Notte Bianca #2

Nov 22, 2013 17:45


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lisachanoando November 23 2013, 14:41:56 UTC
Non c’è abbastanza luce, nella stanza, per riuscire anche solo ad intravedere il viso dell’uomo nascosto dai pesanti tendaggi che scendono dal baldacchino, avvolgendo il letto in una coltre scura e pesante che contribuisce a rendere l’ambiente soffocante.
- Avvicinati. - dice il sultano. La sua voce è profonda, ruvida. Makoto sospira, avvicinandosi di un passo. Un altro come ne ha visti tanti, nel corso dei suoi viaggi, convinti che un regno, del denaro, una corona immaginaria possano renderti padrone di qualcosa al di là dei confini di ciò che possiedi.
- Va bene, così? - domanda, cercando di mostrarsi cortese, stirando un sorriso gentile sulle labbra.
- No. - risponde il sultano al di là delle tende, la voce carica di disappunto. - Più vicino. Non riesco a vederti.
Makoto si avvicina ancora.
- Forse sarebbe stato più semplice, - suggerisce, - Se vostra maestà avesse accettato di incontrarmi fuori. Sicuramente sarebbe stato più facile, per voi, capire cosa acquistare.
Il sultano non risponde immediatamente. Makoto resta in silenzio, ascoltando il lieve fruscio delle lenzuola sotto il suo corpo quando si sposta fra i cuscini.
- Cosa acquistare? - chiede infine.
Makoto sorride, stringendosi nelle spalle, lievemente imbarazzato.
- Tutta la mia merce, - spiega, - È nel mio carro. Non l’ho portato con me all’interno del palazzo, ovviamente.
- Ovviamente. - gli fa eco il sultano, ma c’è una punta di scherno, nella sua voce. - E cosa ti fa pensare che mi interessasse acquistare qualche articolo di quelli che tieni in vendita lì? - domanda retorico.
Preso alla sprovvista dalla domanda inattesa - e, considerato il contesto, abbastanza surreale - Makoto indietreggia appena.
- Sono un mercante, maestà. - dice titubante, - Vendere merce è quello che faccio.
- Lo spero bene. - risponde il sultano. Makoto lo ascolta sollevarsi in ginocchio ed avvicinarsi ai tendaggi. Poi, le sue dita abbronzate, cariche di anelli, spuntano attraverso uno spiraglio fra gli strati di tessuto, e ne scostano i lembi. Makoto osserva il resto del suo corpo emergere come apparendo da dietro un sipario, e trattiene il respiro. - Non è per comprare la tua merce che ti ho fatto venire qui. - spiega il sultano. C’è un sorriso malizioso, quasi felino, a piegare le sue labbra, e le linee dritte e dure del suo corpo sono perfettamente visibili nonostante l’ampia, voluminosa veste che indossa, e che gli lascia scoperti gli avambracci ed il collo, anch’essi, come le dita, carichi di pesanti gioielli d’oro.
- Per quale motivo, allora, maestà? - domanda Makoto, deglutendo a fatica, e poi, rendendosi conto della propria impertinenza, si affretta ad aggiungere: - Se posso chiedere.
Il sultano sembra divertito da quell’esitazione, e scivola sinuoso giù dal letto, avvicinandosi a Makoto lentamente, un passo dopo l’altro. Sembra studiarlo, gli occhi che si muovono attenti per coprire l’intera superficie del suo corpo - i capelli corti, gli occhi verdi, il petto abbronzato - e Makoto ha come l’impressione che, se non la giudicasse una cosa sconveniente, si metterebbe a girargli intorno per osservarlo da ogni lato, per valutarlo come una bestia acquistata al mercato, ed improvvisamente gli sembra di capire il motivo per cui si trova lì, da solo, senza la sua merce, e tutti i muscoli del suo corpo si tendono in uno spasmo nervoso.
- Non potresti chiedere. - risponde infine il sultano, sollevando le mani ed appendendole alla cintura mollemente annodata attorno ai fianchi, - Ma ti risponderò lo stesso. - sorride. - Quando sono entrato in città, ho notato subito che possedevi qualcosa di interessante. Non fra gli scaffali del tuo misero carretto, però. - aggiunge, il sorriso che si allarga, mostrando le punte affilate dei denti bianchissimi, da predatore.
Makoto rabbrividisce, cercando di deglutire senza però riuscirci.
- …maestà-

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lisachanoando November 23 2013, 14:42:46 UTC
- Se pensi che ti lascerò uscire da questo palazzo senza essere soddisfatto dalla transazione, - lo interrompe immediatamente il sultano, prima di lasciargli il tempo di protestare, - Sei fuori strada. O non mi conosci. - sorride ancora, sicuro di sé, - Vedi, in qualche modo io ottengo sempre ciò che voglio. - solleva una mano, appoggiandogliela al petto, e poi la lascia scivolare verso il basso, le dita che si chiudono attorno al colletto della giacca e ne scostano i lembi, scoprendo centimetri di pelle abbronzata al di sotto, - Sono disposto a pagare, ma se il denaro non dovesse essere abbastanza, troverò qualche altro modo per convincerti.
Makoto si lascia attraversare da un brivido di paura. Mentre tenta di mantenere i nervi saldi, quel brivido non è neanche del tutto spiacevole.
- Maestà, - prova a dire, - Sono sicuro che una cortigiana riuscirebbe a soddisfare i vostri desideri molto meglio di come potrei mai riuscire io.
Il sultano lo squadra dall’alto in basso senza vergogna, e poi scuote il capo.
- Non penso proprio. - risponde.
Makoto deglutisce e guarda altrove.
- …allora forse un cortigiano, se-
- Sta’ zitto. - ordina il sultano, guardandolo improvvisamente negli occhi. Makoto obbedisce, trattenendo il respiro e stringendo i pugni lungo i fianchi, attorno al tessuto ruvido dei pantaloni.
Il silenzio si fa pesante, all’interno della stanza, mentre il sultano solleva una mano e la lascia scivolare nuovamente all’interno della giacca di Makoto, quasi strattonandogliela via di dosso. Makoto fa del proprio meglio per restare immobile, nonostante le spinte secche del sultano, ma quando si ritrova mezzo nudo, la giacca abbandonata sul pavimento ai suoi piedi e solo i pantaloni rimasti a coprirlo, non può fare a meno di tremare impercettibilmente.
Non impercettibilmente abbastanza perché il sultano non se ne accorga, però.
- Hai paura? - domanda, lanciandogli un’occhiata indecifrabile. Incerto su come rispondere, Makoto preferisce non dire niente. - Fai bene. - risponde da sé il sultano, poggiando entrambe le mani sui suoi fianchi e saggiandone la consistenza al di là del tessuto dei pantaloni, ma non è davvero paura, quella che Makoto sente. È un brivido strano, diverso, che gli si appiccica alla pelle come l’aria calda e umida e pesante d’incenso che riempie la stanza, rendendo ovattati i suoni.
Le dita del sultano si agganciano attorno all’elastico che tiene chiusi i pantaloni di Makoto, e tirano. Il sultano indietreggia verso il letto, e Makoto avanza, seguendo il suo ordine silenzioso e implicito, e poi si ferma quando lui lo lascia andare e si siede sul letto. Makoto lo guarda dall’alto e ha l’impressione di trovarlo molto più piccolo di quanto non sembrasse quando era in piedi. C’è una luce quasi infantile, nei suoi occhi, una scintilla che gli accende qualcosa dentro. Senza accorgersene, si morde un labbro, e quando lo realizza capisce che si sta trattenendo.
Lo capisce anche il sultano, sulle cui labbra si apre un sorriso soddisfatto, superiore. Makoto lo osserva indietreggiare, sollevarsi sul materasso e poi scivolare fino a ritrovarsi seduto, le spalle contro la pesante testiera decorata in legno massiccio. Resta immobile solo per una frazione di secondo, un tempo minimo che Makoto è comunque perfettamente in grado di dilatare fino a percepirlo come un secolo di attesa. Poi schiude le gambe, e Makoto trattiene il respiro, ma non riesce a trattenere il gemito che gli sale alle labbra nell’accorgersi che il sultano è nudo, sotto la ricca veste che indossa.
- Vieni. - dice il sultano, sollevando una mano per sciogliere il turbante annodato sulla testa. I suoi capelli rossi scivolano in ciocche lisce ma ribelli lungo le sue guance ed il suo collo, e sulla fronte, e sugli occhi. Le scosta con un gesto distratto, abitudinario, e poi lascia le dita fra i capelli, a tenerli indietro, mentre inclina il capo. - Scopami. - dice.
La prima reazione del corpo di Makoto è uno slancio in avanti, interrotto solo dal letto, contro il quale le sue ginocchia sbattono quando prova ad avvicinarsi senza guardare in basso. Indietreggia appena, con un gemito addolorato, e il sultano ride, scuotendo il capo, ma non commenta, e di questo Makoto gli è grato.

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lisachanoando November 23 2013, 14:44:16 UTC
Sfila i pantaloni, nonostante il sultano non gliel’abbia chiesto esplicitamente, ma sa di aver fatto bene quando i suoi occhi scrutano affamati fra le sue gambe, e lì si fermano, l’ombra di un sorriso soddisfatto a piegargli le labbra. È facile, in quell’ambiente chiuso, perdere il senso della realtà, e smettere di chiedersi se questo gioco non sia in realtà troppo pericoloso, se la transazione, come l’ha chiamata il sultano, sarà vantaggiosa per entrambi. Makoto si arrampica sul letto e scivola senza difficoltà fra le cosce dischiuse del sultano, che si stende sotto di lui e solleva il bacino, strusciandoglisi addosso lentamente, leccandosi le labbra.
Makoto geme al contatto delle loro pelli, ma quando prova a stringerlo fra le braccia il sultano lo scaccia senza troppe cerimonie, scuotendo il capo.
- Non voglio questo, da te. - spiega, premendogli una mano contro il petto. Makoto indietreggia, spaventato, ma il sultano si limita a ribaltare le loro posizioni, sollevandosi sulle ginocchia e forzandolo a stendersi sulla schiena. - Voglio questo. - dice, e Makoto lo osserva schiudere le gambe, salirgli a cavalcioni addosso e poi discendere su di lui, muovendosi lentamente avanti e indietro.
Makoto solleva entrambe le mani e le chiude con forza attorno ai fianchi del sultano. Poi, infastidito dalla sensazione tattile dei vestiti, anziché della pelle tiepida e lievemente sudata, sotto i polpastrelli, si affanna a scivolare al di sotto del tessuto. Le sue dita si stringono attorno alla sua vita sottile ma muscolosa, impongono un ritmo diverso ai suoi movimenti, e le labbra del sultano si schiudono in una serie di gemiti sorpresi, mentre si appoggia con entrambe le mani al petto di Makoto per non cadergli addosso.
Funziona per meno di un paio di minuti. Poi, i gemiti del sultano si trasformano in sbuffi frustrati, ma prima ancora che Makoto possa temere di non essere in grado di riuscire a soddisfarlo, il sultano si solleva appena, afferra la sua erezione tra le dita e poi la guida all’interno del proprio corpo senza neanche bisogno di guardare in basso, dopo averne strusciato la punta già bagnata contro la propria apertura un paio di volte.
Scende su di lui lentissimo, e lo fa apposta, torturandolo. Makoto geme e serra le mani attorno ai suoi fianchi, cercando disperatamente di tirarselo addosso, ma il sultano sorride, oppone resistenza e si rifiuta di muoversi seguendo alcun desiderio che non sia il proprio, e Makoto si rassegna, ma quando lo vede gettare indietro il capo ed esalare un gemito arreso capisce che in realtà non si trattava di una guerra, che nessuno vince o perde, che c’è solo uno scambio, e si rilassa.
Il sultano si muove sopra di lui, lento all’inizio, poi più svelto. Makoto abbassa lo sguardo e vede flash della propria erezione apparire e scomparire all’interno del suo corpo, e poi sente il calore umido del corpo del sultano attorno a sé, sente le contrazioni forti dei suoi muscoli attorno alla sua erezione che, con prepotenza, si scava un posto proprio in profondità dentro al suo corpo, e le sue dita scattano a chiudersi attorno all’erezione svettante del sultano, come dotate di vita propria.
Lo masturba velocemente, la mano grande, dalle dita lunghe, avvolta completamente attorno a lui, ed il sultano adesso non si limita più a scivolargli addosso per prenderlo più profondamente possibile, ma quando si solleva lo fa spingendo la propria erezione all’interno dell’incavo della sua mano chiusa.

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lisachanoando November 23 2013, 14:44:53 UTC
I suoi movimenti si fanno più affrettati, meno precisi, ma Makoto, seguendo l’onda dell’orgasmo che monta nel bassoventre, non se ne accorge nemmeno. Vede il sultano tremare, percepisce la fatica nei muscoli tesi delle sue cosce, nei tendini contratti sotto le ginocchia e sulle braccia, ma il piacere non diminuisce, anzi, sembra gonfiarsi, gonfiarsi e basta da qualche parte dentro di loro, e come epicentro ha quell’unico punto in cui i loro corpi si uniscono, e da quell’unico punto poi esplode, diffondendosi sottopelle come una scarica elettrica, e Makoto lo accoglie gettando indietro il capo in un urlo affaticato, ed il sultano invece lo accoglie lasciandosi ricadere seduto su di lui, sentendo la sua erezione premere profondissima dentro di lui, sentendola aprirsi un ultimo spazio sentendo l’orgasmo di Makoto riversarsi in schizzi caldi dentro al suo corpo.
Makoto apre gli occhi a fatica, il petto che si alza e si abbassa al ritmo dei propri respiri affannati. Il sultano ha gli occhi aperti ma appannati, e le labbra dischiuse, umide. Makoto prova l’impulso improvviso di baciarlo, e non è in grado di trattenersi. Lo afferra per la nuca, trascinandolo in basso, premendo le proprie labbra contro le sue e lasciandovi scivolare la lingua in mezzo in una carezza affamata approfittando di quell’unico momento di esitazione che il sultano si concede prima di cominciare a dimenarsi e premere entrambe le mani contro il suo petto nel tentativo di allontanarsi.
Le sue rimostranze durano un paio di secondi, poi si spengono lentamente, ed il sultano si lascia baciare. Una piccola vittoria per festeggiare la quale Makoto si concede un sorriso.
Il sultano si solleva in piedi, guardando in basso con disappunto.
- Non farlo mai più. - lo rimprovera, - A meno che non sia io a chiedertelo.
- Vuol dire che ci sarà una prossima volta? - domanda Makoto con un sorriso. Il sultano risponde con uno sbuffo e poi si allontana da lui, risistemandosi addosso i vestiti ed allontanandosi verso una zona più appartata della stanza, oltre il baldacchino, dove lo sguardo di Makoto non può seguirlo.
Makoto si alza in piedi e raccoglie i propri indumenti da terra. Li indossa sbrigativamente e poi, quando la sua nudità non è più un problema imbarazzante, se li sistema addosso. Poi si volta, e nota che il sultano è tornato indietro, si è appoggiato con una spalla ad una delle colonne di legno intagliate che reggono il baldacchino ed ha incrociato le spalle sul petto, ed ora lo osserva con aria fintamente annoiata, un po’ impaziente.
- Allora? - sbotta, - Che ci fai ancora qui?
Makoto si concede una mezza risata che nasconde dietro una mano.
- Vostra maestà. - lo saluta con un inchino.
- Rin. - lo corregge lui, guardando altrove, le guance appena arrossate, - Chiamami Rin.
Makoto sorride ancora, ma nessuno dei due dice altro.
Quando, un paio di giorni dopo, Makoto riceve un altro invito per presentarsi a palazzo, non si preoccupa più di dover lasciare la sua merce indietro.

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whoa_nevermind November 23 2013, 15:15:07 UTC
YES. E' VALSA LA PENA ASPETTARE.
Comunque Rin sultano tsundere è una cosa meravigliosa X'D

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lisachanoando November 23 2013, 15:34:32 UTC
Io ti amo. ♥ Grazie, grazie mille! E' fantastica. ♥
Era da davvero tanto tempo che volevo leggere un Arabian! Au su questi due. Grazie ancora per averlo fillato. ♥

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dietrich_didi November 23 2013, 16:03:31 UTC
Arabian!AU a tema MakoRin è qualcosa di così fantastico che non so da dove iniziare a farti i complimenti e a ringraziarti per questa fantastica perla che ci hai donato *-*
Sono qualcosa di così UNF che I can't.

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ottachan November 24 2013, 08:17:39 UTC
Solo un commento: UNF
E grazie çwç

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