Titolo: L'ultimo Natale
Fandom: DC New Gen
Beta:
cialy_girlPersonaggi: Raven, Joseph Wilson, Elise Roth,
Allan Wilson e
Leonor WilsonRating: PG
Prompt:
Il primo Natale @
MichiDisclaimer: Divertimento bla bla bla
Joey non si sente precisamente a suo agio e, a dire il vero, nemmeno lei. Il suo compagno - compagno, non marito, un matrimonio tra eroi finisce sempre con qualche super-villain che sbuca fuori dal cappello magico a disturbare la giornata e con un nulla di fatto o, comunque, con un bel disastro da sistemare, roba che necessita di un certo desiderio di combattere il male per l’eternità, e loro hanno preferito lasciare l’ingrato compito a chi ne ha ancora voglia dopo tutti questi anni - però è avvantaggiato: Joey sa come funzionano le scuole in Europa (non in Italia, d’accordo, ma sempre in Europa siamo, no?) e la sua preoccupazione principale è sapere quali punizioni dovrà di malavoglia imporre ai suoi figli. Solo sotto, ben nascosto, c’è il terrore che Allan e Leonor abbiano combinato qualcosa di davvero grave e imperdonabile, ma è talmente sottile, quella paura, da essere inesistente. Perché Joseph si fida dei bambini.
Per Raven è diverso. Prima di tutto, non ha la minima idea di come ci si comporti davanti ad un insegnante che ha qualcosa da ridire sull’educazione o le azioni dei propri figli - dare sempre e comunque ragione, dato che la persona in questione ha certamente più esperienza con i bambini di lei? Fingere e poi ignorare i suoi consigli se ritenuti stupidi? Difendere i propri ragazzi fino alla morte? -, non sa come sia organizzata una scuola elementare italiana, non ha idea di cosa possano aver combinato i ragazzi (i voti sono buoni e nessuna madre ha chiamato casa, incazzata per qualche motivo).
È nervosa e spaventata, perché se la maestra, entrando, le dicesse: “Si sono come trasformati, con quattro occhi e la pelle rossa, hanno ucciso metà classe e fatto sbucare dal nulla della roba nera che ha intrappolato i sopravvissuti,” semplicemente potrebbe morirne sul colpo. Che poi lo sa, una cosa del genere è impossibile, ma la paura ha ben poco di razionale.
Ci sono cose che è sicura di non reggere, la dimostrazione di aver sbagliato tutto - oh, illusa, pensavi di poter donare una vita decente a quelle creature? Lo sai o non lo sai che sono nipoti di Trigon? Lo sai o non lo sai che questo nessuno potrà mai cambiarlo? Hai fallito, dolcezza, ed eri consapevole che sarebbe finita così - e che gli anni spesi a fare l’eroina per distruggere l’influenza di suo padre su di lei non sono serviti a niente. Che è stato tutto inutile e che, ora, saranno i suoi figli, così innocenti, a pagarne le conseguenze.
La maestra di italiano entra a grandi passi, alza lo sguardo verso i genitori e sorride, si siede composta dietro la cattedra e porta le mani davanti a sé tenendole strette in una sorta di pugno.
«I genitori di Elise, Allan e Leonor, dico bene?»
Joey e Raven annuiscono.
«Oh, i vostri figli sono davvero educati, buoni voti… sulla condotta nulla da ridire!» sistema gli occhiali e li osserva attentamente da dietro le lenti: «La signorina Gisseli, l’insegnante di inglese, li adora. Venite dagli Stati Uniti, giusto?»
«Esatto.» risponde Raven. Ecco, ha scoperto tutto. Ha scoperto che loro sono dei super-eroi e adesso vuole che tutta la scuola lo sappia, che i suoi figli diventino un fenomeno da baraccone, che i criminali ne vengano a conoscenza e riescano a colpirli facilmente, che…
«I bambini si sono ambientati bene, devo ammettere, sin dalla prima elementare non hanno avuto difficoltà a interagire con i compagni, però…» sospira, come se le costasse molto ammettere certe cose: «È vero che non sono stati battezzati?»
Raven lancia un’occhiata confusa a Joey - magari ha capito a cosa si riferisce - solo che pure lui pare confuso quanto lei.
«Beh, no.» ammette: «Non li abbiamo battezzati a nessuna religione.»
«E Azar sarebbe…»
Il disagio - e una sorta di imbarazzo - aumenta: «La divinità in cui io credo.»
«Una cosa della new age americana, immagino.»
Di nuovo, cerca il sostegno di Joey con lo sguardo: «Tipo.»
«Uhm.» la donna abbassa lo sguardo su alcune schede.
«Beh, vedete, i vostri figli sono molto educati. Forse Leonor deve imparare a tenersi qualche frase per sé ed entrambi dovrebbero avere più rispetto per le figure istituzionali…» dal modo in cui si è messa a fissare Raven e Joey sembra stia dicendo che non si aspetta proprio nulla del genere dai ragazzi, con dei genitori così: «Ma soprattutto sono troppo… distanti. A volte parlano in inglese, tra di loro, fanno amicizia facilmente ma allo stesso tempo non si legano a nessuno, invocano il nome di un Dio sconosciuto e-»
«Una Dea.»
«Come scusi?»
«Azar. È una Dea.»
«… una Dea. Già.» sospira: «E nei temi di Allan risulta che voi non festeggiate il Natale. Sbaglio?»
Raven si stringe nelle spalle, Joey fa un cenno di assenso.
«Vedete, tutto questo allontana i vostri figli dagli altri studenti. Non faranno la comunione né la cresima con loro, non hanno modo di omologarsi con i loro coetanei. Mi capite?»
Sta dicendo che i loro bambini sono diversi. A questo punto sia Raven che Joey vorrebbero scoppiare a ridere.
«Non hanno problemi nelle materie.»
«No, non sto dicendo questo…»
«E nemmeno di socializzazione.»
«Ecco, però…»
I due guardano al maestra e sembrano spaesati e divertiti.
«Provate a festeggiare il Natale, quest’anno.» sbotta la donna: «Avranno qualcosa da raccontare e forse si sentiranno meno diversi. Non è bello sentirsi diversi, alla loro età, ve lo posso assicurare.»
Nuovamente i genitori si scambiano un’occhiata carica di sottointesi, e la maestra vorrebbe proprio entrare nelle loro teste per sapere cosa stiano pensando.
Stavano pensando che i loro bambini sono diversi, e che si tratta di una diversità abbastanza pericolosa.
«Cosa facciamo?» chiede Raven, mentre camminano fuori dalla scuola, diretti a casa.
Festeggiamo il Natale?
«Stai scherzando?»
Così i bambini potranno fare il tema senza problemi e la maestra sarà contenta.
«Dobbiamo darle retta anche se ha detto delle cose stupide, quindi.»
Solo per questa volta.
Huriyya è la loro domestica, una ragazza egiziana a cui hanno dovuto, per forza di cose, spiegare tutto. Si era presentata come modella per poi scoppiare a piangere al rifiuto di Joey - non era abbastanza alta - spiegando che le serviva davvero, un lavoro. Così ci avevano provato: si è dimostrata gentile con i bambini e capace di restare dietro a tutte le faccende di casa che, per una ragione o per l’altra, non potevano fare Raven o Joey. In realtà avevano bisogno di una donna di servizio per poter sapere i bambini con qualcuno nel caso accadesse qualcosa - Chiesa di Sangue, Deathstroke o dei suoi nemici, Trigon. E per questo le avevano rivelato la loro identità e spiegato come comportarsi in certi casi. Che erano capitati. Senza che nessuno riuscisse mai a far del male ai bambini.
Quindi, vedendoli entrare con quel pino finto, pochi giorni prima delle vacanze natalizie, ha addosso lo stesso stupore dei ragazzi. Se c’è una cosa che non si aspetta è festeggiare il Natale in casa dell’Anticristo.
«Che state combinando?» domanda Elise, curiosa, quando mettono giù l’albero. Sono tutti e quattro davanti a loro.
«Festeggiamo il Natale.»
Aprire il pino finto - vero no, sarebbe morto in poco tempo, conoscendoli - è più seccante di quanto pensasse e i suoi figli - d’accordo, Elise è una nipote, ma ormai pensare a lei come ad una figlia le viene più naturale - li guardano sospettosi.
«Quindi ora non serve che prendiamo buoni voti a scuola, per i regali?»
A fine anno, i tre ricevevano dei regali, se la pagella era buona, andavano insieme a sceglierli al supermercato. Preferirebbe fare così anche ora.
No, ve li dovete guadagnare.
«E adesso vorreste dirci che Babbo Natale esiste?» chiede Allan, ghignando.
Credo che Superman gli abbia salvato la vita, un paio di volte. E forse ha ragione la vostra maestra quando dice che non avete abbastanza rispetto per le autorità.
Leonor ride, Elise se ne esce con uno sbuffo e Allan alza le spalle.
Raven si allontana dall’albero.
«È pronto. Potete… metterci sopra quello che vi pare.»
«Ma li avete comprati gli addobbi?»
Il Natale fa schifo.
Huriyya si aggira per casa cercando di dare meno fastidio possibile e provando a capire se quelli sono i suoi datori di lavoro o:
a. Degli alieni/demoni/altro che hanno preso possesso del loro corpo
b. Sempre loro ma andati fuori di testa
c. Tutto questo è falso, solo un’illusione creata da qualche alieno/demone/altro
e quindi debba cominciare a mettere in moto le procedure, come le hanno insegnato. Intanto i bambini, vincendo il sospetto iniziale, hanno preso ad addobbare l’albero insieme a Joey e, in effetti, sembrano divertirsi un po’. Quando finiscono, Leonor corre a spegnere la luce e poi si getta sul divano al suo fianco, lasciandosi abbracciare. Le lucine che illuminano la stanza sono meno pessime di quanto potesse pensare.
Il disagio torna durante la cena, a Natale.
«Dobbiamo pregare?» domanda Huriyya, che tra tutti è quella più confusa.
Non credo sia necessario…
I bambini ridono sotto i baffi.
Allan sta leggendo ad alta voce il tema che ha scritto per le vacanze: «Ed è per questo che il Natale lo vivo tutti i giorni, senza che mi serva una festa per capire quanto amo la mia famiglia.»
Leonor ed Elise applaudono.
Tuo figlio è perfido.
«Il tema è scritto in italiano perfetto, no?»
Ci chiamerà di nuovo.
«Ti importa?»
No.
«Possiamo andare a giocare?» domanda Elise.
Certo.
«Li addobbi li sistemo in cantina, signori?» domanda Huriyya, mentre aiuta Raven a disfare l’albero.
«Li buttiamo via. Questo era il primo e ultimo Natale che festeggiamo.»
«Non è andato bene?»
«Non ne abbiamo bisogno.»