(no subject)

Sep 23, 2019 12:23

scoramenti di settembre. Pensavo ieri a come, in quasi vent'anni di pensiero più o meno aperto, non sia riuscito a lasciare davvero un segno nelle cose a cui tengo-non ho creato arte, né storia, né azione. Ora questi saranno anche giri di blues da lunedì mattina, però resta un fatto che dei meravigliosi anni bolognesi non resta che impressioni nostre: generazionali, tutt'al più, ma non davvero politiche o sociali in quella maniera un po' sessantesca che abbiamo sempre ammirato.

Sarebbero cambiate, le cose, se fossi rimasto in Italia, dopo?
Dice Griselda che il femminismo le fece scoprire la possibilità di fare politica nel suo proprio nome. Forse è questo che ci è mancato: un discorso in cui articolare la nostra identità. All'epoca (a Bologna, dico) si pensava (io, Giorgio) che la ricerca potesse essere quel discorso: la sponda da cui guardare alle cose, financo cambiarle, prima che la marea degli anni ci sollevasse da ogni responsibilità.

Tutto questo, lo so, pesca nel profondo-la paura di mettersi in gioco, che poi è paura che il gioco non sia quello giusto, e che a ben guardare non è paura per niente: piuttosto, radicato senso di alterità, di non appartenenza, di rifiuto. Esiste come un grumo, al fondo di tutte queste dinamiche, che ho imparato a riconoscere, ma ancora non so sciogliere.

mattinali

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