Titolo: Endless night
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Sentimentale
Personaggi: Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Ludwig (Germania)
Wordcount: 1410 (
fiumidiparole)
Prompt: 155. Notte senza fine @
500themes_itaNote: Frottage, Germania!POV, Lemon, Spanking, Yaoi
Dopo la cena al ristorante, Veneziano mi aveva chiesto con molta insistenza di poter andare a casa mia piuttosto che fare un giro fuori, come invece avevo programmato.
Ero rimasto un po' spiazzato dalla richiesta: non ci stava già abbastanza a casa mia, contando anche il fatto che mi compariva puntualmente nel letto ogni notte, anche senza invito?
Comunque decisi di non indagare oltre sul perché della sua scelta e ci dirigemmo verso casa mia.
Dopo la cena al ristorante, Veneziano mi aveva chiesto con molta insistenza di poter andare a casa mia piuttosto che fare un giro fuori, come invece avevo programmato.
Ero rimasto un po' spiazzato dalla richiesta: non ci stava già abbastanza a casa mia, contando anche il fatto che mi compariva puntualmente nel letto ogni notte, anche senza invito?
Comunque decisi di non indagare oltre sul perché della sua scelta e ci dirigemmo verso casa mia.
Durante l'intero tragitto dal ristorante a casa - abitavo non molto lontano dal centro di Berlino, per cui ci potevamo andare benissimo anche a piedi - non feci altro che osservarlo: Italia, con la sua camicia a righe verticali bianche e marroni portata rigorosamente fuori dei pantaloni, anch'essi bianchi, mi camminava accanto con espressione vacua ma felice. Era la solita espressione che aveva stampata in viso quand'era con me, ma non solo: quella era anche l'espressione che assumeva dopo un pasto particolarmente sostanzioso. Sembrava si stesse assopendo lentamente e ciò contribuiva a comporre il quadro di innocenza ed ingenuità che avevo di lui.
Per parte mia, ero parecchio contento e soprattutto soddisfatto della scelta che avevo fatto del ristorante: pur essendo un locale nell'area centrale della capitale tedesca - ed essendo considerato un ristorante di lusso dalla stragrande maggioranza dei cittadini - vantava anche una cucina straniera straordinaria, da cui quella italiana non era certamente esclusa. Italia ne aveva ampiamente confermato l'alto livello culinario, dato che aveva mangiato a sazietà senza minimamente trattenersi e senza emettere neppure un lamento. La consideravo una conquista personale, poiché sapevo bene per esperienza che, in caso il Vargas avesse avuto di che protestare per il cibo, non si sarebbe peritato a farlo.
Mi sarebbe piaciuto immensamente sapere che cosa gli stava passando per la mente in quel momento, ma non avevo il coraggio di chiederglielo: da un lato sapevo che non poteva essere niente di così strano o eclatante, ma una parte di me più grande di quel che credevo mi suggeriva che non avrei voluto sapere a cosa stava pensando.
Avvertii la mano di Feliciano strisciare lungo il mio braccio fino a raggiungere la mia mano e le sue dita si strinsero morbidamente attorno alle mie falangi. Strinsi la presa per riflesso, imprigionando la sua mano debole nella mia, più grande e più forte.
L'impulso subitaneo che ebbi fu di attirarlo a me, ma mi trattenni. Eravamo in strada, non a casa - perlomeno, non ancora.
Proseguimmo in silenzio, mano nella mano, fianco a fianco, fino ad arrivare davanti a casa mia. Entrammo in casa ed accesi la luce nel corridoio, appoggiando le chiavi sopra un mobiletto nei pressi della porta.
Mi recai in cucina a bere un bicchier d'acqua e, quando tornai indietro, Italia era sparito. Lo cercai per tutto il corridoio, affacciandomi all'interno di ogni singola porta sperando di trovarlo dentro, ma non accadde.
Stavo per controllare il soggiorno quando avvertii un ceffone a mano aperta abbattersi violentemente su una natica.
Sobbalzai esclamando un acuto: «Ahi!».
Mi voltai di scatto e vidi Feliciano ridente con la mano colpevole ancora alzata.
«Perché l'hai fatto?!» protestai con una nota d'alterazione nella voce.
Vidi Veneziano tremare come una foglia per alcuni istanti, prima di replicare: «Volevo... giocare».
Dal tono con cui pronunciò l'ultima parola sembrava voler alludere a tutt'altro rispetto al significato della parola in sé e per sé.
Adesso iniziavo a capire perché aveva tanto insistito per venire a casa.
Prima che avessi il tempo di formulare una risposta di qualche tipo mi sculacciò di nuovo, costringendomi a girarmi e fulminarlo con un'occhiata d'ammonimento per cercare di fermarlo.
«Ehi!» protestai di nuovo, ma lui non si fermò ed abbatté un altro colpo.
A quel punto mi ribellai e, afferratolo per le braccia saldamente, lo sbattei con violenza contro la parete più vicina, trattenendolo con la mia stazza non da poco.
«Ah! Non mi picchiare ti prego!» mi supplicò Veneziano iniziando a frignare, ma io lo zittii con la bocca senza esitazione alcuna, baciandolo.
Avvertii lo stupore di Feliciano nella improvvisa rigidezza della sua postura, poi percepii i suoi tentativi di ribellarsi alla mia presa ed in ultimo le sue labbra premere contro le mie, desiderose.
Pià il bacio si prolungava e più iniziavo a vibrare di desiderio fisico nei confronti del mio minuto partner. Volevo averlo, anche se il corridoio mi sembrava un posto poco adatto a cose come il sesso.
Abbandonai progressivamente la presa sugli avambracci di Italia, spostando le mani ad accarezzargli il torace mentre lui reclinava all'indietro il capo per offrirmi una migliore inclinazione. Le nostre lingue si toccarono fugacemente e poi si ritrassero, strisciando di nuovo al loro posto; dopodiché si cercarono ancora, stavolta con più fervore.
Percepii le mani di Veneziano che mi cingevano il busto, intrecciandosi sulla spina dorsale per poi scivolare su e giù lentamente, sollevando ed abbassando la mia camicia marrone. Dal modo di ondeggiare leggero del suo corpo sembrava già proiettato - almeno mentalmente - alla fase successiva del rapporto.
Istintivamente schiacciai il mio corpo contro il suo, inchiodandolo alla parete. Fu a quel punto che avvertii le sue mani scendere bruscamente sul mio sedere ed iniziare a posarvi pizzicotti con una certa forza.
Non sapevo se fosse o meno il suo modo di dimostrarmi il suo desiderio nei miei confronti oppure semplicemente un modo per eccitarsi, fatto sta che io lo trovavo incredibilmente sexy.
Senza neppure sapere come, ci ritrovammo a strofinare l'uno contro l'altro i nostri bacini con sempre più passione.
I miei pantaloni iniziavano a tirare in corrispondenza del mio pene eccitato e gonfio e speravo ardentemente di riuscire a resistere senza spogliarmi finché non avessimo finito con i preliminari, però mi rendevo conto di quanto fosse difficile man mano che i minuti passavano.
Feliciano si agitava e mi palpava con languore e passione. Avvertii le sue mani iniziare ad armeggiare con i miei calzari, calandoli fino a metà cosce.
I miei boxer erano un impedimento troppo labile perché potessero opporsi al mio desiderio nelle mie condizioni attuali.
Abbassai con foga brutale i suoi pantaloni rischiando di strapparli e feci per infilargli una mano tra le gambe, ma lui fu più veloce e mi ritrovai le sue dita attorno allo scroto. Le carezze e le strizzatine leggere mi fecero ansimare, ma non quanto le attenzioni che prestò alla mia erezione.
Tremavo tanto che a stento riuscivo a reggermi ancora in piedi. Per fortuna mi stavo appoggiando alla parete ed in parte anche a lui.
«Italia... voltati» sibilai in tono imperioso, contraendomi un istante in seguito ad una stretta particolarmente veemente del mio compagno al mio membro.
Veneziano mugolò deluso, ma obbedì: si girò dandomi la schiena, interrompendo quel che stava facendo.
Io mi affrettai a calare i boxer, ansioso di procedere. Liberai la mia erezione con un moto di impercettibile sollievo e rimossi anche la biancheria di Italia. Gli accarezzai le natiche chiare e gli cinsi il ventre con un braccio mentre lo penetravo con un gesto deciso del bacino.
Il Vargas gemette con voce acuta. Lo schiacciai contro il muro con tutto il peso del mio corpo, affondando quanto più mi era possibile senza fare niente.
Poi iniziai ad imprimere spinte secche e poderose. Avvertivo il corpo del mio partner rimbalzare debolmente contro la parete e restituirmi parte della potenza del mio affondo.
Ansimai dolorosamente mentre procedevo, un'impazienza sempre maggiore che mi stringeva nella sua morsa. Desideravo tanto quel corpo caldo e minuto che avevo innanzi che l'avrei aperto in due pur di entrare in lui.
Non riuscivo a capire come mai mi suscitasse una tale passione, proprio lui che non aveva coraggio e sembrava sempre vivere tra le nuvole.
Era in momenti come quelli che capivo che l'amore non era ragionato, ma era istintivo.
Afferrai con un movimento brusco l'erezione di Veneziano e cercai di modulare il ritmo della mia mano come quello del mio bacino.
Italia venne subito nei boxer, bagnandosi di sperma; dopo poco venne anche una seconda volta.
Io accelerai gli affondi con il cinto pelvico nella speranza di raggiungere a mia volta l'orgasmo: soffrivo terribilmente per la tensione che mi faceva contrarre repentinamente i muscoli.
Quando finalmente arrivai all'orgasmo liberai un roco sospiro e mi ritrassi, barcollando e cadendo all'indietro.
«Germania?!» esclamò senza fiato Italia, voltandosi a guardarmi stralunato.
«Sto bene... sono solo stanco» dissi, senza riuscire a trovare la forza di alzarmi in piedi.
«Allora vuoi andare a dormire...?» domandò Feliciano.
«Sì, andiamo a letto» concordai, riuscendo a mettermi in piedi, anche se con un po' di fatica. Gli cinsi le spalle e ci incamminammo verso la mia - quasi nostra - camera da letto.
Non presi neppure in considerazione l'idea di farmi una doccia: avevo la netta sensazione che quella notte non sarebbe finita tanto in fretta.