Titolo: Flowers for your grave
Fandom: Supernatural
Personaggi: Richard Castle!Dean Winchester, Kate Beckett!Castiel
Rating: SAFE/PG-13
Avvertimenti: Castle!AU
Conteggio Parole: 1096
Note: Scritto il prompt "fandom!AU" @
maridichallenge per la #4 settimana del cow-t, con la blue army \o\. A
Disclaimer: Niente è mio e niente mi appartiene.
Finire in manette durante il party di presentazione del suo ultimo romanzo non era esattamente nei piani di Dean Winchester.
Okay, ad essere del tutto onesti - ed è una rogna, se fai lo scrittore di mestiere, perché qualche volta mentire è molto più facile che dire al mondo chi sei, è un po' questa la verità - le manette erano almeno nella top five dei modi-per-finire-bene-la-serata. Con diverso scenario. Prima di tutto, nella mente di Dean c'era un letto. Poi la bionda che stava cercando di rimorchiare al bar.
“Hey, amico, non per dire, ma la cosa sta diventando ridicola”
Non aveva pensato di concludere al dipartimento di polizia. Con delle vere manette. La cosa potrebbe essere quasi esilarante. Comunque, si tratta di un malinteso. A meno che l'arresto non sia per la volta in cui aveva girato nudo sulla quinta, fatto che, diciamocelo, era stato parecchio divertente, allora non -
“Ridicola?”
Dean si lascia scappare un piccolo sogghigno, qualcosa che non riesce proprio a ricacciare indietro quando gli occhi del Detective - “Detective Castiel Novak, polizia di New York. Dovrebbe seguirmi in centrale per l'omicidio di Adam Milligan” - si alzano verso di lui, ricoperti da una patina di fastidio. Sì, di solito è proprio quello l'effetto che Dean fa alle persone.
Scrolla le spalle, posando la schiena sulla sedia (scomodissima. È per questo che paga le tasse? Perché il dipartimento di polizia abbia una roba del genere?) e il Detective stende le labbra, alzando impercettibilmente le sopracciglia.
Qualcosa dice a Dean che è anche un pelino incazzato. Questa volta, il sogghigno diventa un sorriso. Certo, tornato a casa - aveva visto cosa c'era nella faccia di Sam, quando il Detective Novak l'aveva arrestato; aveva visto tutto il Dean, ti prego, non ancora e il non ci posso credere - Sam l'avrebbe ucciso. In quanto studente di legge, crede che Sam gli farà un discorso di, tipo, tre ore, perché al posto di un fratello ha un'enciclopedia di stranezze parlante, e probabilmente si dovrà sorbire tutto il codice penale (e civile) in una serata.
“Sì, voglio dire, non ho ucciso nessuno e, diciamocelo” Dean prende una pausa, lasciando cadere lo sguardo su quella minuscola porzione di pelle lasciata scoperta da una cravatta storta e due bottoni aperti. Si lecca le labbra. Alza gli occhi “Sembro per caso in grado di compiere un omicidio?”
Una copia del suo primo libro scivola sul banco degli interrogatori.
Dean trattiene un respiro.
Castiel lo guarda “È in grado di scriverle” dice, pacato, come se questo bastasse, come se immaginare quelle cose (sognare quelle cose, pensa Dean, ma non ne parla, ricaccia il pensiero indietro e lo seppellisce nel più remoto angolino della sua corteccia cerebrale) fosse abbastanza per compierle. Sente un vuoto allo stomaco, e il suo sorriso vacilla, ma rimane, e punta gli occhi in quelli del Detective.
Dean ricorda quel libro. Ovvio. Viene pagato per scrivere quella merda, il meglio che può fare è almeno ricordare quello che mette su carta. Certo, non ha odiato totalmente scrivere Supernatural - era stato necessario mettere tutto fuori, cercare di far quadrare i conti, fingere di non star impazzendo. Però - Dean arriccia le labbra - aveva deciso di darci un taglio, con tutto quello, con mostri e demoni e angeli. Dire un ciao definitivo. Quindi aveva presentato il suo ultimo libro e ucciso il suo eroe. Il pubblico l'avrebbe amato; Bela, la sua menager e ex-moglie rompiculo numero uno, l'aveva odiato. Dean scommette che aveva progettato di avvelenargli i drink fin da quando aveva letto il primo editing di Swan Song. Gli scrittori morti vendono sempre più di quelli vivi.
Comunque, il party era andato male, poi più male, poi un tizio con un trench coat e i capelli scompigliati aveva chiesto il suo nome e, okay, forse gli era piaciuto un po' troppo farsi ammanettare da lui. Forse, quando gli si era presentato davanti, fissandolo dritto negli occhi e inclinando appena la testa, Dean aveva pensato di scriverci il suo numero di telefono, a fianco a quell'autografo, e aveva sperato, giusto un po', giusto il tanto necessario per illudersi, che l'avrebbe chiamato.
“Non ho ucciso nessuno” dichiara, ancora, e si sente stupido, perché non è un po' ciò che direbbe qualsiasi colpevole nella sua situazione? Non è esattamente così che scriverebbe questa scena?
No, pensa, troppo semplice, troppo scontato.
Castiel si acciglia, muovendo impercettibilmente il capo “Lo so”
Due parole. Dean ne è sorpreso. Sia perché il Detective lo sta guardando come se fosse una di quelle zanzare particolarmente moleste che continuano a ronzarti vicino all'orecchio mentre cerchi di addormentarti, sia per il modo in cui l'ha detto, per la profondità con cui l'ha detto, che gli fa pensare di non aver mai incontrato un uomo così, prima. Ed è difficile definire quel così, come se in quella parola ci fosse tutto un piccolo cosmo, come se la presenza di Castiel riempisse la stanza e saturasse l'aria e costringesse Dean ad alzare gli occhi su di lui, a guardarlo e c'è un abisso, tra loro due, qualcosa di incolmabile che spinge Dean a muovere un passo in avanti e a fermarsi immediatamente dopo per paura di caderci dentro.
“Allora non credo di capire” fiata, alzando i polsi con le manette “Perché sono qui?”
Lo sguardo di Castiel vaga dal libro sul tavolo alle manette, dalle manette agli occhi di Dean e poi di nuovo a un punto indefinito. Stringe gli occhi, come se Dean fosse stupido e tutto quello fosse solo un ovvio, grande scherzo. “Perché questo è ciò che mi hanno comandato”
Crede di non capire.
“Ha chiamato il sindaco. Ha confermato il suo alibi per la notte dell'omicidio” Castiel torna concentrarsi su di lui. Dean è costretto a deglutire. Cazzo, quegli occhi. Cazzo. Se fosse in vena poetica, gli descriverebbe blu molto blu. Però cazzo. “Quindi sarebbe libero di andare”
A Dean non sfugge il sottinteso “Ma?”
Le labbra del Detective Novak si increspano “C'è una persona, qualcuno che uccide copiando i suoi demoni, signor Winchester” continua “E ritengo che nessuno, meglio dell'autore, possa prevedere il comportamento di questa persona”
“Mi stai proponendo una collaborazione?”
Castiel contrae la mascella. Forse qualcosa nel tono di Dean non gli piace per niente “Sì” fiata, e Dean alza entrambe le sopracciglia.
“Amico, ammanettare qualcuno non è mai il modo migliore per chiedere un favore”
Silenzio. Castiel lo guarda e basta.
“Se accetto, posso guidare la macchina della polizia?”
Castiel rotea gli occhi al cielo.
Dean inizia a pensare che non gli dispiacerebbe, scrivere di un personaggio come Castiel. Potrebbe anche fargli tenere il trench coat come segno distintivo. Potrebbe essere interessante. Potrebbe essere una buona storia, quella del Detective in trench coat. Potrebbe volerla scrivere.
(“Neanche una volta?”
“No”)