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Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Child!Fic, Fluff
Conteggio Parole: 200
Note: Scritta con il primo prompt "Gelato" @
24hours_of_funDisclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.
John ha sette anni, un naso all'insù e l'idea che fare del male ai bambini più piccoli sia moralmente sbagliato, come dice la mamma. Per questo pensa che sia un po' ingiusto quando uno di terza, tanto grosso e tanto brutto, fa cadere un gelato a quel bambino con gli occhi chiari e il volto spaventato. Non che al parco queste cose non siano all'ordine del giorno, solo che, ecco, non dovrebbero esserlo.
John fissa il bambino osservare il suo gelato, capovolto a terra, poi prende un piccolo respiro e si avvicina. Il bambino indietreggia, vedendolo arrivare; porta un braccio davanti in un modo che gli ricorda i comportamenti dei cani picchiati dai propri padroni quando si ritraggono se allunghi la mano per accarezzarli, nella paura che tu possa fare loro del male.
Trova che anche questo sia ingiusto.
“Tieni” dice, offrendogli il suo gelato. Il bambino lo osserva circospetto. È un po' come se lo stesse analizzando con lo sguardo dei grandi, anche se è più piccolo “Davvero. Prendi. Ne ho già mangiato un altro”
Allora allunga la mano. Il gelato di John è alla panna.
“Sono John” si presenta, gonfiando il petto. Sorride.
“Sherlock” risponde “E un giorno diventerò un grande pirata”
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Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Gen.
Conteggio Parole: 418
Note: Scritta con il secondo prompt "
Estate - Alfons Mucha" @
24hours_of_funDisclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.
«L'ho conosciuto» Castiel inclina la testa, gli occhi intenti a accarezzare ogni linea della pittura.
Dean - chissà perché - non se ne sorprende.
L'idea del museo è stata sua. Questa è una cosa di cui bisogna sorprendersi. Ma è il compleanno di Sam e non lo festeggiano da, più o meno, - si passa una mano sul viso, cercando di ricordare - forse da quella volta in cui il papà stava cacciando quell'Ifrit nel Montana. Sam aveva, quanto? Quattordici anni?
Fatto sta che un museo sembrava un bel posto dove portare Sam. È una cosa che a quel nerd di suo fratello piace - e infatti, appena entrati, è scappato (letteralmente) verso non sa bene che area di esposizione greca, saltellando come un fauno in primavera. E, a proposito di fauni, dovevano capire come fare fuori quello a cui stavano dando la caccia. Magari dopo la torta, però.
«Credevo che non scendessi sulla terra da, tipo, duemila anni» borbotta. Non trova che quel dipinto abbia niente di particolare, anche se Dean è capace di apprezzare qualsiasi figura femminile.
Castiel non si volta. Continua a fissare il quadro «Questo non mi ha impedito di osservare» commenta «Osservare equivale a conoscere».
Dean sogghigna, pensando che questo è tanto da Cas. «Scommetto che questo tizio era più simpatico di Picasso».
«Non capisco. Perché ti stai riferendo a Picasso?»
«Anche se quello che mi piaceva di più in assoluto è Van Gogh. Uno dei migliori episodi di Doctor Who di sempre».
Castiel allora si volta con l'aria tutta confusa che lo rende più umano di quanto mai potrà essere. Quel pensiero è una minuscola spina che pizzica nel petto. «Questo è Mucha. Non Picasso. Non Van Gogh» stringe le labbra, rivolgendogli il suo miglior sguardo da cosa stai dicendo Dean.
Incredibilmente i musei sembrano piacere anche a Cas. Questo sì che lo sorprende. Perché uno che ha visto tutta la storia avvenire, beh, che mai ci può trovare in un museo? Invece Cas lo ama. Dean può vederlo. Il modo in cui fissava quel quadro (in cui sta fissando lui, in quel momento, in attesa di risposta) parla senza parlare. Forse è questo che gli piace di Cas, che ammiri tutto; che ammiri l'universo. Detto così sembra schifosamente mieloso, ma rende l'idea.
Poi Cas alza gli occhi al cielo, e Dean gli da una pacca sulla spalla «Parlami di questo tizio, Cas» e forse se ne potrebbe pentire, perché Cas parte dal descrivere l'art nouveau o quel che è, ma, sinceramente, gli va più che bene così.
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Fandom: Star Trek (2009)
Personaggi: James T. Kirk, Spock
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Movieverse (2009), (molto) Ipotetico missing moment prima di "Star Trek: into the darkness"
Conteggio Parole: 504
Note: Scritta con il decimo prompt "Cliché #1: due o più personaggi si trovano chiusi in uno spazio ristretto senza aria condizionata durante una calda giornata estiva. Che cosa succede?" @
24hours_of_funDisclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.
All'interno dell'Enterprise i guasti non sono cosa comune. Scotty è sempre lì che guizza da una parte all'altra della sala motori, sorridendo quando la nave emette il giusto borbottio (o qualsiasi cosa emetta una nave stellare), ad assicurarsi che tutto sia pronto e in ordine per ogni viaggio. La maggior parte delle volte l'Enterprise è la nave dei sogni. Tranne quando iniziano i casini. In quel caso, se sono immersi nella merda fino al collo, è protocollo che l'Enterprise decida di levare le tende con un ciao, amici, è stato bello, divertitevi a combattere contro una flotta di cattivoni intergalattici senza scudi e con il nucleo che va a puttane.
Stupida nave. Tra il suo capitano e l'Enterprise intercorre lo stesso rapporto che potrebbe esserci tra un genitore e un figlio: gli vuoi bene anche se fa cavolate, ma quando tocca il fondo è tuo dovere dirglielo con tanto di interessi.
Il punto, comunque, non è questo. Kirk sa di star divagando, ma, sinceramente, quante altre volte è capitato che all'interno di una nave della federazione si bloccasse un ascensore? Aspetta - mai. Inoltre c'è Spock con quel suo sguardo da “Capitano, la prego, la sua reazione è del tutto inadeguata” che gli fa venir voglia di prenderlo a pugni più del solito.
Inizia ad avere caldo. Nel pianeta in cui sono (del tutto nascosti dai locali, ovviamente, a qualche lega sotto il mare) deve essere estate. Rotea gli occhi. Ti prego, non dirmi che è andato anche l'impianto di condizionamento; o di aerazione. Merda.
Borbotta un fanculo sedendosi per terra.
«Si rende conto, vero, che è solo un guasto momentaneo?»
Kirk alza gli occhi verso Spock. Ora il suo sguardo è da “Perché lavoro con questo tizio?”.
«E che la sua reazione è eccessiva?».
Sospira. Spera si renda conto da solo che lo sa, lo sa benissimo, ed è preparato a tutti gli imprevisti del mondo meno che a un ascensore bloccato. Per quanto poco abbia seguito le lezioni in accademia, è sicuro (più o meno al cinquanta per cento) che non ci fosse un seminario sugli ascensori.
Spock non coglie, ovviamente. Quindi gli tocca rispondere «Ne sono consapevole» sbuffa «Ma è comunque una rottura».
«Lo sarà se il guasto non verrà identificato prima dell'eruzione del vulcano».
Queste sono più o meno le parole che gli fanno venir voglia di urlare. «Spero che fosse ironia».
Silenzio.
«Spock, lei è di pessimo aiuto nei momenti di emergenza».
L'ascensore riparte. L'espressione sul viso di Spock è ancora aggrottata, e sembra dire qualcosa come “Questa non è un'emergenza. Sa benissimo che in caso di emergenza di può fare affidamento su di me” e Kirk si chiede in quale momento della sua vita abbia imparato a decifrare così bene il suo ufficiale. Apre e chiude la bocca per dire qualcosa, ma si ferma quando l'amico (almeno, lui si permette di considerarlo tale) gli offre una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Gesto di cortesia. Le porte di aprono.
Questo è un progresso.
«Capitano?».
«Sì, Signor Spock?».
«Forse dovrebbe parlare dei suoi problemi di claustrofobia con il Dottor McCoy»
O forse no.
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Fandom: Harry Potter
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Gen, post libri
Conteggio Parole: 294
Note: Scritta con il quattordicesimo prompt "Canicola" @
24hours_of_funDisclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.
Non c'è un filo di vento il giorno in cui Ron si materializza a Grimauld Place con un sorriso che Harry e Hermione non gli vedevano sulle labbra da prima della guerra. Fa caldo. Fa così caldo che nessun incantesimo refrigerante può scacciare l'afa, la sensazione continua di star soffocando.
Hermione ci ha provato quando erano al capitolo sulle pozioni di guarigione. Col senno di poi, non si può dire che non abbia funzionato: c'è stato un po' di vento freddo, che si è presto trasformato in tiepido e che poi ha finito per essere caldo.
Non si può truccare il tempo. Ecco cosa si impara dopo anni di studio della magia.
Ron, invece, dopo il tentativo fallito, ha solo deciso di prendere una pausa e al diavolo l'esame per diventare Auror.
“Guardate” Harry trova strano pensarlo, ma è un po' come se Ron potesse mettersi a saltellare da un momento all'altro. Agita due carte che ha tra le mani, avvicinandosi e lasciandole cadere sopra i libri. Figurine delle cioccorane. Harry credeva di avergli già detto che no, non importa quanto rare, in quel momento la collezione veniva in secondo piano. Poi, però, a guardarle meglio, si accorge che c'è qualcosa di diverso perché, beh, sì, quelli sono loro. Ron e Hermione. Che lo guardano dalle carte: Ron che saluta tutto contento, Hermione che tiene stretto un libro e alza gli occhi al cielo. Appropriato. “Siamo nelle cioccorane, Harry! Nelle maledettissime cioccorane!”.
“E tu” si intromette Hermione “Verrai bocciato se non ti metti a studiare”.
Hermione ritira le carte con uno sbuffo, ma questo non placa la gioia di Ron. A posteriori, quello sarà uno dei migliori ricordi della vita di Ron, anche se Hermione gli sta facendo la paternale sulla sua irresponsabilità - perché sì, andiamo, sono le cioccorane.
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Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: Fluff, pre-slash, Time line? What time line?, Drabble
Conteggio Parole: 170
Note: Scritta con il sedicesimo prompt "Supernatural, personaggi a scelta, birra ghiacciata" @
24hours_of_funDisclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.
Se questa è un'offerta di pace, Dean non è ben sicuro di volerla accettare.
Castiel lo guarda con il suo sguardo da angelo bastonato, che è sicuramente involontario, perché, diavolo, quella è più o meno l'espressione di default di Cas ogni volta che non ha quella da ti ucciderò, ma lo farò gentilmente. Almeno, spera che sia involontaria, perché se invece non lo fosse, se lo facesse apposta, allora sarebbe un gran figlio di puttana che ha capito esattamente cosa fare per ottenere il suo perdono.
Che poi fa caldo, quindi non è come se stesse accettando di perdonarlo; sta solo accettando di bere e rinfrescarsi. Quindi afferra la birra ghiacciata (proveniente da non ha capito bene quale paesino della Germania) e biascica un «Grazie».
Cas si siede affianco a lui, per terra, con le mani sul grembo. Fa quest'espressione minuscola, che Dean non avrebbe neanche notato se non lo stesse fissando come un pervertito; e quell'espressione è un sorriso.
Fanculo. Ora si è anche dimenticato per che cosa fosse arrabbiato.
Titolo: //
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Eleven, River Song, Amy e Rory
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: //
Conteggio Parole: 309
Note: Scritta con il Ventunesimo prompt "Cliché #2: un personaggio giramondo che odia i viaggi organizzati e le vacanze di gruppo viene trascinato dalla famiglia o dagli amici in un resort (oppure a fare una crociera): cosa succede?" @
24hours_of_funDisclaimer: Niente mi appartiene e niente è mio.
Il Dottore non può proprio dire di no, anche se vorrebbe. Eppure c'è quel pianeta, a solo una leva abbassata della T.A.R.D.I.S. di distanza, fatto tutto di gommapiuma che tecnicamente non è gommapiuma, ma ci somiglia molto, dove non li ha ancora portati; poi c'è il pianeta Chiasmo, fatto tutto di incroci e di scambi; o ancora, Elivor, la perfetta ricostruzione della Francia rinascimentale in grande scala. Invece no.
Amy, dalla cucina della sua casetta blu, decide che è finalmente tempo di portare il Dottore in viaggio e che questa volta è compito suo farlo. Arruola il marito nell'impresa, e il povero Rory si ritrova semplicemente in mezzo. River è più subdola nell'appoggiare la madre, e sussurra cose all'orecchio del Dottore che lo fanno arrossire e balbettare e che lo rendono incapace di protestare per le seguenti due ore: un vero record per uno come lui. Rory ha la nausea al solo immaginare cosa la figlia abbia potuto promettere - quel sorriso malizioso non scherza, è lo stesso che Melody ha avuto durante gli anni della loro adolescenza - e preferisce ignorare.
“Ma con la T.A.R.D.I.S. faremo prima” borbotta il Dottore, trascinandosi dietro un trolley blu. River, un cappello enorme di paglia in testa, ride. Amy lo mette in riga “Non una parola. Si prende l'aereo. E poi la nave” e saltella, sorridendo “È tutta la vita che voglio fare una crociera ai Caraibi”.
Il Dottore mette il broncio “Una volta ti ho portata in crociera, ricordi? Eravamo sulla quarta Luna di Plike”
“Ricordo solo che è durata due giorni e che siamo quasi morti”
Il Dottore sospira “Appunto, il miglior viaggio di sempre”
E mentre Amy e il Dottore continuano a ricordare un viaggio tremendo che a uno sembra fantastico e all'altra sembra solo disastroso, Rory fa il check-in per tutti e spera solo che non si ritrovino nei guai (come al solito).