Maybe it is true that many Catholics have gotten comfortable with the songs and the liturgical celebrations having nowadays. They are easy enough so that if someone cares to understand the meanings they can. They are like an old sock, comfortable and unassuming. A large part of them don't stir anything within us, they just simply are there, and we'
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E infine ci sono i gruppi musicali giovanili, spesso ricchi di strumentazione diversa da quella consueta (non solo organo, ma chitarra, tastiere, basso, flauto, anche la batteria...), genuinamente entusiasti per il servizio che offrono e straordinariamente costanti nella presenza, ma spesso poco costanti nelle prove e nell'attenzione tecnica all'esecuzione. Il problema di questo tipo di gruppo è che in molte parrocchie è rimasto fermo agli anni 80, e non ha fatto il passo successivo, che è quello dell'aggiornamento del repertorio e della evoluzione tecnica nell'esecuzione.
Perché certamente si seguono delle mode anche nelle scelte dei canti: negli anni 80-90 i Gen Rosso e Gen Verde proponevano canzoni mediamente rockettare e facili da eseguire, poi si sono evoluti verso una maggiore attenzione alla polifonia e alla polistrumentalità, ma qui i gruppi parrocchiali non li hanno saputi seguire e sono rimasti alla fase precedente. Per dire, sono in pochi ad avere la competenza tecnica per eseguire decentemente "Come fuoco vivo", e ancora meno quelli in grado di sostenere la "Messa della concordia", e quindi tutti continuano a cantare (male) "Te al centro del mio cuore", oppure si indirizzano su canti davvero miseri sia dal punto di vista musicale che da quello dei testi.
E allora la scelta dove risiede? Meglio una schola poco presente ma molto attenta oppure un coro giovanile sempre presente ma meno formato? Dal mio punto di vista nessun dubbio in merito: meglio chi assicura la costanza del servizio, che è essa stessa strumento educativo e catechistico; magari abbinandoci un po' di formazione liturgica, e investendo qualche centinaio di euro per l'acquisto di strumenti, partiture e impianti acustici adeguati.
Non dimentichiamo inoltre che la liturgia deve essere espressione della comunità e, se la comunità vive nella realtà dell'Italia del 2010 con la sua sensibilità anche musicale, non può essere forzata ad essere qualcos'altro.
Senza tirare in ballo ovviamente anche le scelte pastorali: se vuoi convincere dei giovani a offrire un servizio, come minimo devi farglielo piacere. E di adolescenti che amino Frisina non ne conosco, invece ce ne sono tanti ben contenti di cantare pezzi di Daniele Ricci.
Nella mia diocesi (Massa Marittima - Piombino) si è iniziato da qualche tempo un percorso di incontro e scambio tra cori giovanili, mediante rassegne e celebrazioni comuni (iniziative partite "dal basso", da direttori di coro volenterosi). Il risultato è che la qualità dei cori è migliorata drasticamente, perché attraverso il confronto si scoprono generi, brani e modalità liturgiche nuove e stimolanti. Perché in occasione di una rassegna si "costringono" i giovani a fare più prove, e queste si traducono tutte indirettamente in un migliore servizio alle comunità di appartenenza.
Ciò che più conta, infine, è che le assemblee partecipano: seguono magari la voce principale e non i diecimila controcanti, ma partecipano. Esprimono cioè la loro lode verso Dio attraverso un canto che è più vicino alla loro sensibilità.
Da parte dei direttori di coro occorrono infine un po' di studio e di ricerca: saccheggiare le Paoline per comprare nuove partiture, scegliere le più adatte alla sensibilità del coro, scartando quelle che siano solo virtuosismi musicali (molta della produzione recente dei Gen) o che si appoggino a testi miserelli (vedi Giosy Cento, che è rimasto agli anni 70).
Poi si potrà scegliere Frisina (e magari si taglierà fuori l'assemblea...) oppure Daniele Ricci (e allora si taglieranno fuori quelli che non vogliono strumenti diversi dall'organo...). Alternative decenti al momento non le vedo! :-)
(scusa la lunghezza!!)
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