“Good morning, Professor!”
“Oh! Maestro, good morning. Why are you here?”
“I’m visiting the Holy Sacrament and I saw you was in the Sacristy; I’m coming to chat with you.”
“Sure! Let me put some things in the right place and then I’m free to chat...”
“Professore, buongiorno!”
“Oh! Maestro, buongiorno. Come mai da queste parti?”
“Ero di passaggio, ho deciso di entrare per la visita al SS. Sacramento, poi ho visto che eri in Sagrestia e ti sono venuto a salutare. Volevo scambiare due chiacchiere”.
“Ma certo, ben volentieri, dammi il tempo di rimettere a posto alcune cose...”
The Sacristy of the Basilica of Santa Maria di Loreto is a wide room, above all very high, that reveals a recovery of old free spaces thought to accomplish a worthy task for the majesty of the Temple.
La Sagrestia della Basilica di Santa Maria di Loreto è un luogo molto ampio, soprattutto alto, che rivela un recupero di spazi adiacenti precedentemente liberi da costruzioni e pensati per assolvere ad un compito degno della maestosità del Tempio e, in epoche nelle quali non c’erano ancora accessori per affrontare le asperità delle stagioni che si susseguono, progettati in modo tale che durante il freddo ed umido inverno o durante l’afosa estate siano sempre accoglienti.
Along the corridor a succession of high prelates’ portraits, the “Rettore”, who were makers and writers of the Forio’s history. Inside the principal room, a 1700’s furniture all around, only interrupted by a big bench with a black Cross and a lot of drawers, where all the sacred furnishings are; a big desktop is near the “Lavabo”. Here I meet with the Deacon Don Agostino Di Lustro, old Languages teacher at the Scientific Lyceum of Ischia, multi-decennial friend of mine. Don Agostino has a big passion for the arts and the history of our isle and he co-wrote the “Positio” of the Venerable Giuseppe Morgera, a Ischia’s parish priest of the XIX Century.
It’s “Quinquagesima Sunday”, i.e. 50 days before Easter, so was called by the ancient Christians that day before Lent.
All’interno di essa, lungo un corridoio di una decina di metri, un susseguirsi di ritratti di antichi prelati, “i Rettori”, che in parte hanno partecipato e scritto la storia di Forio. Nella stanza principale una mobilia settecentesca gira intorno alle pareti ed è interrotta solo da un grande bancone con cassetti, che racchiude le sacre suppellettili; in un lato una lunga scrivania. È qui che trovo il diacono don Agostino Di Lustro, il professore del liceo, amico pluridecennale del quale nel tempo ho potuto apprezzare la grande passione per l’arte e la storia della nostra isola, che ha pubblicato tantissimi libri ed ha partecipato alla scrittura della “positio” per la causa di beatificazione del parroco Morgera. È “Quinquagesima”, ovvero cinquanta giorni prima di Pasqua, come era chiamata questa Domenica che precedeva il Mercoledì delle Ceneri.
It could be a normal conversation like the others, but during the long dissertation he says a word that captures my attention: “Carnevaletti”. The aetiology of this word recalls the word “Carnival”, but in a religious meaning: prayer to the Holy Sacrament for the Carnival’s sins, before that profane feast.
“But what’s the particularity of this devotion?”, I ask to the Professor, seeing the odd light inside his eyes that flashed every time he is telling something very important. He opens a cabinet, takes a yellow with age parchment and explains to me.
E sarebbe stata una conversazione normale come tante altre, se l’argomento non fosse andato a finire sulla devozione dei “Carnevaletti” a Forio. Già, avete letto bene, i Carnevaletti; non le Carnevalate, quelle che il martedì grasso si vedono per strada, molto spesso irriverenti e fastidiose, a causa di cattivi usi invalsi in questi ultimi anni, fatti di farina e di uova. No, i Carnevaletti. Nome etimologicamente legato al Carnevale, ma che assume un carattere meramente religioso: periodo di preghiera al SS. Sacramento in riparazione dei peccati del Carnevale, tenuto appunto nei giorni immediatamente precedenti a questa festa profana e che affonda le sue radici in una storia che stava iniziando a vivere pienamente la Controriforma tridentina, nella quale lo spirito cristiano del nostro popolo riconfermava la devozione verso tutto ciò che era sacro.
“Ma cosa c’è di particolare?”, chiedo al Professore, incuriosito da quella strana luce negli occhi che gli si accende ogniqualvolta sta per dirmi qualcosa di veramente importante. Apre uno stipo della grande biblioteca di cui ne è conservatore, tira fuori un plico contenente foglio ingialliti dal tempo e mi spiega.
We have notices about the cult to the Holy Sacrament at Forio since 1592, when the Pope Clement VIII approved the practice of the Forty Hours above all after the request of St. Philip Neri and the Congregation of the Holy Sacrament in Rome. The Professor are taking this notice from an old document that collects all the church’s charges from 1577 to 1585, with an annotation dated march 4. 1585: “Charges for the Carnevaletti…”.
Le notizie sul culto al SS. Sacramento a Forio risalgono ad epoche precedenti all’anno 1592, quando il Papa Clemente VIII ufficializzò la pratica delle Quarantore, spinto soprattutto dallo sviluppo della Congregazione del SS. Sacramento a Roma e dal grande lavoro di S. Filippo Neri, che accanto all’istituzione dell’Oratorio aveva ardentemente voluto l’ adorazione delle Sacre Specie. Questa notizia la trae fuori dal “libro di introito ed esito con una nota di legati di messe 1577-1585 al foglio 353 v.”, con questa annotazione segnata sotto la data del 4 marzo 1585: “se spiso per la spesa de quatro dj de carnevale se fece la spesa al patre predicatore e con parate per servjcio suo ducati 1-3-13”. Noi purtroppo non possediamo le note di spese dal 1585 al 1654 per poter controllare se questa spesa per il Carnevale sia stata sostenuta anche in questi anni. È certo però che da quando ricominciano a comparire le annotazioni delle spese troviamo ogni anno questa dicitura “per il triduo di Carnevale”.
Since 1585 and then in the follow years till now, we had the adoration called Forty Hours in the Basilica of Santa Maria of Loreto some decennium before the ratification, by the Pope Clement VIII.
“Professor, do you know this is a special chapter to write in the universal history of the Church?”
This was the excitation I saw on the Professor’s face: our ancestors was so far-sighted to anticipate a singular devotion, approved by the Pope in the years after the 1585, and after a complex theological discussion.
The Forty Hours that by the whole Christianity are known as a St. Philip Neri’s enterprise, at Forio were just in the devotion our people many years before, thought by people by this time forgotten, on a “quinquagesima” Sunday, in the same Sacristy we was speaking, and now the memory remains only with the annual renewal of the “Carnevaletti”.
È vero che nella nota del 1585 non è detto che si tratti di esposizione dell’Eucarestia, ma si deve rilevare che neanche in quelle della fine del ‘600 e di tutto il ‘700 a proposito del “triduo di Carnevale” è detto che si tratta dell’esposizione eucaristica. Poiché ancora oggi dalla domenica di Quinquagesima al martedì di Carnevale si tengono in S. M. di Loreto i “Carnevaletti”, niente ci impedisce di credere, (a “modesto” parere del Professore) che nei “quatro dj de carnevale” del 1585 e poi negli anni seguenti fino ad oggi, divenuti triduo, si sia tenuta ininterrottamente l’esposizione del SS. Sacramento. Se così è, l’esposizione eucaristica prolungata per alcuni giorni, in S. M. di Loreto risale già al secolo XVI ed è anteriore di qualche decennio alla istituzione delle Quarantore dovuta al Papa Clemente di cui ho detto prima. “Professore, ti rendi conto che quello che mi stai dicendo è un capitolo che può essere scritto nella storia universale della Chiesa?”.
I leave the Basilica and go to my quarter, Monterone, thinking about what I heard: the history of my isle is always a marvel.
Ed ecco spiegata la sua eccitazione: i nostri avi erano stati così lungimiranti da anticipare anche un culto religioso così particolare, che negli anni seguenti sarebbe stato ratificato, dopo una lunga discussione teologica, dal Papa stesso. Quella che per tutta la cristianità è conosciuta come una iniziativa di San Filippo Neri (1515-1592), le Quarantore, a Forio era già maturata nella devozione del nostro popolo molti decenni prima, chissà da quale santa meditazione, nata negli ambienti nei quali noi stavamo discutendo, ad opera di persone ormai dimenticate dal tempo, in una Domenica di Quinquagesima, la cui memoria resta solo nel rinnovo annuale dei “Carnevaletti”.
Lascio la Basilica, mi incammino verso il mio borgo di Monterone, riflettendo su quanto avevo appena ascoltato e mi rendo conto che le “meraviglie” della storia di quest’Isola potrebbero lasciare stupiti anche coloro che non la abitano o che la vedono solo come un tranquillo posto di vacanza.