Approfittando della proroga che quelle due maledette trollone meravigliose admin di
24 hours of fun hanno concesso, mi sono dilettata a produrre qualcos'altro.
Purtroppo per voi e per la lingua italiana.
Il prompt stavolta consisteva in ciò: "Scrivere una storia composta da tre paragrafi - ognuno con un minimo di 100 e un massimo di 300 parole - che rappresenti l'evolversi in tre tempi di una situazione."
Non fate caso alla stranezza imperante; ho buttato giù questa roba tanto per dire a me stessa "Ecco, l'hai scritta". E ho il terrore delle Originali.
Autore: ferao
Fandom: Originali
Personaggi: Narratore/trice anonimo/a
Rating: Giallo, perché sono paranoica
Avvertimenti: POTREBBE esservi il femslash, ma poiché il narratore è neutro non ci sono problemi.
Oltre a ciò, temo vi sia un po' di nonsense sparso qua e là.
L'ultimo desiderio
I primi che desiderai furono i suoi occhi.
Chiunque dica di notare prima le mani, le gambe, i capelli o qualsiasi parte del corpo diversa dagli occhi in una persona sconosciuta, mente. Sarebbe come dire di notare prima la corona del sole che il suo disco.
Li notai e li desiderai, i suoi occhi. Scuri, densi, dolci, morbidi.
Ad essere sinceri, non erano affatto occhi speciali. Non possedevano alcuna sfumatura particolare, nessuna luce speciale; non avevano un taglio diverso da tutti gli altri, non brillavano quando lei rideva, non c’era nulla in essi in grado di catturare l’attenzione.
Erano solo occhi scuri. Normali. Non so perché li ho desiderati.
So solo che erano dolci. Morbidi. E avrei voluto rimanere sotto il loro sguardo per tutta la vita.
Le seconde che desiderai furono le sue labbra.
Anche qui, nulla di speciale. Labbra identiche ad altre decine di labbra; labbra che avrebbe potuto avere chiunque, persino mia madre.
Non erano labbra particolarmente belle, e per questo le notai. Troppo sottili, troppo poco delineate, sembravano sparire sul suo viso. Non erano labbra fatte per mettersi in mostra, per fotografie; erano labbra da sorrisi stiracchiati, da mordicchiamenti impercettibili, da passarci sopra la lingua decine di volte per nascondere le screpolature.
Labbra da cercare su un viso troppo grande per loro. Labbra da far diventare gonfie a forza di baci e morsi.
Labbra che avrei voluto sulle mie più di quelle di chiunque altro al mondo.
La terza che desiderai fu la sua pelle.
Se è vero che gli occhi accendono l’interesse e le labbra risvegliano gli istinti, la pelle è tutt’altra cosa. La pelle è tutto.
È un limite, e allo stesso tempo una via. Un ostacolo e al contempo un mezzo per raggiungere la meta. Nessuno potrà mai dire di essersi innamorato finché non avrà conosciuto la pelle di ciò che ama; finché non l’avrà toccata, non ne avrà imparato la consistenza e le peculiarità, i nei e i rilievi. Finché non avrà imparato ad amare ogni lentiggine, ogni poro e ogni levigatezza come ogni difetto e ogni chiazza.
Finché non amerà la pelle dell’altro come la propria, non potrà dirsi innamorato. E io amavo la sua pelle come la mia.
I suoi occhi furono i primi che desiderai, le sue labbra le seconde. Ma se dovessi parlare della storia del nostro amore, allora è proprio dalla pelle che dovrei partire.
L’ultimo desiderio non è mai la fine. È solo l’inizio.