Titolo: The truth burns deep inside (and will never die)
Fandom: DC Comics
Beta:
izzieannePersonaggi: Beast Boy, Raven
Disclaimer: No, i personaggi non mi appartengono, no, non ci guadagno nulla.
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 1246 (W)
Note: In futuro, negherò di aver scritto questa fanfiction e negherò la sua esistenza.
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Come As You're Not,
fanfic_italiaPrompt:
36. defense (
dcu_freeforall) + citazione dei Muse
Perché è un costume?
Primo: E' una Beast Boy/Raven. Ovvero la coppia che più odio al mondo, quella che fa fare al mio stomaco varie capriole ogni volta, quella che potrebbe portarmi a trucidare tutti gli sceneggiatori della DC Comics - E IO AMO LA DC. Ho tentato più e più volte di tagliarmi le mani, durante la stesura.
Secondo: Happy End. HAPPY END. *vomita*
Terzo: Scritta soprattutto dalla parte di Gar. Ed io odio Garfield in versione amo!Raven.
Ringraziamenti:: Se sono riuscita a sopravvivere a tutto questo, il merito è di
izzieanne. Io devo ringraziare tantissimo questa donna, che non solo ha mantenuto il segreto, ma è stata talmente amabile da - betarmi la fanfic dopo che io l’avevo scritta per intero? No, risposta sbagliata.
izzieanne ha corretto la fanfic e mi ha dato un prompt quando questa cosa era solo un miraggio, poi l’ha ribetata quando è diventata qualcosa di più consistente, e infine ha ri-betato un qualcosa di simile al risultato finale, e, poi, di nuovo tutta la fanfic completa, dandomi un sostegno morale immenso. NON CONTENTA, mi ha trovato il titolo ù_ù Sì, praticamente l’ha scritta lei *ammirazione totale per
izzieanne qui* Senza di lei non ce l'avrei fatta davvero *O*
There's nowhere left to hide
in no one to confide
the truth burns deep inside
and will never die
Sing for Absolution, Muse
L’amore è un miraggio, un inganno che dopo averci attratti sulla soglia d’un meraviglioso giardino, si dissolve, scompare e ci lascia nel buio.
Pietro Chiara, La stanza del Vescovo.
Sapeva benissimo che la colpa era solo ed esclusivamente sua, perché si era convinto di essere talmente importante per lei, da spingerla a fidarsi completamente. Era certo della sua fiducia, era certo del suo amore. Ma più ci pensava, più si rendeva conto della sua stupidità.
(non puoi avere delle certezze se sei innamorato di Raven, non puoi averne se le riponi in lei)
- Vuoi dirmi perché mi stai evitando, Beast Boy? -
Inevitabilmente, quella domanda era arrivata, con tutte le conseguenze che avrebbe portato al loro rapporto. Stavano camminando su un campo minato - badando solo alla loro sopravvivenza, anziché pensare al rispettivo compagno - tenendosi per mano semplicemente per poter dire al mondo che stavano insieme - per potersi convincere che andava tutto bene. Per illudersi di non essere soli.
- Non ti sto evitando, Raven, ho solo avuto da far… -
- Ti prego, risparmiami almeno questo! - la sua voce era un misto di disperazione e rabbia, esattamente come la proprietaria. - Come faccio a chiederti scusa, se non so cosa ho sbagliato, questa volta? Come faccio a sistemare le cose se tu non mi dici cosa non va? -
- Hai notato che usi sempre il singolare? -
- Ma cosa…? Gar, mi stai ascoltando? -
- Certo che ti sto ascoltando. Solo non riesco a capirti, non ci sono mai riuscito. -
La ragazza spalancò gli occhi e rimase a fissarlo senza dire nulla, aspettando una qualche spiegazione a quella frase così intensa e crudele, una spiegazione che Garfield sembrava non volerle dare.
Una spiegazione che le doveva.
L’aveva intrappolato come sempre - come sapeva fare solo lei - senza che lui si accorgesse di niente, senza che nessuno si accorgesse di loro, facendosi trovare sul tetto della Torre - luogo che aveva più e più volte ospitato litigi, baci, e solitudine - seduta vicino al bordo, per guadare il sole sorgere. Il resto del gruppo era ancora immerso nel sonno, non c’era possibilità che qualcuno li interrompesse (salvasse) da ciò che stava per accadere a quel noi che avevano tanto amato.
- Perché non ti sei fidata di me? -
- Adesso cosa stai dicendo? -
- La verità. Mi hai abbandonato, capisci? Hai preferito non parlarmi del tradimento, hai preferito non parlarmi di Jericho. Come al solito, ragioni al singolare. Sei sempre stata tu quella che doveva risolvere le cose, dimenticando che non sei sola, dannazione. -
- Abbandonato? Dovevo salvare Jericho! Ho riportato indietro un tuo amico! Un nostro amico! Ho scoperto che c’era un traditore, tra noi! E francamente, tu mi sembravi molto più interessato a salvare la squadra, che al nostro rapporto, Gar. Non potevo darti altri pesi sulle spalle. -
Ecco che le reciproche accuse
Frasi non dette
Trovavano spazio in quel litigio
Che rischiava di mettere la parola “fine”
A qualcosa di così bello e sincero
- Ma non capisci che insieme avremo anche potuto affrontare tutto quanto? Ti rendi conto che sei scomparsa per mesi, senza che io avessi nessuna notizia? Nella mia squadra, c’eri anche tu, c’era un dannatissimo noi, o almeno così credevo! Tu invece sei scappata per affrontare tutto da sola, come sempre! -
- Stavo solo cercando di proteggerti! -
- Da cosa?! -
- Da un’altra Terra! -
Il sangue si ghiacciò nelle vene. Quel nome che, dopo tanti anni, riusciva ancora a fargli male, ora gli era stato rivoltato contro. Quell’amore che aveva provato. Terra, l’amore. Terra, il tradimento.
- L’ho superata. -
- Allora perché la ami ancora? -
Voltò la testa di scatto facendo qualche passo per allontanarsi da lei, per allontanarsi da quella donna che gli si era avvicinata come nessuna era mai riuscita a fare.
- Riesci sempre a leggermi dentro, vero? - mormorò a testa bassa, senza guardarla. - Riesci a capire cosa provo, cosa sento; io no, non riesco mai a capire cosa passa per quella tua testa demoniaca. È per questo che… -
Ti amo
Ti odio
- … non possiamo stare insieme.-
La reazione di Raven fu, come al solito, assolutamente incomprensibile agli occhi di Garfield. Invece di infuriarsi o fare qualsiasi cosa che potesse essere definita minimamente normale, si limitò ad andarsene senza dire una sola parola, senza fare un qualsiasi gesto o espressione che potesse rappresentare qualcosa. Non gli aveva lasciato niente. Come al solito, per l’appunto.
Sembravano tutti totalmente incapaci di mettersi in testa che lei era un’empatica, e che quindi sapeva esattamente cosa provavano gli altri, senza filtri - ogni emozione, anche quelle che nascondevano in profondità - erano ben visibili, per lei. Garfield l’amava. Percepiva il suo amore con chiarezza, così come percepiva la rabbia, il risentimento, e la gelosia. Sapeva benissimo cosa stava succedendo.
Lo stava abbandonando, esattamente come aveva abbandonato tutti gli altri.
Eppure si era ripromessa di combattere, questa volta.
Si era ripromessa che sarebbe stato diverso, che non si sarebbe fatta scappare l’amore da sotto il naso, lasciando che si allontanasse dalla sua vita per sempre.
È così difficile mantenere una promessa.
- BB? -
Le domande sono delle grandissime bastarde. Arrivano quanto tu non hai nessuna voglia di rispondere. Mugolò una frase senza senso, cercando di sprofondare dentro il divano - inutilmente. Incastrato di nuovo, Raven era davvero bravissima nel braccarlo. Una meravigliosa cacciatrice - o forse era lui a essere una pessima preda?
Gli si sedette accanto fissandolo - perché un bravo Cacciatore non perde mai di vista la Preda - cercando un’attenzione che lui non era sicuro di volerle dare.
- Garfield? -
- È il mio nome, sì. Molto bello. C’è anche un gatto dei fumetti, molto famoso, che si chiama così, da bambino mi prendevano sempre in giro per questa storia, il Garfield verde, mi chiamavano. E poi parlano tanto dell’innocenza dei marmocchi ma… -
La mano di lei che prese con forza la sua. Da che si ricordava, la pelle di Raven era sempre stata calda - anche se in effetti, era difficile avere un qualsiasi contatto fisico con lei. Tempo fa gli aveva spiegato che era a causa della sua natura demoniaca, se la sua temperatura corporea scendeva di pochissimo persino nei luoghi più freddi. Lei era fuoco, un fuoco che nascondeva con cura, vivendo nel terrore di provocare un incendio - l’ultimo.
Quando alzò lo sguardo per guardarla, rimase stupito. Perché c'era qualcosa oltre alla tristezza e alla paura, in quegli occhi, una sorta di affetto che aveva già intravisto varie volte - ma mai così bene, mai con questa chiarezza. Di solito se ne rendeva conto per caso, di quanto lei lo amasse.
Adesso sembrava che stesse cercando di dirglielo.
- Lo sai, vero? - provò a chiedere.
Inclinò la testa di lato. - Lo sospettavo. -
- Sei un'idiota, Gar. -
Di nuovo il ragazzo annuì, senza riuscire a frenare uno stupido sorriso.
Le cose ovviamente non potevano migliorare solo grazie ad una frase, e tutti i loro problemi rimasti in sospeso pesavano ancora sulla loro coscienza e sul loro quasi-rapporto. Però. La consapevolezza di quel noi - che ancora disperatamente continuava ad esistere, totalmente incapace di svanire per sempre dalle loro vite - era già un punto fermo. La certezza di avere qualcosa tra le mani, non solo parole vuote e sentimenti frivoli. Raven, a modo suo, ovviamente, era tornata su propri passi, lo aveva cercato, e non si era arresa nemmeno dopo essere stata respinta, come avrebbe fatto con chiunque altro - come aveva sempre fatto.
A modo suo, gli aveva detto che per lei era importante. E questo era bastato a convincerlo che difendere quella parolina non era tempo sprecato, e che c'era una dannatissima speranza, per loro.
[fine]