Titolo: Father's a name you haven't earned
Fandom: Merlin
Beta:
cialy_girlPersonaggi: Uther Pendragon/Morgana (Nominati: Arthur Pendragon, Merlin)
Rating: PG13
Parole: 575 (W)
Prompt: Merlin; Uther/Morgana; come una figlia @
Settimana NeraNote: Titolo da Never Again dei Nickeblack
- HO SCRITTO SU MERLIN! YAY! *___*
- C'è una cosa da dire: Uther mi sta sulle balle e non lo shippo con nessuno u_u mi rendo conto, però, che la sua presenza ha un senso *sìssì*
Disclaimer: No mio, no lucro, divertimento.
Disteso nella pozza di sangue, ti stupisci di quanto i tuoi ultimi pensieri riescano ad essere limpidi ma distanti, una scena che guardi e ascolti da lontano. Il respiro si fa pesante ed è dura da accettare, eppure avresti dovuto capirlo.
Avresti dovuto capirlo fin dall’inizio, da quando è arrivata a Camelot, mentre scendeva dalla carrozza con gli occhi rossi - ricordi di aver pensato che avesse pianto per tutto il viaggio - ma comportandosi a modo, come una vera Lady, sempre educata e fiera. Guardava l’uomo che considerava l’assassino di suo padre, il Re di Camelot, e non mostrava nessuna sottomissione o paura - ma se fossi stato attento, avresti notato il disprezzo e l’odio, nel suo sguardo.
È stata la prima volta che le hai spezzato il cuore, con la tua ingombrante presenza, ed è stata la prima volta che lei ha spezzato il tuo.
Sapevi quanto era fragile, ti è bastata un’occhiata per capirlo, sapevi di averla segnata per sempre con una cicatrice che mai si sarebbe risanata, e principalmente per questo l’hai spinta a creare un rapporto con Arthur. Li hai visti combattere insieme, giocare, flirtare addirittura, e ne eri felice: ogni distrazione le permetteva di non pensare al padre che aveva perso.
Temevi una reazione da parte di tuo figlio, che provasse gelosia nel confronto di quella ragazzina che a volte trattavi meglio di quanto trattassi lui, invece si dimostrò già così maturo da sopportare qualcosa che non poteva capire, senza fare pesare il suo dolore su altri: è sempre stato migliore di te.
Ti sei sempre giustificato pensando che Arthur avrebbe dovuto combattere continuamente contro i nemici, mentre Morgana era solo una bambina che non aveva nessuna colpa.
Crescendo le cose erano peggiorate poco a poco, e sei stato abbastanza stupido da credere che avesse messo da parte tutto l’odio per il padre perso e il tuo comportamento non sempre paterno, pensavi che ora ti amasse almeno un po’, fingendo di non renderti conto che invece si stava allontanando ogni secondo di più.
Però lo sapevi.
E avresti dovuto capirlo, quando è tornata. Dai suoi gesti e dai suoi modi - persino da come quel servo di Arthur, Merlin, la trattava; detesti ancora adesso pensare che qualcuno la conosca meglio di te, ti ha sempre dato fastidio.
Avresti dovuto capirlo e agire di conseguenza, urlarle contro, farla marcire in prigione, non lasciare che prendesse posto al tuo fianco, accarezzarle i capelli con affetto e sentirti così sollevato per la sua sola ingombrante presenza.
L’hai lasciata fare e sapevi a cosa mirava, che ti avrebbe ucciso con quelle mani - le stesse mani dalle quali hai elemosinato un gesto dolce nei tuoi confronti -, sapevi e hai accettato il tuo destino con una rassegnazione che non ti appartiene.
L’hai sentita parlare con i suoi complici, quelli che si sono fiondati su di voi, nel bosco. Hanno organizzato tutto a puntino e quasi ti ritrovi ad essere fiero di lei.
«Morgana,» sibili, osservandola. La ragazza, ubbidiente come mai è stata, si avvicina a te, quel volto altero pieno di rabbia e di vittoria. Ti rendi conto che stai delirando, e che i pensieri non sono più così chiari: «Come hai potuto? Sei mia figlia…»
«Lo so,» risponde, con disprezzo, prendendo un coltello e infilzandolo ancora di più nelle tue carni: «Ma padre è un nome che non ti sei mai meritato.»
Sono le ultime parole che riesci a sentire, prima che il buio ti dia pace.