Titolo: Due ore prima della fine del mondo
Fandom:
earth_618Beta:
cialy_girlPersonaggi: Raven, Dick Grayson, nominati Gar, Wally, Grace e i vari bimbi.
Rating: Pg13
Parole: 950 (W)
Avvisi: Talmente tanto DickRae che potreste morirne se non vi piace questa ship XDDD c'è anche del Dick/Grace e Gar/Rae (o almeno, per quanto riguarda quest'ultimo ci ho provato)
Note: Ehm XD
- Ambientata nell'
Anno 3 Febbraio/Marzo e nell'
Anno 13, SettembreDisclaimer: I personaggi non mi appartengono, Earth 618 è di Levy e Kit, non ci guadagno nulla, mi diverto tanto XDDD
Anno 3, Febbraio/Marzo
Richard è stato il primo essere umano ad aver accolto la sua richiesta d’aiuto. È un dettaglio che Raven non riesce a dimenticare e, nonostante si siano salvati a vicenda la vita più volte, nonostante il continuo guardarsi le spalle, si sente ancora fortemente in debito. Dopo qualche anno, si è rassegnata all’idea di morire senza riuscire a restituirgli quella salvezza.
Lo studia mentre parla alle persone che hanno deciso di partire, con quei modi da chi ha tutto sotto controllo, senza mai farsi sfuggire un’espressione o un gesto che faccia trapelare la sua paura. Solo quando gli animi sono meno tesi ricambia il suo sguardo, sorridendole e andandole incontro. Hanno già salutato entrambi il resto del gruppo e distribuito gli addii, ma si sono tenuti da parte per l’ultima manciata di minuti, così da evitare di dirsi le cose davvero importanti.
Dietro di lei, i sentimenti di Grace ricominciano a confondersi e mischiarsi, ma Raven tenta di concentrarsi solo su Richard.
“Hai deciso di restare con i bambini?”
Continua ad osservarlo, cerca di non farsi scappare nemmeno la più remota delle sue emozioni, e: “I miei poteri non sono più qualcosa su cui fare affidamento.”
“Non devi giustificarti, Raven.” Posa una mano sulla sua schiena, in quella che dovrebbe essere una carezza o un modo per farla sentire ancora parte del gruppo.
“Non lo sto facendo.” Bisbiglia, e deve sforzarsi per non abbassare gli occhi. “Resterai là, Richard?”
Il suo volto si indurisce all’improvviso. “Questo non lo so.” Rimane in un silenzio dubbioso per qualche istante, poi aggiunge: “Non hai detto casa, e continui a chiamarmi Richard.”
Raven inclina la testa e continua a scandagliare le sue emozioni con una cura maniacale, quando, improvvisamente, realizza qualcosa che le si è adagiato sul petto molto tempo fa, un segreto che non ha mai avuto il coraggio di confessare neanche a se stessa - sono loro la sua casa.
La prima azione è allungare un braccio, arrivare alla sua schiena e con quello farsi forza per avvicinarsi a lui - non è mai stato affatto facile -, per finire con il viso premuto contro il suo petto e gli occhi assolutamente chiusi, cercando di soffocare questi sentimenti nocivi che sta provando.
“Ehi,” dice lui, ricambiando la stretta e carezzandole la testa: “Andiamo. Ti prometto che te li riporterò tutti quanti, Raven, tutti interi.”
Si concede qualche minuto, poi lo lascia andare perché di alternative non ce ne sono. Richard sta ancora sorridendo ed è ancora sicuro di sé.
“Non ti ho mai detto grazie.” Afferma, sperando che capisca appieno cosa intenda dietro a quel grazie.
“Sì, beh, nemmeno io. Ci ha portato fortuna fin’ora, no?”
“Dick.” La mano di Wallace compare sulla spalla dell’amico. È rimasto poco tempo, ormai, e gli occhi di Raven vagano fino a Garfield - che le ha chiesto di non esserci quando dovranno partire, altrimenti non ce l’avrebbe fatta.
Richard annuisce gravemente e di nuovo Raven viene assalita da quella sensazione di abbandono e di fatalità.
“A dopo.” La saluta, sempre sorridendo.
Raven li osserva attraversare il varco, mentre il suo cuore perde un battito.
Resta immobile a fissare il punto dove sono spariti quando Grace le si avvicina.
“Hai sentito? Ti ha promesso che torneranno.” E la sua invacillabile fiducia per Richard è talmente forte da risultare quasi fastidiosa - le ricorda i tempi passati, e Raven non vuole pensare ai tempi passati.
Chiude gli occhi e si concentra al limite delle sue capacità su quell’ultima, strana e confusa visione.
C’è Richard, sulla cima di un grattacielo, in una città completamente distrutta che non riesce a riconoscere, da cui provengono solo sentimenti di paura e terrore, ma ad essere davvero inquietante e ciò che avverte in lui, quell’enorme disperazione e senso di sconfitta, e più cerca di andare a fondo di quelle emozioni più trova odio, rancore, perdita, e…
Almeno tu ti sei salvata.
Apre gli occhi di colpo ed è come fossero passati anni. Guarda sconvolta il punto in cui sono scomparsi.
“Raven? Raven, cos’è successo?” la mano di Grace stringe troppo il suo braccio. Vorrebbe dirglielo, ma è come se tutto avesse meno importanza.
Schiude le labbra, e di tutte le cose che desidera pronunciare esce solo un flebile: “Portami dai miei bambini.”
*
Anno 13, Settembre
Le urla dei bambini sono qualcosa a cui non si è ancora abituata - Jeoshua e Elphaba non urlavano affatto -, mentre riadattarsi alla confusione provocata dai componenti della sua famiglia è davvero semplice.
Però ci sono cose che ancora non è riuscita a mettere a posto.
Osserva Wallace e Garfield giocare con i ragazzi, mentre accanto a lei Richard guarda il cielo, tranquillo, e Grace si è addormentata sulle sue gambe.
“Te l’avevo detto che te li avrei riportati.” Afferma Richard, ad un certo punto.
Raven aggrotta le sopracciglia. “No. Non l’hai fatto.”
L’uomo si volta verso di lei, in attesa.
“Ce lo avevi spiegato tu. Quando compiamo una scelta, o quando non la compiamo, si creano mondi diversi.” Il tono che usa è carico di rimprovero verso se stessa: “Ti ho visto. Sei da qualche parte, in una Terra distrutta, e io non ho fatto nulla per salvarti. Non ho mosso un dito.”
Si stringe forte le mani e lascia che quel rimpianto la divori dall’interno - perché è giusto che sia così, perché se lo merita.
Ma da Richard proviene solo una stabile tranquillità. “Ti sei salvata. Questo può bastare.”
È sconvolta. È ovviamente sconvolta - non che sia una novità con lui - e solo dopo qualche istante riesce a dirlo.
“Grazie.”
“Hai appena messo fine a tutta la nostra fortuna.” La rimprovera. Raven inclina la testa, in quella che è una mezza sgridata.
Richard sorride, la guarda e infine risponde: “Grazie a te.”