Oggi mi chiama una mia amica e mi ha tenuto, senza sforzo direi poiché le voglio sinceramente bene, circa una buona mezz'ora al telefono raccontandomi della sua ennesima impresa esistenzial/sentimentale
( Read more... )
e dato che forse sembrava teoria, veniamo alla pratica... 1goccia_di_lunaSeptember 13 2004, 17:55:44 UTC
>A volte quando scrivi davvero è un flusso di parole che ti raccontano. è una possibilità, magari con l'aggiunta di: quella persona che scrive è anche quella che si racconta. ma non è detto che sia sempre la stessa. scrive quelle cose, che in quel momento, la raccontano a quel modo. ma si riserva anche il diritto di contraddirsi un attimo dopo.
>Libertà, responsabilità, amore, esperienza........solo parole, parole che dovrebbero corrispondere a cose concrete, a momenti, istanti e gesti e relazioni da vivere per proteggerci ed esaltarci. ho usato una forma impersonale, ma dietro ogni parola c'è un'esperienza. ed esperienza non è una parola. è una cosa concreta comunque la si voglia mettere. sono momenti vissuti conditi da pensieri ed emozioni. talvolta anche da riflessioni postume. personali anche loro, e assolutamente non oggettive. forse nemmeno condivisibili, che tanto alla fine ognuno se li vive a modo suo. e mica questo può essere messo in discussione. che voglio vedere chiunque ad entrare dentro ad un altro e discutere direttamente con pensieri, pelle e sensazioni.
>Non è masochismo o sadismo : lì c'è un contratto, una regola, una parola di STOP. e non è forse artificio e finzione? rappresentazione semplificata di una realtà in cui il copione non è scritto, ma lo si scrive vivendolo? cosa mettono in scena gli attori, se non ruoli in cui nella vita si riconoscono troppo o troppo poco? i contratti si fanno e si disfano, così pure le regole, e anche i capolinea. nel gioco come nella vita. salvo avere copioni, regole e finali a cui si è affezionati più di altri. e che talvolta capita di ripetere. finchè non ci si stufa, o si fa un salto di comprensione, e si scelgono altri giochi. altri contratti, altre regole e finali forse diversi. se si ha culo anhe nell’arco di una stessa vita.
>Anticamente quando si chiedeva un consiglio, ma non a chiunque ma a chi si sentiva adeguato a farlo, vi era poi l'impegno di seguirlo. Oggi si da voce ai propri dolori, magagna, insoddisfazioni e pseudo-disgrazie amorose più per cercare una spalla o qualche spalleggiatore, un attento e devoto spettatore, o un gruppo di auto-aiuto dove il male comune è il mezzo gaudio. Mi ripeto: io di rado chiedo consigli, che se devo sbagliare (e tanto lo so già) preferisco sbagliare di mio, sapendo che sto scegliendo di farlo, senza il bisogno di avere il consenso o dissenso di nessuno. è la mia vita e mi autorizzo a farne ciò he voglio. questo può fare incazzare gli amici (e credimi, è successo) perchè alla fine sembra sempre che a me non me ne fotta un cazzo di nessuno, e non è così, ma preferisco dimostrarlo con le azioni e non necessariamente rendendomi vittima di un “te l’avevo detto che finiva così”, che tanto lo sapevo anche io, ma lasciatemi le mie illusioni, almeno finchè ho voglia di crederci. che tanto e comunque poi le ferite me le lecco da sola. che sono pudica e non mi piace farlo in pubblico. e se devo dare spettacolo che sia per qualcosa di divertente almeno, che è meno repellente. E d’altro canto, di rado ne do di consigli, che sarebbe già un successo saperli dare a se stessi, figuriamoci se mi arrogo il diritto di poterli dare ad altri. Al massimo posso dare la mia esperienza, sempre che ne abbia una, o fare domande, che in qualche modo aiutano l’altro a capire qual’è il consiglio che sta chiedendo, visto che la risposta ce l’ha già da se.
Re: e dato che forse sembrava teoria, veniamo alla pratica... 2goccia_di_lunaSeptember 13 2004, 18:01:52 UTC
>si cerca qualcuno che punisca i propri errori e che, magari, lo faccia col movente o velo dell'affetto e che magari tutto questo diventi anche un lusso educativo. Ora te la metto così, che forse è più semplice e si capisce, anche se la realtà è spesso più complessa: la tua amica (ma potrebbe essere chiunque, me inclusa) ha una storia contorta, che la fa soffrire (e questo lo dice con enfasi), ma forse quella storia la fa anche stare bene (e questo lo dice tra le righe, e con meno enfasi). Per quanto concerne la mia esperienza, e lo sottolineo che si tratta della mia, a scanso di equivoci, c’è una fase in cui uno ha voglia di perdersi, e sente un casino, apre tutti i pori, e dato che i pori funzionano tutti allo stesso modo, fanno sentire tanto il bene quanto il male. Loro non discriminano. Capita che arriva un’emozione, aumentano il volume e la cacciano dentro. E capita che questa emozione arrivi a noi con decibel assordanti. E un pò ci si rincoglionisca anche. Perchè mediamente si è abituati ad emozioni che viaggiano su diverse tonalità, un pò più blande e slavate. Da rincoglioniti, la lucidità se ne va un pò a spasso. Ma le sensazioni, quelle rimangono, e crescono, crescono, crescono. Come il fagiolo magico. Che non ricordo se era fagiolo, ma mi pare di si, e in ogni caso fa lo stesso. E mentre uno vive queste sensazioni, è talmente preso che si dimentica di ogni cosa. poi accade che va a chiedere consiglio. Perchè in altri momenti la lucidità torna e le sensazioni vengono messe in discussione. E in quel frangente spuntano fuori quelle che fanno stare male. Perchè se no uno che andrebbe a chiedere consiglio a fare? Mai capitato di chiedere consiglio quando stai da dio? A me no. Però io non faccio testo che di consigli ne chiedo pochi, ma per quei pochi, assicuro, solo se sono nella merda fino ed oltre il collo. Però siccome quando uno è stordito, è stordito forte, capita anche che dopo aver chiesto consiglio uno si dimentichi (ma non in senso lato, nel senso letterale del termine) del consiglio ricevuto, e appena vede il miraggio delle belle sensazioni, ci si butti nuovamente a capofitto. Perchè in fondo anche di quelle si tratta. Vivere cose belle, che sputaci sopra di questi tempi. Infine arriva il grande momento. Perchè mica si può vivere una vita sulle montagne russe. Che a un certo punto la coscienza inizia a incazzarsi e a dire “senti bello, fa un pò come vuoi, ma o ti dai una regolata, o io qui spengo tutto, vedi te...” . E a quel punto uno si ritaglia un angolo di lucidità, che tanto si trova se lo si vuole (ma non è detto che lo si voglia sempre) mette sui piatti della bilancia le due cose. Cose che fanno bene e cose che fanno male. E in base a quello decide. Anche se non sempre decide in base al piatto che pesa di più. Perchè sarebbe una cosa troppo semplice e logica. E non sempre si è quelle belle personcine semplici e logiche che si vorrebbe. Anzi, quasi mai. Però alla fine se ne esce vivi nella maggior parte dei casi. Qualunque sia la fine. E se uno ha voglia di perderci altro tempo, ma anche se non ne ha voglia si finisce per imparare qualcosa. Di se stessi e degli altri. Che non fa male. Ora, non è che uno vada a cercarsele col lanternino come diogene per avere a tutti i costi qualcosa da imparare. Assolutamente. E nemmeno si cerca qualcuno che ci punisca per gli errori commessi. Che sta cosa a me sa tanto di peccato originale. E non mi piace. Però se qualcosa capita, in qualche modo noi c’entriamo. E forse fa più piacere sapere che abbiamo vissuto una cosa che ci ha fatto bene e male, ma alla fine siamo pure felici di averla vissuta. Che insomma, non sempre tutto è un tritamento di coglioni come si vorrebbe far credere.
Re: e dato che forse sembrava teoria, veniamo alla pratica... 3goccia_di_lunaSeptember 13 2004, 18:04:34 UTC
>Ripeto : una cosa che terrorizza un uomo è una donna che sa esattamente cosa vuole e come prenderselo; una cosa che terrorizza le donne è altrettanto . Strana la vita, per alcuni, vero? Pare finisca ogni posta in gioco e ogni tensione in campo.................. e se alla fine si fosse tutti terrorizzati di poter un giorno essere felici? alla fine concordo con te, ma in un diverso modo di porsi la questione. una cosa che terrorizza è sapere esattamente ciò che si vuole e sapere anche come prenderselo... che se poi poi uno ci arriva e scopre che non è all’altezza di quanto si aspettava ci rimane anche male. e se commette l’errore di credere che sia tutto lì, poi che fa? ma può anche darsi che lungo il percorso si dimentichi di cosa voleva e trovi strade che lo attirano di più, che alzino la posta in gioco e che alla fine si metta persino a giocare d’azzardo. o può anche scoprire che no, non sa cosa vuole e di conseguenza nemmeno come ottenerlo. e infine, ma le variabili potrebbero anche essere di più, potrebbe anche scoprire che sa cosa vuole, ma si è sovrastimato, e non è in grado di prenderselo. almeno finchè continua a credere che questo qualcosa sia qualcosa di esterno a lui.
E qua riprendo una frase dal tuo post e concludo: >amo le donne che hanno amore per se stesse e che sanno amare ma non mutilandosi l'anima o la vita per qualcuno. Ecco forse la parte che mi era sfuggita.
Ps. Scusami l’invasione, giuro che me ne torno nei miei spazi virtuali e non lo faccio più. Non così lunga almeno
Re: e dato che forse sembrava teoria, veniamo alla pratica... 3haketherSeptember 14 2004, 00:44:34 UTC
>amo le donne che hanno amore per se stesse e che sanno amare ma non mutilandosi l'anima o la vita per qualcuno. - ok, la estendo nel suo senso : credo che ci sia una forma di amore adolescenziale e pericoloso che è l'annullarsi, il dis/integrarsi e il con/fondersi con l'altra persona aderendo totalmente all'altro e non sapendo più sentire e ben vedere cosa dell'altro veramente ci piace, ci attrae o eventualmente non ci piace....insomma un amore utopico del tipo 1*1=1; ce ne è un'altra che è incontro, rispetto, accoglienza, passione, sesso, dialogo e comunque senza minare l'amore anche per se stessi ed è veramente un amore a due dove si è liberi di essere se stessi con l'altro ...e quasi la formula è 1+1=3 dove un'uomo ed una donna assieme fanno molto di più della loro semplice inividualità assieme..........es claro? ;)
Re: e dato che forse sembrava teoria, veniamo alla pratica... 3goccia_di_lunaSeptember 14 2004, 01:26:52 UTC
es clarissimo e si, mi era proprio sfuggito. abbasso le orecchie e la coda. che mi pare fosse una delle cose più importanti. che io sono riuscita a perdermi. ad essere sempre impulsivi... poi vien voglia di rimangiarsi tutto.
è una possibilità, magari con l'aggiunta di: quella persona che scrive è anche quella che si racconta. ma non è detto che sia sempre la stessa. scrive quelle cose, che in quel momento, la raccontano a quel modo. ma si riserva anche il diritto di contraddirsi un attimo dopo.
>Libertà, responsabilità, amore, esperienza........solo parole, parole che dovrebbero corrispondere a cose concrete, a momenti, istanti e gesti e relazioni da vivere per proteggerci ed esaltarci.
ho usato una forma impersonale, ma dietro ogni parola c'è un'esperienza. ed esperienza non è una parola. è una cosa concreta comunque la si voglia mettere. sono momenti vissuti conditi da pensieri ed emozioni. talvolta anche da riflessioni postume. personali anche loro, e assolutamente non oggettive. forse nemmeno condivisibili, che tanto alla fine ognuno se li vive a modo suo. e mica questo può essere messo in discussione. che voglio vedere chiunque ad entrare dentro ad un altro e discutere direttamente con pensieri, pelle e sensazioni.
>Non è masochismo o sadismo : lì c'è un contratto, una regola, una parola di STOP.
e non è forse artificio e finzione? rappresentazione semplificata di una realtà in cui il copione non è scritto, ma lo si scrive vivendolo? cosa mettono in scena gli attori, se non ruoli in cui nella vita si riconoscono troppo o troppo poco? i contratti si fanno e si disfano, così pure le regole, e anche i capolinea. nel gioco come nella vita. salvo avere copioni, regole e finali a cui si è affezionati più di altri. e che talvolta capita di ripetere. finchè non ci si stufa, o si fa un salto di comprensione, e si scelgono altri giochi. altri contratti, altre regole e finali forse diversi. se si ha culo anhe nell’arco di una stessa vita.
>Anticamente quando si chiedeva un consiglio, ma non a chiunque ma a chi si sentiva adeguato a farlo, vi era poi l'impegno di seguirlo.
Oggi si da voce ai propri dolori, magagna, insoddisfazioni e pseudo-disgrazie amorose più per cercare una spalla o qualche spalleggiatore, un attento e devoto spettatore, o un gruppo di auto-aiuto dove il male comune è il mezzo gaudio.
Mi ripeto: io di rado chiedo consigli, che se devo sbagliare (e tanto lo so già) preferisco sbagliare di mio, sapendo che sto scegliendo di farlo, senza il bisogno di avere il consenso o dissenso di nessuno. è la mia vita e mi autorizzo a farne ciò he voglio. questo può fare incazzare gli amici (e credimi, è successo) perchè alla fine sembra sempre che a me non me ne fotta un cazzo di nessuno, e non è così, ma preferisco dimostrarlo con le azioni e non necessariamente rendendomi vittima di un “te l’avevo detto che finiva così”, che tanto lo sapevo anche io, ma lasciatemi le mie illusioni, almeno finchè ho voglia di crederci. che tanto e comunque poi le ferite me le lecco da sola. che sono pudica e non mi piace farlo in pubblico. e se devo dare spettacolo che sia per qualcosa di divertente almeno, che è meno repellente.
E d’altro canto, di rado ne do di consigli, che sarebbe già un successo saperli dare a se stessi, figuriamoci se mi arrogo il diritto di poterli dare ad altri. Al massimo posso dare la mia esperienza, sempre che ne abbia una, o fare domande, che in qualche modo aiutano l’altro a capire qual’è il consiglio che sta chiedendo, visto che la risposta ce l’ha già da se.
Reply
Ora te la metto così, che forse è più semplice e si capisce, anche se la realtà è spesso più complessa: la tua amica (ma potrebbe essere chiunque, me inclusa) ha una storia contorta, che la fa soffrire (e questo lo dice con enfasi), ma forse quella storia la fa anche stare bene (e questo lo dice tra le righe, e con meno enfasi). Per quanto concerne la mia esperienza, e lo sottolineo che si tratta della mia, a scanso di equivoci, c’è una fase in cui uno ha voglia di perdersi, e sente un casino, apre tutti i pori, e dato che i pori funzionano tutti allo stesso modo, fanno sentire tanto il bene quanto il male. Loro non discriminano. Capita che arriva un’emozione, aumentano il volume e la cacciano dentro. E capita che questa emozione arrivi a noi con decibel assordanti. E un pò ci si rincoglionisca anche. Perchè mediamente si è abituati ad emozioni che viaggiano su diverse tonalità, un pò più blande e slavate. Da rincoglioniti, la lucidità se ne va un pò a spasso. Ma le sensazioni, quelle rimangono, e crescono, crescono, crescono. Come il fagiolo magico. Che non ricordo se era fagiolo, ma mi pare di si, e in ogni caso fa lo stesso. E mentre uno vive queste sensazioni, è talmente preso che si dimentica di ogni cosa. poi accade che va a chiedere consiglio. Perchè in altri momenti la lucidità torna e le sensazioni vengono messe in discussione. E in quel frangente spuntano fuori quelle che fanno stare male. Perchè se no uno che andrebbe a chiedere consiglio a fare? Mai capitato di chiedere consiglio quando stai da dio? A me no. Però io non faccio testo che di consigli ne chiedo pochi, ma per quei pochi, assicuro, solo se sono nella merda fino ed oltre il collo. Però siccome quando uno è stordito, è stordito forte, capita anche che dopo aver chiesto consiglio uno si dimentichi (ma non in senso lato, nel senso letterale del termine) del consiglio ricevuto, e appena vede il miraggio delle belle sensazioni, ci si butti nuovamente a capofitto. Perchè in fondo anche di quelle si tratta. Vivere cose belle, che sputaci sopra di questi tempi. Infine arriva il grande momento. Perchè mica si può vivere una vita sulle montagne russe. Che a un certo punto la coscienza inizia a incazzarsi e a dire “senti bello, fa un pò come vuoi, ma o ti dai una regolata, o io qui spengo tutto, vedi te...” . E a quel punto uno si ritaglia un angolo di lucidità, che tanto si trova se lo si vuole (ma non è detto che lo si voglia sempre) mette sui piatti della bilancia le due cose. Cose che fanno bene e cose che fanno male. E in base a quello decide. Anche se non sempre decide in base al piatto che pesa di più. Perchè sarebbe una cosa troppo semplice e logica. E non sempre si è quelle belle personcine semplici e logiche che si vorrebbe. Anzi, quasi mai. Però alla fine se ne esce vivi nella maggior parte dei casi. Qualunque sia la fine. E se uno ha voglia di perderci altro tempo, ma anche se non ne ha voglia si finisce per imparare qualcosa. Di se stessi e degli altri. Che non fa male. Ora, non è che uno vada a cercarsele col lanternino come diogene per avere a tutti i costi qualcosa da imparare. Assolutamente. E nemmeno si cerca qualcuno che ci punisca per gli errori commessi. Che sta cosa a me sa tanto di peccato originale. E non mi piace. Però se qualcosa capita, in qualche modo noi c’entriamo. E forse fa più piacere sapere che abbiamo vissuto una cosa che ci ha fatto bene e male, ma alla fine siamo pure felici di averla vissuta. Che insomma, non sempre tutto è un tritamento di coglioni come si vorrebbe far credere.
Reply
e se alla fine si fosse tutti terrorizzati di poter un giorno essere felici? alla fine concordo con te, ma in un diverso modo di porsi la questione. una cosa che terrorizza è sapere esattamente ciò che si vuole e sapere anche come prenderselo... che se poi poi uno ci arriva e scopre che non è all’altezza di quanto si aspettava ci rimane anche male. e se commette l’errore di credere che sia tutto lì, poi che fa? ma può anche darsi che lungo il percorso si dimentichi di cosa voleva e trovi strade che lo attirano di più, che alzino la posta in gioco e che alla fine si metta persino a giocare d’azzardo. o può anche scoprire che no, non sa cosa vuole e di conseguenza nemmeno come ottenerlo. e infine, ma le variabili potrebbero anche essere di più, potrebbe anche scoprire che sa cosa vuole, ma si è sovrastimato, e non è in grado di prenderselo. almeno finchè continua a credere che questo qualcosa sia qualcosa di esterno a lui.
E qua riprendo una frase dal tuo post e concludo:
>amo le donne che hanno amore per se stesse e che sanno amare ma non mutilandosi l'anima o la vita per qualcuno.
Ecco forse la parte che mi era sfuggita.
Ps. Scusami l’invasione, giuro che me ne torno nei miei spazi virtuali e non lo faccio più. Non così lunga almeno
Reply
- ok, la estendo nel suo senso : credo che ci sia una forma di amore adolescenziale e pericoloso che è l'annullarsi, il dis/integrarsi e il con/fondersi con l'altra persona aderendo totalmente all'altro e non sapendo più sentire e ben vedere cosa dell'altro veramente ci piace, ci attrae o eventualmente non ci piace....insomma un amore utopico del tipo 1*1=1; ce ne è un'altra che è incontro, rispetto, accoglienza, passione, sesso, dialogo e comunque senza minare l'amore anche per se stessi ed è veramente un amore a due dove si è liberi di essere se stessi con l'altro ...e quasi la formula è 1+1=3 dove un'uomo ed una donna assieme fanno molto di più della loro semplice inividualità assieme..........es claro?
;)
Reply
abbasso le orecchie e la coda. che mi pare fosse una delle cose più importanti. che io sono riuscita a perdermi. ad essere sempre impulsivi... poi vien voglia di rimangiarsi tutto.
Reply
Reply
Leave a comment