Jun 14, 2009 01:20
Il terzo giorno doveva essere il più duro tra tutti. Con l'accumulo della stanchezza, più l'imprevisto del ritorno a casa, più l'assenza di colazione, più la giornata da passare necessariamente in giro per barcelona, nel tentativo disperato di giustificare una trasferta europea con qualcosa di più di un semplice concerto.
Per questo motivo il ritmo della mattina deve essere serrato. Prima di tutto, la visita alla sagrada famiglia.
Sì perché siamo davvero vicini. La notte, usciti dalla catena di Khebab Sila, girandomi indietro ho notato che da dietro i palazzi spuntavano le guglie accuminate (e illuminate dai fari) della sagrada. Cosa che non avevo visto né al mio arrivo né all'esplorazione della zona limitrofa.
Non che me ne sbatta molto, ma era suggestiva. Dal vivo lo era molto di meno comunque. E' solo una cosa enorme.
La cosa che più mi fa incazzare in assoluto, è che l'ingresso a quella merda di cagata colossale è subordinato al pagamento di un biglietto.
Cioè per vedere quell'ammasso di sciolta opera di un coglione qualsiasi, devo pagare. Io non ho pagato per vedere Santa Maria del Fiore. Non ho pagato per vedere la galleria degli Uffizi. Devo pagare per fare un giro in quella merda di sagrada sciolta. Molto assurdo.
Non solo, devo pagare 11 euro.
Per entrare al battistero in piazza del campo pagai 8 mila lire. Per entrare al cimitero monumentale di Piazza dei miracoli, pagai 4 mila lire.
Ovviamente sputo in culo al tornello e vado dritto.
Faccio giusto una foto davanti per dire che ci son passato, ma spero di dimenticarlo presto. E lo dimentico presto quando subisco la seconda inculata ladroneggiante iberica.
A parte il pakistano che mi segue come un'ombra, fastidioso come una piaga sul cazzo, i prezzi delle botteghe "sportive" attorno alla piazza sono esorbitanti.
Dopo un po' che il muslim mi tallona come una cagnetta in calore, me lo mando un po' a distanza con boutade in italiano, poco curandomi se le capisse o meno, tanto il tono era chiaro. Alla fine mi decido per un paio di boxer del barcellona, 19.90, la bagassa di sua mamma egua.
Mi chiede se voglio altro ma sto già di spalle che me ne vado, e mi riprometto solennemente che non avrei comprato più un cazzo di nulla in futuro.
E così faccio continuando a maledire la mamma di quei pakistani (che presumibilmente è la stessa meretrice per tutti) e mi concentro sulla passeggiata a barcellona.
Allora, punto n.2. Barcellona è una città moderna, non c'è davvero UN CAZZO.
Non c'è un anfiteatro, non c'è uno scavo, non c'è una minca di minca se non una costruzione a forma di minca appunto, e qualche chiesa altomedievale.
Non aspettatevi una Roma o una Firenze. Architettura pacchiana moderna, inguardabile.
Dopo un po' di metro finiamo sulla inflazionatissima Rambla. Oltre a vedere una quantità folle di saltimbanco e di negozi di gadget, pure i fast food si perdono a vista d'occhio. E data la fame, e la poca voglia di concentrarsi, cediamo alla tentazione burger king, dove aggredisco una cola da mezzo litro e più, per reintegrare un po' di zuccheri persi in giorni disidratanti. Il mio mal di gola però non mi permette un'azione libera da guai, costringendomi al maglione a collo alto.
La zona del lungomare non è la migliore per curare i miei fastidi laringei, se poi contiamo che il sole pallido scalda poco o niente.
Infatti è giusto il tempo per digerire quello che ci serve per tornare verso Ciutadella Olimpica, alla volta de la maison. Non è stato un giro entusiasmante come pensavo. Pure il lungomare mi ha deluso.
Ma non è ancora il momento di andare a casa, che diamine! C'è tutta la sera per vedere se il chiosco ac/dc ha già levato le tende o ha dato una chance anche a noi poveri sfigati dell'ultim'ora alla ricerca di un qualche rimasuglio.
Ovviamente, almeno stavolta la funicolare è aperta e non ci costringe alla sfacchinata colossale (che non avrei mai e poi mai rifatto comunque).
Ovviamente, (2), non c'è più nessun chiosco e pure il birrantaio è chiuso. Dentro lo stadio smontano le ultime parti di palco e le inservienti puliscono il manto erboso del campo.
Per non rischiare di imbatterci nella pioggia, dato il cielo che minaccia brutto, proviamo a risalire verso la stazione della funicolare, senza prima addentrarci però nel parco di montjuic, dove specie animali e vegetali ornano i viali. In pratica non c'è quasi un cazzo, neanche un pavone allegro.
C'è giusto una coppia di giapponesi ma sono impauriti e non si lasciano avvicinare.
Un cane fa BAU e un gatto fa MIAO.
La funicolare in discesa è esattamente uguale alla funicolare in salita. La fatica mi obbliga a trascinarmi sino alla paral-lel, convinto che almeno stavolta potrò stare rilassato senza fare altri scambi sino ad encants.
Ovvero stare seduto per buone 6 fermate e riposare i tendini messi a dura prova dalle lunghe camminate. Se avessi fatto lo stesso percorso correndo sarei stato stanco ma sano. Invece mi sono devastato per averlo fatto in passeggiata.
In condizioni pietose non sono in grado di reggermi, ma nonostante ciò a casa non mi butto sul letto accollassato, anzi, sono nel pieno delle forze. O forse è l'ultimo sprazzo fittizio prima della morte.
Ci facciamo una doccia prima di uscire, vista la grande sudata, e organizziamo una piccola lista della spesa.
E cadiamo inoltre in un tranello pubblicitario che ci maschera un comune market da discount.
Invece le marche e i prezzi sono di tutto rispetto. Mannaggia.
Nonostante questo la scelta dei nachos da 0.98, della salsina da 1,89, dei principe da 2 e qualcosa, del latte da qualcosa, dell'acqua da 0.59, della birra lemon da 46, porta un totale moderato di 13 euro, con tanto di cena e pranzo per il giorno dopo. Nonchè colazione.
A casa il tempo di mettere la roba in frigo, scrivere due cartoline e iniziare a mordicchiare due nachos e le energie sono completamente finite. Fingo di voler solo riposare la gola in fiamme con una halls e mi stendo sul letto. Vengo svegliato verso le 9 dal mio cellulare, quando mum chiede a che ora torno.
Mi rimetto a dormire, vestito. Mi risveglio credo verso le 11 quando valentina mi avvisa che va a fare una doccia. Prima di mettersi a letto. Io verso l'1 ho ancora fastidio e mi preparo una tazza di latte, che un po' mi aiuta a dormire.
Una notte molto travagliata, che però finalmente si conclude felicemente con l'arrivo del tanto agognato sonno.
And we're gonna leave.
ac/dc,
vale,
barcelona