Cena fuori dell'ordinario

May 07, 2016 21:48

Titolo: Cena fuori dell'ordinario
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall
Wordcount: 2921 (fiumidiparole)
Prompt: Set Monochrome / #3. Thrall & Jaina @ mmom_italia + Preliminari per la Foreplay Week #1 @ maridichallenge
Timeline: ambientata tra le espansioni "Wrath of the Lich King" e "Cataclysm".
Note: Blowjob, Cunnilingus, Handjob, Het, Lemon, What if?
L'Umana non si mise alcuna fretta: sistemò il vassoio con cura e attese che l'Orco si fosse messo seduto come si doveva. Lui era impaziente ed il suo stomaco lo era quasi più di lui.
Quando Jaina sollevò il coperchio, la sua espressione si fece decisamente meno entusiasta: nella scodella - o per dir meglio nella grossa ciotola - che aveva dinanzi si trovava un tipo di cibo che lui non aveva mai visto prima di allora. Si trattava di lunghi fili aggrovigliati del colore del grano, ricoperti di un sugo che a giudicare dall'odore era di carne. Nella matassa intravide quelle che somigliavano in tutto e per tutto a polpette di piccole dimensioni.

Thrall era seduto dietro la sua scrivania personale, nella sua camera da letto, intento a leggere un libro.
Si era scoperto incapace di aspettare pazientemente senza avere niente da fare. Delle scartoffie burocratiche si era già liberato - con suo immenso sollievo - quel pomeriggio stesso e quindi aveva deciso di occupare il suo tempo libero leggendo.
Dal suo stomaco si levò una protesta piuttosto difficile da ignorare, che spinse l'Orco a corrugare le sopracciglia in un'espressione che era allo stesso tempo di esasperazione e rassegnazione.
Aveva chiesto che non gli venisse servita la cena quella sera e, nonostante le rimostranze espresse da coloro che ne avevano la possibilità, il Capoguerra era rimasto fermo nella sua decisione.
Il suo sciamano allora aveva indagato in merito alla motivazione dietro quello strano digiuno, ma Thrall non aveva parlato e così l'altro Orco aveva desistito.
Il vero problema era che Thrall quella sera aveva dannatamente fame: a parte firmare scartoffie, quel pomeriggio si era dovuto recare al Crocevia, presso le Savane Settentrionali, per assicurarsi che le guardie da lui inviate e le carovane di rifornimenti fossero giunte a destinazione; inoltre si era personalmente occupato della ripartizione delle nuove milizie nonché dello smistamento delle tanto attese provvigioni che erano state così lungamente venute a mancare a causa degli assalti sempre più frequenti da parte di Verrospini più agguerriti e selvaggi che mai.
La calura patita e le forze spese sul momento non gli erano sembrate tributi così elevati, però adesso il suo corpo pretendeva il suo giusto compenso.
L'Orco continuò a concentrare tutta la sua attenzione sulla sua lettura.
Avrebbe atteso, digiuno, come aveva promesso a Jaina.
La femmina Umana aveva detto che quella sera avrebbe provveduto lei stessa alla sua cena, preparandogli qualcosa di speciale; l'Orco dal canto suo aveva intenzione di onorare i suoi sforzi al meglio delle sue possibilità.
Da quando avevano intrecciato una relazione che andava oltre il mantenimento della tregua tra l'Alleanza e l'Orda, Thrall non aveva mai mangiato niente che avesse preparato lei con le sue mani. Quando era stato ospite da lei aveva sempre trovato cibo preparato dai suoi sottoposti o evocato per magia.
Anche il Capoguerra non aveva mai provveduto a preparare il cibo per conto suo, però per una femmina - specialmente se indipendente come lei - doveva essere reputata una carenza abbastanza grave.
Lo stomaco dell'Orco riprese a brontolare con forza.
Thrall infilò un rozzo segnalibro tra le pagine e si abbandonò contro lo schienale della sedia. Jaina sarebbe dovuta arrivare nel giro di alcuni minuti, finalmente, e lui non vedeva l'ora che si materializzasse.
La maga era a conoscenza delle sue abitudini alimentari e l'Orco sperava vivamente che si fosse cimentata nella preparazione di una pietanza abbondante come poteva essere una bistecca o un piatto di carne simile.
Thrall scosse la testa per allontanare il pensiero nello stesso momento in cui il suo stomaco protestava nuovamente. Immaginarsi intento a mangiare non lo faceva stare meglio.
«Quanto ci metti ad arrivare, Jaina...?» si chiese mentalmente il signore di Orgrimmar, emettendo un pesante sospiro.
Come se il suo appello mentale fosse giunto alla destinataria, l'Orco udì il tipico crepitio che accompagnava la materializzazione di qualcuno.
Si alzò in piedi, ansioso di accogliere la sua ospite.
L'Umana apparve nell'angolo della stanza più vicino alla grande porta a due battenti che dava sul corridoio.
Indossava i suoi consueti abiti diurni e sembrava contenta. Tra le mani reggeva un vassoio con coperchio.
Thrall le fu subito vicino e i due si scambiarono un breve bacio a mo' di saluto.
«Spero di non averti fatto attendere troppo» esclamò Jaina, l'espressione lievemente imbarazzata ma ancora felice.
Lo stomaco vuoto del suo compagno rispose in sua vece e lui non riuscì a fare niente più che arrossire.
«Sono contenta che tu sia affamato, così potrai goderti meglio la cena. Spero proprio che ti piaccia» commentò, allontanandosi da lui di mezzo passo.
«Sono certo che sarà così» rispose lui, facendosi da parte per lasciarla passare.
Jaina ormai aveva familiarità con la sua camera da letto. Rapidamente si mosse verso il tavolo posto vicino alla finestra, dotato solo di una sedia. Era a quel tavolo che Thrall era solito consumare solitario la sua cena.
L'Orco prese la sedia della scrivania e la portò vicino all'altra, in modo che anche Jaina potesse sedersi accanto a lui. Non vedeva l'ora di mangiare.
L'Umana non si mise alcuna fretta: sistemò il vassoio con cura e attese che l'Orco si fosse messo seduto come si doveva. Lui era impaziente ed il suo stomaco lo era quasi più di lui.
Quando Jaina sollevò il coperchio, la sua espressione si fece decisamente meno entusiasta: nella scodella - o per dir meglio nella grossa ciotola - che aveva dinanzi si trovava un tipo di cibo che lui non aveva mai visto prima di allora. Si trattava di lunghi fili aggrovigliati del colore del grano, ricoperti di un sugo che a giudicare dall'odore era di carne. Nella matassa intravide quelle che somigliavano in tutto e per tutto a polpette di piccole dimensioni.
Di fianco alla ciotola c'era una forchetta.
Non voleva suonare irrispettoso o altro, però l'Orco si trovò costretto a chiedere: «Cosa... sono?».
Non sapeva neanche se definirli al plurale o al singolare.
Jaina si sedette accanto a lui senza perdere la sua allegria.
«È pasta» rispose «È fatta con la farina di grano e modellata. Questi in particolare ai chiamano spaghetti» aggiunse. Scandì bene l'ultima parola, per fargliela capire.
Thrall passò lo sguardo dal viso di lei al piatto che aveva davanti.
«Spa... ghe... ti?» ripeté confuso.
«Doppia "T"» rise la maga «Non è un cibo comune tra voi, vero?».
«Non l'ho mai neppure sentita nominare» ammise l'Orco. Il fatto di trovare ancora cose che gli erano del tutto sconosciuto lo rallegrava di solito. Nel caso specifico, aveva troppo appetito per badare a certe sensazioni, per quanto belle fossero.
«Allora assaggiali, cosa aspetti?» lo esortò l'Umana, porgendogli la forchetta.
Thrall impugnò la piccola posata d'argento e fissò gli spaghetti.
Infilò le punte dell'utensile nella massa di pasta, andando ad impalare una polpetta, quindi sollevò il boccone.
Numerosi spaghetti erano rimasti imbrigliati tra le feritoie della forchetta; tuttavia il diametro dei fili era sottile rispetto alle aperture della posata, tanto che dopo un primo momento cominciarono a ricadere nella ciotola.
Prima che il boccone si riducesse troppo, incapace di prevenirlo, l'Orco si avventò su di esso spalancando le fauci e ingurgitandolo tutto insieme.
L'impresa gli riuscì solo in parte: dato che gli spaghetti stavano per la maggioranza cadendo dalla forchetta, nel tentativo di accogliere in bocca l'intero boccone una parte rimase fuori.
Masticò la polpetta e gli spaghetti che era riuscito a mettere dentro la bocca e con la lingua cercò di recuperare gli altri senza molto successo.
A dispetto dell'apparenza misera, doveva ammettere che la pasta era buona, anche se la polpetta lo era ovviamente di più.
«Uhm... buoni» commentò l'Orco prima di cercare di prendere un altro boccone.
Jaina gli bloccò gentilmente il braccio a metà del movimento e gli sfilò di mano la forchetta.
«Sono contenta che ti piacciano... ma si mangiano così» disse mentre infilzava gli spaghetti e li arrotolava attorno alle punte della forchetta.
A quel punto levò la posata e la portò alla bocca del suo compagno.
Quest'ultimo schiuse le fauci di nuovo e si lasciò imboccare. Masticò vigorosamente ed inghiottì.
Adesso poteva confermare che sì, quella cosiddetta "pasta" era buona. Aveva un sapore diverso da tutto ciò che gli era mai capitato di mangiare fino ad allora e la cosa non gli dispiaceva affatto.
L'Umana gli cedette nuovamente la forchetta e Thrall finalmente poté sfamarsi: boccone dopo boccone, diede fondo alla ciotola sotto gli occhi della sua compagna.
Jaina era felice di vedere che i suoi sforzi erano apprezzati. Ci aveva messo tutto il giorno per preparare il sugo, determinata com'era a fare da sola senza l'aiuto di nessuno. Era la prima volta che si cimentava in un'impresa del genere ed era molto soddisfatta del risultato ottenuto dopo tanto lavoro.
Thrall svuotò progressivamente l'intera ciotola dimostrando una certa impazienza nel rifocillarsi e Jaina lo osservò da vicino, soddisfatta.
Si scoprì stranamente attratta dalla vista dell'Orco che si riempiva la pancia. Appariva così innocuo e... tenero. Non c'era niente in lui del temibile Capoguerra dell'Orda, niente che glielo facesse percepire come un pericolo di qualsivoglia tipo.
Era solamente un Orco affamato.
Nella foga del mangiare, uno spaghetto particolarmente lungo gli fuoriuscì dalle labbra, minacciando di cadere quando lui lo tranciò coi denti. I riflessi di Jaina la spinsero ad agire prima che cadesse del tutto: l'Umana si sporse a catturarne l'estremità libera con la bocca. Allo stesso tempo, Thrall si accorse del fuggiasco e fu altrettanto svelto a riacchiappare l'altra cima tra le labbra.
I due si fissarono, lo spaghetto che penzolava tra di loro, collegandoli. Jaina arrossì e l'altro non ne capì davvero la ragione.
«Vuoi vedere un giochetto?» domandò la maga, iniziando a masticare lo spaghetto per accorciarlo.
Thrall rimase immobile, non riuscendo ad interpretare le intenzioni della sua partner. Il filamento si accorciò rapidamente e, una volta finito, la donna arrivò a congiungere le sue labbra con quelle del Capoguerra.
Quest'ultimo sgranò gli occhi per l'inatteso gesto e poi lasciò che il suo desiderio lo contagiasse. Aprì la bocca e fece uscire la lingua, andando in cerca di quella della sua partner - che non si fece attendere molto.
Il bacio si fece profondo, intenso e passionale. Jaina cercava il contatto fisico con lui e Thrall sentiva che si stava eccitando, sebbene in misura molto minore di quanto avrebbe potuto esserlo in circostanze diverse da quella.
Quando si separarono il respiro dell'Umana era leggermente affannato; l'Orco invece pareva sorpreso e soddisfatto insieme.
Si scambiarono una breve occhiata.
«Possiamo... rifarlo?» domandò Thrall con una punta d'esitazione nella voce, quasi si aspettasse un secco rifiuto dalla sua controparte.
Quest'ultima sorrise accattivante.
«Prendi un altro spaghetto» disse semplicemente, a mo' di esortazione. Thrall non se lo fece ripetere due volte: con la forchetta raccolse non un singolo spaghetto, bensì un gruppetto di essi portandolo tra di loro.
Jaina ne prese un'estremità e la sollevò e lo stesso fece Thrall. Staccarono il cibo dalla posata e tornarono ad avvicinarsi e baciarsi come poco prima.
Stavolta al bacio si accompagnarono audaci carezze da parte di entrambi. Thrall spinse le mani verso il fondoschiena di lei e Jaina per contro salì ad accarezzargli i capelli, che per l'occasione il Capoguerra aveva lasciato sciolti sulle spalle ad eccezione di una coda alta sulla testa che ne raccoglieva una piccola parte.
Il bacio si fece ancora più profondo e Jaina si ritrovò a premere contro le zanne più pronunciate e cercare di costringere il suo viso a passarci in mezzo per raggiungere le parti più interne della bocca dell'Orco.
Quest'ultimo giocherellava con la sua lingua, stuzzicandola senza cercare di penetrare nel cavo orale di lei. Ogni tanto si lasciava sfuggire un lieve grugnito di apprezzamento.
Si stavano eccitando da morire entrambi e riuscivano a percepirlo.
Thrall all'improvviso emise un gemito d'insofferenza e si alzò in piedi. L'Umana lo guardò con perplessità.
«Cosa c'è? Non hai più fame...?» chiese stupita.
«Adesso ho... una fame diversa» rispose l'Orco, piegandosi per sollevarla dalla sedia di peso.
Jaina ridacchiò mentre si aggrappava al suo collo, lasciandosi portare senza opporre resistenza sul grosso letto in legno che troneggiava al centro della parete opposta della camera. Il Capoguerra la depositò sopra la morbida coperta di pellicce con quanta più delicatezza poteva nella sua attuale condizione.
La maga si slacciò il mantello e lo gettò da parte, quindi passò al bustino bianco. Thrall pareva volerla mangiare con gli occhi e non sembrava pronto ad aspettare con pazienza che si spogliasse per proprio conto. Fece per allungare una mano alla cintura ma la sua partner gli spostò la mano.
«Vorrei avere ancora dei vestiti da mettere per tornare a casa...» esclamò mentre slacciava la cintura «Piuttosto, perché non pensi a togliere quell'ingombrante armatura? Ci metterai più tempo di me sicuramente...».
L'osservazione punse sul vivo l'Orco, desideroso di vederla quanto prima nuda, però dovette ammettere che aveva ragione: rispetto ai suoi vestiti di stoffa, leggeri e facili da rimuovere, l'armatura di Orgrim Doomhammer rappresentava un ostacolo ben più fastidioso.
Thrall grugnì e si mise a slacciare le cinghie che trattenevano i vari pezzi al loro posto. Fremeva d'impazienza come non gli capitava da tempo.
«Adesso chi è che ha bisogno di una mano...?» domandò Jaina, afferrandolo da dietro per potergli arrivare alle cinghie della pettiera. L'Orco la lasciò fare mentre si occupava delle gambiere.
Una volta che furono riusciti a spogliarlo, Jaina lo trascinò sul letto e si posizionò al contrario sopra di lui, seduta sul suo stomaco. Thrall sentì che era già umida e ciò lo eccitò ancora di più.
La sua compagna gli stuzzicò il pene con le dita, strappandogli un gemito roco.
«Qui qualcuno è davvero molto eccitato...» commentò in tono ironico e malizioso l'Umana. Gli afferrò il pene parzialmente eretto con la mano e cominciò a masturbarlo con un certo ritmo. La cosa piacque parecchio a Thrall.
«Non... sono certo il solo...» replicò con un leggero affanno. Afferrò Jaina per le gambe e la spostò seduta sulla sua faccia. Protruse la lingua all'esterno e iniziò a leccare con veemenza, trasportato dall'atmosfera del momento.
Jaina continuava a muovere la mano, saldamente stretta attorno al muscolo turgido del suo partner. Nonostante fosse oltre le misure di un comune maschio Umano, riusciva a tenerlo ancora abbastanza bene e saldamente da poterlo masturbare in maniera più che adeguata.
Un gemito proruppe dalla gola dell'Umana mentre si agitava leggermente, oscillando col bacino per meglio godere delle attenzioni del suo partner.
Thrall mugolava compiaciuto, un po' per l'abilità di Jaina nel masturbarlo e un po' per il piacere datogli dal sapore unico delle secrezioni di lei, che inghiottiva avidamente senza mai saziarsene. Gli era sempre piaciuto, benché Jaina stessa stentasse a capirne il motivo.
Thrall irrigidì la schiena e puntò i piedi contro la coperta, piegando le gambe e allargandole leggermente. Sentiva l'orgasmo imminente.
Spinse con più foga la lingua tra le pieghe cutanee di Jaina, concentrando tutta la sua attenzione sul suo clitoride. La sentì rabbrividire e ansimare come se le mancasse l'aria.
Con le grosse mani verdi le prese le cosce, palpandole vigorosamente e forzandola ad aprirle leggermente, in maniera che potesse leccare più agevolmente. La maga assecondò il movimento senza smettere di occuparsi della sua erezione, emettendo solo un verso stridulo per sottolineare l'apprezzamento nei riguardi del suo lavoro.
Venne lei per prima. Fremette sopra l'Orco ed inarcò la schiena, schiacciando allo stesso tempo il suo corpo contro la faccia dell'altro. Thrall per un momento si ritrovò col naso premuto tra le sue grandi labbra calde e sommerso dagli umori che fuoriuscivano abbondanti a causa dell'orgasmo.
La momentanea apnea forzata non lo spaventò minimamente; anzi, gli piacque molto, al punto tale da fargli valicare l'ormai esigua distanza che lo separava dal suo orgasmo.
Grugnì appagato mentre si inarcava con uno scatto talmente brusco che per un attimo Jaina perse l'equilibrio. Inebriata com'era dal piacere e colta di sorpresa dal movimento, l'Umana si aggrappò stretta all'unica cosa che aveva a portata di mano mentre cadeva in avanti sul torace dell'Orco. Così facendo tirò via la poca pelle che ancora rivestiva il glande del suo partner.
Quest'ultimo grugnì di dolore e piacere insieme mentre schizzava quasi verticalmente il suo seme, che ricadde per gravità sul suo inguine lasciandovi grosse macchie biancastre.
Rimasero così per diversi secondi, immobili, godendosi l'estasi dell'orgasmo; dopodiché Jaina cercò di raddrizzarsi e Thrall iniziò ad annaspare con le braccia in cerca di un appiglio solido al corpo della sua compagna che gli permettesse di spostarla senza farle male. Adesso che l'adrenalina e l'eccitazione lo stavano abbandonando, cominciava a percepire il dolore dei polmoni rimasti sprovvisti d'aria tanto a lungo.
Per sua fortuna Jaina si lasciò rotolare su un fianco, sdraiandosi accanto a lui e permettendogli di inalare a fondo con naso e bocca.
«Sei... soddisfatto?» chiese l'Umana ansimando.
L'Orco si prese un attimo per respirare liberamente e riprendere fiato abbastanza da poter parlare.
«Forse... ma anche se non lo fossi, per il momento non potrei... farci niente...» replicò, abbozzando un sorriso. Si passò la lingua intorno alle labbra, ripulendosi rozzamente e solo in parte dagli umori che gli erano rimasti incollati alla faccia.
La sua compagna si girò e si appoggiò col capo sulla sua larga spalla, tracciando distrattamente un cerchio intorno al pettorale a lei più vicino con un esile indice.
«Vuoi finire la tua pasta? Magari ti aiuta ad accenderti di nuovo...» suggerì in tono smaliziato.
Thrall fece una smorfia.
«Di quella ne ho mangiata abbastanza per stasera...» commentò, spingendo un braccio sotto di lei per stringerla a sé «Però sono sicuro che avere ancora un po' della tua... linfa speciale... potrebbe aiutarlo a riprendersi più in fretta».
Jaina rise piano, mordicchiandosi il labbro inferiore. Le piaceva quando era così disinibito e sicuro di quello che voleva da lei. Era un tratto del suo carattere che certamente era imputabile alla sua razza e che la sua educazione spesso e volentieri mascherava. Solo in certe occasioni riusciva a prevalere sul resto e Jaina era sempre lieta di vederlo accadere.
Si agitò contro il fianco dell'Orco, gettando una gamba sopra quelle di lui per fargli percepire in che condizioni versasse al momento.
«Se vuoi ancora la mia "linfa speciale"... dovrai essere persuasivo...» bisbigliò maliziosa vicino al suo orecchio.
L'Orco non poteva chiedere di meglio al momento.

fandom: warcraft, pairing: thrall/jaina, rating: nsfw

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