Beta:
cialy_girl ♥
Titolo: A blanket for me and me only (or, Hippogriffs Deserve To Die)
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Draco Malfoy, Hagrid, famiglia Malfoy, Serperverde vari e soliti noti sullo sfondo
Rating: G
Conteggio parole: 2008 (W)
Riassunto: Uno spaccato dal punto di vista della vera vittima di alcuni avvenimenti del Prigioniero di Azkaban.
Avviso: Crack.
Disclaimer: No, davvero, è seriamente crack, non mi prendo nessuna responsabilità su 'sta cosa. Nulla di tutto ciò mi appartiene, blah blah blah non ci guadagno nulla.
Dedicata ad: Ale ♥ Lovva, quello che mi avevi chiesto era francamente impossibile, rassegnati, ma ci ho provato! Ti amo un sacco, socina mia, e spero che tu stia passando un compleanno meraviglioso!!! ♥
Nel momento in cui quello lo solleva, Draco Malfoy resta per un attimo senza parole.
Non è una cosa che accade spesso. Anzi, non accade praticamente mai, ed è per questo abbastanza shockante. Inoltre, a lasciarlo davvero senza parole non è tanto il fatto che un mezzo-gigante, pseudo-professore, scherzo della natura, eccetera eccetera, lo abbia preso in braccio di fronte ai suoi compagni di classe, quanto l'essere rimasto effettivamente senza parole. Il che significa che è rimasto senza parole al quadrato, se seguite il ragionamento, e tutto ciò non solo non è accettabile, ma lo costringe anche a rimediare alla bell'e meglio, lamentandosi rumorosamente che sta per morire quando ormai il gigante ha voltato le spalle alla classe e nessuno può più ammirare il suo viso fieramente alterato da un dolore insopportabile.
Il dolore lo prova davvero: quel dannato pollo con gli zoccoli l'ha quasi preso in faccia, per Merlino, dovrebbe essere bandito dal Regno Unito, aspetta solo che suo padre lo sappia!
Si divincola tra le braccia del gigante, ma non eccessivamente - lo sta tenendo sollevato a quasi due metri dal suolo, ci mancherebbe solo che lo lasci cadere! - per sbirciargli sopra la spalla. Oltre la cortina degli ispidi capelli incolti, osserva che hanno girato l'angolo. Non c'è verso che qualcuno dei suoi compagni lo veda, da quella posizione. Inoltre sono ancora abbastanza lontani dalle aule perché altri studenti lo notino, per cui tace, raccogliendo le idee ed ignorando i vaghi balbettii di scuse del professore e stringendosi al petto il polso dolorante. Magari è rotto, pensa stupito, mi sono rotto un braccio. Magari mi rimarrà una cicatrice.
No, le cicatrici sono roba da pezzenti, come Potter.
Il mezzo-gigante inizia a risalire il sentiero verso Hogwarts, ed è un pezzente anche lui: Silente è pazzo a permettere a questa gente di insegnare, non ha nemmeno una bacchetta magica per far fronte ai pericoli, per non parlare delle due tuniche irrimediabilmente rovinate da quella specie di libro di testo che ha scelto! Oh, non vede l'ora di parlare con suo padre. Draco si contorce fino a che non trova una posizione vagamente comoda e si accorge che la litania di borbottii dell'uomo si è improvvisamente trasformata in un qualcosa di umanamente comprensibile.
«... di Fierobecco! È un bravo ippogrifo, mangia sempre tutti i furetti che gli porto e si pulisce le penne tutti i giorni,» sta blaterando. «Si è spaventato, ma non ha mai fatto male a nessuno.»
Si è spaventato? Ripete una vocina molto stridula nella testa di Draco. Lui si è spaventato?! Io sarei potuto morire!
La migliore risposta che trova è un gemito prolungato, mentre chiude teatralmente gli occhi e nasconde un sorrisetto a metà tra il soddisfatto e l'irritato contro la manica del mezzo gigante. Furetti, eh? La stoffa grezza gli graffia la pelle, il professore si zittisce immediatamente ed allunga il passo. Draco inspira, storcendo il naso, e si prepara: sono vicini alla scuola.
Lucius osserva suo figlio per pochi secondi, per assicurarsi che il danno sia superficiale, ed indulge in un sorrisetto calcolatore. Draco lo coglie con la coda dell'occhio e per un attimo spera di essere messo al corrente dei suoi piani; non accade, non accade mai, ma è sufficiente. Continuerà con la sua sceneggiata: è utile a suo padre ed è utile a lui e quello stupido cavallo becco-munito la pagherà per aver osato attaccare Draco e non Potter. Fosse capitato a Potter, probabilmente sarebbe già stata passata allo spiedo, quella bestiaccia, oppure l'avrebbe chiesta (e ottenuta, ovviamente) come animaletto da compagnia, perché Potter è palesemente il tipo che colleziona cicatrici - tutto, per quei cinque minuti di fama. Pezzente.
Draco affonda le spalle nel cuscino e agita il braccio sano per richiamare l'infermiera, che lo ignora bellamente. Offeso, finge di addormentarsi.
Sogna.
Apre gli occhi che è notte, suda freddo e non ha la più pallida idea di cosa lo abbia svegliato, ma sa che c'entra con il maledetto asino pennuto, perché il braccio gli duole. Allunga la mano verso il comodino, in cerca della bacchetta, che non trova, e di qualcosa da bere. Sorseggia il bicchiere d'acqua con le labbra quasi serrate, risucchiando con un sibilo sordo una piccola quantità di liquido e lasciando che gli si riscaldi in bocca prima di inghiottire.
«Signor Malfoy, dovrebbe dormire,» lo redarguisce una voce da qualche parte nel buio della stanza.
«Fa freddo,» si lamenta lui, rabbrividendo per buona misura.
L'infermiera accorre con una coperta di lana assolutamente poco lavorata e gliela sistema addosso, sottraendogli abilmente il bicchiere e costringendolo a sdraiarsi con la veloce efficienza di decenni di pratica. Draco pensa a qualche altra cosa per cui protestare, ma la coperta è davvero calda e le frange gli solleticano il mento, distraendolo.
Oh, non vede l'ora di sapere che provvedimenti prenderà suo padre. Forse butteranno per strada il mezzo-gigante o lo costringeranno a scusarsi in piena sala grande o gli faranno spennare il dannato ippopollo come punizione, e Draco si terrà le piume come imperitura ricompensa per il torto subito.
Malfoy sorride tra sé e sé e si tira la coperta fino agli occhi, sbuffando; le coperte nella sua stanza sono decisamente più morbide, ma questa per qualche ragione è più calda, anche se gli pizzica la punta del naso e non ha lo stesso profumo delle sue lenzuola.
È semplicemente spettacolare, gongola Draco sforzandosi di non darlo troppo a vedere, ed è tutto, tutto merito suo! Cammina per i corridoi di Hogwarts col mento un poco più alto del solito e rischia più di una volta lo strabismo per godersi le reazioni indignate di sfigato Potter e amici, perché sì, Silente è stato fregato e il grifonkiller smetterà di essere un problema a breve ed è tutto merito suo, ma le soddisfazioni vere derivano dalla piccole cose.
Suo padre viene in visita ma ha appena il tempo di salutarlo, prima di sparire nell'ufficio di Silente. Gli appoggia una mano sulla spalla e con l'altra tira a sé il braccio ferito, alzando la manica per controllare che stia guarendo come si deve. Le dita di Lucius sono lunghe, eleganti, la presa è decisa e gli anelli sono freddi contro la sua pelle. Draco si affretta ad assicurarlo che va tutto bene, gli chiede come sta sua madre, e lo guarda sparire dietro l'angolo con uno sguardo di pura adorazione.
Draco non è un tipo impressionabile, se lo ripete sempre e lo ripete anche agli altri quando ne ha occasione (quindi è per forza vero), ma capita che sogni di quel pomeriggio. Non sono propriamente incubi e non sono certo bei sogni, perché negli incubi la situazione sarebbe ben peggiore e nei suoi sogni il brutto muso di Potter è quasi costantemente a contatto con qualche pozzanghera fangosa, com'è giusto che sia. Non sono veri incubi e non è presente nessun ricordo del dolore, eppure Draco si sveglia irritato e per tutta la giornata si ritrova a scattare per un nonnulla - una porta sbattuta nel dormitorio, una pergamena macchiata inavvertitamente da Goyle, una spintarella di Crabble che pur mantenendo i concordati due passi di distanza da lui non si è fermato in tempo.
Non ne parla nelle lettere ai suoi genitori. Sua madre si preoccuperebbe e Draco si taglierebbe una mano - si fa per dire, è un'iperbole, però lo farebbe - piuttosto che farla preoccupare. Suo padre... è occupato e non sarebbe felice di sapere che il suo unico erede perde accidentalmente il controllo a causa di sogni indefiniti che includono un mulogrifo ormai per fortuna condannato e un mezzo-gigante con le mani troppo calde.
Ma non è un problema, ragiona Draco, è solo lo shock, anche i migliori ne soffrono e sfiderebbe chiunque a non avere pseudo-incubi dopo che un sedicente professore palesemente folle lo ha preso in braccio di fronte a tutta la scuola. Prima o poi passerà.
Gli capita di tornare in infermeria qualche giorno dopo, perché Flint si è infortunato durante l'ultimo allenamento ma non ha certo intenzione di saltare la riunione tattica settimanale. Marcus è un ragazzo inquietante, pensa Draco, vedendolo agitarsi qua e là per mimare mosse al limite del fallo che i suoi battitori devono perfezionare, dicendo loro che ci sono quasi e che il suo polso rotto è già un ottimo risultato, ma che devono imparare ad essere più sottili o Madama Bumb non mangerà la foglia. Si siede sul letto alla destra di Flint ed attende svogliatamente il suo turno, dato che quella di Cercatore è una posizione comunque più distaccata e non ha bisogno di integrarsi eccessivamente nelle dinamiche della squadra - cosa che, in tutta onestà, gli va alla perfezione. È inquieto, la notte precedente s'è svegliato ben due volte ed era sempre lo stesso sogno e vorrebbe solo tornare al dormitorio comune il prima possibile, magari mettere Goyle e Crabble di guardia alla porta della stanza per recuperare un poco di sonno in santa pace. Si guarda attorno per accertarsi che non ci siano altri studenti in giro; non appena ha appurato che l'Infermeria è territorio Serpeverde per quel momento, tira su le gambe, le incrocia e porta le mani un po' più indietro sul letto per equilibrarsi. Ed è lì che la trova.
La coperta.
È ruvida e spessa come la ricorda, ne saggia la fattura irregolare sotto i palmi e si sente immediatamente più tranquillo. Si distrae nel far scorrere i pollici sul tessuto e Flint gli abbaia contro di stare attento - Draco rifocalizza ma non si scusa: in fin dei conti suo padre è il maggior azionista della squadra e Flint, capitano o no, farebbe bene a tenerlo a mente. La riunione finisce pochi minuti dopo, senza lasciargli tempo per elaborare un piano come Salazar comanda, ma Draco è un genio del male e queste cose gli escono quasi naturali. Mentre i compagni di squadra si disperdono e Flint è distratto dalle ultime chiacchiere dei suoi amici più stretti, Draco si lascia scivolare un poco più indietro, fino all'altra sponda del letto. Quando rimette i piedi a terra, ha tra le mani la preziosa coperta. Una veloce occhiata di ricognizione ed un incantesimo restringente gli garantiscono un successo che sarebbe completo se non fosse per l'espressione perplessa, ma non ostile, che Madama Pomfrey gli lancia mentre esce dall'Infermeria.
Quello che accade dopo non gli è chiaro - non è mai chiaro ciò che accade in quella scuola, per Merlino, tra il vecchio pazzo e Potter che ha il naso infilato in ogni losco affare di cui i Serpeverde non si siano appropriati per primi. Tutto ciò che sa è il poco che trapela dalle conversazioni sbrigative ed irose di suo padre, quando si trova a passare accanto allo studio. Sua madre sorride e scuote la testa, quasi a consigliargli di non toccare l'argomento, e gli chiede se ha voglia di una passeggiata in giardino. Draco è felice di accompagnarla: Narcissa profuma di buono e di casa e gli è mancata davvero troppo durante l'anno scolastico, nonostante le lettere.
Suo padre è distante, ma Draco sa che è un uomo impegnato e non ne fa una tragedia - certo, non è quello che si era immaginato, Lucius è troppo distratto dai suoi misteriosi affari per regalargli quel gesto d'approvazione che Draco si era coccolato nella testa da mesi ormai, da quello scintillio negli occhi di suo padre in Infermeria. E comunque è andato tutto storto, fin lì ci è arrivato anche lui, ma inghiotte il rospo e sta in disparte, accontentandosi dei brandelli di attenzione che riceve. Compensa comportandosi come il perfetto erede del casato con i rari ospiti e se qualche volta sente freddo, nei grandi corridoi vuoti ed ombrosi del maniero, si consola scendendo nelle cucine ed assegnando agli elfi domestici ordini al limite dell'impossibile, senza contare che ha nascosto la coperta nel suo baule, prima di lasciare Hogwarts. La ingrandisce furtivamente dopo quelle sere in cui Lucius nemmeno appare a tavola con loro, se la tira fin sopra gli occhi ed si addormenta nel caldo soffocante della stoffa e dell'estate.