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Feb 09, 2016 00:13

Titolo: L'intricato caso di Spring-heeled Jack
Autore: geo_lupin
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Madame Vastra/Jenny Flint
Rating: T - arancio
Parole: 3727
Riassunto: La Paternoster gang è coinvolta in un caso complicato che Londra si trascina da decenni, sconfiggere Jack non sarà un gioco da ragazzi.

Una sera dannata, se dovessi darne un'immediata definizione, e certamente in questo momento il mio ultimo pensiero è quello.
Sento la voce di Jenny chiamami dal basso mentre corro senza fiato tra le tegole sconnesse dei tetti cercando di non scivolare rovinosamente dall'edificio. Jack è abile, beh questo lo sapevo dannatamente bene, i miei muscoli, nonostante la loro forza e l'allenamento, non possono minimamente competere con quelli dell'Hunter. Sento i polmoni scoppiare per la fatica, il fischio del vento notturno sulle mie scale e il sottofondo della voce di Jenny farsi sempre più lontano. Avremo tempo dopo di riunirci, ora non posso di certo aspettarmi che lei, con quei deboli muscoli umani, riesca a correre velocemente quanto me, men che meno dell'Hunter.
Improvvisamente la creatura si gira nella mia direzione aprendo le sue fauci, cerco immediatamente di schivare l'attacco, ma so che è tutto inutile, nonostante le mie capacità psichiche quelle di Jack sono di gran lunga superiori, in un secondo sento le tegole sotto ai miei piedi dissolversi. Faccio appena in tempo a sentire l'urlo di mia moglie e poi tutto si fa nero attorno a me.


Piano piano una fioca luce si fa strada attraverso la mia vista affaticata. Deve essere un sogno. Voci lontane farsi via via più vicine.
Conosco quel vicolo, conosco quella strada. Ho già vissuto tutto quello. Una ragazza riversa a terra, gli abiti strappati, nessun suono da essa.
«Jenny?» Provo a chiamarla, ma la ragazza non si muove e i suoi aguzzini sono ancora attorno a lei. Mi avvicino, il corpo segnato brutalmente di una versione più giovane di Jenny violato e torturato porta grossi lividi violacei. Corro più veloce che posso, ma le mie gambe diventano improvvisamente di piombo. Gli aguzzini ridono del corpo di Jenny che ha assunto una posa innaturale. Mi chino verso di lei e immediatamente cerco di coprire, con quello che rimane dei suoi vestiti, il corpo ormai freddo.
Il corpo umano era caldo, aveva bisogno di calore, questo era sbagliato, terribilmente sbagliato.
Mi girò verso i Tong ma quello che vedo mi leva il fiato, al posto della gang di cinesi le mie sorelle ridono e fanno squallide battute sulla piccola umana che aveva cercato di difendersi dalle loro violenze.
«Questa sporca scimmia.» L'apostrofano.
«Una vergogna per nostra sorella Vastra.» Dicono come se io non fossi proprio accanto a loro.
Una rabbia incontrollabile inizia a farsi strada nel mio petto, il suono del sangue nelle orecchie e le loro risate sguaiate arrivano ad offuscarmi la ragione.
So che è solo un incubo, un orribile incubo, quella notte, in quel vicolo, Jenny si era salvata, io l'aveva salvata. Non era andata così, e allora perché tutto pare così reale? Il corpo di Jenny orribilmente violentato, le parole offensive e le risate maligne delle mie sorelle.
Improvvisamente una cantilena si fa strada tra i miei pensieri, una voce armoniosa quasi come un canto, seducente nella sua bestialità.
"La sposa che hai amato,
Loro hanno torturato.
Ora chi ti amò vendicherai,
Oppure più pace non avrai."

Si giusto, ha ragione, devo ucciderle tutte, devo vendicare mia moglie, il mio unico amore.
Mi scaravento contro di loro, spade sguainate e, prima ancora che loro riescano a capire le mie intenzioni, le faccio a pezzi, tagliato la loro testa innalzandone una di loro come un macabro trofeo tra le mie mani ricoperte del loro sangue. Una risata macabra risuona attorno all'irreale silenzio che si è creato attorno a me. Lascio cadere il mio trofeo e mi avvicino al corpo senza di vita di Jenny per stringerla, per l'ultima volta, tra le mie braccia mentre l'oscurità torna ad accerchiarmi ancora una volta.

Quando riemergo nuovamente dalle tenebre, parecchie ore più tardi, sono al caldo nella mia casa, il sole già alto oltre le finestre del numero tredici Paternoster row. Mi sento scaldata, al sicuro, e mi rendo conto di essere tra le braccia di Jenny che trema di preoccupazione.
"Come?" Cerco di domandare aprendo la bocca, ancora parecchio stordita dagli ultimi avvenimenti ma, mi rendo conto di non riuscire ad emettere alcun suono. L'attacco doveva essere stato molto forte, cerco di muovere una mano, una gamba, ma il mio corpo non sembrava voler rispondere agli impulsi.
Emetto un gemito di frustrazione e subito Jenny cerca di trattenermi ferma a letto.
«Non cercare di alzarti. Strax ha fatto tutto il possibile … ma le tue gambe.» Uno sguardo di puro dolore passa nei suoi occhi e io mi paralizzo.
No, non è possibile, non poteva essere accaduto. Non sento alcun dolore, ma sicuramente devo essermi rotta la spina dorsale cadendo dal tetto. È vero, non sento più le mie gambe. Cerco sotto la coperta con cautela, sotto al busto non è rimasto più nulla.
«Oh Vastra, mi dispiace così tanto.» Singhiozza Jenny mentre le lacrime iniziano a rigarle il volto.
«NO!» Urlo con tutto il fiato che ho in gola e improvvisamente mi ritrovo seduta sul letto gli occhi spalancati dal terrore, urlante finalmente realmente sveglia.
Era stato di nuovo un incubo.
Cerco sotto le coperte con foga, e provo immediatamente un gran sollevo: le mie gambe ci sono ancora.
Guardo il fuoco crepitare allegramente, le tende della stanza ancora tirate, quando la porta della camera si apre improvvisamente.
«Ti ho sentita gridare.» Mi dice Jenny entrando con il fiato corto correndo subito fino al nostro letto dove ero stata messa a riposare.
«Sono così confusa.» Ammetto tenendomi la testa con entrambe le mani, tutto sembra finalmente reale, ma come posso dire che questa sia la vera realtà?
«Strax dice che è normale dopo un attacco psichico. Ma ti riprenderai presto vedrai.» Mi promette Jenny sedendosi accanto a me tra le lenzuola in disordine. Le sue mani sulle mie guance sono così morbide e calde che vorrei che questa sensazione non finisse mai. Bacia la mia fronte con attenzione e la trascino sotto le coperte con me. Ho bisogno di sentire il calore del suo corpo ancora vivo e palpitante. Il terribile ricordo di quella visione straziante mi colpisce ancora con flash dolorosi nei miei pensieri.
«Ho cercato di tenerlo fuori ma è riuscito a penetrare la mia barriera. Non ho potuto fare molto.» Ammetto. Inutile tenermi tutto dentro, la farei solamente preoccupare rischiando di farci litigare in un momento in cui non possiamo permetterci di essere divise da sciocchi battibecchi.
«Quanto tempo sono stata addormentata?» Domando osservando fuori dalla finestra il sole che si intravede appena all'orizzonte.
«Quasi un giorno intero. Sei stata fortunata che nel punto in cui sei caduta ci fossero dei teloni. Hanno attutito la caduta.» Jenny mi sorride teneramente mentre grugnisco infastidita cercando di trovare una posizione più comoda.
«Ti abbiamo portato a casa e Strax ti ha sistemata un po', eri messa male ma non abbiamo potuto fare altro se non attendere che ti risvegliassi.» Mi spiega aiutandomi ad appoggiare la schiena dolorante sui morbidi cuscini di piume.
Jenny sbadiglia piuttosto palesemente nonostante cerchi di nascondermelo, ha paura che mi preoccupi per la sua salute quando la mia è, al momento, più precaria. Ma posso vedere chiaramente le occhiaie sul suo volto, mi rendo conto che non deve aver dormito per tutto il tempo in cui non ero cosciente e ora, finalmente più rilassata, i suoi occhi sembrano incapaci di rimanere aperti un minuto di più. Accarezzo la sua schiena in una lenta carezza per rilassarla, gioco con i suoi capelli e la senso sospirare, continuo per qualche minuto fino a che non vedo il suo corpo rilassarsi e cedere alla stanchezza, ora che sono nuovamente sveglia riesce finalmente a trovare pace e ad addormentarsi.
Accarezzo pigramente Jenny ripensando all'orrendo incubo avuto per colpa delle allucinazioni di Jack. Se io che sono in grado di manipolare la mente degli altri come meglio credo, quali doti eccezionali ha l'Hunter per piegare persino la mia mente ad un così alto livello?
Certo, non è riuscito a farmi perire nel suo tentativo, d'altronde la mia mente è allenata al controllo, ma quella degli umani che aveva incontrato e ucciso in tutti questi anni erano deboli e sicuramente erano morti tra atroci sofferenze mentre il loro cervello veniva reso come budino uccidendoli senza possibilità di scampo.
Osservo per un lungo momento Jenny placidamente addormentata appoggiata al mio corpo. Sarebbe in grado di combattere contro l'hunter? Sicuramente sappiamo come comunicare telepaticamente, il suo istinto umano la rende vigile e durante le conference call riesce a percepire il suo corpo oltre il sonno. Ma sarebbe capace di respingere un tale attacco?
Non posso permettermi di perderla ancora, e non appena sarò in grado di espellere gli orribili incubi dalla mia mente, inizieremo un allenamento speciale per combattere quell'essere senza scrupoli.

«Bene Jenny, ora entrerò nei tuoi pensieri e tu dovrai creare una barriera che mi tenga fuori. Sei pronta?» Chiedo seriamente guardando nei determinati occhi nocciola di mia moglie la quale, più determinata che mai, annuisce pronta per il primo tentativo.
Chiudiamo gli occhi e mi concentro su un pensiero preciso da trasmetterle.
La mia mano si chiude dolcemente sul suo seno la mia lingua assaggia il suo collo…
«Vastra!» Mi ammonisce arrossendo non appena il pensiero trapassa la sua debole barriera mentale.
«Tienimi fuori.» Dico con voce seria mentre Strax osserva senza capire dall'angolo della porta.
La vedo concentrarsi faticosamente, strizza gli occhi e stringe i pugni mentre la mia mente produce nuovamente immagini di noi due.
Accarezzo il suo ventre che si contrae al mio passaggio mi faccio ancora più vicina lasciando che il mio petto si schiacci alla sua schiena. Una mano lentamente risale verso il suo seno e la mia lingua e l'altra mia mano scendono inesorabili.
«… Vastra, non è lady like.» Mormora senza fiato e per la vergogna, ma lei non riesce a capire che questo non sta realmente accadendo in questo momento in questa stanza con la presenza di Strax.
«Non ti sto toccando.» Le dico seriamente mentre respiro l'odore della sua eccitazione.
Cerca con tutte le sue forze di trattenere un gemito mentre l'immagine del suo corpo nudo, accarezzato dalle mie mani fameliche, si fa strada nei suoi pensieri senza incontrare alcun ostacolo.
Socchiudo gli occhi e la osservo di fronte a me che trema nello sforzo di non lasciarsi completamente andare alle fantasie che la mia mente sta producendo.
«Apri gli occhi.» Le ordino gentilmente e la vedo socchiudere le palpebre con un grande sforzo con il fiato corto.
«Non ti ho toccata per tutto il tempo.» Le giuro facendole vedere che le mie mani sono rimaste appoggiate al ripiano del tavolo e non attorno al suo corpo. Lei annuisce ancora stordita.
«Avremo bisogno di una gran quantità di tea Strax.» Ordino ad alta voce prima di riprendere il nostro allenamento.
Lascio che Jenny si calmi e riesca nuovamente a riprendere coscienza di quello che è appena accaduto.
«Proviamoci ancora.» Le dico. E ora che Strax è in cucina so che, per lei, sarà ancora più difficile trattenersi.
«Tienimi fuori.» Le dico nuovamente, ed entrambe chiudiamo gli occhi. Inizio nuovamente a inviarle i miei pensieri ed in un primo momento pare che lei riesca a contrastarli, così aumento la frequenza e subito riesco ad infrangere la sua debole barriera.
Il mio volto è tra le sue gambe mentre la mia lingua accarezza gentilmente la sua intimità. Jenny cerca di trattenersi aggrappandosi al tavolo.
«Vastra …» Il suo tono supplichevole mi fa tenerezza ma quando sarà l'hunter al mio posto non proverà compassione per lei.
Continuo nel mio operato spingendo la fantasia sempre più in là. Continuo con tutto cioè che so la eccita di più mentre il suo bacino inizia a muoversi verso la mia lingua e le mie dita.
Geme, e questa volta ad alta voce incapace di trattenersi. Posso sentire distintamente il suo odore e vedere il rossore della sua pelle accaldata sul volto.
«Non farmi venire.» Mi supplica con uno sforzo.
«Cerca di usare tutti i tuoi sensi.» Le suggerisco mentre rovescia la testa all'indietro respirando pesantemente e aprendo la bocca per cercare più ossigeno.
Si aggrappa al tavolo e cerca di fermare i movimenti del suo bacino verso la mia lingua e le mie mani immaginarie.
«Per favore.» Mi prega di nuovo.
Ha il respiro corto e gli occhi serrati ed un attimo prima che raggiunga l'orgasmo fermo i miei pensieri lasciandola stordita mentre si accascia sudata e accaldata sulla superficie fresca del tavolo di legno per cercare di tenere a bada la sua eccitazione ancora terribilmente presente.
Mi alzo dalla mia postazione e la raggiungo dall'altro lato del tavolo costringendola in piedi. La bacio incapace di trattenermi, l'odore della sua eccitazione è un'attrattiva troppo forte per il mio autocontrollo, e forse non avrei dovuto iniziare questo gioco io stessa.
«Questa è la realtà.» Ansimo vicino alla sua bocca per poi raggiungere con le mie dita la sua eccitazione bagnata e pulsante. Mi bastano davvero pochi tocchi perché si sciolga tra le mie braccia con un gemito soffocato nel mio collo, mentre con le sue braccia si aggrappa alle mie spalle per non cadere.
La sollevo senza sforzi e la trasporto fino al divano per concederci qualche minuto di tranquillità.

Il secondo giorno di allenamento psichico decido di procedere con qualcosa che forse la motiverà maggiormente. Speravo di evitarlo ma il suo bene futuro viene prima di qualsiasi altra cosa per me.
«Tienimi fuori.» Le dico nuovamente sedute una di fronte all'altra sulle nostre sedie nella orchid house e, quando chiude gli occhi, cercando di controllarsi, è il segnale che è pronta.
Sospiro non sapendo esattamente come e quanto questo influirà sul nostro rapporto ma so che devo rischiare.
Due esseri umani che Jenny conosce più che bene.
«Ci fai schifo.» «Sei uno scherzo della natura.» «Pervertita!» L'additano per poi voltarle le spalle.
«No.» La sento tremare e mi sento orribile per farle rivivere quei ricordi dolorosi.
«Chiudi la tua mente Jenny.» Le dico interrompendo per un secondo il collegamento tra me e lei.
La vedo cercare di concentrarsi.
«Pensa ad altro. Cerca di vederci il giorno che ci siamo sposate.» Le suggerisco mentre gli occhi accusatori dei suoi genitori la guardano come se fosse sbagliata, una disgrazia per loro.
Jenny corre lontano, cerca di evitare i loro sguardi, ma non sa che c'è di peggio ad attenderla. Sente dei passi farsi sempre più vicini. Risate di uomini.
"Tanto non ci scappi troietta." La vedo agitarsi sulla sua sedia. Le lacrime iniziano a formarsi negli angoli stretti dei suoi occhi. Il suo respiro corto come quello di un topo in gabbia.
Non posso farle questo.
«Cercherà le tue peggiori paure e le userà contro di te uccidendoti.» Le dico non riuscendo più a sopportare la sua angoscia. È la stessa che ho sentito io quando mi ha attaccato Jack. I flash del corpo di Jenny stuprato mi fanno salire ancora i conati nonostante io sappia perfettamente bene che era solo un orribile incubo e ora lei è qui proprio di fronte a me.
Mi sporgo ancor più vicino a lei, afferro il suo volto tra le mie grandi mani e appoggio la mia fronte sulla sua.
«Il giorno in cui ci siamo baciate per la prima volta, il giorno in cui ci siamo sposate, sono i giorni più belli della mia intera vita. Pensa alle cose più belle per te e sconfiggi l'oscurità.» Provo nuovamente ad istruirla mentre attendo che i bei ricordi riescano nuovamente a fluire nella sua mente. Apre gli occhi e mi sorride.
«Quelli sono anche i giorni più belli della mia vita.» Mi confessa facendomi sorridere.
Via via che ripetiamo i tentativi riesce a contrastare i miei pensieri negativi per un periodo sempre più lungo e sempre più velocemente. La sua barriera diventa sempre più forte e impenetrabile.
Passiamo interi pomeriggi nella orchid house sedute immobili una di fronte all'altra a contrastare una i pensieri dell'altra, e anche se i poteri di Jack sono cento volte più forti dei miei, spero che la mente di Jenny sia in grado di combatterlo.
Strax ci osserva senza capire i nostri esercizi, rimane minuti interminabili nella stanza con noi per poi annoiarsi tremendamente e andare a giocare con i suoi eserciti di soldatini di piombo in camera sua.

Dopo settimane di allenamento intensivo penso che ormai sia giusto il momento per il quale ci siamo tanto date da fare. Londra ha aspettato anche troppo che il mostro venisse fermato.
Il piano è semplice anche se rischioso. È pomeriggio quando decidiamo di prepararci in silenzio nella nostra stanza da letto. La mia preoccupazione più grande è sempre per la mia compagna che mi appoggia prontamente una mano delicata sull'avambraccio.
«Non temere per me. E qualsiasi cosa accadrà sappi che non rimpiango neppure un secondo della mia vita passato con te.» Mi sorride anche se posso vedere la sua paura dietro le iridi scure dei suoi occhi.
L'abbraccio stretta a me per il terrore di perdere per sempre questo calore, questa donna che è tutta la mia vita.
«Hai fissato bene la spada?» Le domando quando riesco a dividermi, con fatica, da lei.
Annuisce stringendo al suo fianco l'oggetto nascosto sotto i suoi vestiti.
Il silenzio cala nuovamente, una volta salite in carrozza. È l'imbrunire e ci dirigiamo verso uno degli ultimi posti dove Jack è stato avvistato. Lasciamo Jenny all'angolo della strada e la seguo con lo sguardo mentre entra nel piccolo parco travestita come una nobildonna qualsiasi. La osservo mentre si siede su di una panchina e tira fuori del becchime per uccelli. Passano minuti, ore, ma di Jack neppure l'ombra. La sera ormai ha preso il posto del giorno e i lampioni a gas sono stati attivati dagli addetti. Vedo Jenny alzarsi ormai stanca di aspettare, l'aria comincia ad essere pungente e non voglio certo che si ammali.
Sto per ordinare a Strax di andare a recuperare Jenny quando un'ombra dietro un albero attira la mia attenzione. Il mio corpo è sull'attenti e osservo Jenny che da le spalle alla strana figura che le si sta avvicinando. Vorrei gridare a Jenny di voltarsi ma la copertura andrebbe a farsi friggere così cerco di comunicare col solo pensiero. Purtroppo l'allenamento da i suoi buoni frutti e lo scudo nella mente di Jenny è impenetrabile per me.
Improvvisamente, come se il mio pensiero fosse riuscita a raggiungerla, o forse solo il suo istinto e il suo buon allenamento, la vedo voltarsi di scatto verso la figura che, con un balzo, le si butta addosso.
Mi attivo immediatamente balzando fuori dal mio nascondiglio per dar man forte a mia moglie che già cerca di colpirlo con la sua katana. Sento i passi goffi di Strax dietro di me, che con il suo fucile laser cerca di abbattere Jack il quale, senza un secondo pensiero, scaglia su di lui un attacco psichico mandandolo K.O.
Sguaino le mie katane pronta ad affrontarlo. Jack è forte, e senza muovere un dito riesce a schivare sia i miei attacchi che quelli di Jenny. Lo vedo aprire la bocca per poi ripensarci e un sorriso maligno si diffonde sul suo viso. Impone una delle sue mani sulla mia katana costringendomi ad inginocchiarmi immobilizzata dal suo potere. Nessuno dei miei arti mi risponde e le mie mani, involontariamente, si aprono facendo cadere le mie preziose spade. Fa avvicinare Jenny la quale, contro la sua volontà, solleva la sua katana sopra la mia testa.

«Ora ti ucciderà
Colei che ti disse che per sempre ti amerà
Dopo di che di dolore perirà
E di questo amore più nulla ci sarà»

Si fa beffe di noi mentre Jenny cerca di combattere contro il suo potere anche se la sua spada, inesorabilmente, un centimetro alla volta, cala verso il mio cranio.
«Va bene così amore mio, non ti faccio alcuna colpa di questo.» La rassicuro mentre le lacrime le scorrono sulle gote.
«Quando non ci sarò più non devi pensare ad ucciderti per i sensi di colpa. Devi ascoltarmi e andare avanti con la tua vita.» Cerco di convincerla mentre scuote la testa cercando di contrapporsi al potere di Jack che, in piedi accanto a noi, sghignazza certo della sua vittoria.
«Jenny ricordati sempre che ti amerò sempre, qualsiasi cosa accada.» La rassicuro mentre, con la coda dell'occhio vedo il luccichio delle mie lame così vicino a me.
Socchiudo gli occhi e cerco di concentrarmi. Vorrei vivere i miei ultimi minuti di vita guardando la donna che amo negli occhi per rassicurarla che l'amo, ma forse c'è un'ultima speranza.
Un giorno caldo primaverile, una bellissima donna fasciata in un elegante abito bianco cammina verso di me. È la donna che amo più di ogni altra cosa al mondo e quando mi raggiunge sotto ad un profumatissimo arco di fiori bianchi, poggia le sue delicate mani nelle mie.
Questo è il sogno che ho rincorso per tutta la mia vita e finalmente si è realizzato.
Una piccola fede d'oro, simbolo del mio amore, riposa ora sul suo dito mentre mi sorride radiosa.
Con quell'unico pensiero nella mia testa posso sentire la consistenza fresca della mia lama nella mia mano e in un'incredibile momento di sincronia le nostre spade affondano inesorabili nello stomaco di Jack trasformando la sua espressione da sghignazzante a incredula.
Guardo Jenny che, con il fiato corto, fissa i suoi occhi nei miei.
«Ho sentito il tuo pensiero attraverso il potere di Jack.» Mi sorride per poi abbandonare in un colpo la sua spada per buttarsi tra le mie braccia che la stringono senza bisogno di pensarci due volte.
I miei muscoli sono doloranti per lo sforzo di essersi ribellati al controllo di Jack, che ora giace morto ai nostri piedi, ma non lascerò andare Jenny fino a che non sarò assolutamente sicura che questo non è frutto della mia immaginazione. Un lamento familiare mi giunge alle orecchie e ricordo improvvisamente che Strax era stato colpito.
Lasceremo che Torchwood si occupi di tutto il resto mentre noi ci godiamo il più che meritato riposo da tutta la fatica che questo caso ci ha procurato.
«Madame?» Mi chiama Jenny guardandomi dal nostro abbraccio.
«Dimmi mia cara.»
«Devo ancora vendicarmi per avermi fatto credere che lo stessimo facendo in sala da pranzo davanti a Strax.» Mi ricorda, facendo la finta offesa, staccandosi dal nostro abbraccio.
«Allora penso sia giunto il momento di tornare a casa.» Sorrido maliziosamente pronta a lasciarmi tutta questa brutta storia alle spalle.
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