
Perché, come tutti sanno, Brendon ha parenti mormoni che non vedono di buon'occhio gli estranei.
E non importa se è una balla colossale, a Jon va bene così.
"Brendon, la settimana prossima tocca a te." Annuncia Spencer tranquillamente, sorseggiando il suo caffè come niente fosse. Brendon si manda il caffè su per il naso e brucia.
"Cosa?!" strepita, "No! Non posso, lo sai anche tu! Mia madre-"
"Tua madre ha già detto che non c'è problema." Aggiunge prontamente Ryan, il telefono ancora in mano.
Brendon si sente così tragicamente messo all'angolo, che è costretto a bofonchiare mestamente, "Jon non accetterà mai." Che è la verità, no? Jon non accetterà mai, punto.
Effettivamente, Jon non accetta. Dice che non è un problema, che andrà in albergo una volta tanto, se lo può pure permettere, insomma, non è uno spiantato. Brendon si limita ad ascoltare la telefonata in vivavoce, sente Spencer che insiste un po' da parte sua, e poi niente, Jon afferma di aver detto la sua ultima parola in merito e riattacca. Il cantante non sa se sentirsi sollevato o. Beh, altro.
Quando Jon arriva in albergo chiama gli altri e si mettono d'accordo per vedersi da qualche parte perché, insomma, Jon è appena arrivato, avrà pure diritto ad una serata di riposo?
La serata di riposo si rivela la sbronza più imponente della vita di Spencer e Ryan. Jon non beve granché, e comunque ha la stessa resistenza all'alcol di taluni scaricatori irlandesi, per cui non è un gran problema tenere a bada i due cretini, anche con diversi bicchieri di vodka in corpo. Quando riesce finalmente a chiudere i dementi dentro la macchina - senza ballerine al seguito, per quando Ryan continuasse a strepitare che sarebbe stato adorabile poterne adottare una - in attesa di scarrozzarli fino a casa, si rende conto di un piccolo dettaglio.
Brendon.
"Gente," li chiama, senza ottenere alcuna risposta, "ubriaconi!" tenta, "Cretinomani!" ulula infine, e sia Spencer che Ryan si voltano verso di lui, ridendo come invasati. "Brendon?" chiede.
Spencer sbuffa. "Sei Brendon-centrico, JonWalker."
"Zitto e dimmi dov'è."
"Dentro, credo," borbotta Ryan, scavandosi con la testolina un posticino comodo tra il braccio e il petto di Spencer. Gorgoglia con aria soddisfatta qualcosa, e poi si addormenta definitivamente, seguito poco dopo dal batterista, mollemente poggiato sulla sua testolina.
Jon li lascia perdere, chiude dall'esterno la macchina e torna nel locale a cercare il cantante.
Effettivamente, lo trova seduto ad un tavolino con una lattina di RedBull in mano intento a guardarsi attorno con aria annoiata. "JonWalker!" esclama, fingendo un sorrisone.
"JonWalker un corno, dannato idiota. Si può sapere dov'eri finito? Ti stavo cercando, c'è da tornare a casa."
Un istante dopo, Jon può distintamente vedere Brendon cambiare colorito ed assumere connotati seriamente, seriamente spaventosi. E' innaturale che un ragazzino più piccolo di te, più magro di te e decisamente più gracile di te incuta timore.
"Torno per conto mio." Grugnisce, sovrastando a fatica la musica del locale e cercando di concentrarsi su qualsiasi altra cosa, eccetto il bassista.
A quella frase, oltretutto, nella mente del già citato bassista iniziano a susseguirsi una sequela di immagini più o meno raccapriccianti che prevedono Brendon in un vicolo buio alla mercé di nerboruti galeotti armati di coltello di nome Hector o Quentin, o- "Non ci sperare nemmeno, idiota. Muoviti, ti porto io."
"La frase 'trovo un passaggio' non mi pare di difficile comprensione." Sillaba Brendon per farsi sentire chiaramente, e, duh, nuovamente pessime immagini, questa volta collegate ad un abuso di alcolici da parte del piccolo cretino con cui si trova ad avere a che fare.
"Sì, certo, come minimo ti riduci come la volta scorsa." Jon si sente come davanti ad un moccioso. Un moccioso troppo cresciuto ed infinitamente capriccioso. Fondamentalmente è per questo che non riesce ad evitare di stringerlo per un polso e tirarlo via dal bancone. Questo, e anche perché l'idea che Brendon finisca nel letto di qualcun'altro semplicemente perché preda del delirio alcolico non gli piace. Nemmeno a pensarci per sbaglio.
"Oh, vaffanculo! Tu cosa ne sai di come mi riduco?"
…Se fosse in suo potere, Brendon cancellerebbe la frase appena detta.
Teoricamente? Teoricamente è la cosa più geniale che abbia mai detto in vita sua, perché comunque lui ha avuto un black out, no? Non ricorda niente. Non deve vergognarsi di niente. E' Jon, semmai, a dover spiegare diverse cose, a partire dal perché ha approfittato di un ragazzino ubriaco che si è limitato a baci- no, a leccarlo. Non in parti imbarazzanti. In bocca. Che comunque è imbarazzante, dato il contesto ma- oh, porca vacca, spegniti cervello, spegniti!
Non è questo il caso di pensarci. L'idea era buona, in teoria, ma in pratica si rivela una cazzata colossale come suo solito.
Jon infatti preferisce evitare di rispondere a tono, anche perché ora come ora l'unica risposta che gli viene non è verbale e prevede un pugno, il naso di Brendon e tanto sangue. "Muoviti." Gli ringhia contro, continuando a trascinarlo di peso in giro, finché l'altro, dalla piccola anguilla sguisciante che è, non riesce a liberarsi dalla presa del bassista e distanziarlo di diversi passi.
"Ti ho fatto una domanda." Bofonchia contrariato mentre si sfrega il polso con l'altra mano e, dai, veramente, è autolesionista continuare ad insistere così.
Il bassista si guarda attorno nervosamente, poi lo fissa negli occhi e Brendon si sente ad un passo dal venire disossato con estrema lentezza e cura alle ossa piccine che potrebbero sfuggire ad un'analisi poco attenta. "Brendon," inizia con un tono carezzevole che mai gli aveva sentito prima d'ora, contando sulle dita via via che elenca, "ti ho visto mentre ti vomitavi sui piedi in uno sgabuzzino che credevi fosse un bagno, ti ho dovuto portare via di peso dato che altrimenti avresti bevuto ancora e saresti andato in coma etilico, poi ti ho dovuto trascinare a casa mia di peso e poi - oh, la mia parte preferita - hai passato la nottata a tenermi sveglio vomitando ogni pochi minuti costringendomi a stare in bagno a tenerti la fronte e di base crepare di paura all'idea che stessi seriamente rischiando la vita fino a doverti trascinare in camera per poterti sorvegliare. Non sono cose che auguro a persone nor-"
Brendon potrebbe dire tante cose. Potrebbe insultare Jon e voltargli le spalle definitivamente, almeno per la serata; potrebbe limitarsi a mettere il broncio e non rivolgergli la parola per giorni, è bravo in queste cose; potrebbe spiegargli che il racconto delle cazzate commesse sotto influsso di alcolici non deve essere atto all'umiliazione del'autore di quest'ultime, ma deve essere solo a fine esplicativo, per dare una ragione ad eventuali lividi o macchie o tatuaggi. Quello che non dovrebbe fare è battere un piede in terra come l'idiotissima drama queen che ogni tanto riesce ad essere e strillare "Che luridissimo bugiardo!"
…Lui non l'ha fatto, vero? Non è successo. Non è successo, come è non vero che Jon ha sgranato gli occhi ed è impallidito ed ha soffiato via un incredulo "…Eh?" che nonostante il casino si è sentito forte e chiaro.
"Tu…" inizia lentamente, cercando di far sembrare il suo più un ululato spettrale, che un flebile tentativo di prendere tempo. "Tu…" ripete, mentre si guarda attorno alla ricerca di idee. Com'è ovvio e giusto che sia, non trova niente da dire, e allora, okay, toccherà svuotare il sacco. "Hai mentito."
L'altro gli si avvicina di qualche passo, nero in volto e con uno sguardo fisso davvero inquietante. "Tu cosa ne sai?" Jon non dovrebbe essere così perspicace. Dovrebbero esserci leggi che gli impediscano di usare i suoi mirabolanti super poteri per ritorcere contro Brendon le cazzate che ha commesso.
"Io-" deglutisce a vuoto mentre arretra istintivamente fino a sbattere la schiena contro un muro e allora oh merda, è veramente nei casini. "Diciamo che ho… ricostruito. Vagamente. Mi sono fatto un'idea della serata. Potrei. Circa. Forse. Tipo- ricordare qualcosa."
"Brendon, ti sto per porre una domanda molto semplice a cui pretendo una risposta lineare e stringata. Tu ricordi quello che è successo?"
Jon ha un certo talento nell'incombere sulle persone. "Io-"
"Brendon."
…Ha anche un certo talento per terrorizzarle. "Sì." Brendon ci pensa su, poi sgrana gli occhi e, "No. Cioè- sì, ma no. No- intendevo- cioè, io- no, ma un po' sì, ma è nebuloso! E, oh!, è nero! E confuso! E- oddio ti prego non uccidermi tipregotipregotiprego sono troppo giovane non ammazzarmi."
Quello che sente dopo, complice anche che sono finiti nonsisacome in una stanza leggermente insonorizzata che suppone sia il un guardaroba, è solo il respiro di Jon contro il suo orecchio. Ed è snervante, tenuto di forza lento e quasi tranquillo, e poi Brendon lo sente ringhiare. "…Scappa."
Non ci pensa su nemmeno un decimo di secondo. Come vede Jon aprirgli un varco scostandosi sulla sinistra, inizia a correre perché sa che sta rischiando davvero tanto. E poi si sente afferrare per una spalla - perché evidentemente tra i super poteri di Jon figura anche la super velocità -, rivoltare e ahio, la morte è imminente. "Ti strangolo. Giuro su dio, ti strangolo." Annuncia con serafica calma Jon, alzando una mano verso il suo collo.
"Mi avevi detto-"
"Non avevo detto che ti avrei fatto scappare." Puntualizza il bassista, mentre lo spinge con poca grazia, facendolo arretrare.
"Jon…" inizia con tono lamentoso, cercando di fare gli occhioni da cucciolo, "Ti prego non mi uccidere, farà male e non voglio che faccia male, ti supplico, ti scongiuro, ti imploro, risparmiami."
"Perché?"
"Per…ché è illegale…?"
"Non perché non dovrei ucciderti, cretino! Perché hai messo su tutta quella scena."
Brendon torna serio per qualche istante, incapace di guardare più in alto delle sue scarpe. "William," sputa fuori alla fine, "ci- ci aveva detto che con te non c'era da provarci perché non ti-"
"E fammi capire," lo blocca Jon, prima che dica qualcosa di terribilmente stupido, "tu hai deciso autonomamente per… entrambi?"
"Grossomodo sì, ma la stai facendo sembrare una cosa terribilmente sbagliata."
"…Non lo è?"
"No. Non credo. Cioè. Tu sei etero e tutto, per quanto ne so io non dovresti-"
"Idiota." Jon lo spinge nuovamente, poggiandosi con entrambe le mani sulle spalle del cantante, a pochi passi dal muro.
"Guh?"
"Idiota," spinta, "idiota," spinta, "idiota." Parete.
"Ma perc-"
Quello che viene dopo è un po' confuso. E'- Brendon è grossomodo sicuro che si tratti delle mani di Jon sui suoi fianchi che stringono per un attimo la presa fin quasi a far male e poi sempre del bassista che, con un sorrisetto isterico, inizia a gesticolare come un invasato. "Non mi pare di aver dato adito a grandi fraintendimenti, quando ti ho esplicitamente detto che mi piaci. Non credo di aver usato giochi di parole criptici ed incomprensibili. Li ho usati? Dimmelo, Brendon, ho un disperato, fisico, bisogno di sentirti dire di essere stato in qualche modo a me sconosciuto incomprensibile, quando ho ti ho detto che. mi. piaci."
"Eh?" soffia, completamente spaesato, il povero ragazzo.
"Tu- dannato idiota. Ti ho detto che mi piaci, che sono, vedendola sotto il punto di vista di William, fair game, almeno per te! Posso sapere cosa cazzominchia ha grippato nella tua testa per farti capire l'esatto dannato opposto?!"
"Ma-" no, no, nonono, le cose non dovevano andare così. Brendon non sa gestirsi una cosa simile. Non è psicologicamente pronto. "…Eri ubriaco…" mugugna senza troppa convinzione.
"Ero sobrio!" esclama l'altro, visibilmente punto sul vivo. "Eri tu quello ubriaco da fare schifo!"
Seguono attimi di silenzio, durante i quali la bocca di Brendon assume una curiosa conformazione a 'o' maiuscola e di gigantesche dimensioni. "Eh?!" è la seconda volta che lo chiede, ma decisamente, questa volta, ha una sua motivazione.
"Ero sobrio, cretino."
"Ma tu bevevi! Ti ho visto!"
"…Una birra."
Oh, vero, Jon regge l'alcol. Brendon deve smetterla di uscire con Ryan, dopo inizia ad abituarsi a cose come l'incapacità più totale di reggere qualsiasi tipo di alcolico in qualsiasi forma, colore e dose. "…Capisco."
"Capisci?"
Il cantante annuisce tranquillamente. "Capisco," ripete, senza realmente capire il perché di tanto nervoso mal represso.
"Capisci? E basta?"
"Non so, cos'altro dovrei dirti? 'Oh, Jon, sono così felice che ti sei scoperto gay, ora muoviti a portare Ryan e Spencer a casa così potremo restare da soli e violentarci a vicenda!'?"
L'altro ci pensa su, prima che gli scappi il primo sorrisino della serata. "Niente di troppo elaborato, per ora. Solo, cos'è che avevi detto la volta scorsa…?"
Brendon diventa rosso semaforo. "Ero ubriaco! Avevo i freni inibitori a puttane! Non puoi pretendere che ripeta da sobrio quello che ho detto da ubriaco! E' una vigliaccata!" ciarpa, agitando una manina in aria per dare enfasi al discorso, in un disperato tentativo di ignorare Jon, il suo dannato sorrisino sghembo e tutto il resto.
Jon ride e scuote la testa, rassegnato davanti all'impossibilità di Brendon di portare avanti conversazioni con una parvenza di logica. "Muoviti," dice, tirandolo per una spalla, "devo riaccompagnare Ryan e Spencer a casa."
"E poi?"
"Poi…?"
Brendon lo guarda con un sorrisetto. "Poi ti posso violentare, no?" chiede, battendo le manine allegramente, soddisfatto della frase appena detto, dello sguardo mezzo sconvolto di Jon, delle sue guance curiosamente rosa.
"Tu- oh, zitto e cammina."
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Quando iniziano a frequentarsi con un minimo di scienza in più, al posto del caro, vecchio, solito infrattarsi ovunque ci sia spazio e oscurità bastevole, le cose si fanno goffe e ridicole oltre ogni descrizione. Jon non sa materialmente come comportarsi con Brendon perché Brendon non è una ragazza, non sa se il semplice prendergli la mano o circondargli le spalle con un braccio possa offenderlo o fargli in quale modo credere che lo consideri una sorta di femmina mal riuscita.
"Ehi," lo chiama una volta, perché ovviamente non sa nemmeno se dovergli affibbiare qualche soprannome o nomignolo ed il nome per intero gli pare troppo distante, "senti… Che ne dici se facciamo quattro chiacchiere?" tenta.
Brendon, senza capirci granché, si limita ad accettare, prende posto accanto a Jon e lo osserva con un sorriso tranquillo. "Va bene." Si limita a dire, tentando di suonare incoraggiante.
"Allora. Potrebbe essere," inizia, e poi si perde subito nel discorso, "…Dio, è difficile. Allora, e due. Io-"
Il cantante piega la testa di lato, assomigliando paurosamente ad un gufo strafatto, "Jon, ci sono cose che dovrei sapere?" chiede con aria seria.
"No, è solo che- ecco- io non so come comportarmi."
Il più giovane tra i due apre e chiude gli occhi un paio di volte, sembrando sempre più un piccolo gufetto. "In che senso?"
"Brendon," inizia Jon con fare molto pratico, "tu sei un maschio."
"Beh, grazie, ne avevo come il sospetto, mi hai fugato molti dubbi."
"Va' al diavolo e fammi finire il concetto. Dicevo. Tu sei un maschio. E lo sono anche io."
"…Se stai cercando di farmi capire qualcosa, e con 'qualcosa' non intendo discorsi delicati ma intendo qualsiasi cosa, sappi che stai fallendo miseramente."
"E' solo che non so come comportarmi. E' idiota, ma è così. Non è che potresti, non so, farmi una lista di cose da fare o non fare?"
Passano istanti di silenzio, durante i quali Brendon raddrizza il capino e lo piega dall'altro lato, facendo venire oltretutto qualche sospetto a Jon circa la possibilità da parte del cantante di ruotare la testa di trecentosessanta gradi. "…Fammi capire se ho capito. Tu vorresti che adesso ti elencassi punto per punto come comportarti?"
Jon annuisce disperatamente, "Ti prego, sì. Qualcosa del genere."
"Facevi così anche con le ragazze che frequentavi?"
"No, ma-"
"E non puoi semplicemente comportarti come tuo solito?"
"Boh, credo di sì."
"Bene!" esclama Brendon, saltellando in piedi e porgendo una mano a Jon, "Gelato?" propone, estasiato dall'idea.
Jon annuisce, avviandosi al suo fianco. "…Aspetta," dice dopo un po', bloccandosi in mezzo alla strada ed oltretutto bloccando anche Brendon dato che si stanno tenendo per mano, "questo vuol dire che devo fare cose come regalarti fiori e ricordare date di ogni genere e tipo o non mi rivolgerai la parola per giorni?"
Brendon sbuffa, a metà tra il divertito e l'esasperato. "No, scemo. Vuol dire che non voglio fiori perché non sono Ryan e che non voglio che ti ricordi date di ogni genere. Solo, non so, al massimo una o due o-"
"E se le scordassi?" lo provoca Jon, ottenendo solo una vaga scrollata di spalle.
"Ti picchierei." Brendon ci pensa su, decidendo di aver parlato decisamente troppo sensatamente. "Con la borsetta di William, sai, quella con gli strass." Aggiunge subito dopo per compensare, osservando il disappunto sul volto di Jon con malcelato divertimento.
"Ma quella fa male!" si lagna querulo il bassista, cercando di spingere via l'altro con scarsissimi risultati perché, ecco, le mani. E' un po' difficile tenere lontano qualcuno che ti stringe così forte.
Brendon non risponde, si limita a sorridere, e Jon pensa che, okay, magari qualche data non lo ucciderà.