Avevo questa ff pronta da un po', mancava solo il finale e oggi mi sono ricordata di scriverlo. Non mi convince moltissimo, eh, ma spero che a
sierra_uv piaccia lo stesso. Tutta per te, cara!
Titolo: Danni da Amortentia
Fandom: Potterlock (commistione tra Sherlock BBC e Harry Potter, nel caso qualcuno là fuori non lo sappia)
Pairing: Sherlock/Irene (... Più o meno)
Warning: accenni di pomiciamento, nulla di che
Genere: ... Commedia?
Lunghezza: 976 parole
Note: non è facile trascinare due personaggi come Sherlock e Irene nell'ambiente di Hogwarts, ergo risulteranno sicuramente tendenti all'OOC (anche perché, ai fini della storia, ho dovuto creare una piccola rivalità intellettuale tra i due che nulla ha a che fare coi personaggi originali). Prompt e fandom sono stati scelti dalla signorina citata più sopra, come prevede il meme.
Non era la prima volta che il giovane Holmes si ritrovava assieme alla prefetto di Serpeverde durante le esercitazioni di Pozioni, né sarebbe stata l’ultima. Per qualche ragione sconosciuta, al professor Lumacorno piaceva da pazzi che la sua pupilla e il suo studente più brillante lavorassero in coppia; probabilmente, se avesse potuto si sarebbe anche dato da fare per combinare il loro matrimonio - o almeno questo era quanto diceva Donovan, ma Donovan era sempre stata invidiosa sia di Sherlock che di Irene, quindi le sue parole valevano meno di nulla.
Ad ogni modo, non era la prima volta che Holmes lavorava insieme alla Adler, e fu per questo motivo che grugnì tra sé quando Lumacorno lo invitò a sedersi accanto alla ragazza.
- Voglio proprio vedere cosa combineranno queste due menti raffinate, - ridacchiò il professore con leggerezza. Sherlock non lo degnò di uno sguardo, Irene invece gli elargì un sorriso luminoso.
- Cosa vuole che prepariamo, professore? - miagolò la ragazza.
- Signorina Adler, sai cosa voglio: che mi stupiate! - Lumacorno accompagnò la risposta con un gesto delle mani piuttosto teatrale, e Irene ridacchiò gettando indietro la testa. Metà della classe di Pozioni, per l’esattezza la metà femminile, alzò gli occhi al cielo, mentre la metà maschile sentì l’improvviso bisogno di sistemarsi sulla sedia. Sherlock, da parte sua, non vedeva l’ora che quella lezione finisse.
- Va bene, signori, siamo seri - riprese poi il professore. - Avete un’ora e tre quarti di tempo, preparatemi una pozione a piacere purché sia tra quelle che abbiamo già studiato. Buon lavoro!
Detto ciò, si allontanò dal banco di Sherlock e Irene e si sedette alla cattedra, per osservare il lavorio degli studenti. Tutti i Corvonero e i Serpeverde iniziarono a discutere tra loro su quale pozione preparare, mentre molti stavano già accendendo il fuoco sotto i calderoni e prendendo gli ingredienti necessari. Irene, invece, si stiracchiò e guardò Sherlock.
- Allora, - gli disse, - vogliamo prendere questa E oppure no?
Il ragazzo non la degnò di uno sguardo, preso com’era dall’indice del libro. - Non siamo neanche a metà programma, - borbottò dopo qualche secondo. - Le pozioni sono elementari. È troppo facile prendere Eccezionale così.
- Oh, sul serio?
Sherlock considerò con fastidio la voce di Irene, condita di una nota di scherno nei suoi confronti. Era sempre così, tra di loro: nonostante le indubbie capacità intellettive di lei la rendessero potenzialmente degna della sua stima e del suo interesse, c’era qualcosa che Holmes proprio non sopportava, e questo qualcosa era la competitività. Irene Adler voleva sempre essere al centro dell’attenzione in qualsiasi istante, voleva brillare per bravura in ogni materia e dimostrarsi la migliore in tutto. Sherlock lo detestava, anche perché il migliore era lui.
- Quindi, - proseguì la ragazza, continuando a fissarlo mentre lui la ignorava, - cos’hai in mente di fare? Mh? Vuoi versare un po’ di ingredienti a caso e vedere cosa esce fuori? Oppure preferisci che scelga io la pozione?
Allungò le mani verso il libro di Sherlock, ma questi lo ritrasse istintivamente. Al che Irene inarcò le sopracciglia. - I minuti passano e dobbiamo ancora iniziare, - disse, stavolta seria - e se non scegli tu, scelgo io. Allora?
Non fece in tempo a terminare la frase, che Sherlock iniziò a sfogliare rapidamente il libro di Pozioni, saltando interi capitoli fino a fermarsi ad una delle pagine finali.
- Questa - dichiarò, puntando un dito sul nome della pozione. Adler lo lesse e non riuscì a trattenere una risatina.
- Stai scherzando.
- Paura che sia troppo difficile?
Il tono di voce era troppo tagliente perché Irene potesse permettersi di ignorarlo. Socchiuse gli occhi e tornò a sorridere.
- Per niente. Facciamolo.
- Perché diavolo l’abbiamo fatto?
- Non lo so. Non lo so. Non lo so.
- Tu sai sempre tutto, maledizione! Guarda in che guaio mi hai messa!
Ciò detto, Irene riprese a baciarlo con più foga di prima. Se non fosse stato sotto l’effetto dell’Amortentia che avevano preparato qualche ora prima, Sherlock si sarebbe ritratto con disgusto; invece si schiacciò ancora di più contro di lei, le mani sulla parete del primo cunicolo vuoto che avevano trovato.
- Potevi scegliere la Bevanda della Pace! - ansimò Irene poco dopo. - Potevi scegliere il Distillato della Morte Vivente! Ma no! Il signor Holmes non fa pozioni già studiate, il signor Holmes ne deve provare di nuove perché il signor… Oh!
Non era facile parlare mentre Sherlock faceva quelle cose. Dove diavolo aveva imparato? E quando? Irene lo aveva sempre considerato una sorta di sfigato asessuato, invece era bastata un po' di Amortentia versata per sbaglio sulla veste da lavoro a trasformarlo in qualcun altro.
Beh, non che a lei fosse accaduto diversamente. Sperava proprio che uno studente o un fantasma passassero di lì e li fermassero, perché altrimenti non sapeva come sarebbe andata a finire - o meglio, lo sapeva benissimo, considerando che le sue mani e quelle di Holmes stavano facendo tutto da sole ed erano già sparite tra i loro vestiti.
- Adler...
- Dimmi.
Sherlock si fermò, la guardò negli occhi e deglutì. - Non credo che l'Amortentia dovesse avere questo effetto. Lumacorno ci darà un Desolante.
- Dici? A me pare faccia effetto.
Prese a leccargli il collo fino a farlo gemere. - Avremmo dovuto innamorarci, invece tu mi stai antipatica come sempre - spiegò lui affannosamente.
- Non l'abbiamo bevuta, ci è solo venuta addosso la nube di effluvi; è ovvio che non abbia pieno effetto.
- Sì, ma...
- Senti, parliamoci chiaro. - Lottando contro se stessa, o meglio contro la pozione, Irene si scansò da lui. - Mi stai sulle palle, sei un asociale borioso e pieno di te, anche se adoro il tuo cervello e credo che, se crescessi un po', saresti carino. E so di starti sulle palle a mia volta. Finché però non passa l'effetto di quella dannata pozione che tu hai voluto creare, ti toccherà stare qui con me. Chiaro?
Non ci voleva una mente brillante come quella di Sherlock per capire che il discorso non solo era chiaro, ma chiarissimo. Il ragazzo sospirò e, per una lunga ora e mezza, tacque.