Due torti non fanno una ragione

Jun 17, 2012 12:14

No, guardate, non parlerò di quello-che-sapete perché onestamente ne so il giusto e alla fin fine, per quanto possa divertirmi, mi interessa quanto sapere dove andrà in vacanza Belen.

Vorrei invece fare un post di natura più social-antropologica-psicologica, ovvero la tendenza delle persone (e non dirò degli italiani, perché non ho elementi sufficienti per dire se è un tratto culturale specifico -anche se io credo di sì) a giustificare i torti con altri torti. A credere insomma che torto+torto=ragione. Credo che sia l'unica aritmetica su cui nessuno nutre dubbi.
Personalmente, odio questo modo di fare.
Passiamo alla descrizione del fenomeno: di solito si esplica in tre possibili forme 1) giustificare una propria/altrui mancanza con una più grande 2) minimizzare un torto/un problema/una mancanza con la tipica frase "ci sono cose peggiori al mondo" 3) accusare l'accusa (=i critici) con frasi tipo "ma se voi fosse stati in quella situazione!" "chi non l'avrebbe fatto?!" e cose simili.
Questi tre modi di giustificare hanno tutti in comune la tendenza a fare di due torti una ragione. E adesso procederò a spiegare perché questo modo di fare mi sta estremamente sul culo è un modo di pensare scorretto (se non in in malafede spesso).


1) Giustificare una propria/altrui mancanza con una più grande: questa è la giustificazione più frequente, che di solito prende la forma "Siccome alcuni politici/dirigenti rubano, allora sono autorizzato a non fare gli scontrini/non pagare le tasse, perché tanto il problema sono loro e non sono io e il mio euro di caffé". NO. No caro amico, il mondo non funziona così. Non è che siccome da qualche parte qualcuno lancia bombe nucleari, allora te sei autorizzato ad andare in giro con una beretta a sparare a casaccio, perché tanto è una beretta. Questo modo di pensare non solo è scorretto (che poi, a furia di caffè si fanno le montagne), ma è anche in malafede e denota una certa coda di paglia. La verità è che te vuoi farti i cazzacci fatti tuoi e non sentirti nemmeno un po' in colpa, vuoi pure pensare di avere ragione. Eh no, caro mio. Troppe cose vuoi dalla vita!

2) Minimizzare un torto/un problema/una mancanza: questa è una variante buonista di quella sopra. Sì, indubbiamente è spesso vero. Ma è anche vero che se di *quello* si sta parlando, di quello si parla, anche se *quello* è -relativamente- una piccolezza rispetto al "Grande cerchio della Vita" o cose simili. Quindi, io di quello parlo, e su quello esprimo opinioni e giudizi. Se avessi voluto parlare dei genocidi in Africa avrei parlato dei genocidi in Africa, ma non è che siccome da qualche parte stanno peggio, allora qui va tutto bene eh. Non è che siccome in Congo c'è la guerriglia, allora improvvisamente un torto smette di essere un torto.

3) accusare l'accusa: ah, questa è fenomenale! Delle tre, è la variante sicuramente più subdola, perché instilla il dubbio, ed è potente, per il richiamo evangelico al famoso 'chi è senza peccato scagli la prima pietra' . Il problema è che come le altre è solo un tentativo di deviare il punto dal problema in oggetto, perché il fatto che anche gli accusatori avrebbero potuto trovarsi nella stessa situazione, non cancella il torto/la mancanza/il problema. Infatti, tornando all'esempio evangelico, è vero che Gesù ferma la folla che voleva lapidare l'adultera, ma è anche vero che a lei dice 'va', e non peccare più' non 'daje, tranquilla sis: è tutto ok, non hai mica fatto niente te! so' loro che so' stronzi!' Altrimenti che facciamo, smettiamo di mandare le persone in galera perché il giudici potrebbe a sua volta commettere un reato? Con questo, non giustifico le lapidazioni mediatiche, sia chiaro. Però non accetto di sentirmi dire che non posso parlare e giudicare un comportamento, perché non si sa io al suo posto cosa avrei fatto. Quando e se sarò al posto dell'interesssato, verrò giudicata per il mio comportamento.

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