Aug 22, 2004 16:13
Alice era felice del nuovo gioco che aveva creato : un giro, poi un'altro e, in fine, un passaggio a destra e poi in alto tirando ben forte. Nessuno spazio vuoto, nessuna inutile costrizione, solamente il necessario. Era il gioco dei nodi.
Anzi no, si disse - come a volte faceva quando doveva redarguirsi o correggersi - un pò indispettita verso se stessa, non sono i nodi è il legare il gioco. Era indispettita un poco con sè stessa, di solito ella si dava dei buoni consigli o inventava divertenti giochi, e a volte poi si rimproverava con tanta severità che ne piangeva. Si rammentò che una volta stava lì lì per schiaffeggiarsi, per aver rubato dei punti in una partita di croquet giocata contro sè stessa; perchè quella strana fanciulla si divertiva a credere di essere in due. ´Ma ora è inutile voler credermi in due - pensò Alice, - mi resta appena tanto da formare un'unica bambina e specie ora che sono così legata.
Ma del resto, la situazione era mutata, poiché non era su un tronco a bigiare il tempo e nemmeno seduta in un banco di scuola.
Forse, si disse, il nuovo gioco è un gioco che farà di me una bambina molto migliore di adesso. Si ammirava e tutta felice girava e rigira le mani strette in quel bell'esercizio di torsione e costrizione. Corde bianche e ben spesse ma scorrevoli e solide. Due, addirittura, ben messe tra loro a formare uno stretto capo con nel mezzo, chissà come, le sue manine.
Un bel gioco, davvero, si disse ad alta voce, e chissà, proseguì quasi cantilenando, se è vero che dicono che il gioco del legame è un gioco che chi tiene le mani nei nodi è davvero il protagonista del gioco o, cambiò tono dubbiosa, forse le cose non stanno così?
- Stanno così e così e per sistemarle bene devi poterle sparpagliare un poco.....- disse il Ghignagatto mentre saltellava attorno alla bimba un pò perplessa.
- Oh, la prego signor gatto mi aiuti, credo d'aver fatto un pò di confusione...-
- Ohhhhhhhhhh beeeeeeeeneeeeeeee......- disse suadente il Ghignagatto e prendendola per i due capi della corda che la legavano la trascinò dietro di sè, continuando a salterrare, dicendole - ......allora è il momento di canticchiare una cantilena che canticchiata dai canterini conta e canta i conti del cocchio!-
- Come, mi scusi ma non ho capito?- fece Alice incespicando sui suoi stessi passi.
- Ripeti con me una cantilena che canticchiata dai canterini conta e canta i conti del cocchio o sei forse troppo cocca per canticchiare al seguito del cocchio?- disse a muso serio il Ghignagatto.
- Mi scusi signor gatto, non avevo capito, ma canticchierò e tutto il resto....-
- Bene........ allora uno, due e tre, via!- fece sornione
" Ho conosciuto l' amore degli uomini, ed era possessivo.
Ho conosciuto la loro amicizia, ed era sfruttamento.
Ho conosciuto il loro aiuto, ed era umiliazione.
Ho conosciuto la pietà degli uomini, ed era degnazione.
La loro protezione, ma aveva un secondo fine.
Ho conosciuto la giustizia degli uomini, ma era parziale.
La loro forza, ma era brutalità.
La loro onestà, ma era apparenza.
Ho conosciuto la fede degli uomini, ma era una prigione.
La loro filosofia, ed era cenere.
La loro scienza, ed era cecità.
Ho conosciuto la compagnia degli uomini, ma non mi riempiva.
Tutto questo ho conosciuto ed assaporato e, restandone turbato,
ho compreso che..........??"
- Che? - chiese sgomenta Alice.
- Uhm, ma allora non hai proprio capito, vero? Che razza di bimba sei che vuole giocare al gioco dei legami e legamenti e poi non sai accompagnare al gioco una filastrocca , in sé, così ......- e il Ghignagatto iniziò a svanire ..trasparente!!!???-
E Alice rimase lì, in piedi, con le mani legate dal nuovo gioco.
- Signor Gatto, la prego, non mi lasci qui da sola, mi aiuti, mi sciolga almeno o chiami qualcuno esperto di nodi.....-
Nessuna risposta, nemmeno un fiato. E alice iniziò a sentirsi disperata e sola, un passo innanzi, un'altro, un calcio ad un sassolino e così via, di passo in passo, sino a girare attorno un gran troncho e innanzi a lei ecco un paio di zampette. Ma non erano solo zampette, erano zampette con sopra un cartello, un bel cartello di solido legno con sopra una scritta in vernice rossa : LEGGI LA STRADA.
- Leggere la strada? - fece Alice che trtatteneva le lacrime.
Il Gambello - ovvero gammbe e cartello - annuì e le fece segno con lo spigolo innanzi a lei.
C'era una strada tutta di vetro a specchio con i bordi dorati e delle scritte. - Questa strada dovrei leggere signor Gambe e Cartello? - chiese educata Alice, che non voleva sembrare sprovveduta.
Il Gambello annuì. Alice allora uscendo a piccoli passi dal prato pose i piedi sul primo grande lastrone e lesse la prima frase:
"Liberi non siamo
Fiori tardivi ancorati alla terra" e fece un passo, poi passò all'altro lastrone traslucido scritto.
"Nuvole erranti che non conoscono pioggia
Solitari ghiacciai che anelano al calore del sole" e proseguì al successivo
"ecco cosa siamo;
Liberi non siamo,
ti dico"
e mentre leggeva, assorta, sentì le mani farsi indolenzite e formicolanti, come se tante e tante formiche da picnic stessero passeggiando su di lei.
"..ricevuti senza esser stati chiamati
accomodati lì ove era nudo e vacante
sospiranti e dubbiosi ch’appoggiamo alle mute ma sicure roccie" e passo dopo passo il nodo pareva da solo districarsi dalla morsa che le tratteneva le livide manine, così Alice, affrettò il passo proseguendo ad alta voce la lettura :
"...stanchi eppure raminghi tendiamo una mano e il vento ci lambisce;
Liberi non siamo,
credimi,
da questa mente che non smette, non smette e che mai s’arresta
un cuore abbiamo e spartirlo si deve con chi s’incontra e scontra
un’anima al cielo restituiamo
ed il corpo ritorna alla terra...."
ed arrivata all'ultimo lastrone s'accorse che questi galleggiava su un vasto mare di miele e lei, voltandosi indietro, non vide più terra ma altro mare di miele, a perdita d'occhio.
- Ed ora, cosa farò? Non potrò mai mangiare tutto questo miele e mi inzupperei comunque tutta perché non ho neanche un cucchiaino con me.....-
Mentre diceva questo s'accorse che scendeva la notte e la faccia della Luna pareva la forma, quasi, della faccia del Ghignogatto. Era lì, sola, disciolta dal suo nodo, accovacciata sul grande lastrone scritto. Passò un dito sulla scritta, l'assaggiò, sapeva di sangue e mentre assaggiava l'inusuale pittura rilesse per l'ultima volta la frase finale della Strada da Leggere :
"...un’anima al cielo restituiamo
ed il corpo ritorna alla terra...."
era finito il gioco dei legamenti e dei legami.