Capitolo II

Jul 21, 2006 00:41


Capitolo II



Erano già passati sette anni da quel giorno, anni durante i quali Asbjørn era completamente cambiato: il suo carattere si era incupito ulteriormente ed era divenuto taciturno e pensieroso al punto che, nonostante si dimostrasse meno spietato coi nemici o con chi contravvenisse ai suoi ordini, il suo aspetto burbero incuteva più timore.
Commise l’errore di lasciarsi sopraffare da questi ricordi nel bel mezzo della battaglia, quando l’esercito nemico, stremato e furioso dalla sconfitta che stava subendo, era divenuto ancora più pericoloso dal momento che non aveva più nulla da perdere.

Ed il guerriero che aveva appena trafitto con la sua spada, mentre si accasciava per terra ebbe la prontezza di ferirlo a sua volta, procurandogli un taglio profondo alla coscia sinistra. Nell'avvertire dolore e la gamba pulsare per la fuoriuscita di sangue, si risvegliò improvvisamente dal torpore in cui sembrava caduto per un attimo, e reagì d’istinto scagliandosi su di lui con la propria spada di fattura migliore di quelle dei suoi uomini, staccandogli la testa di netto. Si fermò a contemplare l’orrore di cui era stato capace, ancora stordito ed affannato, col cuore che batteva impetuoso per la furia improvvisamente ritrovata. Poi si accorse di qualcuno che lo guardava da lontano occhi negli occhi, con tanto odio da sentirsi quasi ferire; e si sentì stranamente a disagio. Che fosse giusto o meno, era normale compiere simili atrocità in guerra e senza dubbio anche l’altro si era sporcato le mani del sangue di tanti uomini. Allora perché non gli scrollava più gli occhi di dosso? Quello sguardo pieno d’odio puntato addosso non gli lasciava tregua, rivangando in lui, come le immagini di pochi istanti prima, gli anni di tormentati sensi di colpa per non essere stato in grado dopo tutto di comportarsi dal guerriero valoroso che tutti credevano...
Era lo stesso sguardo, lo stesso odio di quel ragazzino che anni prima aveva brutalmente stuprato e del quale non era mai riuscito a dimenticare il volto, la fierezza e la grande ostinazione a non cedergli, con l’unica colpa di farlo sentire inferiore…
Ecco finalmente spiegato il motivo di quei lunghi anni di tormenti: davanti ad un ragazzino si era sentito inferiore e, pur di non ammetterlo, aveva preferito comportarsi da animale invece che da uomo!

Si sentì mancare: la perdita di sangue alla gamba era cospicua e lui rischiava il dissanguamento, inoltre, complice il gelo e la pioggia, sentiva un freddo atroce che gli impediva il respiro. Non ebbe il tempo di provare a strappare un lembo di cuoio da stringere attorno alla gamba, che perdette i sensi. Anche lui un corpo qualunque in mezzo ad altri.
Ma certamente Odino quel giorno aveva deciso di essere magnanimo e di concedergli un’altra possibilità come regnante; ed aveva operato un miracolo in cui nessuno avrebbe mai sperato.
Per un tempo indefinito rimase svenuto per terra su quel terreno bagnato di neve sciolta perdendo quasi subito ogni sensibilità… finché non gli parve di avvertire un tepore grazie al quale riaperse gli occhi: c’era qualcuno chino su di lui con la propria bocca sulla sua per rianimarlo. Gli aveva messo addosso la sua pelliccia e contemporaneamente lo stringeva per riscaldarlo. Impiegò un po’ per metterne a fuoco il volto e quando lo riconobbe restò basito: era quell’uomo che prima lo guardava da lontano!

“Morirai congelato se resti disteso qui.” gli disse quelli, “E questa ferita è da curare subito se invece non vuoi morire dissanguato.”
Perché lo stava aiutando? Lui neppure lo conosceva, inoltre non era uno dei suoi nemici? Cercò di aprire la bocca per parlare ma l’altro gli fece cenno di tacere.
“Sei messo male, ti conviene risparmiare il fiato per urlare semmai.”
“Non urlerò. Ma perché mi aiuti?”
L’uomo più giovane non gli rispose, per lui era più urgente salvargli la vita. Strappò dunque un pezzo dei propri abiti per stringerlo al di sopra della ferita nella speranza di diminuire il deflusso del sangue e poi prese della neve pulita per lavarla, strinse per fare uscire fuori assieme al sangue eventuali pezzi di terra, e Asbjørn dovette ricorrere sul serio a tutto il coraggio che aveva in corpo per non urlare a squarciagola. Per farsi forza si aggrappò all’altro ma lasciò subito la presa, non voleva rischiare di venir considerato un debole.
“Fa male. lo so.”
“Non morirò per questo.”
Un altro pezzo di stoffa da usare come fasciatura, e la gamba era a posto, almeno per il momento.
“Tanto sono morti quasi tutti… e mi sembra di conoscerti, ma non ricordo. Insomma, devo capire dove ti ho già incontrato.”
“Eh?… Cosa?”
“Perché ti aiuto: volevi saperlo.”

Anche ad Asbjørn pareva di aver già incontrato quell’uomo, però poteva scambiarlo per qualun'altro e in quel momento gli riusciva difficile rammentare.
Il giovane lo sollevò ed insistette per portarlo al villaggio, dove avrebbe potuto curarlo meglio. Come aveva detto prima, ormai quella battaglia era giunta al termine senza vincitori né vinti, dunque perché continuare a odiarsi?
Quando vi giunsero, nessuno lo attaccò vedendo che portava il loro re, alcuni uomini fecero per avvicinarsi, ma Asbjørn con un cenno della testa fece loro capire di lasciar perdere.
Entrati nella casa di legno (3) che lui indicò, il giovane lo adagiò su una delle panche laterali che fungevano da letto ed accese il fuoco per riscaldare l’ambiente; anche all’interno infatti era terribilmente freddo.
Poi tornò da lui per aiutarlo a svestirsi e ad indossare qualcosa di asciutto ma il re volle fare da sé. Solo per le gambe aveva qualche difficoltà e accettò che se ne occupasse l’altro, sebbene non volesse affatto farsi vedere nudo da lui. La ferita però era ancora aperta e il ragazzo talmente ostinato!

“Bisognerà saldare la ferita.”
“Eh?” Santi Numi, non voleva risparmiargli neanche quell’atrocità? “Sto bene, non ce n’è bisogno.”
“E come vuoi che si rimargini? C'è bisogno di un ferro bollente.”
Asbjørn non rispose, quello sarebbe stato davvero troppo.
“Non riesci a sopportare un po’ di dolore? Preferiresti che ti amputassi la gamba?”
“Attento a come parli!” disse con la sua voce pacata ma autoritaria “Certo che lo preferirei! Così non ci metteresti mano mai più.”
Il giovane lo ignorò e posò sul fuoco la prima lama che trovò; non avrebbe dato importanza a ciò che diceva l'uomo, o non sarebbe valsa la pena di rischiare molto per portarlo sin lì. Quando la punta della lama divenne incandescente, la raccolse e si fece coraggio anche lui: in quel momento si mostrava risoluto invece non era per niente sicuro di ciò che doveva fare.
L’uomo si sentì quasi morire per il dolore immane che il giovane gli inflisse in questo modo, però ebbe il sangue freddo di stringere i denti e di resistere a quell'attimo di dolore. Alla fine il ragazzo lo guardò con un bel sorriso, pienamente soddisfatto del suo lavoro, e dopo aver pulito la gamba dal sangue rinnovò la fasciatura e gli diede una mano a finire di vestirsi.
“Te lo chiedo ancora: perché mi aiuti?” gli domandò quando ebbe di nuovo abbastanza forza per parlare.
“Non ho molto da fare. E voglio capire dove ti ho già incontrato.”
“Sei ostinato. Un importuno come te me lo ricorderei. Ora se non ti spiace, io vorrei riposare un po’...”
“Lo so, hai perso molto sangue!”
“Non osare interrompermi mai più. Non ho mai conosciuto qualcuno più insolente, sappi che nessuno si era mai azzardato.”
“Come vuoi. Almeno, giusto per ricambiare, hai dei vestiti asciutti per me?”
L'altro si voltò verso la parete, senza rispondere. Che sbrigasse ogni cosa da solo!
“Allora fammi un po’ di posto, non voglio comunque prendermi un malanno.”

Mentre diceva così, il ragazzo iniziò a svestirsi, gettando gli abiti vicini al fuoco il necessario per farli asciugare senza rischiare di bruciarli, e si distese tutto nudo accanto ad Asbjørn, ormai rassegnato all’idea che avrebbe dovuto sopportarne parecchie finché quello fosse stato lì. Infine coprì entrambi con una coperta, quella che sembrava essere la più calda.
“Dimmi almeno con chi ho l’onore di andare a letto!”
“Mi chiamo Ulrik.” Rispose sbadigliando, e subito dopo, con grande sollievo del re, si addormentò.

***
(3) http://www.istockphoto.com/file_thumbview_approve/194577/2/istockfoto_194577_viking_home.jpg e http://www.rosala-viking-centre.com/images/hallinterior4.jpg

capitoli, Asbjørn e Ulrik

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