Titolo: Rimpiazzare un altro
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall
Wordcount: 3802 (
fiumidiparole)
Prompt: Set Monochrome / #1. Thrall & Jaina @
mmom_italia + Preliminari per la Foreplay Week #1 @
maridichallengeTimeline: ambientata durante l'espansione "Wrath of the Lich King".
Note: Blowjob, Cunnilingus, Handjob, Het, Lemon, Titjob, What if?
«Thrall, come hai fatto ad arrivare fino qui? Eri ad Orgrimmar e i portali si aprono tutti nella piazza centrale...» mormorò l'Umana in tono preoccupato, avvicinandosi al suo ospite.
«Le guardie sono quasi tutte a terra insieme a tanti tuoi compagni, impegnate con i miei soldati sul fronte contro il Flagello» rispose Thrall «E le poche rimaste non erano nei paraggi» aggiunse per rassicurarla.
Alla lieve smorfia di incredulità che comparve sul viso di Jaina, l'Orco abbozzò un sorriso e disse: «Non farti ingannare dalla mia grossa stazza, anche gli Orchi sanno essere furtivi quando vogliono».
La sua interlocutrice cambiò radicalmente espressione e si lasciò sfuggire una risatina: «Non ne dubito, altrimenti non saresti venuto fin qui col rischio che ci scoprissero».
Raggiungere Dalaran si era rivelato meno difficile di quanto Thrall si era aspettato. La momentanea tregua tra Orda e Alleanza stava giocando a suo favore più di quanto avrebbe mai potuto prevedere.
L'Orco uscì totalmente dal portale che collegava Dalaran ad Orgrimmar e lasciò che le ombre inghiottissero la sua figura. Le notti a Northrend erano così buie che persino uno della sua stazza, con le dovute attenzioni, poteva passare inosservato anche agli occhi di sentinelle esperte.
Thrall si avvolse stretto nel suo pesante mantello di pelliccia nera, calcando meglio il largo cappuccio sulla testa per celare le lunghe trecce nere alla vista. Chiunque scorgendole non ci avrebbe messo niente a ricollegarle alla sua persona: la maggior parte degli Orchi preferiva portare i capelli in corte ciocce sulla testa o direttamente rasati a zero.
Il Capoguerra aveva scelto proprio quella notte per recarsi a Dalaran poiché sapeva che la maggior parte delle forze stanziate nella città sarebbe stata occupata altrove contro l'esercito del Re dei Lich; pertanto il rischio che correva d'essere scoperto era molto basso, se non addirittura inesistente.
In tal modo non avrebbe dovuto preoccuparsi che la sua visita destasse scalpore.
L'Orco attraversò rapidamente la città fino all'edificio dove si trovavano gli appartamenti riservati agli arcimaghi, perfettamente riconoscibile dall'architettura particolare. Esitò un momento prima di entrare per accertarsi che non ci fosse nessuna guardia nei paraggi, quindi percorse un lungo corridoio e si inerpicò lungo la stretta scala a chiocciola che si trovava all'estremità opposta. Quei corridoi erano stati palesemente progettati per accogliere solo Umani non molto alti e dalla corporatura non troppo robusta; di conseguenza lui dovette infilarcisi chinando il capo e girandosi parzialmente su un fianco.
La salita fu molto più ardua di quanto non fosse stato il viaggio fino a quel momento; tuttavia, sapeva perfettamente grazie alla sua corrispondenza dove si trovava la sua metà. Con pazienza e calma si lasciò alle spalle un pianerottolo dopo l'altro, facendo attenzione a camminare piano giungendo in vicinanza delle porte chiuse che davano sulle stanze private degli arcimaghi.
La camera che doveva - o meglio voleva - raggiungere era la più alta ed isolata. Thrall si fermò dirimpetto all'uscio per qualche istante per riprendere fiato e muovere leggermente il collo, dolorosamente irrigiditosi per la prolungata stazione piegata; quindi bussò piano.
All'interno udì il tonfo di qualcosa di pesante che cadeva a terra e il grattare di una sedia sul pavimento. I passi in avvicinamento li sentì a malapena, al contrario del rumore di un chiavistello che veniva afferrato.
«Chi è?» chiese una voce femminile con inflessione diffidente.
Appellandosi mentalmente agli Antenati affinché le sue corde vocali non lo tradissero proprio adesso, Thrall rispose: «Sono io».
La sua voce era talmente profonda che spesso faceva cilecca quando cercava di parlare piano; tuttavia, stavolta riuscì nell'impresa meglio di tante altre addietro. Era certo che lei avesse capito la sua identità senza che ci fosse bisogno di menzionarla direttamente: non voleva peccare d'orgoglio, però la sua voce era decisamente unica nel suo genere e difficilmente la padrona della stanza sarebbe riuscita a confonderla con quella di un qualsiasi altro maschio.
Dopo qualche istante di silenzio, la donna fece scattare il chiavistello e la porta si aprì di un soffio, rivelando un breve scorcio di un viso sottile e roseo ed un occhio verde intenso.
«Thrall...?!» esclamò in un sussurro esterrefatto «Che ci fai qui? Come hai fatto a...?».
«Puoi farmi entrare prima, per favore...?» la interruppe l'Orco in tono apprensivo: non solo aveva desiderio di sgranchirsi le ossa indolenzite dal corridoio angusto ma temeva di essere udito da altri. Già nel parlare una seconda volta non era riuscito a bisbigliare come poco prima.
L'arcimaga spalancò l'uscio verso l'interno facendosi da parte in modo che l'Orco avesse totalmente libera la strada. Quest'ultimo entrò alla svelta e con un moto di sollievo raddrizzò le possenti spalle e la testa, togliendosi il cappuccio e lasciando di nuovo libere sul torace le lunghe trecce.
Jaina Proudmoore osservò il grosso Orco mentre si toglieva il pesante mantello di pelliccia, rivelando un abbigliamento semplice che cozzava con l'idea che si era fatta del Capoguerra dell'Orda: Thrall si faceva sempre vedere con indosso l'armatura del suo predecessore, Orgrim Doomhammer, e persino lei aveva avuto poche occasioni di vederlo senza di essa - e nello specifico in ognuna di tali occasioni se lo era ritrovato dinanzi completamente nudo. Adesso indossava un paio di braghe anonime ricoperte di folto pelo bianco e una camicia dello stesso colore di stoffa spessa con una larga scollatura che lasciava vedere gran parte delle spalle verdi. Su di essa portava un panciotto di pelle marrone allacciato sull'addome da cordoncini semplici ma efficaci. Una robusta cintura gli sosteneva in vita i pantaloni. Ai piedi calzava grossi stivali dalle suole spesse e solcate da linee che permettevano un miglior attrito sul terreno nei quali spariva la porzione terminale dei calzoni. A Jaina davano l'idea di essere parecchio pesanti da portare.
«Thrall, come hai fatto ad arrivare fino qui? Eri ad Orgrimmar e i portali si aprono tutti nella piazza centrale...» mormorò l'Umana in tono preoccupato, avvicinandosi al suo ospite.
«Le guardie sono quasi tutte a terra insieme a tanti tuoi compagni, impegnate con i miei soldati sul fronte contro il Flagello» rispose Thrall «E le poche rimaste non erano nei paraggi» aggiunse per rassicurarla.
Alla lieve smorfia di incredulità che comparve sul viso di Jaina, l'Orco abbozzò un sorriso e disse: «Non farti ingannare dalla mia grossa stazza, anche gli Orchi sanno essere furtivi quando vogliono».
La sua interlocutrice cambiò radicalmente espressione e si lasciò sfuggire una risatina: «Non ne dubito, altrimenti non saresti venuto fin qui col rischio che ci scoprissero».
Thrall la guardò per un istante: Jaina Proudmoore era splendida già in abiti diurni, ma in veste da camera lo era ancora di più. La leggera tunica di tessuto semitrasparente viola le ricadeva sul corpo esile senza costringere le sue forme in alcun modo. Una serie di bottoni la tenevano chiusa sul petto. Al di sotto si intravedevano le curve dei seni fiorenti e dei fianchi, messe in risalto dalla vestaglia più pesante annodata con una sottile cintura solo in corrispondenza dei fianchi. Ai piedi calzava un paio di pantofole rosa.
A rovinare in parte la sua innata bellezza era il viso tirato e lo sguardo che, a dispetto dell'espressione divertita di adesso, appariva stanco.
«Perché sei venuto fin qui?» gli chiese Jaina, avvicinandoglisi per poterlo guardare bene negli occhi.
«Volevo... sapere come stavi» ammise l'Orco senza tanti giri di parole «Deve essere difficile per te combattere contro il Flagello... visto chi lo comanda...».
Non voleva sembrare insensibile o maleducato, però era sinceramente preoccupato per lei e per le ripercussioni che la sua passata storia con Arthas Menethil, ora Re dei Lich, potevano avere su di lei in un momento simile.
Jaina si allontanò da lui, lo sguardo turbato, e si strinse nella vestaglia mentre andava vicina al focolare acceso. Il suo sguardo triste si fissò sulle fiamme, come se in esse riuscisse a intravedere segreti che a Thrall invece sfuggivano.
«Non sono contenta di questa guerra, lo ammetto» disse a mezza voce, sollevando le mani per stringerle sulle braccia «E continuo a chiedermi se non avrei potuto impedire ad Arthas di fare tutto questo...».
La voce le si incrinò nel pronunciare il nome del suo ex amante e Thrall si affrettò ad accostarsi nuovamente a lei, cingendola affettuosamente tra le braccia.
«È stato lui a scegliere il suo Fato. Non è colpa tua» cercò di rassicurarla.
Immaginava che simili fossero i pensieri che le affollavano la mente; per questo aveva voluto andare a trovarla e tranquillizzarla, per quanto era in suo potere fare.
«Avrei dovuto essere al suo fianco a Stratholme, forse avrei potuto farlo ragionare...» continuò lei.
«O forse saresti impazzita con lui e tu saresti diventata la sua regina» continuò Thrall in tono greve «Non potremmo mai saperlo. Quel che è fatto non si può cambiare e tu hai agito in buona fede...» aggiunse, carezzandole i capelli.
Jaina lo lasciò fare, beandosi del conforto che le sue grandi braccia calde le davano.
Allontanò il ricordo di Arthas, dei suoi abbracci e di ciò che avevano condiviso per concentrarsi sull'Orco che adesso la stringeva piano, come una preziosa statua di cristallo da proteggere ad ogni costo.
Nonostante all'apparenza potesse sembrare rude come gli altri della sua razza, sapeva anche essere molto dolce.
L'Umana sollevò il viso per guardarlo in faccia.
«Grazie, Thrall...» mormorò mentre si sporgeva per baciarlo.
Lui le andò incontro e si baciarono a lungo e con sentimento, come se Jaina stesse cercando un modo per lenire il suo dolore interiore e Thrall di contro glielo stesse fornendo.
Le mani scivolarono sul corpo l'uno dell'altra come per rafforzare la percezione della presenza del partner.
Quando le loro labbra si separarono, gli occhi rimasero incatenati tra loro per diversi istanti prima che Jaina distogliesse lo sguardo e tornasse ad appoggiarsi contro di lui.
«Sei caldo nonostante fuori l'aria sia gelida» mormorò.
«E tu sei fredda nonostante il focolare sia acceso» constatò l'Orco di rimando, portando la mano libera a sfiorarle di nuovo i capelli.
Lei si lasciò accarezzare, abbandonandosi ancor di più tra le sue braccia. Così facendo si accorse che c'era qualcosa di duro che premeva contro il suo ventre.
Dato che si trattava del cavallo dei pantaloni dell'Orco, non le occorse molta fantasia per capire di cosa si trattasse.
«Thrall!» esclamò stupita «Non posso credere che tu sia già duro! Non ho fatto niente!» aggiunse, distanziandosi un poco.
L'altro si portò d'istinto una mano alle braghe, accorgendosi che effettivamente aveva ragione.
Un calore intenso si diffuse alle sue guance mentre esclamava: «Mi dispiace, è una reazione spontanea alla tua vicinanza... non l'ho fatto di proposito!».
Jaina riusciva a leggere chiaramente la mortificazione e la vergogna sul suo viso. Ovviamente dopo il discorso che avevano affrontato non aveva previsto di avere una tale reazione.
L'Umana, tuttavia, non era disposta a transigere.
«Thrall... mi dispiace ma non me la sento adesso...» disse in tono in parte rammaricato e in parte di rimprovero.
La sua risposta lasciò l'Orco alquanto spiazzato: davvero credeva che lui...?
«N-non era mia intenzione chiedertelo! A-anche se...» lasciò in sospeso la frase, a disagio.
«Thrall!» sbottò lei indignata.
«Non ho detto niente! È solo che... insomma, è una situazione un po' fastidiosa...» s'interruppe e assunse un cipiglio che era insieme d'imbarazzo e disagio «Davvero non vuoi... occupartene?».
Lo sguardo dell'arcimaga, inizialmente indignato e anche un po' rabbioso, non poté che raddolcirsi dinanzi ad un'espressione come quella che Thrall le stava rivolgendo.
Capì che tutto sommato non poteva dargli la colpa per le reazioni fisiologiche naturali del suo corpo di maschio.
Certo era che in quel luogo lei non fosse dell'umore migliore per fare l'amore con chiunque.
Un sospiro le fuoriuscì dalle labbra mentre queste si incurvavano in un debole accenno di sorriso. Sotto lo sguardo attento dell'Orco sciolse il fiocco della vestaglia e la lasciò cadere a terra con un brivido.
Nonostante il suo stato d'animo, doveva ammettere a se stessa che le risultava impossibile negare all'Orco il sollievo di farlo giungere all'orgasmo. Non aveva il cuore né per lasciarlo a crogiolare in una tensione sessuale che certamente sarebbe andata aumentando col trascorrere del tempo né tantomeno per lasciarlo tornare ad Orgrimmar in quelle condizioni.
«Come faccio a rimanere indifferente dinanzi ad una simile situazione...?» esalò esasperata mentre apriva alcuni dei bottoni della tunica, rivelando i seni «Ti aiuterò a risolvere il tuo problema... ma niente di più» soggiunse mentre si dirigeva verso il suo letto.
Percepì il calore del corpo dell'Orco prima ancora che le sue braccia la raggiungessero per sollevarla da terra. Thrall la strinse a sé per non farla cadere e lei lo lasciò fare senza protestare, troppo infreddolita per desiderare di allontanarsi da una tale fonte di calore, stringendosi con entrambe le braccia la suo collo.
L'Orco la portò fino al letto e l'adagiò su di esso, quindi si tolse gli stivali e salì sul materasso a sua volta. Subito le fu sopra, le gambe divaricate in maniera che l'Umana potesse rimanere distesa senza contorcersi e andò con le mani ad aprire ulteriormente la veste, esponendo i seni dai capezzoli inturgiditi dal freddo.
Il tocco delle sue mani calde le strappò un breve sospiro e la predispose meglio nei suoi confronti. Quando Thrall si inarcò per andare a poggiare le labbra sui suoi seni, un barlume di rossore le si diffuse sulle guance per il piacere di quell'intimo contatto.
Il suo desiderio di aiutarlo si fece più intenso quando lui iniziò a posarle teneri baci sulla carne nuda e sensibile per poi andare a leccare le cime dure dei capezzoli. La lingua ruvida le causava piacere, così come i piccoli morsi con cui ogni tanto stimolava le areole rosee.
A Thrall quel genere di trattamento piaceva quasi quanto a lei. I suoi seni morbidi erano invitanti e non si stancava mai di toccarli, succhiarli e morderli. Farlo lo eccitava da morire, tanto che il suo pene duro adesso sfregava contro il ruvido tessuto delle braghe, causandogli piacere e dolore alternati.
Jaina affondò il capo nel cuscino e spinse in fuori i seni, in una tacita richiesta a proseguire. Si ritrovò a gemere piano ma con costanza mentre Thrall continuava a darle ciò che il suo corpo gli chiedeva e al tempo stesso si muoveva per strofinare leggermente il suo rigonfiamento contro di lei.
All'improvviso tutto cessò e l'Orco si raddrizzò con un movimento carico d'urgenza. Jaina girò la testa per guardarlo.
«Che c'è?» soffiò.
«Non ce la faccio più. Questi cosi sono dannatamente fastidiosi» rispose lui mentre si slacciava rapidamente la cintura. Calò le braghe e subito la sua erezione si manifestò in tutta la sua portata, ergendosi verso il suo ombelico.
Un debole grugnito di sollievo si levò dalla gola dell'Orco. I suoi occhi azzurri scesero verso il basso, verso le gambe di lei. Tentò di infilare una mano sotto la sua gonna ma Jaina l'allontanò con un lesto movimento delle ginocchia.
«Ti ho detto di no» ribadì ferma.
Vide un'ombra di delusione e desiderio nel suo sguardo che svanì dopo poco. La sua mano andò a chiudersi attorno alla sua erezione e Thrall asserì: «Mi dispiace, non riesco a trattenermi oltre...».
Si piegò in avanti per appoggiarsi sull'unica mano disponibile e prese a muovere l'altra con foga. Chiuse gli occhi momentaneamente e si abbandonò ad un roco gemito di sollievo nel sentire finalmente appagato quel bisogno primitivo ed urgente.
Jaina non era avvezza ad assisterlo mentre veniva senza fare niente. Benché non avesse desiderio di avere un vero e proprio rapporto sessuale con lui, non voleva farlo arrivare all'orgasmo da solo. Voleva essergli attivamente d'aiuto.
«Thrall... spostati più su... vieni qui» lo invitò a mezza voce, indicandogli il suo addome.
L'Orco eseguì muovendosi goffamente, troppo impegnato a soddisfare le sue necessità per preoccuparsi di cosa la sua controparte avesse in mente. Non voleva forzarla a fare l'amore se non se la sentiva; tuttavia, se il suo tipo di aiuto consisteva solo nel farlo eccitare di più offrendogli i suoi seni, avrebbe pensato da solo ad appagarsi. Non avrebbe preteso nient'altro da lei come stimolo aggiuntivo per raggiungere l'orgasmo.
Percepì la mano dell'Umana sopra la sua che cercava di allentare la presa attorno al suo pene turgido. Oppose resistenza: non voleva perdere il ritmo.
«Lascia fare a me, Thrall» lo invitò con voce suadente l'arcimaga «Ti ho detto che ti aiuterò a venire... e intendo farlo» aggiunse, forzando le sue esili dita ad insinuarsi tra le sue. A seguito di quella gentile esortazione, il Capoguerra dell'Orda finì col cedere e, con un notevole sforzo di volontà, lasciò la presa sul suo pene.
La tensione tornò a farsi dolorosamente acuta, tanto da strappargli un grugnito; ciononostante, durò solo per pochi secondi: alla sua mano si era sostituita la bocca di Jaina.
L'Umana era riuscita a prendere in bocca circa metà del suo pene e lo stava succhiando e leccando con vigore. Thrall la guardava mentre lavorava, incapace di distogliere l'attenzione.
Ad un certo punto, inaspettatamente, Jaina smise di succhiare e spinse l'erezione tra i suoi seni, fino a chiuderla nella fessura tra di essi. Con le mani, afferrò le rotondità e cominciò a muoverle su e giù, in modo da mimare il gesto che lui aveva sino a poco prima fatto con le mani.
Una sensazione di piacere intenso lo travolse come non lo aveva mai sperimentato prima. Thrall non riuscì a reprimere un mugolio e chiuse gli occhi per godere meglio di quel nuovo tipo di stimolazione. Ad acuire ulteriormente il tutto, percepì la sua bocca che tornava ad occuparsi dell'estremità del suo pene.
Jaina non si era mai adoperata in simili prestazioni ma doveva ammettere che era dannatamente bello. Si chiese se non fosse una qualche strana pratica sessuale degli Umani che la sua partner aveva studiato appositamente per condividerla con lui.
In quel frangente desiderò ardentemente poter schiudere l'accesso al suo corpo e poter godere di quel calore e di quel genere di intima unione. Una punta di insoddisfazione si impadronì di lui nel rammentare il restio dimostrato dalla sua compagna dinanzi alla prospettiva di far l'amore con lui in quella notte; tuttavia fu solo una sensazione fugace: l'impegno rinnovato della sua compagna lo strappò ai suoi pensieri, facendolo tornare a concentrarsi su ciò che al momento era davvero importante.
Dopo alcuni minuti - pochi per Jaina ma un'eternità per Thrall - l'estasi dell'orgasmo travolse l'Orco, trascinandolo in un turbine di soddisfazione e piacere che lo fece tremare sin nel profondo, lasciandolo senza fiato.
Jaina succhiava ancora, avida, e i suoi seni continuavano a sfregare sulla lunghezza del suo pene, che adesso stava perdendo consistenza.
L'Orco lo sfilò dalle sue labbra con un fluido movimento del bacino e si piegò su di lei, posandole un bacio casto sulla punta del naso.
Rimase con gli occhi chiusi per alcuni istanti, ansimando piano, soddisfatto per quanto era riuscito ad ottenere.
Era poco in confronto alle effusioni che si scambiavano solitamente ma per questa volta poteva accontentarsi.
Riaprì gli occhi e li fissò in quelli di lei, trovandoli inaspettatamente chiusi.
Jaina pareva in qualche modo a disagio, col respiro che fuoriusciva dalle sue labbra ad un ritmo strano ed irregolare.
Thrall si raddrizzò di scatto, sollevando anche il bacino, temendo che fosse il peso del suo corpo che la stava soffocando.
Notando che la situazione non migliorava, osò chiedere: «Jaina, cosa c'è? C'è qualche problema? Posso... aiutarti?».
Sperava che non scoppiasse in lacrime. Non avrebbe saputo che cosa fare nel concreto per farla stare meglio.
L'arcimaga scosse piano il capo e cambiò posizione sotto di lui, come se si vergognasse di qualcosa che a lui in verità sfuggiva. Infine riaprì gli occhi e con voce leggermente imbarazzata disse: «Thrall... mi hai fatta bagnare...».
La sua voce si spense ed i suoi occhi si spostarono in cerca di quelli di lui.
Quest'ultimo aprì e chiuse la bocca un paio di volte senza riuscire ad emettere alcun suono; al terzo tentativo riuscì finalmente a dire: «Non era mia intenzione visto che non vuoi...».
La frase rimase in sospeso ma la conclusione era palese per entrambi.
Fece una breve ma significativa pausa prima di chiedere: «Vuoi... che me ne occupi?».
Sperò di non essere suonato troppo scortese. Sapeva che non era una situazione gradevole per lei e visto che era stato lui a causarla voleva anche porvi rimedio, sempre che lei non lo interpretasse come un vile stratagemma per ottenere un amplesso completo.
Timidamente Jaina assentì col capo.
Sotto lo sguardo di quest'ultima, Thrall si sfilò il panciotto e la camicia, quindi si spostò per togliere anche le braghe. Completamente nudo, si inginocchiò tra le sue gambe e sollevò la gonna, rivelando le cosce e ciò che si trovava tra di esse. Si piegò svelto ed affondò la lingua tra le sue labbra, scoprendo che più che bagnata era già completamente fradicia.
Le sue zanne strofinavano gentili contro il lato interno delle sue cosce e la sua lingua si spingeva all'interno senza paura, asportando il delizioso liquido secreto. Si spinse più in alto, andando a stimolare il clitoride della sua partner, che per la prima volta mugolò a volume ben udibile. A sottolineare ulteriormente il suo piacere arrivò la sua mano a premergli la testa tra le cosce.
Thrall leccava avidamente, riposandosi solo per riprendere fiato ed inghiottendo gli umori di Jaina come se fossero una delle prelibatezze più buone di Azeroth.
L'Umana si contorceva leggermente, in preda a spasmi dettati dal piacere. I muscoli erano tesi e cambiava posizione continuamente cercandone una che di volta in volta le procurasse maggior piacere di quella precedente.
Thrall era bravissimo nello spingerla inesorabilmente verso l'orgasmo e lei non vedeva l'ora di venire. Sentiva la necessità di liberarsi di tutta quella tensione che stava accumulando dentro.
Improvvisamente sentì la bocca dell'Orco ritirarsi ed un verso stizzoso le scivolò fuori dalla bocca. Non fece in tempo ad esprimere verbalmente il suo disappunto, poiché Thrall riprese a darle ciò che voleva, anche se con le dita anziché con la lingua.
I polpastrelli grossi e caldi iniziarono a sfregare contro il suo clitoride con rapidità e leggerezza, portandola ancor più velocemente verso l'apice del piacere.
Quando Jaina venne per la prima volta tremò vistosamente per il sollievo improvviso e poi si abbandonò nuovamente sul materasso.
«O-oh... ancora...» sussurrò.
Thrall non le negò la sua richiesta, continuando a provocarla apertamente con le dita, facendola venire di nuovo dopo poco.
A quel punto si leccò le dita fradice di umori e tornò alla carica con la lingua. Gli orgasmi dell'Umana si fecero sempre più frequenti e i fluidi emessi sempre più copiosi. Thrall riusciva a fatica a ripulirla completamente tra un'ondata e l'altra.
Dopo che fu venuta circa dieci volte, finalmente chiese: «Entra, Thrall. Andiamo... fino in fondo».
La sua voce era piena d'emozione.
L'Orco non poteva chiedere altro da quel momento. Era la sua occasione per poter cancellare almeno temporaneamente il ricordo dell'amore che Jaina aveva condiviso con Arthas e farle capire che per lui non contava niente il fatto che fosse stata l'amante del Re dei Lich. Voleva renderla felice, almeno per quel poco tempo insieme.
Il suo pene era tornato duro mentre si saziava dei suoi umori ed era pronto a soddisfare i suoi bisogni.
Si sollevò e cambiò postura. Con la mano strinse il suo pene e gentilmente lo condusse contro le sue labbra umide, lo sfregò tra di esse per lubrificarlo e cercare al contempo l'ingresso; dopodiché la penetrò con quanto più garbo poté.
Si chinò su di lei e sorrise teneramente nel poggiare la fronte contro la sua, un gesto di complicità per loro più comune di tanti altri.
Jaina emise un tremulo sospiro e iniziò ad agitarsi sotto di lui.