Forget it not, capitolo 2

May 14, 2008 16:42

Titolo: Forget it not
Autrice: Celebel
Fandom: 30 Seconds to Mars, My Chemical Romance, Kill Hannah
Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Milicevic, Tim Kelleher, Gerard Way, Frank Iero, Dan Wiese, Jonathan Radtke
Pairing: Jared/Tim, Shannon/Tomo, Gerard/Frank, Jared/Gerard, Shannon/Dan, Dan/Jon. Accenni Letocest, per chi ce lo vuole vedere. Possibilità di aggiunta di capitoli con Jared/Tomo.
Rating: NC17
Warnings: sesso, un po’ di angst, tanti flashback
Plot: 2004 - un tragico incidente sconvolge le vite dei due fratelli Leto. Quattro anni dopo, l’ora diciottenne Jared inizia l’università, mentre Shannon ha il lavoro dei suoi sogni. Nelle loro vite sono entrati e stanno per entrare delle persone che non dimenticheranno mai.
Disclaimers: Se mi appartenessero non sarei certo qui a scrivere fanfiction su di loro. Tutto inventato, ovviamente. Nel caso ci fosse il bisogno di specificarlo anche per un’AU.


Jared arrivò al gate e si sedette su una delle sedie libere, accanto a una giovane coppia con un bambino che non poteva avere più di tre anni. Aprì lo zaino contenente il necessario per il week-end e prese il libro che si era portato dietro. Non fece nemmeno a tempo ad arrivare alla fine della pagina che fu interrotto da un ragazzo più o meno della sua età che lo salutava. Alzò gli occhi dal libro e lo guardò: gli ci volle qualche istante per capire chi fosse e dove lo avesse già visto.

- Ciao… sei all’Evergreen, terzo piano, giusto? - chiese, sperando di non aver sbagliato persona. Era sicuramente qualcuno che aveva visto al campus, ed era quasi certo che fosse uno dei suoi vicini di stanza. Non ne era però sicuro.

- Stanza 324. Per un secondo ho temuto che non avessi la minima idea di chi io fossi e che magari nemmeno studiassi alla UCLA, - il ragazzo sorrise e si sedette accanto a lui. Gli tese la mano destra, - Ragazzo della stanza 324. Conosciuto anche come Frank Iero. -

- Jared Leto, - rispose l’altro stringendogli la mano, - anche tu a San Diego per il week-end? -

Gli faceva piacere avere qualcuno con cui parlare durante il viaggio. Tanto più che Frank sembrava un tipo simpatico. Non il classico rompiscatole che ti fa rimpiangere di non esserti finto sordomuto quando ti ha rivolto la parola per la prima volta.

- Sì, vado a trovare mia cugina. Sono quasi sei mesi che non la vedo, - rispose Frank, - tu invece? -

- Oh, io ci vado tutti i mesi. Il mio migliore amico si è trasferito lì un po’ di tempo fa, ma continuiamo a vederci. -

In quel momento, fu annunciato che l’imbarco per il loro volo stava per iniziare, quindi si alzarono e si misero in coda. Una volta sull’aereo, riuscirono a scambiare posti con una ragazza per stare vicini e passarono l’intera durata del viaggio a parlare.

La conversazione non era per niente stentata, come lo è di solito tra due sconosciuti. Anzi, avevano molti interessi in comune. Frank faceva un corso simile a quello di Jared, ma più orientato verso la pittura, e aveva appena iniziato il secondo anno. Condividevano gli stessi gusti musicali e consideravano entrambi Shining uno dei migliori film degli ultimi decenni. Avevano scoperto di preferire tutti e due i cani ai gatti e di odiare i compagni di stanza di Jared.

Uscendo dall’aeroporto, prima di salutarsi, si scambiarono i numeri di telefono e promisero di chiamarsi per mettersi d’accordo per quella sera: avevano pensato di andare da qualche parte insieme, ovviamente in compagnia di Gerard.

- Allora ci sentiamo più tardi, ciao, - salutò Frank prima di sparire all’interno di un taxi.

Jared lo salutò a sua volta, quindi si appoggiò a una delle pareti esterne dell’aeroporto aspettando che Gerard arrivasse. La puntualità non era mai stata il punto forte del suo migliore amico.

Gerard arrivò infatti quasi quindici minuti più tardi. Accostò con l’auto e suonò il clacson per farsi notare dall’amico. Jared sorrise nella sua direzione, lo raggiunse velocemente e, dopo aver buttato lo zaino sul sedile posteriore, salì al suo fianco.

- Scusa, scusa, scusa, - disse subito Gerard, - giuro che questa volta sono partito con largo anticipo, ma c’è un traffico del cazzo in centro, pare che tutti si stiano muovendo a quest’ora. -

- L’altra volta c’era un incidente, quella prima non era suonata la sveglia… tra un anno arriverai a dirmi che sono sbarcati gli alieni, lo sai vero? - lo prese in giro Jared, perfettamente consapevole che Gerard era uscito di casa più o meno quando l’aereo era atterrato. Come sempre.

- Mi conosci troppo bene, bastardo. Però era buona come scusa, dai, - protestò Gerard, mettendo in moto e partendo verso casa. - Il volo tutto bene? -

Jared si allacciò la cintura di sicurezza, - Sì, molto bene. Ho incontrato un ragazzo all’aeroporto, sta in una stanza vicino alla mia al campus. Frank. -

- Oh, fai conquiste… - iniziò subito Gerard, sorridendo malizioso.

- Veramente è più il tuo tipo. E il fatto che non abbia nominato nemmeno una ragazza a parte sua cugina per tutto il tempo mi fa pensare che non sia così interessato alle donne. Potrei sbagliarmi, ovviamente, - Jared prese dalla tasca il cellulare e scrisse un SMS a suo fratello per dirgli che il viaggio era andato bene e che l’avrebbe chiamato più tardi, una volta arrivato a casa di Gerard.

- Ok, quando me lo presenti? -

Jared premette il tasto di invio, quindi rimise il cellulare in tasca. - Stasera, se ti va. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e dovremmo sentirci questo pomeriggio per decidere cosa fare. -

- Io ci sto. Non ricordo l’ultima volta che ti ho sentito tanto entusiasta su qualcuno conosciuto tre ore prima, - commentò Gerard.

***

Gerard osservò Jared controllare per l’ennesima volta il cellulare: era chiaramente nervoso, Shannon non aveva ancora risposto al suo SMS e se provava a telefonargli una voce metallica lo informava che il telefono in questione era spento o non raggiungibile.

- Jay, vedrai che non è successo niente. Gli si sarà scaricata la batteria, tutto qui, - disse, cercando di rassicurarlo.

Il ragazzo annuì appena, ma non distolse lo sguardo dal visore del cellulare, come se guardandolo intensamente l’avrebbe indotto a squillare. Si mosse a disagio sul divano. Non fosse bastata la preoccupazione, ci si stava mettendo anche la gamba a dargli fastidio. Per quanto inizialmente i medici avessero avuto poche speranze che lui tornasse a camminare normalmente, aveva recuperato completamente. Ogni tanto, però, gli faceva ancora male, come in quel momento.

- Hai provato a chiamare in redazione? - chiese Gerard, cercando di rendersi utile. Sapeva che Jared non si sarebbe messo tranquillo fino a quando non fosse riuscito a contattare Shannon. Inizialmente aveva pensato fosse occupato, anche se in genere un minuto per rispondere al suo SMS lo trovava. Dopo un paio d’ore, però aveva iniziato a preoccuparsi e l’aveva chiamato. Non ricevendo risposta, era entrato in crisi.

- Sì, ma non è lì e non sanno dove sia. Con la scusa che si gestisce il lavoro un po’ come vuole è difficile rintracciarlo se spegne il cellulare… - Jared fece partire l’ennesima chiamata e si portò il telefono all’orecchio, ascoltando di nuovo il messaggio registrato. - Fanculo… -

Gettò il cellulare sul divano al suo fianco con un sospiro e sollevò la gamba, appoggiandola su un cuscino.

Quando poco prima aveva sentito il cellulare squillare, si era affrettato a rispondere, ma la voce che aveva sentito non era quella di suo fratello, bensì quella di Frank che gli chiedeva conferma per la serata. Gli era dispiaciuto liquidarlo in fretta, ma - come gli aveva spiegato - voleva tenere la linea libera in caso Shannon chiamasse. In ogni caso, prima di salutarsi si erano dati appuntamento in un pub del centro per le otto e mezza.

In quel momento, però, non riusciva a pensare che lo aspettava una bella serata. Non riusciva nemmeno a godersi il pomeriggio con Gerard. Shannon l’aveva sempre richiamato nel giro di mezz’ora al massimo.

Sentì le mani di Gerard sulle sue spalle.

- Ti fa male? - gli chiese l’amico accennando alla gamba.

- Un pochino. Solito. - rispose Jared. Gettò un’occhiata al cellulare, sperando di sentirlo squillare.

Gerard posò un bacio sulla sua spalla, un gesto dolce e naturale. Erano stati insieme per quasi un anno lui e Jared, e anche dopo essersi lasciati erano rimasti in ottimi rapporti. Era normale per loro scambiarsi baci e carezze.

Passò qualche minuto, poi finalmente il cellulare di Jared squillò di nuovo.

- Pronto, Shannon? -

- Ehi, Jay. Scusa se ti chiamo solo ora. Ti sei preoccupato? - chiese la voce di suo fratello.

- Certo che mi sono preoccupato, non rispondevi e… Stai bene? È tutto a posto? - Jared non aveva sentito niente di strano nella voce di suo fratello, ma voleva sentirselo dire. Poi si sarebbe calmato.

- Sì, tutto bene. Ero fuori a fare un po’ di foto, mi si è scaricata la batteria e sono tornato a casa solo ora, - spiegò Shannon, - mi dispiace, Jay, non avrei voluto farti preoccupare. -

Sentendo che tutto era a posto, Jared si rilassò visibilmente. - Non fa niente, l’importante è che non sia successo niente. -

- Tu come stai? Il viaggio? -

- Oh, il viaggio bene, - rispose Jared, - ho anche conosciuto un tipo simpatico… Stasera esce con me e Gee. Oh, a proposito, Gee ti saluta. -

Shannon ricambiò, poi però disse, - non hai risposto alla prima domanda. Stai bene? -

Un attimo di esitazione, poi un sì poco convinto. La mano di Gerard si strinse sulla sua spalla sinistra, dolcemente.

- Jay? -

- Non è niente. Ero preoccupato, ma ora va meglio. Mi fa solo un po’ male la gamba, ma niente di fuori dal normale. - disse alla fine Jared. Odiava ammettere di non stare bene, aveva dovuto farlo per troppo tempo.

- Dì a Gerard di coccolarti, - rispose Shannon.

Jared sorrise e si girò perso l’amico, - Shan dice che devi coccolarmi questo week-end. -

- Non lo faccio sempre? - mormorò Gerard, scompigliandogli i capelli, mentre Jared rideva per un commento del fratello.

Parlarono per qualche altro minuto, poi si augurarono una buona serata e si salutarono. Jared appoggiò ora con noncuranza il cellulare sul tavolino e si girò a guardare l’amico.

- Quanto stavo dando fuori di testa da uno a dieci? - chiese. Si rilassò contro lo schienale del divano.

Gerard rise. - Direi quindici. No, okay, sto esagerando: quattordici e mezzo. Direi tra ‘invasione aliena’ e ‘guerra nucleare’, nella scala delle persone normali, - lo prese in giro.

- Mh, no… Io direi al massimo sette e mezzo. E non ho nemmeno avuto un attacco di panico, - replicò Jared. Anni prima quell’affermazione avrebbe avuto un peso ben diverso, ma ora era soltanto una frase buttata lì nel discorso.

- Dipende dalla definizione di attacco di panico. Comunque, - disse Gerard prima che l’altro potesse controbattere, - forse sarebbe meglio chiudere l’argomento e iniziare a litigare per chi fa la doccia per primo, che dici? Tra un’ora e mezza dobbiamo essere in auto e conosco i tuoi tempi. -

- I miei tempi? E vogliamo parlare dei tuoi venti minuti per sistemarti i capelli? - Mentre parlava, Jared si alzò in piedi, lo sguardo sempre fisso su Gerard.

- Quarantacinque per scegliere una maglietta, ricorda niente? E non pensare che non abbia notato il tuo movimento verso il bagno, non provare nemmeno a… - In quel momento, Jared rise e scattò verso la porta del bagno, deciso a conquistarsi i primo turno della doccia. Gerard gli fu subito dietro e lo bloccò contro il muro prima che riuscisse ad aprire la porta.

- Dicevo, - disse Gerard, usando il proprio peso per tenere Jared fermo, - non provare nemmeno a correre verso il bagno per chiuderti dentro. Mi hai fregato una volta e non accadrà di nuovo. -

- Sono tuo ospite, sono tremendamente carino e mi fa male la gamba. Significa che ho ben tre ragioni a mio favore. Quindi il bagno è mio. - rispose Jared. Rinunciò a tentare di batterlo con la forza e sperò di vincere a parole.

Gerard scosse la testa divertito, - tu praticamente vivi qui, la gamba non ti faceva molto male quando sei scattato verso il bagno e… beh, non sei poi così carino. -

- Non dicevi così un paio di anni fa quando volevi scoparmi. E la gamba mi fa davvero male, - per sottolineare la cosa, Jared la sollevò da terra e si appoggiò a lui. - Anzi, credo che dovrai aiutarmi a raggiungere la doccia perché non sono sicuro di riuscire a camminare… non avrei dovuto correre, l’ho sforzata troppo e ora… -

- Smettila, so che stai mentendo. Pensi davvero di riuscire a fregare me? -

Jared alzò le spalle, - Io ci ho provato. Okay, ce la giochiamo a carte? -

***

- Frank, ciao. Scusaci per il ritardo, abbiamo avuto… problemi con la doccia, - spiegò Jared, mentre Gerard ridacchiava.

- Nessun problema. Confesso che sono appena arrivato anche io. Temevo ve ne foste andati perché avevo mezz’ora di ritardo ma, ehi… a quanto pare siete riusciti ad essere più in ritardo di me. Ci vuole talento! - rispose Frank sorridendo.

Mentre parlavano, i tre ragazzi si avviarono all’interno del pub e si accomodarono a un tavolino, Jared e Gerard da un lato, Frank dall’altro, proprio di fronte a Gerard.

- Guarda, il merito è tutto di Jared. Io ero pronto con soli quindici minuti di ritardo, il resto l’ha fatto tutto lui. A proposito, io sono Gerard. Gee per gli amici, - si presentò Gerard, dando la mano a Frank.

- Frank. Frankie per gli amici, ma solo quando vogliono chiedermi un favore. -

Jared si allungò sul tavolo verso di lui e lo guardò negli occhi, - Frankie, che ne dici di andare a prendere da bere? -

- Poi facciamo alzare anche lui, - gli assicurò Gerard, - anche se proverà ad inventarsi scuse. -

La serata trascorse tranquilla, tra molte risate e molti bicchieri di Coca-cola, tutti ordinati da Frank e Gerard. A guardarli, sembravano un gruppo affiatato, che si frequentava da anni. Nessuno avrebbe mai detto che avevano incontrato Frank solo quella mattina.

- Sono stato in Europa, una volta, ma avevo tipo cinque anni. L’unica cosa che ricordo sono lunghe ore chiuso in un museo, - Jared rise, - ora ci metterei la firma per passarci e giornate, ma al tempo non apprezzavo molto. -

- Come tutti i bambini, - concordò Frank, spostando poi lo sguardo su Gerard. Indugiò per un po’ sul suo profilo, la luce bassa del pub che gli illuminava il volto facendo risaltare i lineamenti dolci. Distolse lo sguardo per non farsi notare.

Jared, intanto, stava continuando, - Insomma, Shannon era lì, che scattava la centesima foto alla Nike… Shannon è mio fratello, ha sette anni e mezzo più di me, e ha sempre amato la fotografia, - spiegò, a favore di Frank, - i miei guardavano la mappa del museo per stabilire un percorso non troppo lungo che ci portasse a vedere le opere d’arte principali… e io ho deciso che ero stanco di stare lì e sono andato a cercare un bar per prendermi un gelato. Quando i miei si sono accorti che non ero più lì di fianco a loro sono andati in panico ovviamente… -

Gerard, comodamente appoggiato allo schienale del divanetto, sorseggiò la sua Coca, poi riappoggiò il bicchiere sul tavolo e guardò Frank. I loro sguardi si incontrarono per qualche istante, poi entrambi tornarono a guardare Jared.

- Mi hanno ritrovato dopo un’ora, circa. Da quel momento non mi hanno più mollato per nemmeno mezzo minuto da solo, - finì Jared.

Gli altri due risero. - Dovevi essere davvero tremendo da bambino, - commentò Frank.

- Oh, lo sono ancora. -

***

Le due erano passate da un pezzo quando i tre ragazzi si salutarono e si separarono. Frank prese un taxi per tornare a casa della cugina, mentre gli altri due si avviavano verso il parcheggio per recuperare l’auto di Gerard.

- Ti piace, te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto, - esclamò Jared non appena fu da solo con il suo migliore amico.

- Ma che dici? No. Cioè, è simpatico, molto. Ma non mi piace, non in quel senso… - si affrettò però a dire Gerard.

Jared gli passò un braccio intorno alle spalle, - Avanti, a me puoi dirlo. E poi si vede. Tra l’altro potrei scommettere che lui ha notato te. Ti guardava in un modo… -

- In che modo? Dai, Jay, smettila di fare lo scemo. Sarà etero e probabilmente fidanzato. Non che mi interessi, naturalmente, - replicò l’altro.

- No, certo, non ti interessa… Gee! Gli stavi praticamente sbavando addosso! - Jared attese che Gerard aprisse l’auto, quindi aprì lo sportello ed entrò.

- Non gli sbavavo addosso. Non… non gli sbavavo addosso, okay? -

Jared lo guardò fisso negli occhi con l’aria di chi sa. - Lo guardavi come guardavi me prima di baciarmi per la prima volta. O quasi. Insomma, eri un pochino più perso per me… però il concetto è quello. Ti piace. -

Flashback - gennaio 2006, San Francisco

Gerard aprì la porta della camera lentamente. Entrò e la richiuse senza far rumore. Jared era disteso sul letto e gli dava le spalle, il cuscino stretto al petto. Teneva gli occhi fissi sulla parete, senza vedere veramente il poster appeso al muro.

- Ehi, Jay… - Gerard si avvicinò e andò a sedersi sul letto accanto a lui. Gli accarezzò i capelli dolcemente. Avrebbe voluto poter fare qualcosa per consolarlo, per farlo stare meglio, ma sapeva per esperienza che non era possibile. C’era solo bisogno di tempo. Erano passati solo pochi giorni da quando la nonna di Jared era morta, e di certo essere lì, nella casa dove viveva lei, rendeva tutto più difficile.

Quella mattina c’era stato il funerale e ora Shannon era nel soggiorno a parlare con gli invitati, con amici e parenti più o meno stretti. Avrebbe preferito di certo essere lì con suo fratello, ma non poteva. Se non altro, c’era Gerard, quindi Jared non era da solo.

Anche solo tornare a San Francisco era per Jared doloroso. Erano andati via da quella città da meno di un anno e non erano più tornati. San Francisco era la città dove l’incidente era successo. La città dell’infanzia di Jared. La città di un periodo che avrebbe voluto cancellare per sempre dalla memoria.

Ancora una volta, San Francisco era sofferenza.

Gerard sapeva tutto questo. Aveva parlato a lungo con Jared di quello che era successo, conosceva la storia. Era per questo che aveva insistito per seguire i due fratelli in quella città per il funerale: voleva stare vicino a Jared.

Si stese accanto a lui e passò un braccio intorno alla sua vita, tirandoselo contro. Restarono abbracciati così per un po’, poi Jared si girò verso di lui e lo guardò.

- Non ce la faccio a tornare di là, - mormorò.

- Non devi farlo se non vuoi. Puoi restare qui. Possiamo restare qui insieme. - Gerard gli accarezzò un braccio. Pensò vagamente a com’era piacevole tenerlo tra le braccia, sfiorarlo con quelle carezze leggere. Avrebbe voluto che la situazione fosse diversa. Avrebbe voluto che fosse un pomeriggio come tanti altri. Avrebbe voluto essere a Los Angeles nella camera di Jared.

- Sì, - Jared annuì, poi abbassò lo sguardo. - Mi manca. Lo so che è stupido, che non la vedevo tutti i giorni, che ci sentivamo più che altro per telefono e che nell’ultimo anno l’ho vista praticamente solo due volte, però… mi manca… -

Nascose il viso contro la spalla di Gerard e lasciò che le lacrime scendessero a bagnare il suo viso e la felpa del suo amico.

Gerard lo strinse a sé. - Stt, lo so. Non è stupido, Jay. -

Non sapeva esattamente cosa dire per consolarlo, quindi si limitò ad accarezzargli la schiena con movimenti lenti, circolari, cercando di tranquillizzarlo. Forse se si calmava sarebbe riuscito a dormire un po’… gli avrebbe fatto bene visto che la notte prima non aveva chiuso occhio.

Restarono abbracciati così per quasi mezz’ora. Jared aveva smesso di piangere, ma non aveva accennato a muoversi. Stava bene così, tra le braccia di Gerard.

Si decise a sollevare il viso solo quando sentì le labbra di Gerard premere sui suoi capelli. Si asciugò gli occhi con il dorso della mano, poi guardò l’amico.

Dopo, non avrebbero saputo dire chi dei due aveva iniziato. Chi dei due aveva preso l’iniziativa. Quello che sapevano, era che le loro labbra si erano incontrate in un primo, incerto bacio. Per entrambi il primo con un ragazzo e il primo in assoluto per Jared.

Le labbra si sfioravano appena, quasi timorose. Le dita di Gerard tra i capelli di Jared, poi sulla sue guancia. Gli occhi chiusi, il cuore che batte forte, emozioni contrastanti tutte mischiate e confuse tra loro.

Lì, in quella stanza, in quel momento… lì era iniziato tutto.

Fine flashback

- …Ti piace. -

- Mhm.. è carino. Forse un po’ mi piace. Contento? Ma tanto è etero, ne sono certo… - rispose Gerard. Salì a sua volta sull’auto e mise in moto.

- Certo, ti guardava in un modo proprio etero. Talmente etero che ti ha spogliato con gli occhi. - Jared aveva notato benissimo come i due si guardavano ed era più che sicuro di avere ragione. Frank Iero poteva essere al massimo bisessuale, ma etero proprio no. - Comunque si vedrà, no? Sono certo che usciremo ancora insieme… -

pairing:frank/gerard, pairing:other, fanfic:forget it not, pairing:shannon/tomo, language:italian, pairing:dan/jon, pairing:jared/tim, fandom:my chemical romance, fandom:30stm, fandom:kill hannah

Previous post Next post
Up