Sul finire della sua vita, attorniato dalla ricchezza dei suoi possedimenti, da una rispettosa discendenza, il daimio Naoshige così rispose ai giovani ronin, venuti a rendergli visita prima di intraprendere servizio presso lo shogun di Kyoto:
" Vi è stato un tempo in cui la parola Si era significato di Si e la parola No era significato di No e le finzioni non avevano posto nella vita di un uomo integro e prima dei trent'anni un uomo s'impegnava a conoscere a fondo il mondo con acredine e dopo i trenta era capace di non avere nemici e oltre i quaranta di pacificarsi con loro e di averli come alleati. Vi è un tempo per ogni cosa ma non vi è altro tempo che quello che noi stessi ci accordiamo quindi è possibile fare tutto tranne che il tempo, esso sfugge alla nostra capacità di poter aggiungere o togliere.
Nell'antichità gli Imperatori Mitici erano in accordo col Cielo e con la Terra e seguivano con attenzione ed umiltà i mutamenti onde trarne sincero accordo e massimo utile e il loro utile era, quindi, il massimo risultato con lo sforzo minimo poiché ordinavano e concentravano le loro forze in modo consapevole ed oculato.
Gli Imperatori Mitici rifuggivano la guerra con consiglieri devoti e capaci e le loro truppe non bramavano il suono dei tamburi poichè conoscevano bene l'impegno, la fatica, il dolore e lonore della guerra quindi apprezzavano e sostenevano il tempo di pace. Quando invece era inevitabile [la guerra] allora erano risoluti nel loro agire e badavano a queste cose ed in questo ordine :
Il nemico da affrontare; il comandante del loro stesso esercito; le truppe [del loro stesso esercito]; il terreno dello scontro; il fine della battaglia; il termine della guerra.
Nel nemico badavano a saggiarne la risolutezza nei passati scontri, il motivo del contenzioso odierno e la disponibilità delle sue forze come dei suoi generali. Il comandante del loro stesso esercito affinché non fosse nè un uomo codardo ne un sanguinario e che valutasse a fondo le possibilità ed i modi della vittoria; le truppe suddivise in veterani e nelle leve e nella proporzione di esperienza utilizzabile in campo; il terreno dello scontro inteso come posizione di preminenza o di debolezza rispetto all'iniziativa del nemico e al suo attndere o meno su una collina o un forte; il fine della battaglia come assoluta disfatta dell'esercito avverso; il termine della guerra come neutralizzazione definitiva di ogni avversità belligerante e la successiva possibilità di dettare condizioni favorevoli a sé.
Queste cose io vi dico poiché nel tempo di pace un ciliegio attende di essere ammirato e colto per [poter poi] essere posto in una decorazione elegante che ispiri accordo al Mondo.
Queste cose io vi dico poiché nel tempo di guerra la determinazione a vincere deve essere assoluta e la paura di morire totalmente assente.
Se una spada viene sguainata, essa chiede di assaggiare sangue.
Se un cavallo viene sellato e vengono lucidati i suoi crini, esso vuole essere condotto e domato.
Se una nazione è prospera suddivide i suoi beni in tre parti: il Tesoro dell'Imperatore, il sostegno dei suoi confini e i tempi di mutamento negativo.
Se una nazione è degenerata disperde i suoi beni in tre parti: i vizi della Corte, gli intrighi di Palazzo e nelle scelte non confacenti al benessere dell'uomo.
I Decreti del Cielo sono indifferenti agli uomini poiché seguono Vie che non considerano il sorgere del sole, lo svolgimento del giorno e il fare della notte pur tutta via i Decreti del Cielo fanno il sorgere del sole, lo svolgimento del giorno e il fare della notte.
I decreti degli uomini considerano buono quello che pare buono e cattivo quello che pare cattivo e nessuno può consapevolmente comprendere la sua Via almeno sino a quando essa non sia totalmente esaurita." e terminate queste parole, prese un pennello, lo intinse nell'inchiostro e sulla carta crisse questo:
"È tutto estremamente chiaro,
che a capire l'ordine si giunge molto lentamente,
quando già sai che una lanterna è un fuoco,
e che il fuoco non è la luce ma l'ardere che dona la luce".