Il senpai gli morse lo zigomo con i denti davanti, ridendo: «oppure vuoi essere tu, a scopare me?» «Senpai, a me…» rispose, ancora frastornato, infatti si fermò per riprendere fiato e inghiottì la saliva, poi parlò a voce bassissima: «A me andrebbe bene di tutto, senpai. Voglio fare tutto.» Il senpai continuò a guardarlo. Fece schioccare la lingua contro i denti, come se avesse perso la pazienza, e si alzò sulle ginocchia. Si spostò in modo da stargli sopra la faccia e impugnò il suo sesso eretto, arrossato. Non gliel’aveva mai fatto toccare. «Noi non scopiamo», diceva, anche se ogni volta ne sembrava meno convinto. Con la mano libera si aggrappò alle doghe del letto di sopra, si sollevò la canotta, abbastanza da tenerla coi denti, e iniziò a masturbarsi. Ferocemente, tanto che Aiichiro temeva che si sarebbe fatto male. Visto da lì sotto, il senpai Rin era come una statua, imponente e magnifico, un omaggio al sesso stesso. I suoi addominali scolpiti, lucidi di sudore, le ossa appuntite dei fianchi, le braccia muscolose, i tendini tesi sotto la pelle, e poi i gemiti gutturali che faceva, come piegava indietro o di lato la testa, i suoi capelli…niente di lui non era sesso. Aiichiro chiuse gli occhi, quando lui gli venne in faccia. Il senpai Rin si lasciò cadere al suo fianco, poi lo avvolse con un braccio, attirandolo vicino, appoggiò il mento sulla sua spalla e infine sospirò soddisfatto, come un gatto che fa le fusa. Aiichiro provò a grattarlo dietro l’orecchio, per scherzo, e lui mugolò contrariato, ma poi si piegò per assecondarlo. «Senpai» disse ridacchiando «sei proprio carino.» «Sì, però non dirlo in giro.» «Mh. Promesso.» Gli scostò i capelli dal viso, in silenzio, e poi senza pensarci, nel giro di un attimo, chiese: «Senpai, perché noi non facciamo sesso?» Lui tenne gli occhi chiusi, senza scomporsi. Cercò la sua mano, però, e giocò con le dita, come per distrarsi. «Perché voglio che tu sia convinto.» «Ma io sono convinto. Sono pronto, senpai. E’ che quando lo dici…quando lo dici sembra un ordine.» «E infatti lo è, è un ordine per me.» «Uh?» Lui questa volta aggrottò la fronte, mordendogli la spalla per dispetto. Dopo un po’, rispose: «Perché forse sono io, quello che non è pronto.» «Cioè vuoi dire che tu…che tu non hai mai…?» Lui si girò sulla pancia, con un movimento goffo, sgraziato, completamente diverso da quelli felini, sfacciati e sensuali di poco prima. «Non è questo il punto» disse «E’ che non succede mai niente di buono, quando perdo il controllo. Non voglio spaventarti, o commettere errori. Quando ci siamo incontrati mi hai chiesto di prendermi cura di te, no?» Aiichiro si stupì che lui lo ricordasse, anche se forse era ovvio, era una frase di circostanza. Lui però, quando l’aveva detta, lo pensava. «Sì» disse, sorridendo «Te l’ho chiesto.» «Allora lasciami in pace» rispose il senpai, improvvisamente brusco. Aiichiro scoppiò a ridere, abbracciandolo, e già che era lì rimase appoggiato sulla sua schiena. «Grazie, senpai.» «Mh» rispose lui, e non ci fu modo di far riemergere la sua faccia dal cuscino per altri dieci minuti.
Rintori OTP definitiva *-* Amo il modo in cui scrivi di loro, mentre leggevo mi ha colpita un sacco il modo in cui Nitori è così IC - pur essendo nell'anime un personaggio un po' marginale, non ben definito come gli altri. E Nitori secondo me riesce a tirar fuori la parte più fragile e pura di Rin: con lui Rin non deve comptere, non deve sentire di avere solo conti in sospeso. Con lui può essere se stesso e <3
Questa è la prima Nitori che leggo con un Rin cosìììì dolcioso alla fine, e senza quelle tremende mazzate di angst che generalmente la caratterizzano. Per una volta tanto, mi viene da dire, sono assurdamente felice che Nitori riesca ad ottenere così tanto dal suo sempai. Grazie per avermi fatta sciogliere :)
Ecco perché vorrei che questa notte bianca non finisse mai, perché così posso gustarmi queste cose riempiendone la notte, come se non ci fosse un domani. Che MERAVIGLIA che hai scritto. E mo' la rileggo pure. <3
«Senpai, a me…» rispose, ancora frastornato, infatti si fermò per riprendere fiato e inghiottì la saliva, poi parlò a voce bassissima: «A me andrebbe bene di tutto, senpai. Voglio fare tutto.»
Il senpai continuò a guardarlo. Fece schioccare la lingua contro i denti, come se avesse perso la pazienza, e si alzò sulle ginocchia. Si spostò in modo da stargli sopra la faccia e impugnò il suo sesso eretto, arrossato. Non gliel’aveva mai fatto toccare. «Noi non scopiamo», diceva, anche se ogni volta ne sembrava meno convinto. Con la mano libera si aggrappò alle doghe del letto di sopra, si sollevò la canotta, abbastanza da tenerla coi denti, e iniziò a masturbarsi. Ferocemente, tanto che Aiichiro temeva che si sarebbe fatto male.
Visto da lì sotto, il senpai Rin era come una statua, imponente e magnifico, un omaggio al sesso stesso. I suoi addominali scolpiti, lucidi di sudore, le ossa appuntite dei fianchi, le braccia muscolose, i tendini tesi sotto la pelle, e poi i gemiti gutturali che faceva, come piegava indietro o di lato la testa, i suoi capelli…niente di lui non era sesso.
Aiichiro chiuse gli occhi, quando lui gli venne in faccia.
Il senpai Rin si lasciò cadere al suo fianco, poi lo avvolse con un braccio, attirandolo vicino, appoggiò il mento sulla sua spalla e infine sospirò soddisfatto, come un gatto che fa le fusa. Aiichiro provò a grattarlo dietro l’orecchio, per scherzo, e lui mugolò contrariato, ma poi si piegò per assecondarlo.
«Senpai» disse ridacchiando «sei proprio carino.»
«Sì, però non dirlo in giro.»
«Mh. Promesso.»
Gli scostò i capelli dal viso, in silenzio, e poi senza pensarci, nel giro di un attimo, chiese: «Senpai, perché noi non facciamo sesso?»
Lui tenne gli occhi chiusi, senza scomporsi. Cercò la sua mano, però, e giocò con le dita, come per distrarsi.
«Perché voglio che tu sia convinto.»
«Ma io sono convinto. Sono pronto, senpai. E’ che quando lo dici…quando lo dici sembra un ordine.»
«E infatti lo è, è un ordine per me.»
«Uh?»
Lui questa volta aggrottò la fronte, mordendogli la spalla per dispetto. Dopo un po’, rispose: «Perché forse sono io, quello che non è pronto.»
«Cioè vuoi dire che tu…che tu non hai mai…?»
Lui si girò sulla pancia, con un movimento goffo, sgraziato, completamente diverso da quelli felini, sfacciati e sensuali di poco prima.
«Non è questo il punto» disse «E’ che non succede mai niente di buono, quando perdo il controllo. Non voglio spaventarti, o commettere errori. Quando ci siamo incontrati mi hai chiesto di prendermi cura di te, no?»
Aiichiro si stupì che lui lo ricordasse, anche se forse era ovvio, era una frase di circostanza. Lui però, quando l’aveva detta, lo pensava.
«Sì» disse, sorridendo «Te l’ho chiesto.»
«Allora lasciami in pace» rispose il senpai, improvvisamente brusco.
Aiichiro scoppiò a ridere, abbracciandolo, e già che era lì rimase appoggiato sulla sua schiena.
«Grazie, senpai.»
«Mh» rispose lui, e non ci fu modo di far riemergere la sua faccia dal cuscino per altri dieci minuti.
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Amo il modo in cui scrivi di loro, mentre leggevo mi ha colpita un sacco il modo in cui Nitori è così IC - pur essendo nell'anime un personaggio un po' marginale, non ben definito come gli altri.
E Nitori secondo me riesce a tirar fuori la parte più fragile e pura di Rin: con lui Rin non deve comptere, non deve sentire di avere solo conti in sospeso. Con lui può essere se stesso e <3
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