Oggi pomeriggio ho visto un video:
Quando i sogni hanno un prezzo, registrazione di una tavola rotonda sull'annoso tema dell'editoria a pagamento, che già il titolo è un programma.
E lo confesso, un po' mi sono irritata a vedere l'incredibile montagna di cavolate che la gente, soprattutto i paladini autoeletti, riesce a sparare in meno di un'ora. Non sono un'editrice, non ho mandato manoscritti a nessuno e non gestisco alcun sito o blog in materia, quindi mi ritengo sufficientemente fuori dai giochi (posizione invidiabile, ve l'assicuro) per dire un pensiero o due in proposito.
Il primo è questo: l'editoria a pagamento non mi piace. È una cosa piuttosto squallida, umiliante per tutte le parti coinvolte, poco produttiva nel migliore dei casi, attivamente deleteria nel peggiore, e tende a convincere le persone che sono scrittori. Purtroppo l'ho visto succedere in diretta, ed è una cosa estremamente irritante. Specie se il romanzo fa schifo sin dalla prefazione e te lo vedi spuntare a mo' di SPAM del viagra a ogni angolo dei tuoi social network.
Comunque, l'editoria a pagamento mi dà fastidio. È una di quelle cose che mi renderebbe felice vedere scomparire dalla faccia della terra, come le blatte e la rinite allergica, ma alle quali non mi sento in coscienza di negare il diritto di vivere. Le blatte servono all'ecosistema e la rinite allergica è una disfunzione del mio organismo alla quale sono rassegnata. Vivrei meglio senza, ma mica posso scendere in piazza a fare corteo contro il mio naso, giusto? Così non mi indigno mandando giù antistaminici come caramelle, non mi indigno quando devo lanciare ciabatte sul soffitto, e allo stesso modo non mi indigno se qualcuno ritiene di offrire un servizio a pagamento e qualcun altro di usufruirne. Mi schifo, magari, mi secco, mi lamento, ma non ammanto la cosa di più serietà di quanta ne meriti.
Però un po' mi indigno quando vedo propinati e accettati senza replica assiomi del tipo: c'è un'editoria "seria" e una a pagamento. Naturalmente è l'editore "non a pagamento" (da qui "non P"), un personaggio piuttosto tenero, dopo essersi lamentato con voce straziata del fatto che lui non può permettersi lo spot su Canale 5 (ebbe'), a tirare fuori il parolone. "Noi facciamo editoria seria" (noi, i Buoni, noi che non tiriamo a fine mese) "mentre loro hanno lo spot su Canale 5" (che già di per sé è il Male, figuriamoci se si mette pure a sponsorizzare i Cattivi).
Esattamente, perché l'editoria non P sarebbe più seria? Me lo spiegate, visto che sono ignorante, che vuol dire "serietà"?
Forse è questo:
1. scegliere il testo in base al suo valore letterario
Ah, sì? E perché? Io contesto che sia quella la funzione di una casa editrice. Mi rendo conto che l'idea romantica della casa editrice è che questa diffonda la cultura. Però siccome viviamo nel mondo reale e non nel castello di Cenerentola e Babbo Natale è morto da un pezzo, la gente dovrebbe aprire gli occhi e rendersi conto che la casa editrice è un'azienda e come tale realizza dei profitti. Come lo fa? Pubblicando libri. Semplice. Sarebbe come dire che Scientology o la Chiesa Cattolica diffondono la pace, l'amore e la moralità nel mondo perché sono chiese. Sorpresa, le chiese non diffondono la moralità nel mondo più di quanto le case editrici diffondano la cultura. Questo non vuol dire che non lo facciano, a volte. Se lo facessero tutte le volte che possono permetterselo sarebbe idilliaco. Ma non è così e soprattutto non è dovuto. Le chiese fanno adepti e le case editrici profitti, fine della storia.
Ma torniamo al dibattito. La casa non P, in quanto seria, ti valuta in base al tuo valore. La casa P, in quanto non seria, non ha alcun interesse a valutarti in base a nessun parametro: paghi e ti sforna tot copie, una volta usciti dal negozio la merce non si cambia (cit.). Orrore! Abominio e raccapriccio! E che è, serietà, questa? La cultura? L'estetica? L'Arte? No: semplicemente, come tutte le imprese, guarda al profitto.
Il tuo romanzo fa schifo, o forse anche no: forse è un capolavoro. Non ha importanza, perché tanto non l'hanno letto. Oddio, qualcuno forse lo leggeranno pure, ma comunque in generale non importa cosa c'è scritto: pessima prosa, fanfiction tentacle sadomaso su Harry Potter, articoli di Wikipedia. Pubblicano tutto. Paghi e il tuo ego è felice. Se sei una persona onesta, dentro di te sai che - con un po' di palle in più - avresti provato a piazzare l'opera in cui credi (o forse anche no) presso un editore che non ti chiedesse soldi. Ma non l'hai fatto, o ti ha respinto perché il tuo romanzo fa schifo, o forse anche no. Il punto è che a loro (gli editori P) non importa, ed evidentemente neanche a te.
(Tra parentesi, i contratti li propongono a tutti ma poi l'editing te lo fanno fare, se non altro per rientrare in un certo numero di pagine. Fidatevi, è così.)
L'editore non P, invece, ti pubblica solo perché crede in te. Cioè, crede che venderai e quindi gli porterai soldi. Che non è la stessa cosa che dire "crede che tu sia bravo"! Il tuo romanzo fa schifo, o forse anche no: forse è un capolavoro. Non ha importanza, perché tanto anche se è il capolavoro del secolo, anche se è profondo e bellissimo e ha uno stile ineguagliabile e Dante Alighieri ti avrebbe volentieri leccato tra le dita dei piedi per il privilegio di leggerne una riga, anche in quel caso, che tu sia bello, bravo, innovativo, tradizionale, meraviglioso, quello-che-ti-pare, sta' tranquillo, sicuro come la morte non ti pubblicano se non vendi.
Mi ha fatto ridere l'editore non P che, dopo neanche cinque minuti dall'aver distinto l'editoria seria (se stesso) dall'editoria non seria (l'altra), ha detto esplicitamente che loro non avrebbero pubblicato la Rowling perché è fantasy, e il fantasy non vende, e quindi ciao ciao J. K.! Okay, la Rowling non è un modello di stile e il mondo sarebbe andato avanti ugualmente senza di lei. Però che cazzo: alla faccia della serietà! "E riceviamo centinaia di fantasy al giorno", continua la persona seria, sgomento perché la gente non ha ancora capito che deve smetterla di scrivere ste cose inutili che non vendono. Scrivete di narcotrafficanti, cribbio, di lapidazioni, del ruolo del piffero di Briatore nella costruzione della morale contemporanea! Ci vuole tanto a capirlo?
Ma forse sto sbagliando tutto, e serietà invece significa:
2. rispettare i contratti
Si impegnano per delle cose, a darti recensioni, un certo livello di distribuzione, copertura mediatica, un articolo sul Giornale accanto alla pelata di Silvio (no, meglio, in sovrimpressione sul cranio), e poi non lo fanno. Ti hanno illuso. Non hanno rispettato il contratto.
Ma nel contratto cosa c'era scritto? L'avete letto bene? Siete proprio sicuri che i termini non siano stati rispettati, o forse semplicemente a voce vi hanno parlato genericamente di "distribuzione" (e c'è), di "promozione" (e c'è), della "minchia del pupo" (e c'è, quella non manca mai) e l'articolone su Padania Oggi non c'era proprio ma manco per il cazzo? Siete sicuri che si siano esposti bellamente al rischio di una denuncia, col rischio che voi siate proprio quell'italiano rompicoglioni su cinque che ha un parente avvocato?
Se non hanno rispettato quello che hanno firmato, sicuramente hanno una gestione poco seria, e se siete quel fortunato su cinque denunciateli, invece di fare le tavole rotonde. Denunciateli, vincete la causa e date l'esempio che i termini dei contratti vanno rispettati. Questo sicuramente servirà un po' di più. Ma per favore, non venite a dirmi che questo vale solo per l'editoria a pagamento. Anche le grandi case editrici non P, se hai il culo di entrarci, ti promettono "distribuzione" e poi sì, te la danno, ma se per un motivo o per l'altro non ritengono di dover investire su di te (perché c'è altro in ballo, perché c'è la grande promozione di "Scusa ma mi sono svegliato gay", perché l'editor che ti ha seguito è stato silurato e i suoi progetti affondano con lui, perché è passato un anno, il papa è morto e ora vanno di moda solo i libri di preghiere, perché perché perché), allora vendi 800 copie e poi è un calcio in culo, ciao ciao Esordiente! Rientrano nelle spese, ci fanno un guadagno modesto tanto per dire che l'hanno fatto, non ti danno una lira perché non hai raggiunto la quota per far scattare la percentuale ed è finita lì.
Queste cose non me le sto inventando. Basta avere una minima familiarità con questo mondo, per esempio conoscere una persona o due che ci lavorano, per sapere che cose del genere sono all'ordine del giorno. Con questo non sto ribaltando le carte e dicendo che l'editoria non P è poco seria e l'editoria P invece sì. Sto dicendo che c'è gente poco seria ovunque, qualsiasi cosa "serietà" voglia mai significare (spiegatemelo! anelo una risposta!), ed è quantomeno ridicolo pretendere di tagliare in due un intero mondo e dire "tu sei serio" e "tu no" solo perché, dato il comune obiettivo di fare più soldi possibile, si sono scelti due metodi diversi per raggiungerlo.
La verità, comunque, è che è la crociata dei poveri a irritarmi più di ogni altra cosa. Non c'è nulla di vergognoso o illegale o moralmente illecito nell'editoria a pagamento. È squallida, come la prostituzione, ma come la prostituzione c'è una sola cosa da dire in proposito: è roba tua e ne puoi fare quello che vuoi. E poi però non ti lamenti. Poi non vai a piangere dalla mamma che l'editor di Mondadori non è stato folgorato dal tuo esordio comprato col vil denaro e non ti ha chiamato per proporti di diventare il nuovo José Saramago (che convenientemente ha lasciato il posto libero). Poi non vai ai saloni a dire che è una vergogna e che sei stata turlupinata e che invece c'è gente seria come X, a cui non ti sei rivolto per tua scelta o che ti ha calciorotato per sua scelta, e tutti dovrebbero fare come loro. Certo, fare come loro e cestinarti, sono d'accordo.
E soprattutto, non metti su le campagne contro questo terribile fenomeno come se fosse un'emergenza sociale: mio dio, tutta questa gente che vuole pubblicare a pagamento! È sicuramente colpa degli editori ingannatori e cattivi, non dei mille poveri fessi che non tollerano di sentirsi dire che non sanno scrivere e preferiscono andare da chi dirà loro che va bene, che saranno pubblicati, senza neanche leggerli. Non è certamente colpa del fatto che la gente scrive senza saper leggere lei stessa. No, no, tutto questo non c'entra niente: è solo l'avidità umana.
Sarà.
Ah, fuori dal cut, solo per puntualizzare: i sogni hanno sempre un prezzo. Se ti va bene è moneta contante; più spesso è un pezzo della tua vita, il tuo tempo, i tuoi affetti, le tue passioni, la tua integrità, gli altri tuoi sogni. Se sapete di sogni che si sono realizzati gratis et amore Dei, fatemelo sapere.