[ORIGINALE ROMANTICA] Temporale d'agosto

Nov 22, 2009 22:37


Sarò breve. Ho sonno... u_u

[Originale] Temporale d'agosto
Personaggi/Pairing: Samuele/Maria
Rating: G
Genere: Romantico, Introspettivo
Counter: 1463 (OpenOffice)
Avvertimenti: one-shot
Note:
  • Chiedo perdono se ci sono errori, non l'ho riletta se non tre/quattro volte, ma contiamo che è sera, sono stanca, ho fatto di tutto per arrivare preparata a domani e comunque chimica non l'ho ripassata *muore* Perdono, dunque!
  • Attenzione: moooolto romantica (quasi zuccherosa, ma non lo so... prima doveva essere un po' dark, all'inizio di nota)
  • Questa storia partecipa all'iniziativa di Criticoni, Criticombola. Il prompt utilizzato è il seguente: #72. Temporale d'agosto (categoria titoli).


Temporale d'agosto

Il pianista guardò attraverso la finestra, senza osservare nulla di particolare in un primo momento. Poi guardò la pioggia scendere e lasciò che le mani volassero sui tasti, dando modo alla sua anima di comporre un pezzo nuovo, com'era giusto che fosse. Non era detto che l'anima non dovesse avere una Musa, però.
Al di là della recinzione che divideva la sua villetta da quella di fronte, infatti, intravedeva attraverso una finestra coperta da una larga tenda rossa, la sagoma di una donna che si muoveva a ritmo di musica, lenta e leggera. Era una figura sottile, con gambe e braccia lunghe e magre, e mani affusolate, piccole. Il pianista allora si perse nei suoi movimenti, adeguando la sua musica a quelli dolci e aggraziati della donna che continuava a danzare; ad un certo punto chiuse gli occhi e si affidò all'immaginazione. Lo faceva sempre quando voleva immaginarsela; quella donna che non aveva mai visto gli aveva rubato un pezzetto della sua anima, e continuava a farlo attraverso la danza: ogni sera si metteva lì, al suo stesso orario, accendeva la luce della stanza e metteva su un pezzo struggente da ballare; poi, ad un certo punto, spegneva la musica e si lasciava trasportare da chissà cosa, continuando a fare le sue giravolte. Il pianista pensò sorridendo che forse seguiva lui, dopotutto non erano tanto lontani.
Oh, quanto avrebbe voluto conoscerla, farla danzare in quella sala mentre lui suonava il piano per lei. Sarebbe stato magnifico, ne era certo.
Forse, un giorno...

Era estate. Come tutte le volte che aveva voglia di suonare, fuori dalla sua villetta infuriava una tempesta di vento e pioggia. Si sentiva particolarmente tormentato quel giorno, quindi si era precipitato nella stanza del pianoforte con foga, buttando la giacca in un angolo appena entrato e sedendosi con ferocia davanti al piano. Prendendo un respiro profondo, poi, si era messo a suonare.
Era da giorni che non lo faceva, la sua anima fino ad allora non gli aveva suggerito più nulla, e forse era per questo che si sentiva tanto arrabbiato, frustrato. Inoltre la sua Musa, da quando aveva smesso, non aveva più ballato, e questo non aveva fatto altro che farlo sentire più in colpa. Per questo dalle sue dita non uscì altro che una musica veloce, tormentata, dai toni scuri e pesanti come quelle gocce di pioggia che bagnavano i vetri delle finestre.
Ad un tratto, nella villetta di fronte, vide la luce di quella stanza accendersi. La sua anima esultò, le sue mani cominciarono a comporre per un attimo una musica più dolce; vide la ragazza buttare con eleganza qualcosa a terra e cominciare a muovere i primi passi, per poi seguirlo nella sua musica tormentata e scura. Giravolte veloci, movimenti tormentati... Lo seguiva perfettamente. Addolcì ancora per un attimo la musica e poi ricadde in un tono tormentato, dando un'occhiata con la coda dell'occhio alla finestra illuminata. Addolcì ancora la musica, sicuro che ormai lei lo stava seguendo, che lo sentiva - non c'erano altre spiegazioni - e si sentì felice e realizzato finalmente, dopo tanto tempo. Il giovane pianista, immerso com'era nella sua musica, non vide che la ballerina cadde a terra, ad un tratto; la vide solamente quando tentò di rialzarsi e non ci riuscì. Gli parve di sentire un urlo di dolore provenire da fuori, e con un potente cluster interruppe la musica e si alzò di scatto, spalancando gli occhi.
Si allontanò con furia dal pianoforte, ripescò la giacca che aveva buttato a terra e si precipitò al piano inferiore, per poi correre in strada per bussare alla porta della villetta confinante. Aveva il fiatone, era in ansia e si sentiva tremendamente stupido: non conosceva quella donna, o giovane che fosse, come le avrebbe risposto se lei gli avesse aperto la porta, ora? “Salve, mi scusi, vi stavo osservando ballare al ritmo della mia musica e quando vi ho vista cadere e non riuscire a rialzarvi mi sono sentito in ansia, posso sapere come state”? Che sciocco che era.
Stava per fare dietrofront quando la porta si aprì. Davanti a lui apparve una giovane che doveva sicuramente avere circa vent'anni, ma con la faccia da bambina e i morbidi riccioli biondi che le ricadevano anche sugli occhi castani. La pelle nivea riluceva alla luce del lampadario che, dall'esterno, era in grado di vedere pendere dal soffitto.
- Oh, siete voi! - disse con un sorriso. Il pianista boccheggiò per un attimo: si stava sentendo veramente stupido. Inoltre era zuppo, sentiva freddo, e cominciò a tremare vistosamente. Quando la ragazza lo notò si mise una mano davanti alle labbra, che formarono una “o” piena, e si scostò, lasciando modo al giovane di vedere che indossava gli indumenti tipici delle ballerine, ma dal candido colore bianco. Lui, però, vide anche che faticava a tenere appoggiato il piede destro a terra.
Abbassò il capo, facendo un sorriso tremulo, ed entrò.
- Chiedo scusa per il disturbo... - sussurrò. Poi aggrottò la fronte e guardò la caviglia destra della giovane. Infine la guardò negli occhi, evidentemente preoccupato. - Vi siete fatta male? -
La giovane sorrise e si guardò per un attimo la caviglia, poi scosse la testa.
- Non è colpa vostra, signore. La mia caviglia era già in queste condizioni quando ho cominciato a ballare... solo che non mi ha più retta dopo un po'. -, e rise. Le rughe di preoccupazione che si erano formate sulla fronte del pianista si spianarono, tanto era stupefatto: allora lo stava veramente ascoltando, realizzò finalmente. Si trovò inconsciamente a sorridere alla ragazza.
- Sono lieto che la mia musica non sia stata la causa di una sciagura del genere, signorina - sussurrò con un lieve sorriso. La giovane arrossì, portandosi una mano a coprire nuovamente la bocca, e scostò lo sguardo.
- La vostra musica è talmente bella che non posso fare a meno di ballare... Speravo da tempo in un incontro, sapete? - gli chiese poi, con un sorriso. - Posso offrirvi qualcosa per scaldarvi? I temporali d'agosto sono infidi, è meglio che stiate al caldo e all'asciutto per un po', o rischiate di prendere un raffreddore -
Il pianista non ebbe cuore di dire di no ad un invito formulato con tanta gentilezza e nessuna malizia. Si lasciò guidare per i corridoi della villetta, fino a quando, finalmente, non arrivarono in quella sala. La ragazza arrossì un po', mostrandogli anche come dalla finestra riuscisse a vedere perfettamente, nonostante il vecchio pino, la finestra senza tende della stanza in cui c'era il suo pianoforte. Anche il giovane arrossì leggermente, e fece un altro sorriso tremulo, seguendo nuovamente la ragazza e sedendosi.
- Vi ringrazio per la vostra gentilezza, ma non vorrei essere di troppo disturbo - disse sedendosi. Quando la giovane gli servì una tazza di té caldo e gli prese il cappotto dalle mani, lui si fermò a guardare le sue: erano piccole, delicate, con unghie perfette, rosee e tondeggianti. Mani che lui aveva sempre immaginato proprio così, sì disse, e sorrise quando tornò a guardarla negli occhi. La vide sorridere e arrossire mentre si girava per prendere un'altra tazzina e andare a sedersi di fronte a lui.
Fu in quel modo che vide un bellissimo pianoforte a coda, di un nero brillante e che sembrava chiamarlo.
- Quel piano... - mormorò indicandolo. La ragazza lo guardò e si girò verso di esso, poi sorrise.
- E' un regalo dei miei genitori. Amo molto suonare, ma non sono particolarmente brava con il pianoforte... per questo vi ascolto sempre - ammise bevendo il suo té. Il giovane la guardò per un attimo, pensoso, poi appoggiò la tazzina sul tavolo posto fra loro due e si alzò, aggirandolo e inginocchiandosi davanti a lei.
- Posso avere l'onore di suonare per voi, signorina? - le chiese. La ragazza arrossì e boccheggiò, poi parve calmarsi, facendo profondi respiri, e sorrise apertamente.
- Sarebbe il più bel ringraziamento, per me, - sussurrò, - e permettetemi di accompagnare la vostra musica con la mia danza, signore! - Fece per alzarsi, ma il pianista la prese gentilmente per i polsi e la guardò preoccupato.
- La vostra caviglia potrebbe non reggere, signorina - le ricordò. Lei sorrise.
- Non preoccupatevi, la mia caviglia non è così grave. E, vi prego, chiamatemi Maria - L'ultima frase la mormorò abbassando lo sguardo, e fissando le loro mani che si erano incrociate spontaneamente. Gli occhi del giovane brillarono.
- Maria... Io sono Samuele - e le fece un perfetto baciamano.
Mentalmente, mentre si dirigeva al pianoforte per intonare una dolce melodia d'amore, Samuele ringraziò quella giornata di pioggia e sorrise, rivolgendo uno sguardo con la coda dell'occhio alla bella Maria che cominciava a danzare e lo guardava, rossa in viso, di sottecchi.

fics: originali, writing comm: criticoni, criticoni: criticombola, !fanfiction

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