[X-Men First Class] Echoes of the Mind 6/41

Aug 28, 2011 11:56

Titolo: Echoes of the Mind
Fandom: X-Men First Class
Autore: LyknScribe link deviantart  link fanfiction.net
Traduttore: 2dipicche
Personaggi: Charles Xavier (Professor X), Erik Lensheer (Magneto), Raven (Mistica), Hank McCoy (Bestia) e MOLTI altri.
Paring: Erik/Charles
Parte: 6/41
Rating: R
Diclaimer dell’autrice: Non posseggo nulla dei lavori o dei personaggi degli X-Men, questa è solo un’interpretazione di una fan su ciò che sarebbe potuto succedere in seguito al nuovo film X-Men: l’inizio. I personaggi e la trama precedente appartengono alla Marvel, la storia è mia.
Disclaimer della traduttrice: i personaggi e gli avvenimenti citati nella storia non sono di mia proprietà. Tutto ciò che ho scritto non appartiene alla realtà, non intende offendere e non è a scopo di lucro. la storia ovviamente appartiene all'autrice e non a me.
Avvertimenti: slash, enormi spoiler sul film.
Riassunto: Erik cammina per la strada mentre il mondo celebra l'avversione alla guerra nucleare. perso in pensieri dolorosi, si ritrova nell'ultimo posto dove vorrebbe essere.
Note della traduttrice: ho deciso di tradurre la meravigliosa storia di LyknScribe che vi accingete a leggere perché mi è piaciuta e mi ha appassionata da subito. Lei è stata gentilissima perchè mi ha subito dato il permesso di tradurla e ha avuto infinita pazienza nel leggere i miei commenti in un inglese non sempre perfetto XD. Spero di renderle giustizia e di aver tradotto bene, è la prima volta che mi accingo a fare un lavoro di tale entità. Buona lettura.
note della traduttrice sul capitolo: mi scuso per il ritardo, ho riscontrato un po' di problemi nella traduzione questa volta... (ho litigato col dizionario, a dirla tutta...). per ora posto, nel caso alcune frasi dovessero cambiare all'improvviso, avverto XD

capitolo 1
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5

Chapter 6
Russian Roulette with all the Chambers full

Erik si era svegliato col sole e fece jogging intorno alla villa quattro volte prima che il sole fosse completamente sorto sopra l’orizzonte. Aveva un sacco da pensare. Il fatto che si fosse davvero alzato quasi lo sorprese. Il fatto che Charles non lo avesse ucciso, nel sonno,era un buon inizio.

non sarebbe stato un recupero immediato, se fosse poi completamente riuscito. Voleva aiutare a riparare qualcuno dei danni che lui aveva inflitto. Charles aveva dolorosamente reso chiaro che era colpa sua. Ci aveva rimuginato su nella sua mente tante volte. Mentre sì, non poteva negare  che le sue azioni erano state quelle che avevano dato come risultato la ferita di Charles, nemmeno era stato il solo giocatore sul campo. Charles aveva l’inclinazione di dimenticare facilmente ciò che gli umani commettevano di sbagliato.

questo era un punto su cui non sarebbero mai andati d’accordo.

tirò su le maniche della sua felpa mentre rallentava il suo ritmo e corse sul posto vicino alla porta della cucina. Non dovette guardare verso il basso per conoscere i numeri sul suo braccio. Li aveva mandati a memoria quando avevano provato per la prima volta a prendergli il suo nome.

Charles aveva vissuto una vita privilegiata. Forse non aveva avuto cioccolata calda e storie della buona notte ogni sera, ma era vissuto molto lontano dagli orrori dell’umanità. Anche se era una lezione che Erik non avrebbe augurato a nessuno, non poteva negare che Charles avrebbe potuto agire con un po’ di prospettiva.

entrò in cucina e fu sorpreso di vedere Hank che trasportava un vassoio con del cibo in corridoio. Era più che altro l’immagine, tutta blu e zannuta con un grembiule da laboratorio e gli occhiali. Qualsiasi altro giorno ne avrebbe potuto ridere. Allo stesso tempo, si trovava d’accordo con Raven sul fatto che l’altro dovesse accettare la sua mutazione, non provarne vergogna.

si appoggiò alla cornice della porta e parlò.

"é per Charles quello?”

la reazione fu esattamente ciò che si era aspettato. Il vassoio cadde dalle sue mani non appena si girò e caricò. Sembrava che Bestia fosse stato un nome corretto per il giovane ragazzo scienziato. Erik lo lasciò avvicinarsi fino a circa quattro piedi da lui prima di usare il metallo della sua cintura per sollevarlo in aria.

"un semplice sì o no andrà bene, Hank."

il suo tono era paziente, nonostante quello che dicesse il luccichio nei suoi occhi, cioè che forse se la stava godendo un po’ più di quanto rivelasse. Un irritato mutante blu oversize era una simpatica distrazione per il contemplativo Erik.

Hank continuò a dimenarsi in aria per ancora qualche momento prima che diventasse evidente che non sarebbe stato in grado di acchiapparlo. Lentamente, Hank riguadagnò il controllo.

"cosa diavolo ci fai qui?"

sputò fuori Hank.

Erik rimase colpito, non sapeva che il ragazzino conoscesse veri e propri improperi.

"voglio aiutare."

da Erik arrivò una semplice risposta.

"come aiuta il diavolo."*

Oh, due a due.

"quel cibo è per Charles?"

chiese di nuovo Erik prima di fare un cenno verso il vassoio che era ancora sospeso dove Hank lo aveva fatto cadere.

"certo che lo è."

Erik annuì. Se lo era aspettato. Non aveva visto o parlato con Charles da quando aveva lasciato la sua stanza la notte prima.

"gli stai portando tutti i suoi pasti?"

"sì."

Hank si mosse, a disagio, anche mentre Erik lo abbassava per riportarlo sui suoi piedi. Non potè evitare di sentirsi come se stesse affrontando un compito per cui non aveva studiato.

"perchè?"

chiese semplicemente Erik.

"I dottori hanno detto che ha bisogno di riposo. Niente movimenti eccessivi e stress minimo. Così lo aiuto portandogli quello di cui ha bisogno- così può riposarsi. Come hanno detto i dottori.”

Hank lisciò il suo camice da laboratorio prima di guardare Erik con chiara avversione… Erik d’altra parte sembrò  soppesare le parole dell’altro. Scosse  il polso e il vassoio volò oltre Hank e andò a fermarsi distrattamente nelle sue mani.

"hai intenzione di portarglielo?"

gli chiese Hank in tono confuso.

"No."

fu la semplice risposta di Erik mentre lo posava sul tavolo e si girava per dirigersi nel soggiorno.

"No? ma i dottori hanno detto che ha bisogno di riposo."

Hank sembrò irremovibile ed Erik non poté odiarlo per questo. Sapeva che l’altro stava solo cercando di fare ciò che era meglio per Charles. Sapeva anche che qualche volta il miglior consiglio del mondo era di ignorare ciò che i dannati dottori dicevano, tanto per cominciare.

"Hank." Erik parlò con calma quando si girò per guardarlo in faccia. Le sue braccia morbidamente incrociate sul suo petto. "onestamente pensi  che là Charles si stia riposando in qualche modo?”

Erik aspettò ma il silenzio di Hank rispose alla domanda. Si diresse verso il mutante blu, se il suo aspetto alla fine fosse solo una fase, non ne dava segno.

"Charles è un telepate, nella sua mente ha probabilmente tutto ciò che potrebbe mai volere. Pensi davvero che dargli la possibilità di nascondersi e scoprire quanto può essere bello sia una buona idea? La vita non è facile, e prima la smette di annegarsi nell’autocommiserazione, prima potrà realizzare quello che si sta perdendo. - nel mondo reale.”

fece un cenno verso il piatto sul tavolo.

"la colazione innanzitutto."

Hank sembrò insicuro e uno sguardo oltre le sue spalle fece quasi sorridere Erik, se non fosse stato per la gravità della situazione.

"non sto dicendo o pensando nulla che non gli direi in faccia. Prima che tu possa dubitare dei miei metodi, chiediti… tu puoi dire la stessa cosa?”

Hank fu lasciato a riflettere su quel pensiero mentre Erik si dirigeva nel salotto. Trovò quello che stava cercando prima di andare verso il soggiorno. Lo posizionò proprio fuori dalla porta di Charles prima di tornare in cucina per raggiungere un Hank davvero confuso.

"pensi che verrà fuori?"

Hank chiese a bassa voce mentre Erik cominciava a mettere la propria colazione nel suo piatto. Non era mai stato uno che mangiava piccole porzioni. C’era stato un tempo in cui la fame era uno strumento e il suo pasto successivo dipendeva dalla gentilezza degli altri. Allora aveva giurato che, quando sarebbe uscito, non avrebbe mai avuto un altro giorno da affamato in vita sua. si sedette in modo rilassato al banco, le sue dita dei piedi  attaccate alla stecca di sostegno sul fondo.

girò le uova con la forchetta con aria assente, meditando sulla  domanda di Hank. Sarebbe stato un lungo processo, e lui stava giocando un gioco pericoloso. Provare a far smettere un telepate di fare ciò che voleva era quasi come giocare alla roulette russa con tutte le cavità piene.

allo stesso tempo, se avesse potuto recuperare  un’oncia di ciò che la sua stupidità e il suo egoismo gli avevano portato via - ciò sarebbe stato giustificato.
"allora?" la voce di Hank invase i suoi pensieri.

"se vuole mangiare."

disse semplicemente.

*Nello scambio di frasi tra Hank ed Erik c’era un gioco di parole intraducibile in italiano tra la parola hell (inferno) e helping (forma -ing del verbo to help, aiutare). Ho cercato di renderlo il più comprensibile possibile, anche se ovviamente la battuta si è persa. Qui sotto c’è la versione originale.

"What the hell are you doing here?"

"Helping."

"Like hell."

x-men: first class, x-men, traduzione, fanfiction, traduttore: 2dipicche

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