notte bianca #3

Jan 04, 2014 17:48




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amylerajie January 5 2014, 18:09:28 UTC
Di tutti i posti in cui avrebbe mai pensato di incontrare Rin Matsuoka, il conbini sotto casa era decisamente, se non all'ultimo posto, almeno negli ultimi cinque.
Non che l'immagine del suo vecchio compagno di stanza non fosse familiare, in quel posto. Erano andati a fare la spesa insieme per due anni, dopotutto.
Nel frattempo Aiichirou aveva cambiato tre volte casa, fino a trasferirsi a Tokyo definitivamente, una volta trovato lavoro.
Ma ecco quindi Rin Matsuoka, astro nascente della nazionale di nuoto, in un conbini sotto casa di Ai, i capelli un po' più lunghi, legati in un codino, un pacco di biscotti in mano come se dovesse scansionarli ai raggi X prima di comprarli.
Non era cambiato molto e Aiichirou si sentì improvvisamente minuscolo, come se fosse tornato al liceo.
“Rin?” lo chiamò, incerto. Non era sicuro di essere riconosciuto, non dopo così tanto tempo, non con tutte le persone che doveva conoscere ora quello che era stato il suo senpai.
Lui alzò la testa, strinse un momento gli occhi, per sforzare la memoria, poi sembrò capire, finalmente.
E sorrise.
Per Aiichirou fu come essere catapultato alla primavera dei propri diciassette anni, subito dopo la cerimonia di consegna dei diplomi.
La stessa morsa nel petto, lo stesso batticuore a contrastarla, ma senza riuscire a vincerla.
Aveva seguito da lontano Rin per anni, tramite interviste e gare, senza mai osare avvicinarsi troppo.
Si erano allontanati senza rancori, anche se per lui era stato come strapparsi il cuore dal petto e smettere di respirare, non aveva mai voluto interferire con il suo sogno.
Si considerava ancora solo un amico delle superiori, un confidente casuale, un ragazzo che si era perdutamente innamorato di qualcuno di troppo lontano per lui, irraggiungibile.
Non aveva mai voluto disturbarlo.
“Ai!”
Dal modo in cui il cuore cominciò a battere all'impazzata, il ventiduenne Aiichirou Nitori si rese conto che, probabilmente, non aveva mai veramente smesso.
“Sei... Sei alto!” esclamò Rin, avvicinandosi. Era ancora più alto, ma riuscì a guardarlo negli occhi con un lieve movimento della testa. Seppe immediatamente che non era un bene, perché non c'era mai stato nulla di peggio degli occhi luminosi di un Rin felice, per la salute del suo cuore.
“Anche tu.” rispose stupidamente.
Gli prese dalle mani il pacco di biscotti, facendo una smorfia nel leggere gli ingredienti.
Erano light, ai cereali e sicuramente sapevano di cartone.
“Sto cercando qualcosa di rassicurante prima della gara di domani. Qualcosa per cui il mio coach non mi tenga con la testa sott'acqua per dieci minuti, quindi niente carboidrati.” si giustificò Rin.
Non c'era nessun bisogno di giustificarsi, però... era un modo per fare conversazione?
Rassicurante. Da quando Rin cercava rassicurazioni nel cibo? Era sempre stato attento a quello che mangiava e a volte ad Ai era venuto il mal di testa nel leggere i calcoli delle calorie che lasciava in giro.
Di sicuro la vita da sportivo doveva essere stressante.
“Gattini?” propose, agitandogli di fronte la custodia di un DVD che prometteva le migliori hit di Natale interpretate da gattini. Rin sembrò pensarci su un momento, poi lo rimise a posto.
“Per un momento ho pensato mi proponessi una dieta a base di gattini.”
“Ti spezzerei il cuore.” lanciò, rendendosi conto solo dopo di aver detto una cosa stupida.
Ecco che ricominciava ad arrossire, fissando il contenuto del cestino della spesa con interesse. Non gli accadeva da anni di sentirsi così fuori posto, eppure a due passi dallo scoppiare a ridere.

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amylerajie January 5 2014, 18:10:32 UTC
Cercò di distrarsi nascondendo il latte in polvere sotto uno strato di cioccolatini, accorgendosi in ritardo della smorfia da stai scherzando? che gli rivolgeva Rin.
Gli prese uno dei sacchetti e lo mise a posto, con aria stizzita, espressione che però cambiò in sorpresa nel vedere il contenuto del cestino.
“Latte in polvere. Pannolini. Biscotti. Ai.” elencò, il viso pallido, la testa china di lato in un chiaro segno di confusione.
Aiichirou si sentì in colpa nel trovarlo adorabile.
“Non sono nel cestino.” balbettò, desiderando un angolo di cemento su cui dare una testata e mettere fine alle proprie sofferenze.
Sospirò, invece. Quell'incontro dopo tanti anni doveva per forza contenere qualche discorso sul tempo che passa, no? Allora tanto valeva aggiornarlo sulla propria vita.
“Miyuki. Ha... Sei mesi.” riuscì soltanto a dire.
“Non hai anelli al dito.” fu il commento di Rin, dopo un rapido sguardo alla sua mano.
Era una constatazione a cui era abituato a rispondere. Non conosceva molti uomini nella sua stessa situazione. A lui era capitato e non ci conviveva così male.
“Non ci siamo mai sposati, mi ha lasciato la bambina, però.”
Sentì ancora una volta quella sensazione spiacevole nel petto, come se si formasse una crepa con un suono terribile ad accompagnarla.
Ma l'aveva sempre saputo e non se la sentiva di accusare Kaoru di nulla.
Forse tra loro c'era stato qualcosa di serio, ma non abbastanza da far assumere alla ragazza la responsabilità di una bambina. Non aveva mai protestato quando gli aveva detto che non era esattamente l'amore della sua vita.
Aiichirou ci era abituato, in fondo.
“Non volevo renderti triste.”
“Non è che sperassi in chissà cosa, non sono propriamente triste.”
Deluso, incazzato, anche, ma non triste.
La tentazione di essere crudele, freddo con quella bambina che si era ritrovato ad accudire per forza, con sua madre, prima di tutto, era stata forte. Ma non era nella sua natura far soffrire qualcuno per questioni che lo tormentavano.
“Non speri mai abbastanza, Aiichirou.”
Abbassò la testa, ferito.
Non era solo propria, la colpa. Non era solo mancanza di coraggio, quella.

“Dovrebbe essere il momento in cui mi chiedi il secondo bottone della divisa, questo.”
Aveva guardato Rin con occhi enormi, spaventato e confuso, arretrando di un passo.
Si stavano incamminando verso il dormitorio. Era il momento dei saluti, di portare via i bagagli ed immergersi nella sensazione di libertà delle vacanze. Il momento dell'addio, per Aiichirou.
Non aveva mai pensato di chiedergli il secondo bottone della divisa.
Perché erano entrambi ragazzi.
Perché non aveva nessuna intenzione di rendersi ridicolo confessando i propri sentimenti.
Perché sapeva di non essere ricambiato e che comunque non si sarebbero più visti, allora perché umiliarsi?
“La nostra divisa non ha bottoni visibili.” si era limitato a rispondere, abbassando la testa, sconfitto.
Era stata una mezza ammissione, quella, ma a cosa sarebbe servito negare ancora?
“Tieni.”
Aveva alzato la testa per guardare la sua mano che si era avvicinata al suo viso, sobbalzando nel vedere il suo bracciale. Era un portafortuna, gli aveva detto. Un semplice bracciale di cuoio con un dente di squalo attaccato, un regalo della madre prima della partenza per l'Australia.
Allora perché lo stava dando a lui?
“Ci tengo tantissimo, quindi non ti azzardare a perderlo.” gli aveva detto, le guance arrossate nonostante l'atteggiamento sicuro, prima di incamminarsi per primo fino alla loro stanza.

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amylerajie January 5 2014, 18:11:02 UTC
“Ho ancora il bracciale.” mormorò, dondolando appena la busta della spesa.
Rin aveva insistito per accompagnarlo a casa e il cuore di Aiichirou si era bloccato a metà tra fibrillazione ed arresto. Il che era scientificamente impossibile, ma era così che l'aveva sempre fatto sentire il nuotatore.
“Sapevo che non ci sarebbe stato posto più sicuro.” fu la sua risposta.
Rin era diverso. Era normale cambiare negli anni -lui stesso era meno timido, più sicuro di sé- ma non sapeva se contare quel cambiamento come un miglioramento.
Sembrava distante, nonostante il suo sorriso e Ai si ritrovò a chiedersi se fosse davvero felice.
“Sono contento che tu stia ancora inseguendo il tuo sogno.” disse, però, perché aveva perso da tempo il diritto di chiedergli cosa pesasse sul suo cuore.
“Cos'è successo al tuo?”
Sembrava che Rin, invece, non sentisse il tempo trascorso.
Guardò il marciapiede con interesse, sentendo la testa girare, un'ondata di amarezza che gli riempiva la bocca.
Gli aveva confessato di voler diventare un biologo marino, in una di quelle giornate in cui tutto sembrava andare bene e il suo sorriso illuminava tutto quanto. Esistevano anche giornate del genere, intere ore in cui Rin stava bene, senza il macigno del passato a renderlo triste o nervoso.
Era per quelle giornate che sopportava quelle in cui persino uno sguardo riusciva a fargli perdere le staffe.
“Miyuki.”
Si sentì subito in colpa nell'accusare la figlia del proprio fallimento ed aprì la bocca per correggersi, senza trovarne il coraggio.
“Anche se l'università era difficile, avrei voluto avere la possibilità di mettermi in gioco. Ma pare sia destino che arrivi tardi a certe conclusioni, eh, senpai?” disse invece, ancora una volta riferendosi a qualcosa di molto più ampio di quel rimpianto.
Aveva trovato un lavoro, almeno. Adorava sua figlia, nonostante le notti insonni.
Non poteva dire di avere una brutta vita. Solo...
C'era un vuoto, ancora. C'era sempre stato, nonostante si fosse sforzato di riempirlo, a volte concentrandosi più su quell'obiettivo, piuttosto che sulle sensazioni che quella pienezza avrebbe dovuto dargli.
C'era un vuoto che soltanto una persona poteva colmare, perché soltanto lui poteva incastrarsi perfettamente lì e farlo funzionare.
“Credevo che sarei stato furioso.”
Sollevò gli occhi verso Rin, ma non lo stava guardando, lo sguardo dritto davanti a sé, le mani ficcate in tasca come se volesse bloccarle dal fare qualcosa di stupido. Riconobbe quel gesto perché l'aveva fatto un milione di volte.
“Sei sparito. Non mi hai mai scritto. Il giorno prima eri ovunque, quello dopo ero... E credevo che ti avrei preso a pugni, rivedendoti.” spiegò, stringendo i denti.
“Non volevo disturbarti.” gli rispose, in automatico.
Era quello che si era ripetuto per anni.
Aiichirou si fermò sotto casa, osservando la sua schiena allontanarsi.
Anche l'ultima volta era andata così. L'aveva lasciato andare, fingendo di non esistere, di non avere un oceano di sentimenti nel petto, un continuo tormento che gli chiedeva solo di essere sfogato.
“Ma sei sempre uguale, solo più triste. Mi dai fastidio. Dovresti essere felice. Se sei lontano da me, almeno devi essere felice.” gli disse Rin, fermandosi.
Doveva averlo sentito. Il respiro che si bloccava, il tonfo della schiena contro la parete. La lotta per non piangere, soprattutto.
L'Ai di diciassette anni l'aveva guardato andare via, fermarsi un momento e ripartire.
Il cuore in frantumi, mille parole non dette a bloccargli la gola, aveva pensato di poterlo rendere felice così e di imparare ad esserlo senza di lui.
L'Ai di ventidue si spinse via dalla parete, lasciando cadere il sacchetto ed annullando lo spazio tra loro. Lo abbracciò da dietro, sprofondando con il viso nella sua giacca, nella schiena.
“Non ha senso senza di te.”
Gli sembrò di sentirlo ridere senza allegria nella voce.
“Allora tienimi qui.”
“Sì.”

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ext_2109570 January 5 2014, 18:48:01 UTC
Oddio ma... sono bellissimi ;^; piango fino a domani, è così bella <3

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ext_2360120 January 5 2014, 20:14:40 UTC
E' stupenda, bellissima. Ai è bellissimo *^* mi sono emozionata tanto, grazie :3

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ottachan January 5 2014, 20:28:37 UTC
Oddeus che bella çwç e meno male che le cose si sono concluse bene tra loro due çwç (o almeno questo è quello che si presagisce nel finale) (no, deve finire bene, punto e basta è_é)
Grazie mille per la fic <3

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pinkyzak January 5 2014, 20:53:49 UTC
grazie, è veramente molto intensa, Ai è stupendo <3

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ext_2283207 January 6 2014, 08:56:15 UTC
Meraviglia ;w; un Ai così non me lo sarei mai aspettata, ma è bellissimo. E anche Rin. Mi hai prima spezzato e poi ricucito insieme il cuoricino. L'ultima frase, quando finalmente Ai trova il coraggio di non lasciare andare ancora Rin - I MIEI FEELS.
Asdfghjkl

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ladyaika January 6 2014, 13:28:00 UTC
Macchessonobelli *_*

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