[FLASHBACK #1] Natale in casa Petrelli

Sep 18, 2007 22:03

Chi: Nathan, Peter
Dove: Casa Petrelli
Cosa: Peter è tornato dal suo "ritiro" per impare a dominare i propri poteri, Natale è alle porte e Nathan non è cambiato di una virgola.
Quando: Lunedì 24 Dicembre 2007. Tarda mattinata. Pomeriggio. Sera. Notte.
Stato: Finito

La prima lezione che Nathan Petrelli avesse mai appreso nella sua vita di adulto era che i panni sporchi si lavano in famiglia )

peter, flashback, nathan

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nate_petrelli September 19 2007, 14:53:39 UTC
Il rumore fece sobbalzare Nathan nel bel mezzo di un generoso sorso di scotch, e il liquore gli scese libero nella gola, grattando e bruciando come sale su una ferita. Si voltò, lasciandosi scappare un colpo di tosse e tentando istintivamente di reprimere gli altri - piccola, inveterata abitudine al controllo.
Peter levitava di fronte alla sua finestra chiusa (era pure dicembre, perdio) in una decisa imitazione del suo omonimo col flauto e la calzamaglia verde. (Poi il pensiero di Peter come Peter Pan ne richiamò un altro, decisamente più imbarazzante, che Nathan si affrettò a cancellare dalla mente prima che potesse salire a colorirgli le guance.)
Aprì la finestra in tutta fretta. "Entra, svelto" gli disse, un po' più brusco di quanto avesse voluto. "Che diavolo ti è saltato in mente? Ci sono più di venti persone là sotto!"

Dio, Peter. Non era neppure tornato e già gli creava problemi. Roteò mentalmente gli occhi al cielo mentre si affacciava dalla finestra per controllare che nessuno stesse urlando in preda al panico. Sembrava di no.

Chissà perché neanche tre minuti prima stava pensando a quanto Peter gli fosse mancato. Sembrava un pensiero molto stupido, adesso che Peter era lì e tutto era esattamente come prima: semplicemente imbarazzante.

Da quanto non lo vedeva, comunque? No, non aveva contato i giorni. Be', comunque non le ore.

Sospirò profondamente e si voltò verso di lui.

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pete_petrelli September 19 2007, 15:49:15 UTC
Solo Nathan, pensò Peter. Solo lui poteva farlo sorridere ancora di più rimproverandolo così. Era come se Peter fosse stato un quindicenne fino al giorno prima, e - tanto per fare un esempio - non avesse rischiato di radere New York al suolo solo un anno fa. Sapeva che la sensazione sarebbe durata poco, quindi non rischiò di abituarcisi.

Scrollò le spalle, quindi toccò Nathan sulla spalla, e strinse. "Oh, non mi ha visto nessuno. Superiamo la velocità del suono, ricordi?"

Mormorò il nome di Nathan più per sè stesso che per il fratello, e l'abbracciò: non l'abbracciava così da quella volta sul tetto. Non c'era bisogno di dirgli che gli era mancato: anche senza leggergli la mente, Nathan l'avrebbe capito. Capiva sempre.

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nate_petrelli September 20 2007, 00:09:14 UTC
Gli richiuse le braccia intorno, rigido per un istante, poi la familiarità del contatto ebbe la meglio. Nell'abbraccio chiuse istintivamente gli occhi, e seppe anche che Peter aveva sentito il suo sospiro trattenuto tra i denti e poi lasciato andare.
Le spalle di Peter sembravano più larghe, le braccia più forti - il fisico, nel complesso, più asciutto e allenato. Abbracciarlo adesso gli dava sensazioni diverse. Peter era stato un bambino pelle e ossa dagli occhi troppo grandi, e nel corso degli anni era rimasto sempre troppo magro per i canoni salutistici di Nathan Petrelli. O forse semplicemente portava vestiti troppo larghi, perché non sapeva scegliere le taglie. Ripensò a quando l'aveva accompagnato a comprare il completo da cerimonia per il suo matrimonio con Heidi. Probabilmente era così.

Sollevò una mano dalla schiena di Peter e gliel'appoggiò sulla nuca, strofinandogli il pollice contro la guancia non rasata. Un giorno o forse due. (Nota mentale: barbiere.) Lo guardò in faccia. I capelli erano impresentabili, ma lo erano sempre. (Barbiere e parrucchiere.) Nessuna cicatrice visibile, specie nessuno sfregio diagonale da parte a parte del viso. Bene. Una bugia in meno da rifilare agli ospiti.

Soddisfatto dell'ispezione, sollevò l'indice della mano destra in un gesto ammonitore. "Te lo dirò una volta sola, Peter. Stai fuori dalla mia testa."

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pete_petrelli September 20 2007, 15:16:52 UTC
Lanciò al fratello un'occhiata falsamente innocente - chi, io?
Non lo faceva neanche apposta, davvero. Non poteva scegliere cosa leggere e cosa no.
...Be', Parkman non era lì per smentirlo, in ogni caso.

"Giurin giurello, mano sul cuore", recitò solennemente, staccandosi da Nathan solo quel poco che bastava a mettersi davvero la mano sul cuore. L'altra restava saldamente ancorata alla spalla del fratello. Non che ce ne fosse davvero motivo - non era caduta dalla bicicletta nuova, non stava volando quindici metri da terra o qualcosa del genere - ma non aveva mai avuto bisogno di un motivo per aggrapparsi a Nathan.

"Allora, che c'è di nuovo?"

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nate_petrelli September 20 2007, 16:33:51 UTC
L'unico motivo per cui Nathan non mise alla prova la parola di Peter fu la certezza del risultato. Se Peter fosse stato un cavallo e "restare fuori dalla sua testa" la meta, non avrebbe scommesso un penny bucato sul suo arrivo. D'altra parte, se Peter poteva leggere i suoi pensieri come se scorressero sulla fronte di Nathan a mo' di insegna luminosa, Nathan preferiva di gran lunga restare nella sua speranzosa, beata ignoranza.

Si spostò di lato, versandosi un altro po' di scotch nel bicchiere. "Qui tra i comuni mortali? Niente di nuovo. Simon ha detto a Monty che Babbo Natale non esiste e Monty gli ha risposto che lo sapeva già, perché Babbo Natale non può avere una carta di credito tanto grande." Sorrise. "Scotch?"

"Come procede il...", fece un gesto vago, non sapendo come definirlo, "sì, insomma, l'addestramento? Ti hanno dato la libera uscita per Natale o sei scappato dal bunker sciogliendo i muri con lo sguardo laser?"

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pete_petrelli September 20 2007, 17:15:23 UTC
Annuì, prendendo il bicchiere offertogli dal fratello. Non c'è ragione di essere quasi-astemio(-ma-non-proprio: in realtà non aveva mai retto l'alcool, per questo evitava di bere) quando i tuoi reni si rigenerano da soli. Lo spiacevole pensiero che Nathan fosse privo di una tale abilità, e perciò in pericolo, gli provocò una smorfia preoccupata. Avrebbe fatto qualcosa a proposito, nei giorni seguenti, ora che ne avrebbe avuto la possibilità.

"Almeno non è rimasto traumatizzato. Dopo la notizia, quanti giorni sono rimasto in camera mia senza mangiare, prima che tu mi tirassi fuori?" Bevve un sorso di scotch, ricordandosi l'aspetto di Nathan ventenne attraverso il velo delle lacrime: sguardo pieno di logica persuasione, consolatorio. Già da allora, avrebbero dovuto capire che era destinato a diventare un politico.

Scosse la testa leggermente alla domanda.
"Sono qui, Nathan. Per restare. Voglio dire, tra qualche giorno posso tornare nel mio appartamento, ma" accennò il suo mezzo sorriso, allargando un po' le braccia ad indicare la casa, la festa incombente, la famiglia "è la Vigilia."

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nate_petrelli September 20 2007, 17:53:11 UTC
"Giorni? Io ricordo un paio d'ore, e non ti eri neppure chiuso a chiave." Nathan prese un sorso a sua volta, continuando a sorridere. C'era qualcosa di diverso in Peter, una specie di vago brillio negli occhi, di euforia sotto pelle. Sembrava tenersi fermo al suolo solo per educazione, come se ogni istante dovesse lottare contro l'istinto di scattare (volare?) via nella prima direzione possibile. Sembrava un canarino appena nato, con una zampetta legata al trespolo e una voglia infinita di sgranchirsi le nuove, fantastiche ali.
Qualunque cosa gli avesse fatto l'addestramento, doveva aver superato ogni aspettativa se il risultato era questo.

La differenza tra un sorriso e un sorriso, sulla faccia di Nathan Petrelli, era questione di millimetri, minuscoli movimenti di minuscoli muscoli facciali che trascinavano con sé minuscole rughette d'espressione.
Un sorriso era quello che per mesi, ogni mattina, aveva salutato New York dai manifesti e i volantini Vote Petrelli.

"E' fantastico, Pete. Davvero. Non me l'aspettavo." Ecco, questo invece era un sorriso. "Okay, allora dobbiamo mandarti subito a fare barba e capelli e a comprarti qualcosa di decente per stasera" attaccò, la cornetta del telefono già incastrata tra l'orecchio e la spalla. "Possibilmente prima che ti veda Mamma. E la tua stanza è rimasta uguale a... quando è stato? All'ultima volta. Ci sono ancora le sbarre al lettino."

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pete_petrelli September 20 2007, 19:09:01 UTC
In Peter tornò l'impulso, più forte di quando aveva visto Nathan oltre il vetro, di dirgli - Dio, mi sei mancato. Perchè quello era un Nathan che gli era mancato, uno che non aveva visto da parecchio, con quel sorriso e quel tono di voce. Gli era mancato da più di quattro mesi.

L'avrebbe abbracciato di nuovo, se non fosse che lo stava minacciando. O almeno, le parole 'barba e capelli' sarebbero stati una seria minaccia per il Peter di uno o due anni fa.
Peter Petrelli, dall'età di cinque anni, era sempre stato l'unico bambino che temeva il parrucchiere come il dentista. Non per il dolore, ma per la noia infinita di stare seduto, e addirittura fermo, per più di dieci minuti. Il fatto che ora lui fosse capace di stare immobile per giorni, ma per istinto provasse ancora fastidio all'idea della tortura della sua infanzia, lo divertiva.

"Basta che mi lasci scegliere la cravatta", rispose ricambiando il sorriso. "Porto la mia roba in camera, saluto Mamma e vado a prepararmi."

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nate_petrelli September 20 2007, 19:33:41 UTC
"La tua roba?" Nathan posò la cornetta, studiando Peter e la stanza intorno per un lungo istante, alla ricerca di una valigia o un borsone. Poi notò le tasche rigonfie del cappotto di Peter, stipate di roba al punto che Nathan temette di vederle esplodere sotto i suoi occhi da un momento all'altro. Alzò gli occhi al cielo, scuotendo vagamente la testa.
Riprese la cornetta e cominciò a spostare fogli e cartellette che ingombravano a valanghe la scrivania, alla ricerca dell'agenda telefonica. "Credo che Mamma sia in salotto, cercala lì. Ah, e... Peter?" soggiunse, alzando gli occhi come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa. "L'unica volta che ti lascerò scegliere una cravatta sarà al mio funerale."

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pete_petrelli September 20 2007, 19:52:56 UTC
Peter sospirò, alzando gli occhi al cielo di rimando. Nulla l'avrebbe salvato dal cosiddetto 'gusto' di Nathan. Non che lui guardasse mai cosa si metteva addosso, al contrario del fratello, ma era del tutto secondario. E non era sicuro che quel che Nathan aveva appena detto fosse vero - era più che capace di lasciare una clausola nel testamento al proposito. Dopotutto, era stato un avvocato.

"Non aspettarmi per pranzo. Ho già mangiato, e ho bisogno di una doccia. Ci vediamo dopo."

Con un ultimo sorrisetto, uscì dallo studio, quando gli tornò in mente qualcosa.
"Ah, comunque..." fece capolino sulla soglia "saresti una Wendy fantastica, Nate. Le ciglia giuste ce l'hai." ammiccò, e scomparve.

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