Elle Phersen 1.0 (Nuova Legacy!)

Dec 14, 2010 03:11



Ciao a tutti!!
Mi vcergogno da morire, è da tanto che non aggiorno questo blog :(
Coooooooomunque:
Vi presento la mia nuova legacy, o almeno, vorrei che diventasse tale, almeno questa :)

Tengo a precisare che non ha niente a che fare con il mio post precendente, che provvederò a cancellare quanto prima perchè è davvero osceno -__-

Bene, bando alle ciance, vi lascio al primo capitolo,
spero vi piaccia :)




Allora? Siete pronti?

Sì, tesoro, comincia a portare fuori i bagagli.

Così dicendo, la signora Phersen liquidò sua figlia mentre si trovava ancora nel bagno della sua stanza, avvolta dalla sua vestaglia da camera gialla, intenta ad acconciarsi i lunghi capelli neri di fronte al grande specchio ovale, strategicamente posizionato sopra il lavabo. Pur sapendo, benissimo, in quali condizioni si trovasse sua madre, Elle inspirò profondamente, si armò di pazienza e a poco a poco, portò fuori, vicino all'utilitaria rossa di suo padre, i suoi effetti personali. Trasportò tutte le sue valigie, una alla volta, sperando che alla fine di quella operazione sua madre fosse effettivamente pronta a partire. Effettivamente i bagagli erano molti, tuttavia si trattava del minimo indispensabile per permettere ad Elle di iniziare a vivere dignitosamente nel suo nuovo appartamento.



Aveva deciso, da quando aveva quindici anni, che non appena avesse avuto la possibilità, si sarebbe trasferita nella sua città preferita, la città che aveva sempre desiderato vedere, visitare, scoprire : New York.Si era diplomata dal liceo di Baia di Belladonna con il massimo dei voti, dopo di che aveva speso due lunghi anni, lavorando e mettendo da parte i soldi per partire e realizzare il suo sogno. Ora quel momento era finalmente arrivato. Non sarebbe stato facile, cambiare città, stato, lingua, il non poter vedere i propri cari per chissà quanto tempo: tutto questo avrebbe scoraggiato molti e invece Elle, non vedeva l'ora di partire. L'inglese le era sempre piaciuto e a scuola aveva ottenuto voti eccellenti in quella materia. Ovviamente non parlare più in Simlish sarebbe stata una gran bella sfida ma lei era entusiasta di poter tagliare completamente i ponti con il suo paese d'origine e soprattutto con Baia di Belladonna.
Odiava profondamente quel posto, i suoi bigotti abitanti, i suoi stupidi e limitati ex compagni di liceo (che l'avevano fatta soffrire molto durante gli anni scolastici); non aveva mai avuto molti amici, di certo non era conosciuta come Miss Popolarità ma aveva un paio di amiche con le quali uscire, andare al cinema, fare shopping, ma non era legata a queste particolarmente.
Era un'amicizia estremamente superficiale e come Elle sapeva benissimo, lei fungeva da tappabuchi, ovvero, veniva chiamata soltanto se qualcuna di queste non poteva prendere la macchina e se dovevano andare in qualche centro commerciale fuori città, o in qualche locale poco collegato dalla città, e così via. 
Non c'era giorno, nel quale, non desiderasse di mandarle a fanculo, tutte, una per una, ma, fino a quel momento, non le era stato possibile. Purtroppo, aveva bisogno di quelle ragazze. Così come loro avevano bisogno di lei, anche Elle aveva bisogno di loro. Meglio un'amicizia per interesse che nessuna. Meglio quelle quattro stronze che la solitudine. Come darle torto.

“Maledizione, sono le 11.20. L'aereo parte tra due ore! Ma dove caspita sono finiti?” Pensò Elle, aggiustandosi gli occhiali per vedere meglio l'orario che segnava il suo orologio da polso. Corse verso casa sua, salì i tre gradini del portico e gridò rimanendo sulla soglia della porta di ingresso:

Allora?Ci vogliamo muovere?

Sentì l'inconfondibile sbuffo di sua madre, seguito da un fitto scambio di battute fra lei e suo padre. Non riuscì a captare cosa si stessero dicendo. Probabilmente, sua madre, stava facendo i capricci e suo padre tentava di rimetterla in riga.
Sua madre, Hannah, era arrabbiata a morte con lei. Non aveva preso bene la sua decisione di partire per gli Stati Uniti, l'aveva presa come un affronto personale. 
Da quando, Elle, le aveva comunicato la sua intenzione di partire, lei e sua madre avevano passato la maggior parte del tempo a litigare.
A nulla, erano valsi, gli innumerevoli tentativi, da parte di Elle, di spiegare come stessero realmente le cose: aveva provato, aveva tentato in tutti i modi di parlare a sua madre con il cuore aperto, aveva cercato di farle capire che viveva in uno stato di malessere perenne, che la vita che stava vivendo non la soddisfaceva, che non aveva degli amici, o per lo meno che potessero essere considerati tali, le aveva spiegato i suoi sentimenti, i suoi sogni, la voglia di misurarsi con situazioni nuove, stimolanti, diverse, la voglia di conoscere realtà differenti, persone nuove, e magari riuscire a ricostruire la sua autostima, che, negli anni del liceo aveva subito un crollo totale.

Ma niente. Niente. Sua madre non riusciva a comprendere. Non voleva comprendere. Si rifiutava di capire che sua figlia aveva bisogno di andarsene, che aveva bisogno di cambiare aria se avesse voluto continuare a vivere. Elle sapeva, che se fosse rimasta a Baia, prima o poi sarebbe rimasta sola, l'amicizia superficiale che aveva stretto con quelle ragazze sarebbe svanita e lei sarebbe caduta ancor di più in depressione.

La scarsa fiducia in sé stessa e la depressione l'avevano portata ad un consistente aumento di peso. Era stata robusta da sempre, sin da bambina, ma negli ultimi anni le cose erano decisamente peggiorate. Non era più riuscita a mantenere il peso sotto controllo ed era al di sopra del suo peso forma di venti chili. Per quanto avesse tentato, non era mai riuscita a dimagrire definitivamente; c'erano periodi in cui decideva di mettersi a dieta e riusciva a perdere anche sei chili in venti giorni ma poi, quando le cose andavano male sul lavoro o le sue amiche non la invitavano ad uscire con loro ed Elle si sentiva triste e particolarmente infelice, ricadeva nel baratro della depressione, ricadeva in quel maledetto circolo vizioso , e riprendeva tutto quello che aveva perduto, con gli interessi.

Aveva spiegato anche questo a sua madre, che aveva bisogno di partire per riprendere il controllo sulla sua vita, su quella vita che non era mai riuscita a vivere appieno a Baia di Belladonna. Ovviamente, sua madre l'aveva incolpata di essere poco seria nelle sue intenzioni:

“Se vuoi dimagrire *davvero*, non ingozzarti come un maiale. Non ci vuole molto, tesoro, basta un minimo di buon senso.”

Già. Se solo fosse così semplice..

Sentì rumore di passi e capì che i suoi genitori stavano finalmente scendendo le scale. Corse verso la macchina, aprì il bagagliaio e ci scaraventò, senza troppi complimenti, le sue innumerevoli valigie, dopo di che, lo richiuse con forte tonfo.



Si girò e vide Hannah seduta comodamente sul sedile anteriore della famigliare. Sorpresa rimase immobile ad osservarla.Sua madre, veloce e silenziosa quanto un gatto, si era infilata in macchina mentre Elle “sistemava” le valige e abbassando il finestrino lucido, disse ad una stupefatta Elle:

Chi è che perde tempo, adesso? Disse la donna, con un sorriso che era tutto un programma.

“Ci manca solo che mi faccia la linguaccia. Questa donna mi fa venire i nervi. Mi chiedo come abbia fatto, quel santo di mio padre, a sposarla.” Elle socchiuse piano gli occhi, inspirò profondamente per una seconda volta e con passo deciso si avvicinò alla portiera del sedile posteriore e montò in macchina, esattamente dietro suo padre.



A che ora è il tuo volo, cara? Disse Hannah, con voce angelica e melliflua, mentre tirava fuori dalla borsetta uno specchietto tascabile.

Alle 11.20, mamma.

Oh, davvero? Secondo me non riuscirai a prendere quell'aereo. Arriveremo sicuramente in ritardo, non è vero, caro?Continuò Hannah con fare antipatico, aprendo lo specchietto.

Hannah! La apostrofò suo padre.

Grazie, mamma, mi mancherai moltissimo. Dico davvero. Rispose Elle asciutta.



Durante il viaggio, suo padre, Carl, tentò più volte di intavolare una conversazione ma il cattivo umore di Hannah aveva contagiato Elle, facendola innervosire parecchio, per cui la maggior parte del tempo la trascorsero in silenzio.

Una volta arrivati in aeroporto, Elle si fece lasciare davanti all'ingresso principale, e correndo come una pazza, riuscì ad arrivare in tempo al check-in e ad imbarcare tutti i suoi bagagli, (pagando una sovratassa allucinante :(

Come se non bastasse, per andare al Gate c'era una coda pazzesca ed il suo volo sarebbe decollato da lì a cinquanta minuti. Proprio mente si metteva in fila, l'ultima di una lunghissima fila, entrarono i suoi genitori che la raggiunsero immediatamente.



Bene, ce l'hai fatta, alla fine. Disse Hannah.

Mamma.. cominciò Elle, ma sua madre la interruppe

No, Elle, voglio che tu sappia che non sono assolutamente d'accordo con questa tua folle decisione di partire. Voglio che tu sappia che se dovessi trovarti male, con la casa, con il corso che hai deciso di seguire, per qualunque cosa, non potrai contare su di me. Forse tuo padre sarà più accondiscendente ma io non posso proprio appoggiare questa tua pazzia. Mi dispiace, Elle, ma dovevo dirtelo. Concluse sua madre.



Sì, lo so, me l'avevi già detto, cara mammina. Per la casa, ti ricordo che la ragazza con la quale condividerò l'appartamento, è la figlia di tua cugina, quindi, credo che un minimo potresti anche stare tranquilla. Per il resto non preoccuparti, non avrò bisogno di nulla. Terminò,Elle, annoiata dalle continue prediche di sua madre. La guardò e per un attimo le parve di veder scenderle una lacrima. Le si strinse il cuore. Per quanto fosse infantile, era pur sempre sua madre.

Posso abbracciarti? Me lo concedi almeno questo? Sussurrò Elle, guardando negli occhi Hannah.



Sua madre non rispose ma la abbracciò forte a sé e la tenne stretta per un lunghissimo minuto.

Elle ricacciò indietro le lacrime e sorridendo abbracciò suo padre e gli disse che le sarebbe mancato moltissimo e che avrebbe telefonato una volta arrivata a casa.


Si congedarono ed Elle finalmente oltrepassò il gate, mandò un ultimo saluto ai suoi, più che commossi, genitori e si incamminò verso l'aereo che l'avrebbe portata lontano, lontano.


Via da Baia di Belladonna, verso New York, verso la sua nuova vita.



Finalmente.

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