[Originale] Crono ha ucciso sua madre (Crono è stato ucciso da sua madre)

Oct 14, 2009 20:42

Titolo: Crono ha ucciso sua madre (Crono è stato ucciso da sua madre)
Fandom: Originale
Beta: cialy_girl
Rating: VM18
Avvisi: Abusi su minori (violenza, non descrittiva), pederastia (consensuale, non descrittiva), incesto (madre/figlio, non descrittivo ma detto chiaro e tondo), violenza (non descrittiva), linguaggio colorito. In pratica tutto fumo e niente arrosto, sì.
Parole: 2.560
Prompt: 05. Imbuto, Criticombola.
Note: Nami, Crono li batte tutti O_O Michele impallidisce (cialy_girl). E solo questo dovrebbe dirla lunga, immagino. Che poi boh, non saprei bene cos'altro aggiungere. Giuro che volevo piantarla con gli assassini seriali, giuro che mi sono detta che finirò con lo spezzarla, questa corda, che forse non è il mio genere e che non ho stomaco... servito a niente, non ascolto neppure me stessa.
- Il punto "avvertimenti" mi ha messo in ansia, giuro.
- Crono, sì, sono in fissa da Mitologia Greca.
- Magrai CONOSCENDOMI si sarebbe potuto intuire che avrei preso il più innocuo dei prompt per renderlo così... così. Ovviamente non mi bastava il prompt, volevo pure un incipit lovvoso/innocuo. Poi mi vengono i sensi di colpa per i lettori che arrivano senza sapere cos'hanno sotto il naso e quindi mi sputtano nelle note, ma vabbeh XD
- Sì, certamente finirò all'Inferno.
- Ci vediamo alle note a fine fic *_*
Disclaimer: Mi appartiene, non è mai successo, non si ispra a fatti realmenti accaduti/persone esistite, qualsivoglia somiglianza nelle descrizioni di luoghi/persone/avvenimenti è da considerarsi puramente casuale, non ci lucro.


Suo figlio corre per casa urlando, ghermisce una forchetta per combattere mostri immaginari, indossa un imbuto come elmo da guerra. «Artiglieriaaa!» strilla continuamente, mentre parte alla carica. Suo figlio ha cinque anni.
Quando suo marito torna dai viaggi di lavoro, però, più che altro se ne sta buono buono e zitto in un angolino, a guardarlo truce, aspettando che riparta - e che non torni mai più, magari. A suo marito serve molto meno per riempire di botte il bambino; di solito è la prima cosa che fa quando lo vede, senza motivi particolari, forse per sfogare qualche frustrazione lavorativa o chissà. Un giorno lei si avvicina a Crono, gli accarezza i capelli e prova a spiegargli: «Tuo padre si comporta così per insegnarti qualcosa. Lo fa per il tuo bene.» Il bimbo incrocia le braccia e mette il broncio, per poi fissarla: «Quando divento grande lo ammazzo e ti sposo.» Lei ride e lo abbraccia.
È rimasta incinta di Crono a tredici anni, si è sposata immediatamente perché sua madre pretendeva così. La prima volta che ha visto suo marito picchiare il bambino, è corsa proprio da lei, cercando aiuto; la donna l’ha squadrata: «Hai già infangato il nome della nostra famiglia, puttanella. Vuoi darci altri problemi? Il bambino è vivo ed è sano,» disse, indicandolo, come se le contusioni sul suo volto non fossero palesi: «Quello che non lo ammazza lo fortifica. Riesci, almeno, a tenerti un uomo, eh? Pensi di farcela, maledetta, senza divorziare e disonorarci ancora? O non ti è bastato il dolore che mi hai procurato? Se non sai fare la moglie dimmelo chiaro e tondo, invece di usare tuo figlio come scusa, lurida troia.»
È tornata a casa in lacrime, dopo aver promesso alla madre che no, non avrebbe lasciato suo marito, che sì, sarebbe stata una brava moglie, la migliore di tutte.

Crono ha sei anni quando cominciano a sparire gatti e cagnolini, perlopiù cuccioli. I cittadini si lamentano e sono nervosi, si parla di sette sataniche e tratta di animali. Ogni tanto suo figlio torna a casa con i vestiti sporchi di sangue. Sono schizzi, generalmente, non si preoccupa perché potrebbe trattarsi di una semplice azzuffata a scuola; solo che nessuna altra madre chiama incazzata per il comportamento di Crono, quindi la cosa non torna. E si rende conto di averlo sempre sospettato quando trova il cadavere di un cane - quello dei Biachi, che vivono in fondo alla via e hanno un negozio di alimentari - con lo stomaco squarciato nel giardino dietro casa. Corre in bagno per vomitare, mollando la bacinella con dentro i panni puliti che doveva stendere.
Si sciacqua la faccia, cerca di rallentare il respiro, e si accorge di Crono sulla soglia del bagno: «Non preoccuparti, non mi troveranno. Li brucio nel bosco, poi sotterro il resto.»
E lei annuisce.

Non sa perché le piacciano i ragazzini. Dagli undici anni fino ai diciassette, diciotto sono già troppo. Forse perché non ha potuto essere una di loro, forse perché li invidia a morte. Le scuse per portarseli in casa sono tante, dai lavoretti domestici al fare il babysitter per Crono, le conosce tutte e tutte funzionano. Si mostra come una madre qualunque, una donna particolarmente gentile e dolce, che offre dolcetti e una paga sostanziosa per ogni lavoretto - tagliare l’erba, per esempio -, forse pare semplicemente una donna che si sente un po’ sola e cerca una scusa per avere compagnia. Ogni volta che deve arrivare un ragazzino, si mette in tiro, con il vestito da casa che indossava un anno fa e che ora è troppo stretto, troppo scollato e troppo corto. Finge di non notare le occhiate verso il suo seno, finge di essere immensamente stupida e li tocca, una gamba, un braccio, il viso. Ha vent’anni quando riesce a prendere nel suo letto la sua prima preda, un ragazzo di quindici. Fanno sesso nel letto matrimoniale, e lei è la sua prima volta. Adora quando tremano, adora quando sembrano spauriti e non sanno bene cosa fare.
Lascia la porta di camera aperta, di solito, con Crono che gironzola per casa e che sa tutto - perché tra loro non devono esserci segreti. Lui si imbosca da qualche parte e non si fa vedere finchè il ragazzino di turno non se n’è andato - non si accorgono di Crono né della porta aperta, forse per gli ormoni, forse perché fa più comodo anche a loro.
Alcuni tornano a trovarla anche passati i vent’anni, e questo non le spiace.

Suo marito non sa dei tradimenti, altrimenti sarebbe già morta, e la cittadina ha altro a cui pensare - gli animali che spariscono, per esempio, la criminalità giovanile, la nuova influenza che sembra abbia beccato mezzo mondo, che combina la ragazza facile di turno - per trovare il tempo di badare anche a quella donna così riservata e tranquilla, a quella famiglia che conserva standard troppo comuni. Così non ci sono nemmeno voci, e i ragazzini lo mantengono come segreto, ma tra di loro la voce c’è, e non ci sono malignità contro di lei.

Suo figlio va bene a scuola, prende ottimi voti e le professoresse sono pazze di lui, non dà problemi con i compagni o, quando succede, secondo le prof, ha ragione lui. Quando ha tredici anni, Crono comincia a far entrare in casa degli amichetti.
Il primo è Lorenzo, un compagno di classe, e appena Crono glielo presenta rabbrividisce. Il ragazzo mormora un “permesso” e un “piacere di conoscerla”, poi le domande gentilmente se può prendere uno di quei coltelli così belli che ha sulla mensola. Lei lo lascia fare, e Lorenzo resta lì ad osservarli, con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, per un quarto d’ora. Poi, con la punta, si punzecchia la pelle, senza far sgorgare sangue, ma lasciando dei piccoli segni. Lei lancia uno sguardo di panico verso Crono, che alza le spalle: «Fa sempre così.»

Giulia e Giulietta gliele presenta poco dopo. La seconda va in giro a dire che in tutti gli uomini c’è un po’ del suo Romeo, le madri - soprattutto quelle dei figli che la mocciosa è riuscita a portarsi a letto, quindi tante - la odiano a morte e la trovano volgare. Quando si avvicina per dirle che è davvero una bella donna, concorda con loro. Giulia è la copia di suo figlio: brava a scuola, se non la migliore, simpatica, educata, docile. Se non fosse per la frequentazione di Crono, non avrebbe mai capito chi è realmente quella ragazzina - cosa è. Suda freddo, e li lascia ai loro passatempi il più presto possibile.

«Facciamo un gioco!» esordisce suo figlio. Lei si sente terribilmente in colpa nei suoi confronti - per ogni minima cosa - e non gli nega nulla, mai. Non si ribella quando le mette una benda intorno agli occhi - ride nervosa, però, e ha paura. Non si ribella quando lui l’accompagna su per le scale, quando le dice di sedersi, quando la fa sdraiare, quando la spoglia lentamente, quando la scopa. Sotto le spinte di Crono, invece di piangere, strillare o urlargli contro, gode.

A quindici anni gli porta in casa Estelle. Lei sorride, timida, abbassa gli occhi: «Papà ha cercato di scoparla e lei per poco non l’ha ammazzato!» esclama suo figlio presentandola, con il volto luminoso.
E con lei arriva anche il fratello, Daniele: bravissimo a scuola, tranquillo, docile ed educato. Lui e Giulia sono quelli che più le fanno paura.

Ha smesso di cercare ragazzini perché tanto ne ha uno in casa, che, tra l’altro, non si fa problemi a portarla in camera quando ci sono i suoi amici di sotto. Crono ha dato loro i doppioni delle chiavi, e lei ha provato a urlargli dietro, ma alla fine si è arresa senza fare troppe storie.
Non sa cosa combinino. Di solito si mettono in salotto e stanno lì a parlare a voce bassa, hanno una cartina della città e dei fogli con delle foto sopra, foto di persone. Non indaga perché preferisce non sapere.

E la gente comincia a morire. La vittima è una sola, inizialmente, il bidello della scuola, e per un po’ ha sperato fosse anche l’unica. Lo hanno trovato con il corpo fatto a pezzi, morto dopo essere stato torturato - c’erano segni di bruciature e lividi, tagli e ossa rotte. Lo hanno bruciato, lo hanno derubato e lo hanno smollato in un posto isolato.
Il giorno dopo la sua morte, non può fare a meno di notare, Crono si è comprato un Ipod nuovo.

Suo marito torna come ogni volta, e come ogni volta prende a botte Crono. Lo stava guardando male, il moccioso, e non si deve permettere. Lei è scappata in camera, ma le urla di suo figlio l’hanno raggiunta comunque. Poi lui è arrivato e hanno fatto sesso - più e più volte, perché è incinta di Crono e ha paura che suo marito se ne renda conto.
Ride, quando hanno finito: «Ti ho eccitata, vero? Se fai così ogni volta che faccio capire al moccioso chi è che comanda, credo che diventerò un padre più severo.»
Ride con lui.

Appena mette piede fuori di casa, la mattina di qualche settimana dopo, con la moglie e il figlio che lo salutano, Crono si volta verso la madre e lo sguardo omicida - furioso - che le lancia la spaventa, la spaventa davvero. Chiude la porta e alza un pugno per colpirla, ma lei riesce a essere più veloce: «Sono incinta!» urla, tenendosi la pancia, per proteggerla. Crono si ferma di colpo, e l’espressione cambia immediatamente, ora è dubbioso.
«Sono incinta di te, ma dovevo fargli credere che fosse suo…» finisce. Il viso di Crono si illumina, le sorride, si mette a ridere e la bacia; la prende lì, sul pavimento.

Viene scoperto un altro cadavere, di una donna piuttosto ricca, torturata allo stesso modo del bidello, abbandonata anche lei in un luogo poco frequentato. La polizia cerca dei collegamenti sui due e non ne trova, cerca un movente e non ne trova. La parola “assassino seriale” la pronunciano tutti, ma è troppo presto con solo due cadaveri caldi in obitorio, dicono i poliziotti.
Poi arriva il terzo cadavere.

Per tre giorni Crono e i suoi amici le hanno invaso casa, con le loro cartine e i loro appunti, più un pupazzo di stoffa, alto quanto un uomo, appeso in sala, con sopra la foto di suo marito. Li sente litigare e parlare a voce bassa, sente i loro piani ma si tappa le orecchie. Ogni notte Crono entra nel suo letto ma è distante, pensa ad altro e si nota.
Il terzo giorno sente un urlo di gioia provenire dalla sala. Giulia, Daniele e suo figlio stanno ancora parlottando, in piedi, poco lontani dal fantoccio, lo indicano e annuiscono. Intanto Lorenzo, Giulietta ed Estelle lo accoltellano ridendo e saltellandogli intorno, gli danno calci e pugni come se fosse vero. Finito il divertimento, bruciano tutto nel camino, escono di casa sbattendo la porta e, per una settimana, non li vede. Non si preoccupa, però, è già successo.

Suo figlio torna a casa alle sei di mattina. Entra con una borsa di stoffa, e la prima cosa che fa è bruciarla nel camino. Resta a guadare le fiamme per un po’, poi si volta verso di lei: «Te lo avevo promesso.» dice, e la raggiunge per baciarla.

Il poliziotto arriva il giorno dopo. La testa bassa, fissa su quel pancione, le rivela cose che lei già sa. Scoppia a piangere e si finge disperata, poi il poliziotto esce e, tornata dentro, vede Crono alzare un bicchiere pieno di vino: «Il re è morto. Viva il re.»

«Una donna vedova non si deve risposare! Non devi, hai capito?» sbraita sua madre, dal telefono: «Non provarci! L’unico uomo che devi amare è tuo figlio!» Lei ride, tra le lacrime, e le promette che farà proprio così.

Muoiono altre due persone e viene messo un coprifuoco, la polizia si aggira con aria torva per le strade e cominciano episodi di violenza verso alcuni stranieri e dei barboni, perché dicono che girino sempre da quelle parti, dicono che i barboni ci vivano nei posti schifosi dove ammazzano la gente per bene.
Nessuno si presenta da lei, da quando è arrivato quel poliziotto per riferirle della morte del marito - le hanno fatto qualche domanda e la cosa è finita lì. Vive nel terrore che tornino, che un giorno busseranno alla sua porta e la metteranno in manette, e sveleranno al mondo i suoi crimini. Altre volte ci spera, supplica un Dio a cui non crede che qualcuno possa farle pagare ogni colpa. Il sorriso fa fatica a tornare sul suo volto, e il giorno in cui succede non è sincero.

Rea nasce a Dicembre, come un regalo di Natale. Crono si rivela un fratello-padre dolce, la coccola e le racconta fiabe prima di metterla a dormire. E, quando è abbastanza grande, la istruisce ad obbedirgli sempre. Le dà degli ordini assurdi, come prendere un cucchiaino e metterlo su un mobile, bruciare oggetti di vario tipo, una volta le ha detto di camminare su un solo piede per tre giorni - e lei lo ha fatto. Per ogni risultato, o anche quando fallisce, per averci provato, le dà il contentino che consiste in dolci o regali di vario tipo - qualunque cosa lei desideri. Gli zii - Crono le ha ordinato di chiamarli zii - sembrano notarla appena, ma se lo fanno ci giocano tranquillamente, e nessuno di loro le ha mai fatto del male (hanno paura o rispetto del suo fratello-padre, forse?).

Poi il fratello-padre e gli zii partono per gli studi, lei e Rea restano sole. Di nuovo ci prova con i ragazzini, come faceva con suo figlio, non cerca di nascondersi dietro ad un dito. Crono torna ogni fine settimana a trovarle, istruisce Rea e se ne va, con tante carezze e promesse da mantenere.
Sta lavando i piatti, Rea è in cucina con lei. Ad un certo punto, la bambina - cinque anni - prende l’imbuto sul mobile. Con un elastico se lo mette in testa, afferra una forchetta, e comincia a combattere contro mostri immaginari, urlando: «Artiglieriaaa!»
Sente con precisione qualcosa rompersi, dentro. Le immagini di sua madre che le bacchetta le mani, quelle di suo padre che la guarda stranito, quasi non si ricordasse di avere una figlia, l’errore di darsi ad un uomo più grande solo perché si è sentita sola, quello di aver sempre dato retta a sua madre nella speranza che un giorno l’amasse, il male che ha fatto a quei ragazzini e a suo figlio le si ritorcono contro dopo anni e anni di repressione. Comincia a ridere, quindi, ride, ride e ride, con Rea che non le dà retta, troppo presa dalla guerra con i suoi mostri, ride e ride, mentre prende una corda dallo sgabuzzino, mentre la attacca al lampadario, mentre infila la testa nel cappio, mentre dà un calcio alla sedia.
È ancora agonizzante quando Rea entra in cucina. La bimba la guarda stranita: «Giochi a dondolo, mamma?»
Lei bofonchia qualcosa. Rea, allora, tutta contenta, si aggrappa ai piedi scalzi della madre e comincia dondolarsi.

Crono le trova così. Alza le sopracciglia alla vista, chiama Rea a sé e poi l’ambulanza - il tono agitato. Adagia la madre sul divano e bisbiglia, alla figlia-sorella, togliendole l’imbuto e mettendolo lui: «Ci ha proprio risparmiato la seccatura di ammazzarla noi, vero?»
Rea inclina la testa e gli sorride.

[FINE]

Note II: Rea non ha alcun problema di natura fisica perchè ho provato tanta pena per lei. Già si è ritrovata con una pazza come madre (non la giustifica, ma le paroline "corruzione di monorenne" non sa cosa vogliano dire), con Crono come padre-fratello - che tra l'altro la sta addestrando e quindi ciao, il suo destino è segnato -, con una mandria di zii non propriamente innocui, darle ANCHE dei problemi fisici mi sembrava infierire, puro sadismo...
- Giuro che non l'ho fatto di proposito, ma la madre di Crono (che si chiama Stella XD importa a qualcuno?) è morta a 33 anni XD
- Stella, poi, si chiama Stella perchè una volta ho pensato "ma povera stella..." X°°°°D
- *fa pat pat ai lettori* losso.

fandom: originale, originale: noir, pg oc: crono

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