Titolo: Addormentarsi con la tv accesa
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of life
Personaggi: 5!Dante, 5!Vergil
Wordcount: 1117 (
fiumidiparole)
Prompt: 103. Calore gentile @
500themes_itaNote: Incest, Shonen-ai
«Gli avrò detto un milione di volte di toglierseli quando si sdraia» commentò amareggiato a mezza voce, scuotendo la testa.
Lasciò perdere, almeno per il momento, preferendo la tranquillità ad una bella strigliata notturna, ma il suo bel proposito venne rovinato da un calcio non da poco che gli venne assestato dietro la testa da un ancora del tutto assopito Dante mentre cambiava posizione e da supino si voltava su un fianco.
Un braccio gli cadde ciondolante oltre il bordo e poco mancò che anche lui seguisse tale esempio.
Vergil era sdraiato su un fianco sul pavimento, ancora tutto vestito, con lo sguardo fisso sul computer portatile che aveva posato davanti a sé.
La tv accesa a volume alto non gli dava alcun fastidio, perché aveva imparato ad isolarsi da ciò che lo distraeva da quel che reputava prioritario al momento. Del resto, con un fratello confusionario come Dante, che altre scelte aveva?
Non poteva certo impazzire nel tentativo di mantenere una certa integrità e sanità mentale.
Vergil lanciò un'occhiata di traverso dietro di sé, più precisamente verso l'alto, in direzione del divano sul quale il gemello dormiva profondamente. Anche lui indossava ancora i vestiti - la canotta bianca e non proprio pulitissima e i soliti jeans scoloriti. Aveva ancora addosso persino i suoi stivali consumati.
Dormiva con la bocca aperta ed un filo di saliva che gli scivolava sulla guancia e che aveva già lasciato una cospicua macchia sul bracciolo.
Sembrava in pace col mondo in quel momento, cosa assai strana considerato il suo carattere e temperamento.
Il film che trasmettevano in televisione e che lui stesso aveva deciso di vedere era stato così interessante da farlo cadere addormentato addirittura prima della fine del primo tempo. Forse era stato meglio così, perché se avesse capito di star annoiandosi molto probabilmente avrebbe iniziato ad infastidire suo fratello e allora lui non avrebbe più potuto fare il proprio comodo.
Vergil fece una smorfia notando che aveva gli stivali sul divano.
«Gli avrò detto un milione di volte di toglierseli quando si sdraia» commentò amareggiato a mezza voce, scuotendo la testa.
L'appartamento dove si trovavano era il suo e, per quanto fosse piccolo e poco accogliente, Vergil aveva un particolare riguardo nel tenerlo pulito. Tale obiettivo era reso difficile da raggiungere dal vizio di Dante di tenere sempre gli stivali anche quando si sdraiava sul divano o sul letto.
Spesso e volentieri Vergil aveva trovato tracce di fango sulle lenzuola e sul rivestimento del divano, fatto che non lo rendeva particolarmente contento.
Lasciò perdere, almeno per il momento, preferendo la tranquillità ad una bella strigliata notturna, ma il suo bel proposito venne rovinato da un calcio non da poco che gli venne assestato dietro la testa da un ancora del tutto assopito Dante mentre cambiava posizione e da supino si voltava su un fianco.
Un braccio gli cadde ciondolante oltre il bordo e poco mancò che anche lui seguisse tale esempio.
A quel punto Vergil si mise seduto massaggiandosi il punto dolente e si girò a fronteggiare Dante.
Il suo gemello si rannicchiò e la sua espressione divenne momentaneamente una smorfia, al che Vergil ipotizzò che avesse freddo, dato che per il resto sembrava star comodo.
Se si fosse trattato di qualcun altro l'avrebbe lasciato lì, e forse non gli avrebbe nemmeno steso una coperta addosso.
Con un sospiro l'albino si alzò in piedi e girò il fratello di nuovo supino, quindi gli passò un braccio dietro la nuca e l'altro sotto le ginocchia. Sollevò il corpo senza troppa fatica e Dante si adattò subito alla nuova posizione voltando il capo ed appoggiandolo contro i pettorali di Vergil. I suoi capelli neri cortissimi gli facevano il solletico sull'avambraccio scoperto.
L'albino era compiaciuto dal contatto con il gemello, anche se il suo corpo era a malapena tiepido. Vergil, invece, era caldissimo - difatti Dante sembrava perfettamente a suo agio tra le sue braccia.
Il proprietario dell'appartamento scortò in camera da letto l'ospite e lo depose sul letto ad una piazza e mezzo dove solitamente dormivano, curandosi di accendere l'abat-jour per evitare di inciampare nei vestiti puliti e non che suo fratello aveva lasciato sparsi per la stanza.
Dante si rannicchiò anche sopra il materasso, strappando un sospiro d'esasperazione al fratello: possibile che fosse così stanco da non svegliarsi nemmeno mentre lo portava a letto?
«Sono diventato un baby-sitter» commentò tra sé Vergil mentre si spogliava, scuotendo la testa.
Non credeva che sarebbe mai arrivato ad una cosa del genere, specialmente con Dante, ma tutto sommato era disposto a fargli un po' da balia. Probabilmente era il sentimento di amore ben al di sopra di quello semplicemente fraterno a farlo comportare in quel modo con Dante.
Una volta rimasto completamente nudo ad eccezione dei boxer si dedicò alla rimozione degli abiti del moro. Gli occorse un po', dato che nel mentre cercava anche di non svegliarlo, ma alla fine ci riuscì, sorprendendosi egli stesso per la riuscita dell’impresa.
«Ha davvero il sonno pesante...!» commentò tra sé e sé Vergil sorridendo, posando canotta e jeans a cavallo del fondo rialzato della struttura portante del letto.
Aggirò il materasso e tirò fuori le coperte da sotto il cuscino, quindi si infilò sotto di esse senza perdere di vista il gemello per un solo momento. C'era qualcosa nella quiete del suo sonno che lo faceva sembrare carino ai suoi occhi, quasi bisognoso di affetto.
Vergil si posizionò su un fianco con un braccio piegato a sostenergli la testa e l'altro posato a cingere il torace nudo del fratello.
Fu solo a quel punto che quest'ultimo aprì gli occhi.
«Vergil...» bofonchiò, sollevando la testa dal cuscino per guardarsi attorno. Era evidentemente disorientato ed era comprensibile, dato che aveva preso sonno sul divano e si era ritrovato sul letto.
«Oh, la bella addormentata s'è svegliata» lo prese bonariamente in giro l'albino, incurvando le labbra.
Dante voltò il capo a guardarlo da sopra la spalla, scoccandogli un'occhiata poco felice per via dell'epiteto.
«Perché mi hai portato a letto?» domandò irritato, mettendosi seduto e liberandosi del suo braccio.
«Perché stavi dormendo sodo sul divano da quasi un'ora» gli fece presente Vergil «E avevi freddo» puntualizzò.
Il moro emise un verso stizzito.
«Freddo? Io?» domandò incredulo «Non è possibile».
«Eppure non ti è parso vero di accoccolarti contro il mio petto caldo quando ti ho preso tra le braccia» controbatté l'altro con un sorrisetto soddisfatto ad increspargli le labbra.
«E allora perché mi hai lasciato fuori delle coperte?» obiettò Dante, non mettendoci più di qualche secondo a rifugiarsi sotto le lenzuola assieme a Vergil.
Anche se non voleva ammetterlo, in quel preciso momento aveva veramente freddo e voleva il tepore delle coperte e del corpo del gemello.
Quest'ultimo seguì il suo movimento con gli occhi e poi si sdraiò definitivamente, spegnendo la luce.
La camera piombò in una semi-tenebra rischiarata solamente dalla luce dei lampioni che entrava dalle finestre.
Nel buio l'unico rumore che si sentiva era quello prodotto da Dante mentre strisciava sul materasso per andargli vicino. Vergil rimase in attesa del momento giusto per poi tornare a cingere il petto del fratellino col braccio e tenerlo stretto contro il proprio corpo.
Dante non si lamentò né oppose resistenza. Semplicemente si sistemò nell'incavo lasciatogli dalla posizione dell'altro e strinse la mano inerte che gli pendeva sul ventre. Chiuse gli occhi senza notare che Vergil era ancora ben sveglio e vigile e lo osservava con dolcezza mentre gli forniva il calore che lui aveva inconsciamente cercato nel sonno.