Titolo: Nuova arrivata
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Aggra, Grommash Hellscream, Rehgar Earthfury, Thrall, Vol'jin
Wordcount: 7406 (
fiumidiparole)
Prompt: All'ultimo secondo per la Missione 3 (settimana 4) del team Ysmaros per il
COW-T #7 @
maridichallengeNote: Gladiatori!AU, Het
«Bene, Thrall… vuoi allenarti con me?» chiese.
L’Orco rimase a fissarla perplesso per qualche istante, poi si sporse leggermente a guardare da sopra la sua spalla destra a perlustrare il resto della sala. Come se gli avesse appena letto nella mente l’Orchessa rispose: «Il maestro Varok aveva un impegno altrove, ma io voglio continuare ad allenarmi».
«Oh…» disse il suo interlocutore, riportando su di lei la sua attenzione.
Nella "sala comune" dove i gladiatori erano soliti riunirsi per discorrere, mangiare e altro si era levato un gran vociare che incuriosì molto Thrall, che stava arrivando giusto in quel momento dalla sua stanza privata. Solitamente i suoi colleghi non facevano così tanto chiasso; pertanto immaginò che fosse successo qualcosa di straordinario durante le due ore che aveva passato sonnecchiando dopo il pranzo. Con la sua ultima paga per l'ottimo spettacolo che aveva dato in arena era riuscito finalmente a permettersi una spesa sostanziosa che gli sarebbe durata almeno una settimana, oltre a delle coperte nuove e più pesanti in vista dell'arrivo imminente dell'inverno.
Gli altri gladiatori si erano riuniti al centro della sala, attorno alle stuoie e ai sottili cuscini messi a disposizione per tutti loro. Come lui, indossavano tutti delle corte e rozze mutande marroni triangolari che servivano unicamente a coprire gli attributi e dei bassi stivali di pelle dello stesso colore.
Thrall si fece largo a spintoni tra gli altri gladiatori, cercando di guadagnare la prima fila. Mentre si addentrava nella calca udì sempre più forti dei fischi e persino qualche battuta volgare che lo resero ancor più curioso. Purtroppo non riuscì ad avanzare sin dove voleva: fu bloccato da un enorme Tauren dal manto scuro che non voleva saperne di muoversi dal suo posto proprio quando ormai gli mancava poco al traguardo.
L'Orco sbuffò sonoramente e si appellò alla sua più unica che rara capacità di ergersi a schiena rigidamente eretta. Nessun altro Orco che aveva incontrato nella sua vita, gladiatore o meno che fosse, ne era in grado.
Si alzò in punta di piedi e allungò il collo, raddrizzando per bene la spina dorsale, riuscendo a sbirciare da sopra la vistosa cresta di capelli arancioni di un Troll.
I suoi occhi azzurri si allargarono meravigliati nello scorgere quella che indubbiamente era un'Orchessa, seduta su un paio di cuscini che cercava di ignorare il crocchio che le si era formato attorno.
Il suo corpo era completamente marrone - tratto caratteristico delle femmine della sua razza - ed era più compatto e minuto di quello di qualsiasi maschio, ma non per questo meno atletico. Aveva zanne più corte e portava la testa rasata ad eccezione di un ciuffo di lunghi capelli castani che teneva raccolti in una coda alta.
Il Troll che si trovava dinanzi a Thrall si spostò leggermente, creando così un varco di visuale libera tra l'Elfo della Notte e l'Orco che stavano in piedi subito davanti a lui. Grazie a ciò Thrall riuscì a notare che come tutti gli altri gladiatori - che erano maschi dal primo all'ultimo - anche lei indossava i loro stessi vestiti, ossia solamente una specie di mutandina striminzita e stivali; pertanto aveva i seni completamente nudi.
Thrall rimase quasi ipnotizzato da quella vista: erano tondi e fiorenti e parevano decisamente morbidi. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva avuto occasione di intravedere una femmina è quasi si era dimenticato come erano fatte. L'arena dei gladiatori era un luogo chiuso e separato dal mondo esterno, era come una città nella città, con tanto di negozi dove i combattenti potevano spendere i loro guadagni, aree ricreative e zone residenziali suddivise in base al "ceto" di appartenenza.
Thrall riuscì a sgusciare in avanti, rubando il posto al Troll dai capelli arancioni, che pareva aver deciso di spostarsi in cerca di un punto di osservazione migliore.
La misteriosa Orchessa stava palesemente cominciando ad innervosirsi. Probabilmente era colpa degli smaniosi Orchi che aveva dinanzi - Thrall si trovava di lato rispetto a lei - e che stavano avvicinandosi pericolosamente a lei.
Tra di loro ne emerse uno in particolare, massiccio e con lunghi capelli neri raccolti in parte in una coda alta sulla testa. Era di corporatura massiccia ed era più grosso della media dei suoi simili. Esibiva un ghigno soddisfatto e arrogante sulla faccia.
Thrall aggrottò le sopracciglia nel riconoscerlo: si trattava di Grommash Hellscream, uno dei veterani dell'arena. Nonostante avesse trascorso là dentro molti più anni di buona parte dei presenti, era ancora fisicamente prestante e allenato e le sue battaglie riuscivano ancora a stupire gli spettatori. Era tra i gladiatori con la paga più alta e che risiedeva in una delle migliori zone di quella loro "città sotterranea".
Dal suo portamento fiero e sprezzante pareva ovvio che si sentisse in dovere di tentare una avance con la prima femmina che entrava nella rosa dei gladiatori da sempre. Thrall serrò la mandibola e contrasse i muscoli per quel suo modo di atteggiarsi come se quell'Orchessa fosse già una sua proprietà.
Nessuno si fece avanti per bloccarlo. Tutti rispettavano le gerarchie lì dentro. Persino Thrall era consapevole di non essere forte abbastanza per potersi battere con lui e sperare di uscirne vincitore.
Grommash avanzò con passo deciso all'interno del cerchio di spettatori, arrivando fino all'oggetto di tante attenzioni. Sogghignò mentre si inginocchiava e allungava una mano verso un seno con tutta l'intenzione di palparglielo come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Thrall si aspettò sottomissione da parte della femmina, come facevano tutti con lui; pertanto la sua sorpresa - e quella di tutti gli astanti - fu enorme quando la vide reagire con prontezza di riflessi e rapidità. La femmina gli afferrò con forza il polso, strattonandolo a sé e deviandone la traiettoria mentre si sbilanciava all'indietro facendo perno sul sedere, liberando in tal modo le gambe che fino ad allora aveva tenuto incrociate. Grommash non si era aspettato niente di simile da lei e la sorpresa giocò a suo sfavore: le cadde sopra senza fare nessuna resistenza. L'Orchessa a quel punto gli affibbiò un calcio tra le gambe che trasformò l'espressione stupita di Hellscream in una maschera di vergognoso dolore; dopodiché sfruttò lo slancio acquisito nel movimento per piazzare l'altra gamba piegata sotto l'addome dell'Orco e scaraventarlo via oltre le sue spalle.
La scena si svolse con una rapidità tale che Thrall si rese conto di aver spalancato la bocca per lo stupore solo dopo diverso tempo. Quando lo fece si affrettò a richiuderla, tentando di assumere un certo contegno nonostante quella dimostrazione di forza e determinazione gli avesse fatto ribollire il sangue nelle vene.
Sulla folla era calato un silenzio carico di tensione, quasi si aspettassero che la nuova arrivata potesse dare inizio ad una rissa ancor prima che riuscissero a rendersene conto potessero dunque difendersi.
L'Orchessa si rialzò con grazia, ignorando l'Orco dietro di lei che annaspava dolorante tentando goffamente di rialzarsi. Passò in rassegna con gli occhi tutti quanti, senza però soffermarsi su nessuno in particolare. Quando si girò in direzione di Thrall quest'ultimo riuscì a notare un guizzo di colore scuro nei suoi occhi, ma da quella distanza non poté identificare con cura il colore. Notò tuttavia che il suo sguardo denotava rabbia e che per questo aveva qualcosa di affascinante per lui.
«Devi essere del tutto impazzito...» si ammonì tra sé e sé; eppure non distolse la sua attenzione da lei nemmeno per un istante.
«Non sono venuta qui per diventare il giocattolo di nessuno!» ringhiò l'Orchessa con voce chiara e forte «Sono Aggra, e come voi sono una gladiatrice!».
Thrall rimase stupito dal suo modo di esprimersi deciso e fermo. Trovava che il suo nome evocasse in un certo senso la sua indole indipendente e aggressiva e che pertanto fosse perfetto.
«Aggra…» mormorò piano, per fissarlo bene in mente.
L'Orchessa in questione, appurato che nessun altro aveva desiderio di rischiare l'integrità dei genitali, decise di andarsene. La folla le fece ala silenziosamente, con un timore quasi reverenziale. Thrall non era troppo vicino al punto per il quale stava passando e rimase fermo dove si trovava, a fissarla con ammirazione ed un sincero interesse, qualcosa che andava ben oltre la mera attrazione fisica.
Grommash riuscì a rimettersi goffamente in piedi in quello stesso momento, trattenendo le gambe leggermente chiuse e stando con la schiena un po' più curva del solito. Thrall la trovava una posa buffa e goffa ma si guardò bene dall'esternare tale parere.
Hellscream digrignò i denti e ringhiò: «Quella nullità non durerà una settimana qui dentro…»; dopodiché girò sui tacchi e se ne andò cercando di non dare a vedere quanto gli bruciasse l'umiliazione subita.
Thrall a quel punto si ritirò, tornandosene verso il suo appartamento.
Non era uno dei campioni più grandi dell'arena, però aveva la sua piccola cerchia di fan e i suoi scontri erano vincenti per la maggior parte, per cui era riuscito a guadagnare abbastanza da potersi permettere una casa di media qualità. Non era enorme e sfarzosa ma nemmeno fatiscente e minuscola.
Mentre entrava nella modesta stanza principale si ritrovò a pensare a come avrebbe reagito Aggra se l'avesse vista. Sembrava un'Orchessa con delle pretese.
L'Orco scosse la testa, cercando di dimenticarsi della nuova arrivata. Al momento non aveva molte più chance di quante ne aveva Grommash.
La mattina presto nella sala d'addestramento spesso e volentieri non c'era quasi nessuno. Erano pochi i gladiatori che si levavano presto ed erano essenzialmente coloro che erano messi peggio in quanto a prestazioni fisiche e a prestigio.
La nuova arrivata era ovviamente inclusa in tale categoria: Aggra si era levata di buon'ora quel giorno per iniziare il suo addestramento. Era in un angolo, insieme con l'istruttore di gladiatura, l'ex gladiatore Varok Saurfang, una vera e propria leggenda dell'arena nei suoi giorni di gioventù.
Aggra era onorata di poter apprendere i rudimenti del mestiere da un Orco con la sua esperienza, specialmente perché Saurfang non aveva pregiudizi sessisti.
«Non pensare che ti tratterò coi guanti solo perché sei femmina! Dovrai lavorare sodo come chiunque altro per diventare una vera gladiatrice!» aveva detto a mo' di saluto non appena lei era arrivata, per poi ordinarle di fare cinquanta flessioni come riscaldamento.
Dopo avevano iniziato a lottare in un corpo a corpo senza esclusioni di colpi. Varok ci andava pesante e Aggra era continuamente costretta a schivare e parare. Le braccia le dolevano per i pugni ricevuti e i muscoli delle gambe bruciavano per i calci sferrati alle solide e toniche membra del suo istruttore.
Gli altri gladiatori che si allenavano si tenevano a distanza da loro due. Evidentemente nessuno voleva emulare la figura barbina fatta da Grommash il giorno avanti.
Tra questi si trovava anche Thrall, intento a sua volta ad allenarsi in compagnia - o almeno a provarci.
L'Orco guardò oltre il suo partner notando che Aggra si stava "esibendo" in un'ampia ruota con le gambe nel tentativo di dare un calcio nel petto a Varok. I suoi seni nudi oscillarono nell'impeto dell'assalto, rimbalzando morbidi e invitanti.
La distrazione momentanea lo lasciò indifeso al successivo colpo del suo compagno d'allenamento, che lo colpì con un pugno sul naso, mandandolo a gambe all'aria a terra.
«Uoh!» grugnì Thrall all'impatto con le ruvide pietre del pavimento. Si portò una mano a coprire il naso dolente.
«Ué, cumpà! Tutto bene? Nun tieni attenzione per l'allenamento chesta mattina» il suo amico Troll gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Thrall l'afferrò e borbottò: «Mi spiace, Vol'jin… non l'ho visto arrivare».
Si tastò il naso, scoprendo con sollievo che sanguinava appena e che non si era rotto.
«Nun è che nun l'hai visto arrivare… tenevi gli occhi incollati da nu altra parte» Vol'jin rise per la sua stessa insinuazione «Tenevi uno sguardo da pesce lesso su chella Orchessa».
Le guance di Thrall si fecero di una tonalità di verde più intensa. Sperava che non si fosse accorto della cosa.
«Non… davvero avevo lo sguardo da pesce lesso?» chiese a mezza voce, abbassando a disagio gli occhi.
Vol'jin rise di nuovo e gli diede una pacca sulle spalle.
«Pecché nun provi a parlarci?» gli suggerì il Troll a mezza voce «Forse accussì riesci a rimanere concentrato sul combattimento» aggiunse.
Thrall lo guardò come se avesse appena detto un'assurdità.
«Non posso andare semplicemente da lei e-e… parlarle!» esclamò.
«Pecché no? Basta che nun cerchi di toccarle le tette» ribatté Vol'jin sghignazzando con voce un po' più stridula del normale.
Il suo amico aggrottò le sopracciglia e fece per replicare ma una voce profonda e maschile alle sue spalle gli fece gelare il sangue nelle vene: «Questo non è posto per fare salotto! Allenatevi o andate a chiacchierare altrove!».
Thrall sobbalzò in avanti per lo spavento, affiancandosi a Vol'jin, che aveva raddrizzato leggermente la postura in segno di rispetto: Varok si era avvicinato a loro per ammonirli, e dall'espressione sulla sua faccia sembrava deciso a cacciarli a calci se avessero osato disobbedirgli.
Thrall raddrizzò rigidamente la schiena, la faccia che gli stava andando letteralmente a fuoco, gli occhi inchiodati sull'istruttore.
Aggra era ad alcuni metri dietro Saurfang e stava riprendendo fiato dopo l'intenso e soprattutto lungo allenamento e notò con la coda dell'occhio l'anomala postura eretta dell'Orco che il suo istruttore aveva appena rimproverato.
Non aveva mai visto un Orco stare con la schiena così dritta, come le femmine, e nonostante ciò era fisicamente prestante. La cosa la incuriosì parecchio.
Il misterioso Orco abbassò lo sguardo di fronte a Varok e si affrettò a dire: «Maestro Saurfang, ci spiace… riprenderemo subito l'allenamento».
Aggra accennò un sorriso: aveva l'aria di un bambino sgridato dal padre. Il suo contegno così sottomesso e le sue guance colorite gli davano un aspetto così innocuo che era difficile immaginare un Orco del genere nelle vesti di gladiatore.
Varok grugnì e se ne andò quasi a passo di marcia, al che Thrall si rilassò di nuovo. Si rese conto che involontariamente aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo e si sentì uno stupido.
Scoccò un'occhiata di traverso a Vol'jin e i loro occhi si incrociarono. Comunicarono in silenzio, come erano abituati a fare ormai da tempo.
«Ehi, tu!».
Per la seconda volta nell'arco di pochi minuti Thrall si ritrovò a sobbalzare nuovamente quando vide avvicinarsi nientemeno che Aggra.
L'Orco ritornò rigido come un'asse di legno e cercò con lo sguardo l'aiuto del suo amico, il quale si era tempestivamente dileguato.
«Vol'jin…!» esclamò tra sé e sé, esasperato e frustrato allo stesso tempo. Non appena l’avesse ritrovato non avrebbe mancato di fargliela pagare per quel tradimento.
«Parli con me?».
Parlò senza ragionare, accorgendosi solo dopo un momento di essersi appena reso ridicolo di fronte a lei. Si sforzò di non abbassare lo sguardo per la vergogna, onde evitare di suscitare la sua ira guardandole i seni.
Aggra gli si fermò dinanzi, a distanza ravvicinata, corrugando le sopracciglia in uno sguardo stranito.
«Sì, dico a te» disse decisa «Non ho mai visto un Orco maschio stare così dritto!» commentò. Dal tono pareva stupita, ma non pareva avere intenzione di prenderlo in giro per quello - come invece avevano fatto altri in passato.
Thrall rimase a fissarla in silenzio, incapace di articolare una qualsiasi frase. Non sapeva che cosa risponderle: era stato allevato dai suoi genitori - entrambi gladiatori di tutto rispetto - per divenire gladiatore a sua volta. Sin da quando aveva memoria aveva sempre adottato quella postura molto diversa dagli altri Orchi maschi in maniera del tutto naturale e non se ne era mai chiesto il motivo.
Fortunatamente l'Orchessa gli andò incontro, fornendogli un facile spunto di conversazione: «Io sono Aggra».
Nel dirlo gli tese la mano, in chiaro segno di saluto.
Il suo interlocutore gliela strinse meccanicamente e con tono nervoso esclamò: «Mi chiamo Thrall».
La femmina incurvò le labbra sottili attorno alle zanne minute in un accenno di sorriso.
«Bene, Thrall… vuoi allenarti con me?» chiese.
L’Orco rimase a fissarla perplesso per qualche istante, poi si sporse leggermente a guardare da sopra la sua spalla destra a perlustrare il resto della sala. Come se gli avesse appena letto nella mente l’Orchessa rispose: «Il maestro Varok aveva un impegno altrove, ma io voglio continuare ad allenarmi».
«Oh…» disse il suo interlocutore, riportando su di lei la sua attenzione.
«E ho visto che il tuo amico Troll se ne è andato… quindi sei solo anche tu» aggiunse Aggra.
Improvvisamente Thrall si ritrovò a ringraziare tacitamente Vol’jin per la sua brillante fuga: se si trattava di parlare con lei non si sentiva per niente a suo agio, ma combattere era tutta un’altra cosa. Lo faceva da tutta la vita ed era la cosa che gli veniva più naturale del mondo, qualsiasi fosse il suo avversario.
«Giusto» rispose l’Orco «Se vuoi possiamo farlo insieme...» concesse, poi arrossendo lievemente per la fraintendibilità della sua frase si affrettò a puntualizzare: «L-l’allenamento, intendo…».
Aggra rise di fronte al suo impaccio, e la sua espressione si fece momentaneamente rilassata. Thrall lo trovò un cambiamento meraviglioso che le donava molto, nonostante non avesse intenzione di dirglielo: Aggra non pareva il tipo di femmina cui piacevano i tipici complimenti del gentil sesso.
«Sei un tipo strano, sai?» disse l’Orchessa, prima di assumere una postura offensiva.
Non era la prima volta che glielo dicevano e di certo non sarebbe stata nemmeno l’ultima.
«Lo so» rispose semplicemente con una leggera scrollata di spalle, posizionandosi dirimpetto alla sua partner. Non doveva sottovalutarla solo perché era nuova: avrebbe fatto lo stesso errore di quei gladiatori che avevano sottovalutato lui durante i suoi primi incontri in arena in virtù della sua strana postura.
Essere gli ultimi arrivati non significava essere degli avversari non degni di tale nome.
Aggra attaccò per prima, agile e scattante, cercando di colpire Thrall con un calcio. L’Orco parò facilmente con l’avambraccio e tentò un pugno diretto contro il suo addome. L’Orchessa schivò con una capriola all’indietro, mulinando le gambe verso l’alto con l’intento di colpire il suo avversario sotto il mento; tuttavia, quest’ultimo arretrò appena in tempo per sentire sulla faccia lo spostamento d’aria per il calcio mancato.
Corsero l’uno verso l’altra e si affrontarono nuovamente, per poi allontanarsi ancora. Non ci volle molto a Thrall per capire quale fosse il punto forte - e debole allo stesso tempo - della sua avversaria.
All’ennesimo calcio dell’Orchessa diretto al suo fianco, l’Orco le afferrò di scatto la caviglia, bloccandola a mezz’aria.
«Fai troppo affidamento sulla potenza delle tue gambe» l’ammonì lui pacatamente «Diventi prevedibile in questo modo».
Aggra corrugò le sopracciglia, irritata dalle sue parole. Non le piaceva che le sue tecniche di combattimento fossero analizzate e smascherate in maniera così semplicistica. Thrall doveva avere doti intellettive nascoste se c’era riuscito con tanta facilità. Quell’Orco continuava a stupirla.
Quest’ultimo le ruotò il piede verso il basso per neutralizzarla con il dolore. La sua avversaria dovette sottomettersi e cadde a terra, spinta dal suo compagno d’allenamento. Una volta abbattuta, la lasciò andare.
Aggra sbuffò frustrata, piegando la gamba come per intrecciarla all’altra e flettendo quest’ultima, ruotando lentamente il piede. La caviglia le doleva ancora, ma era più sopportabile del suo orgoglio ferito.
Thrall rimase in piedi e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi. L’Orchessa la ignorò e si rimise in piedi da sola.
«Fai bene a sfruttare le tue gambe… gli Orchi e i Tauren sono svantaggiati in tal senso» le spiegò l’Orco, stringendosi appena nelle spalle «Ma se le usi troppo allora diventeranno il bersaglio principale dei suoi avversari» le spiegò subito dopo «Prima avrei potuto spezzarti la gamba se ci avessi messo un po’ più di forza, e tu non avresti potuto farci niente».
Aggra lo guardò attonita: aveva un’espressione così concentrata e le parole gli fluivano fuori dalla bocca in maniera così spontanea. Dava tutta un’altra impressione rispetto a poco prima. Appariva molto capace e sicuro di sé, qualità che l’Orchessa apprezzò pur non dandolo apertamente a vedere.
Intrecciò con aria stizzita le braccia sotto i seni, mettendoli in evidenza - gesto che a Thrall non sfuggì affatto - e ribatté: «E secondo te come dovrei fare per essere meno prevedibile?».
L’inflessione sulle ultime due parole era tale per cui era evidente che stesse prendendo in giro il suo interlocutore per quel che le aveva detto poco prima. Le scocciava che qualcuno le facesse notare i suoi errori e Thrall non se ne meravigliò affatto: era perfettamente in linea con il carattere che si era immaginato avesse da ciò che aveva potuto vedere fino ad allora.
«Prova ad utilizzare anche le braccia» le suggerì l’Orco «E i pugn-urgh!».
La frase finì in un grugnito di dolore a seguito di un pugno che lo colpì brutalmente in mezzo alla sua faccia. Aggra aveva messo in pratica il suo consiglio con tale solerzia e celerità che l’Orco non aveva materialmente avuto il tempo di evitare il colpo.
Arretrò per la forza dell’impatto e si portò entrambe le mani alla faccia, coprendosi il naso e il labbro superiore. Sentiva odore di sangue, ma al momento il suo problema più grande era evitare di lacrimare per il dolore alla punta del naso.
«Così?» chiese la femmina, il tono di una ragazzina dispettosa che si vantava di un torto appena fatto.
Thrall si lasciò cadere seduto sul pavimento, massaggiandosi il punto leso con delicatezza.
Aggra si aspettava che reagisse come tutti gli Orchi maschi che aveva incontrato in passato, aggredendola subito e cercando vendetta per l’affronto che aveva perpetrato al loro ego. Thrall la colse ancora una volta alla sprovvista quando con voce nasale si complimentò dicendo: «Sì… ouch… proprio così. Sicura di non aver mai fatto a pugni?».
L’Orchessa lo guardò e poi rise della sua battuta. Le sorprese che le riservava parevano senza limite.
«Non tengo in allenamento solo le gambe» ribatté a tono, accennando un sorrisetto sghembo.
Thrall le sorrise di rimando, le guance di un verde un po' più intenso.
«Ti manca solo fare pratica ad usare quelle braccia...» commentò.
Aggra fece una cosa che non aveva mai fatto con nessun altro Orco prima di allora: gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. Il gladiatore accettò l’offerta e si rialzò in piedi, piazzandosi di nuovo dinanzi a lei.
«Hai voglia di fare da manichino per i miei pugni? Mi sembri abbastanza robusto nonostante la postura anomala...» esclamò la femmina, battendogli una pacca sulla spalla. I suoi muscoli erano tonici e solidi sotto il suo palmo e produssero un lieve schiocco quando li batté.
«Perché non ti alleni con qualcuno più prestante?».
Thrall arretrò di mezzo passo vedendo comparire Grommash Hellscream alle spalle di Aggra. L’Orco la sovrastava nonostante fosse leggermente ingobbito.
Aggra si girò subito, pronta a difendersi, ma Grommash le ghermì un braccio e lo torse verso l’esterno ad un angolo innaturale. Le avrebbe spezzato l’arto se solo avesse esercitato una pressione leggermente più forte.
L’Orchessa ringhiò digrignando i denti per il dolore.
Thrall si riprese in fretta dallo stupore per quell’arrivo improvviso e cercò di fare qualcosa per sistemare la situazione nonostante Grommash lo mettesse abbastanza in soggezione per la stazza notevole.
«Grommash lasciala andare, le romperai il braccio così...» esclamò, avvicinandoglisi piano.
Aggra continuava a ringhiare cupamente, come una bestia incatenata pronta a sbranare la prima vittima che gli si fosse incautamente avvicinata. I suoi occhi dardeggiavano di rabbia verso Hellscream.
Quest’ultimo sogghignò con arroganza mentre si voltava verso Thrall.
«Sparisci, insetto rinsecchito!» esclamò, dandogli una spallata brutale con nonchalance, centrandolo in pieno naso.
Thrall grugnì per il dolore riacceso con così poco tempo per riaversi. Stavolta il sangue lo sentì bene mentre gli scendeva dalle narici. Inciampò nei suoi stessi piedi e finì con il sedere per terra.
Grommash rise di lui e Aggra, vedendo il fiotto di sangue che gli fuoriusciva dal naso, si pentì di averlo colpito poco prima. Forse sarebbe stato in grado di fare qualcosa di più di quella magra figura.
L’attenzione di Grommash ritornò sulla sua “preda”, e i suoi occhi scuri guizzarono di una luce perversa che all’Orchessa non piacque affatto.
Quest’ultima cercò di difendersi con l’unica cosa che aveva ancora a disposizione, ossia le gambe. Fece per dargli un calcio ma Grommash stavolta era prevenuto e le afferrò prontamente l’arto prima che riuscisse a colpirlo.
Aggra grugnì tentando di liberarsi e per tutta risposta il suo aguzzino l’attirò rozzamente a sé.
«Adesso io e te ci divertiamo...» le disse. Era talmente vicino alla sua faccia che la femmina poté percepire la puzza del suo alito.
Thrall rimase atterrito a quelle parole. Non poteva permettere che le usasse violenza, meno che meno nel mezzo della sala d’allenamento.
Per sua fortuna arrivò qualcuno che gli evitò di doversi battere contro quella montagna di soli muscoli.
Aggra notò la figura avvicinarsi alle spalle di Grommash - ma perché tutti lì avevano il vizio di arrivare alle spalle delle persone? - e udì una ruvida voce maschile chiamare: «Ehi, Hellscream!».
Il diretto interpellato si girò sentendosi chiamare, senza lasciare andare la presa sulla gamba e sul braccio di Aggra. L’Orchessa fu costretta suo malgrado a seguirlo nello spostamento, che per sua fortuna non fu molto grosso: Grommash ruotò di pochissimo e non riuscì nemmeno a vedere il suo nuovo avversario prima che questo gli abbattesse un pesante pugno sulla testa con forza.
Thrall vide l’enorme Orco cadere di lato come un peso morto e trascinare con sé la povera Aggra.
Il misterioso nuovo arrivato la afferrò per i fianchi, trattenendola in piedi, e le braccia di Grommash si afflosciarono vuote sopra di lui.
«Non si trattano così le signore!» esclamò il salvatore dell’Orchessa in tono di rimprovero.
Thrall si levò in piedi, tamponandosi ancora il naso, e si guardò intorno: la sala adesso era quasi vuota. Molto probabilmente era stato Grommash a spaventare i pochi che si erano avventurati fuori dai loro appartamenti a quell’ora del mattino.
«Ehi, togli quella manaccia da laggiù!» sbraitò Aggra.
Thrall tornò a guardare la scena, riconoscendo il nuovo tormentatore a colpo d’occhio. Si trattava di uno dei gladiatori più in vista e più famosi dell’arena: Rehgar Earthfury.
Nonostante fosse un Orco non più così giovane e non avesse la stessa corporatura massiccia e minacciosa di Grommash, i suoi incontri in arena erano spettacolari. Thrall non si meravigliava affatto dell’enorme schiera di fan che si era guadagnato nella sua lunga carriera e della sua esorbitante paga.
Rehgar stava abbassando la mano con cui le stava cingendo la vita troppo vicino al bacino e allo slip che le copriva il pube e le altre sue grazie.
«Immagino di meritare un ringraziamento per il mio tempestivo intervento» sogghignò Earthfury, stringendola al suo corpo con fare possessivo.
«Grommash è un idiota, ma io sono famoso nell’arena. E ricco. Saresti la femmina più fortunata del mondo» disse con voce roca per il desiderio.
Avvicinò la faccia alla sua e tentò di baciarla. A quel punto Thrall non riuscì a resistere e dovette intromettersi: prese Aggra e la sottrasse alla presa di Rehgar, portandosi avanti.
«Non è così che si tratta una femmina, Rehgar!» ringhiò irritato.
Earthfury lo guardò dall’alto in basso nonostante fosse addirittura un poco più basso di lui a causa della postura parzialmente ingobbita. Evidentemente non lo considerava un avversario alla sua altezza.
«Non metterti in mezzo, Thrall. Non è cosa che ti riguardi» disse, spostandolo con aria di sufficienza.
L’Orco oppose resistenza e non solo: contro ogni possibile previsione, diede una forte spinta a Rehgar, facendolo arretrare di un paio di passi.
«Thrall, non ti conviene sfidarmi» ringhiò Earthfury, irritato.
Il diretto interessato fu sul punto di cedere alla minaccia, ma poi raddrizzò il collo e le spalle e fissò dritto negli occhi il suo rivale. Non sarebbe riuscito a perdonarsi se gli avesse permesso di fare con Aggra quello che più gli piaceva, neanche sapendo perfettamente chi era.
«E tu non dovresti approfittarti della tua posizione in questo modo» replicò a tono.
Aggra lo guardò, stupita dalla sua intromissione: dopo quello che era successo con Grommash pensava che non avrebbe avuto né la forza né il coraggio per affrontare quel nuovo nemico.
«Mi stai sfidando davvero, allora...» esclamò Rehgar, poi rise sguaiatamente «Non penserai davvero di potercela fare…».
L’affronto lo punse sul vivo. Potevano dirgli che faceva poca paura, ma di certo nessuno poteva ridere di lui. Era pur sempre un Orco e un gladiatore.
«Perché no? Hai forse paura?» domandò, assumendo improvvisamente un cipiglio arrogante che non gli si addiceva per niente.
Rehgar gli si avvicinò digrignando i denti e Thrall annullò la già minima distanza che li separava. Parlò lentamente e scandendo bene le parole: «Domani a mezzogiorno, in arena».
Rehgar sogghignò con l’aria di chi sapeva di avere già la vittoria in pugno.
«Saluta i tuoi amichetti, Thrall. Quello di domani sarà il tuo ultimo scontro in arena» minacciò Earthfury. Arretrò di alcuni passi, poi lanciò un’occhiata ad Aggra e sorrise.
«E tu sarai mia. Aspetta e vedrai».
Ciò detto se ne andò, lasciando i due Orchi da soli con un Grommash ancora del tutto incosciente.
A quel punto tutta la virilità e la forza dimostrata da Thrall in quel breve contrasto parvero defluire da lui insieme ad un po’ del suo consueto colorito. Emise un lungo sospiro, curvando le spalle come sotto ad un pesante fardello, e si rivolse ad Aggra accennando un timido sorriso.
«Stai bene?» chiese preoccupato.
Per tutta risposta ricevette un ennesimo pugno in mezzo alla faccia che gli strappò un vero e proprio gemito di disperato dolore.
«Cosa avete tutti contro il mio naso?!» brontolò, tamponandosi per la terza volta il sangue in uscita dalle narici. Probabilmente gli Antenati lo stavano proteggendo, perché non gli sembrava possibile che dopo tutti quei colpi brutali il suo naso non si fosse ancora rotto.
«Mi potevo difendere da sola da quel vecchio pervertito!» ringhiò Aggra per tutta risposta «Non sono una femmina da proteggere come un vaso delicato!».
Nonostante la ridicola voce nasale, l’Orco ribatté: «Ti stava toccando e tu non stavi facendo niente!».
«Stavo per reagire!» sbottò irritata.
«Forse in realtà ti piace essere contesa come un trofeo da tutti!» replicò Thrall, lasciandosi trascinare dall’impeto e dai toni accesi della conversazione.
Aggra sgranò gli occhi a quell’affermazione, come se l’avesse appena colpita fisicamente con un pugno in mezzo allo stomaco.
«Avrei dovuto lasciarlo fare invece di sfidarlo, visto che sei in grado di reagire» brontolò a bassa voce scuotendo la testa, continuando a ferirla «Sono stato un idiota».
Non le lasciò il tempo materiale di ribattere: a passo svelto imboccò l’uscita dalla sala d’allenamento, senza voltarsi indietro.
Aggra rimase a guardarlo andarsene, costernata dal suo comportamento, ma si costrinse a ritornare in sé poco dopo. Si era comportata come una stupida ragazzina accecata dall’orgoglio.
Nessuno le aveva mai fatto un favore o l’aveva difesa senza pretendere niente in cambio, come invece aveva appena fatto Thrall. Le aveva fatto piacere vederlo prendere le sue difese contro Rehgar, ma quando era arrivato il momento di ringraziare non ci era riuscita e aveva reagito come aveva sempre fatto: allontanando il suo presunto “salvatore” in malo modo con la scusa che era perfettamente in grado di farcela da sola, onde evitare sgradevoli richieste in cambio dei servigi che le erano stati resi.
I maschi erano tutti uguali, o almeno così aveva creduto fino a che non aveva visto Thrall affrontare Rehgar e poi domandarle, molto semplicemente e senza aggiungere richieste più o meno allusive, se stava bene. Non si meravigliava che le avesse risposto male dopo quello che lei gli aveva fatto. Invero, era lui ad avere perfettamente ragione.
Si rifiutò di seguirlo. Non si sentiva coraggiosa abbastanza da presentargli le sue scuse e non voleva essere ulteriormente ferita dalle sue parole.
Si azzardò ad allontanarsi dalla sala solo dopo alcuni minuti, certa che ormai Thrall - ovunque fosse andato - fosse abbastanza lontano per evitare di incrociarlo casualmente.
Nonostante la sua paga astronomica, Rehgar era rimasto affezionato al cibo che servivano nel refettorio. Aveva mangiato per così tanti anni là che gli risultava difficile allontanarsene. L’unico lusso che si concedeva in merito ai pasti era la cena, ma a pranzo andava sempre lì.
Gli altri gladiatori lo guardavano come se fosse del tutto fuori luogo in un posto del genere, ma la maggior parte lo seguiva con sguardi ammirati. Lui era diventato ciò che ognuno degli altri desiderava essere.
Andando in giro durante il resto della mattina - dopo gli eventi della sala d’allenamento - aveva diffuso abbondantemente voci riguardo lo scontro che si sarebbe tenuto l’indomani contro Thrall, e sapeva per certo che le chiacchiere avrebbero dilagato con una rapidità tale che presto non ci sarebbe stato nemmeno un gladiatore a non sapere dell’evento.
Con il suo vassoio del pranzo ben stretto in mano attraversò il refettorio gremito di gladiatori affamati verso un tavolo piuttosto lontano dalla zona dove veniva servito il cibo - ma molto prossimo alla porta d’ingresso al refettorio - dove sedeva da solo un Orco massiccio e imponente a lui ben familiare.
Grommash Hellscream era intento a cercare di impugnare correttamente il minuscolo cucchiaio di metallo che gli era stato dato insieme alla ciotola piena di stufato di carne di dubbia provenienza che era il pranzo di quel giorno.
Rehgar gli si accostò e si sedette sul bordo libero della panca occupata da Hellscream, proprio mentre quest’ultimo lanciava da parte il cucchiaio, stufo delle minuscole porzioni che poteva prendere con esso, per poi prendere con entrambe le sue grosse mani la ciotola. La sollevò e la portò rozzamente alla bocca, succhiandone fuori il contenuto rumorosamente. Ignorò completamente il nuovo occupante del suo tavolo.
Ingurgitò in poco tempo il suo stufato e una volta che l’ebbe terminato si pulì la bocca sul dorso della mano e ruttò, il tutto continuando ad ignorare Rehgar.
Quest’ultimo attese che avesse terminato di bere il suo stufato prima di salutare: «Hellscream…».
«Earthfury...» replicò l’altro in tono neutrale.
«Hai saputo della sfida tra me e Thrall di domani?» chiese Rehgar senza mezzi termini.
Grommash gli scoccò un’occhiata di traverso, per poi annuire con un breve cenno del capo. Non aggiunse altro.
Rehgar a quel punto insistette: «Thrall vuole sfidarmi per difendere quella Orchessa… mi pare di aver capito che tu abbia un conto in sospeso con lei, mh?».
Grommash lo guardò corrugando le sopracciglia con espressione minacciosa.
«Parla chiaro, Rehgar. Che cosa vuoi da me?» ringhiò cupamente.
L’altro sogghignò e andò dritto al punto: «Voglio che tu mi assista nella sfida di domani. Voglio che sconfiggi Thrall e lo umili davanti a tutti».
«Ha sfidato te in duello! Quel moscerino non è degno di battersi contro di me. Non è all’altezza» protestò subito Hellscream.
«Lo so, ma sicuramente con lui ci sarà quell’Orchessa. Non vuoi infliggerle la sua giusta punizione per averti umiliato appena arrivata?» continuò a chiacchierare Rehgar «Sconfiggi Thrall e colpirai lei».
L’idea di vendicarsi era davvero allettante, anche se non coinvolgeva la sua vittima principale direttamente; tuttavia, c’era qualcosa che in tutto ciò non gli quadrava.
«E tu cosa farai se sarò io a sconfiggere Thrall?» esclamò con una punta di fastidio nella voce.
«Sarò lì pronto ad intervenire qualora non ce la facessi» rispose Rehgar prontamente «Nel caso tu accettassi, ti darò il giusto compenso per i tuoi servigi».
Grommash aveva bisogno di integrare un po' il suo stipendio. Voleva cambiare appartamento e prenderne uno un po' più grande e comodo e fu più che altro la prospettiva di aggiungere alla sua vendetta anche un po’ di introiti extra a spingerlo ad accettare.
«D’accordo. Sfiderò Thrall. Andrà al tappeto senza neanche accorgersene» rispose, poi rise.
Rehgar gli batté una poderosa pacca sulla spalla e rise a sua volta.
Dietro il muro del refettorio, proprio di fianco allo stipite, Aggra era appostata immobile e in silenzio. Si era diretta lì per mangiare e quando si era accostata alla porta aveva udito le voci di Grommash e Rehgar e si era fermata ad ascoltare. Sperava che se ne andassero e lei potesse evitare agevolmente di incontrarli. Non si aspettava certamente di sentirli complottare contro Thrall per colpa sua.
Si sentiva in colpa per aver causato tutto ciò, ma Thrall di sicuro non le avrebbe permesso di aiutarlo se gli avesse detto quali erano le intenzioni di quei due per l’incontro dell’indomani.
Si allontanò con risolutezza dal refettorio, quasi correndo. Non aveva poi così tanto appetito e aveva cose più importanti da fare. Doveva prepararsi per lo scontro di Thrall dell’indomani.
Non l’avrebbe lasciato da solo a difendersi da quei due.
A mezzogiorno Thrall si presentò alle porte dell’arena da solo. Vol’jin aveva cercato di convincerlo a farsi accompagnare da lui una volta che aveva saputo della sfida, ma l’Orco aveva insistito per andare da solo. Dagli spalti udiva le grida del pubblico e si sentiva un po' nervoso. Non era agitato per l’occasione - era abituato ai combattimenti in arena - ma lo era eccome per lo sfidante.
Rehgar sarebbe stato un avversario temibile.
Era in attesa nel piccolo corridoio che portava all’arena, dinanzi alle porte di legno che si sarebbero aperte solo quando fosse scoccato il mezzogiorno.
L’attesa fu oggettivamente breve ma per lui fu lunghissima. Quando finalmente le porte si aprirono, Thrall uscì nell’arena quasi con sollievo. Se avesse dovuto attendere ancora avrebbe cominciato ad abbandonarsi alla paura più che al nervosismo.
Uscì nell’arena, riempiendosi d’aria i polmoni e raddrizzando per bene la postura mentre correva verso il centro dello spiazzo.
Quando guardò il suo avversario si sentì mancare il fiato per un momento: non c’era Rehgar a restituirgli lo sguardo, bensì Grommash.
«Cosa ci fai tu qui?!» gridò Thrall atterrito «Dov’è Rehgar?!».
«Non lo vedrai nemmeno. Ci penserò io a te… e poi toccherà alla tua amica» sogghignò Grommash.
Sentendogli menzionare Aggra, Thrall non riuscì a reprimere un ringhio.
Il corno riecheggiò nell’arena, dando il via allo scontro. Thrall caricò il suo avversario, piegandosi in avanti per ghermirlo all’altezza del torace. Era spinto dalla rabbia per le palesi cattive intenzioni di Hellscream nei confronti di Aggra.
Grommash lo evitò facilmente, ma non riuscì a schivare il colpo al polpaccio che gli arrivò senza che lui neanche l’avesse visto. Barcollò leggermente e Thrall ne approfittò per girarsi a fronteggiarlo. Lo tempestò di pugni sulle braccia e sul torace, costringendolo ad arretrare.
Quel primo piccolo trionfo gli diede la giusta carica per lo scontro. Non contava quanto fosse grosso o cattivo Grommash rispetto a lui, se giocava d’astuzia poteva farcela.
L’altro Orco incassò grugnendo, impegnato a tentare di non rovinare a terra. Non poteva fare una simile figura dinanzi a tutto il pubblico, non contro un avversario così palesemente inferiore a lui. Quando riuscì a ritrovare una certa stabilità, affibbiò un pugno sotto il mento a Thrall, facendolo arretrare; dopodiché lo afferrò per le spalle e gli diede una testata in faccia.
Thrall grugnì e rimbalzò all’indietro per il contraccolpo, finendo a terra. Gli doleva il ponte del naso e adesso era quasi certo che fosse rotto.
Grommash lo caricò e poi spiccò un salto per piombargli addosso dall’alto e schiacciarlo col peso del suo corpo massiccio. Thrall lo guardò avvicinarsi, poi all’ultimo istante rotolò via e Grommash finì nella polvere, dolorante.
Il suo avversario fu lesto a rialzarsi e lo sovrastò, sedendosi sul suo bacino e prendendolo ripetutamente a pugni in faccia.
Hellscream non cedeva, nonostante fosse evidentemente sempre più stordito. Annaspava, cercando di ghermire le braccia di Thrall o di assestargli qualche pugno. Alcuni di questi andarono a segno, ma non furono potenti abbastanza da spostare il suo bersaglio.
A Thrall faceva male il braccio e le nocche gli si stavano sbucciando per l’impeto dei colpi, ma non poteva fermarsi. Doveva mandarlo K.O.
A corto di forza nell’arto, si appoggiò con entrambe le mani alle spalle enormi di Grommash e le ghermì saldamente. Strinse gli occhi e diede una testata al suo nemico, ribadendo il dolore al naso rotto. Diede due, tre testate consecutive, poi Grommash stramazzò a terra con il naso sanguinante e il labbro inferiore spaccato a metà dai pugni dell’altro.
Dal gradino più basso degli spalti, Aggra si alzò in piedi con gli occhi spalancati: ce l’aveva fatta. Aveva abbattuto Grommash Hellscream, contro ogni sua più rosea previsione. Non riusciva a crederci.
«Questo significa che ora…!» pensò subito dopo, guardando verso la porta da cui Grommash era uscito.
Thrall ansimava. La sua faccia era una maschera di dolore e aveva un mal di testa tremendo. Rotolò giù da Grommash e si costrinse a vincere le vertigini per riacquisire la postura eretta. Grondava sangue dal naso, ormai inutilizzabile per respirare, e ne sputò un grumo da parte.
Si raddrizzò e sollevò le braccia, godendosi le acclamazioni del pubblico. Non riusciva a credere neanche lui di essere sopravvissuto a quel bruto.
Udì il cigolare delle porte e guardò verso l’ingresso da cui Grommash era arrivato. A quel punto arrivò Rehgar.
La folla esplose in un applauso così fragoroso che per un attimo Thrall rimase stordito.
Rehgar si portò verso il suo avversario e sogghignò.
«Non credevo che ce l’avresti fatta contro di lui. Oh, be’... preparati alla vera sfida» disse.
Thrall capì dalle sue parole che era stato appena ingannato: Grommash era stato concepito come un ostacolo che aveva lo scopo duplice di bloccarlo definitivamente - nel caso in cui avesse vinto - o di sfiancarlo nel caso in cui fosse riuscito a spuntarla.
Era stato uno stratagemma subdolo.
Il corno riecheggiò nuovamente e Thrall non poté fare niente per evitare i pugni che Rehgar gli affibbiò in pieno stomaco.
Collassò sul terreno, boccheggiando piano.
Aggra scosse il capo e si alzò dal suo posto, correndo via.
Rehgar lo sovrastò. Si piegò su di lui e gli diede un pugno alla mandibola, ruotandogli di lato la testa, quindi lo sollevò e lo scaraventò lontano, nella polvere.
Fortunatamente Thrall atterrò di lato, parando il grosso del contraccolpo con il braccio sinistro. Non era il suo arto principale, per cui poteva ancora farcela a dare pugni con una certa forza.
Ruotò fino a mettersi supino e vide che Rehgar lo aveva raggiunto. Gli diede un calcio nello stomaco, poi lo afferrò per una gamba e lo trascinò di nuovo nel centro dell’arena.
La terra ruvida faceva male sotto la schiena. Thrall era alla fine della sua resistenza. Era sfinito e a fatica riusciva a tenere gli occhi aperti.
Arrivati al centro dello spiazzo, Earthfury fece per accanirsi definitivamente sul suo avversario ma fu distratto dall’arrivo di qualcun altro.
Thrall cercò di alzare la testa per vedere chi fosse, ma l’urlo del diretto interessato rispose alla sua curiosità: «Combatti con me, codardo!».
«Aggra…» esalò Thrall, prima di perdere conoscenza.
L’Orchessa era apparsa dalla porta da cui Thrall era uscito prima. Era arrivata all’ultimo secondo, appena in tempo prima che Rehgar potesse finire il suo nuovo amico.
Rehgar ghignò con cattiveria contro di lei, provocazione che la femmina raccolse con grinta, correndogli incontro.
Lo aggredì con una tempesta di pugni, ma senza riuscire a scalfirlo. L’Orco le afferrò un braccio e la strattonò con violenza contro di sé.
A quel punto, Aggra gli tirò una ginocchiata tra le gambe. Rehgar non se l’aspettava l’allontanò con un gemito di dolore, piegandosi su se stesso.
La femmina sorrise e tornò alla carica, ma stavolta anziché utilizzare i pugni si appellò alle sue gambe. Mulinò un calcio dopo l’altro verso la sua nemesi, aumentando gradualmente l’angolo di apertura delle gambe, fino a che non arrivò ad affibbiare un calcio sotto il mento di Rehgar. Quest’ultimo era piegato in due dal dolore all’inguine e non riuscì a fare sostanzialmente niente per difendersi: Aggra l’aveva colpito nel suo unico punto debole.
Dopo quel calcio sotto la mandibola, l’Orco andò giù di peso e l’Orchessa gli balzò agilmente addosso, picchiandolo in faccia con altri pugni.
Earthfury cercò di bloccarla ma Aggra evitò le sue strette abilmente, continuando a colpire.
Rehgar riuscì a disarcionarla e si rialzò con l’intento di sopraffarla. Aggra, a terra, gli affibbiò un calcione in piena faccia, sul naso, mandandolo K.O.
Seguì un attimo di silenzio e poi ci fu un’esplosione di grida e applausi. L’Orchessa li ignorò e andò carponi oltre il suo avversario, verso il corpo martoriato di Thrall.
Lo prese per le spalle e lo scosse.
«Ehi! Ehi! Thrall!» cercò di farlo risvegliare «Thrall!».
L’Orco non si mosse, ma respirava regolarmente quindi non era in pericolo di vita. Aggra era dispiaciuta che non fosse cosciente per godersi gli applausi del pubblico.
Si chinò sulla sua spalla e si sporse a sussurrargli nell’orecchio: «Abbiamo vinto. Scommetto che non ci credevi, eh?».
Thrall rimase in silenzio, incosciente, e Aggra gli baciò la guancia. Era una rara dimostrazione di affetto per lei.
Arrivarono gli infermieri e si occuparono di portare via i tre Orchi incoscienti. L’Orchessa guardò Thrall che veniva portato via dall’arena e sorrise teneramente, commossa dal suo sacrificio.
Sarebbe andata a trovarlo in infermeria più tardi e l’avrebbe ringraziato a dovere: con lui adesso non si sentiva più costretta a fingersi forte e indipendente. Poteva smetterla di stare sola.